L’Aim riparte dall’industria nonostante qualche incidente di percorso

di Marco Scotti ♦︎Il segmento più dinamico di Borsa Italiana conferma un trend in crescita e chiuderà il 2019 da leader europeo per numero di Ipo. Il 75% delle aziende quotate vede ricavi in crescita. Urge la riforma dei Pir per tornare a incrementare la “pezzatura” media delle aziende. I casi di Gibus e di Fope

sede di Borsa Italiana
Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana,

«Nelle prossime settimane ci saranno tre o quattro Ipo. Il fatto che ci siano incidenti di percorso, ma questo non può significare che si debba considerare l’intero mercato malato. Abbiamo appena festeggiato il decimo anniversario di Aim, siamo un mercato stabile e che funziona». Fabio Brigante, Primary Markets Relationship Manager di Borsa Italiana, ci spiega così le peculiarità dell’Alternative Investment Market durante la presentazione dell’Aim Investor Day 2019. L’incidente di percorso, neanche a dirlo, è quello relativo a Bio-On, la cui vicenda è ancora in mano alla magistratura dopo gli attacchi speculativi di quest’estate da parte di Qcm e la percezione sempre più condivisa che i numeri da “unicorno” non fossero del tutto suffragati da un business stabile e profittevole.

Fabio Brigante, Primary Markets Relationship Manager di Borsa Italiana

A presentare i risultati del segmento più dinamico della borsa milanese Anna Lambiase, amministratore delegato di Ir Top (prontamente ribattezzata “Lady Aim”) che, a margine del convegno ci racconta le caratteristiche principali di questa “costola” di Palazzo Mezzanotte. «Industria e manifattura sono stabilmente al secondo posto nella classifica dei comparti più presenti sull’Aim. Al primo posto rimane la tecnologia, che vale da sola il 30% del totale delle operazioni. Ma sono sempre di più le aziende del comparto industriale che decidono di lanciarsi nell’operazione di quotazione».







Anna Lambiase, amministratore delegato di IR Top

Le società industriali quotate

Le società di questo tipo, concentrate principalmente in Emilia Romagna (47%) e Lombardia (26%), rappresentano il 17% de mercato complessivo in termini di numero (19 aziende) e il 19% in termini di raccolta (476 milioni di euro), il 17% in termini di capitalizzazione (1,24 miliardi di euro) e il 34% in termini di ricavi (1,9 miliardi). L’identikit della società industriale quotata presenta, in media, ricavi pari a 99,7 milioni (in aumento del 40% rispetto al 2017); Ebitda di 10,7 milioni di euro, con una crescita superiore al 20%. Sono state sette le Ipo nel biennio 2018-2019: una quest’anno (Ilpra, con 5,3 milioni raccolti) e sei l’anno passato, con 73 milioni di capitali per Sciuker Frames, Vimi Fasteners, Askoll Eva, Grifal, Somec e Ervi. Inoltre, quattro società hanno avviato le negoziazioni a seguito dell’operazione di business combination con le rispettive Spac. Infine, otto aziende industriali hanno distribuito dividendi per l’esercizio 2018, per un controvalore complessivo pari a 28 milioni di euro.

L’Aim e le nuove Ipo

In Europa l’Aim è il primo mercato non regolamentato per numero di Ipo, tanto che, da solo, vale il 17% delle collocazioni totali dell’anno nel continente e addirittura l’86% nei nostri confini. Il 2019 fino ad ora ha visto 31 ammissioni, di cui 27 Ipo e 4 business combination, con una raccolta complessiva di 182 milioni di euro. La Lombardia rimane la regione più attiva, con il 30% delle nuove ammissioni, seguita da Emilia Romagna (19%) e Veneto (9%).

La classifica delle Borse per numero di Ipo

«Il nostro è un mercato composto da belle aziende – prosegue la Lambiase – e, nonostante il caso Bio-On, abbiamo ottenuto risultati molto interessanti. Basti pensare che l’incremento medio dei ricavi lo scorso anno è stato del 25%, con un Ebitda in crescita dell’11%. Il 75% delle società quotate sull’Aim ha registrato un incremento dei numeri. E il 16% di esse ha avuto un autentico “boom” delle revenues, cresciute tra il 50 e oltre il 100%. Attualmente le società quotate sono 133, con una capitalizzazione complessiva di 6,75 miliardi di euro. Con la battuta d’arresto dei Pir abbiamo avuto un decremento dimensionale delle società, ma rimaniamo fiduciosi».

Risultati aziende quotate all’Aim nel primo semestre 2019

In effetti, rispetto allo scorso la “pezzatura” delle aziende che si sono quotate si è dimezzata, passando dai 42 milioni di ricavi medi del 2018 ai 21 del 2019. Ma dodici mesi fa a soffiare ancora forte c’erano i Pir che oggi, invece, sono in costante calo con una fuoriuscita di oltre un miliardo dopo che nei due anni precedenti avevano ricevuto circa 14 miliardi complessivi. Le ultime notizie che arrivano da Roma parlano di due possibili emendamenti alla Legge di Stabilità per ridare vigore proprio ai Piani individuali di risparmio. Il primo provvedimento vorrebbe la rimozione totale dei vincoli di investimento che oggi impongono ai fondi di dover stabilire in anticipo la destinazione dei propri soldi. La seconda è invece una rimodulazione per riservare una quota ai mercati non Ftse Mib o Mid, quindi Mta e Aim.

«La domanda – aggiunge la numero uno di Ir Top – continua a esserci anche dopo il caso Bio-On e, secondo i nostri studi, c’è un universo potenziale da 273 milioni di fatturato che potrebbe arrivare sul nostro segmento. Tutti gli stakeholder hanno segnalato che la frenata dei Pir è stata una disgrazia. Vedremo che cosa succederà a breve».

Raccolta media su Aim

Anche Fabio Brigante è sicuro che «nelle prossime settimane ci saranno almeno tre, o forse addirittura quattro nuove quotazioni. L’Aim è un mercato solido che ha appena festeggiato il suo decimo compleanno. Normale che ci possano essere degli incidenti di percorso, quindi non bisogna dare troppo peso a delle vicende che sono quasi fisiologiche».

L’esperienza di Gibus

Tra i protagonisti dell’Aim Investor Day c’è anche Gibus, azienda attiva nel campo della schermatura solare con la produzione di pergole high-tech. Società familiare della provincia di Padova, si è quotata lo scorso giugno all’Aim con una capitalizzazione di 31 milioni di euro e un flottante del 17%.

Alessio Bellin, amministratore delegato di Gibus

«Negli ultimi anni – ci spiega il ceo dell’azienda, Alessio Nardin -, il nostro business si è sviluppato comprendendo soluzioni a 360° per il segmento alto di gamma. Siamo un’azienda del settore lifestyle e offriamo prodotti che sono una miscela di stile e di tecnologia lungo due linee principali: una di lusso high-tech, con le pergole bioclimatiche, l’altra sostenibile con le zip screens, che rappresentano nel 2018 rispettivamente il 24% e il 12% dei ricavi. E che hanno registrato un Cagr 2015-2018 rispettivamente a +59% e +12%. La parte preponderante la fa ancora la linea design, che vale 19,5 milioni, ovvero il 60% del fatturato complessivo. Facciamo moltissima ricerca e sviluppo, abbiamo depositato cinque brevetti per le pergole bioclimatiche e sette per gli zip screen, con l’integrazione di settori terzi come quello dei magneti, che ci permettono di realizare soluzioni resistenti a venti che soffiano fino a 100 km/h».

Gibus in Europa

Nel primo semestre 2019 ha registrato un fatturato pari a 22 milioni di euro, contro i 18,6 dello stesso periodo dell’anno precedente. Gibus ha affiancato alla componente tecnologica anche una rete di dealer tecnici particolarmente capillare: si tratta di 388 affiliati, che pagano una fee di ingresso per aderire al brand e che garantiscono quasi l’80% del fatturato complessivo, in crescita oltretutto del 20% rispetto all’anno precedente. Nel nostro Paese ci sono 270 punti vendita, mentre gli altri sono all’estero. Gibus investe il 6% all’anno del suo fatturato in comunicazione, con un mercato di riferimento che, per ora, rimane l’Europa. Proprio nel Vecchio Continente l’azienda ha intenzione di individuare target medio-piccoli, possibilmente competitor, da acquisire in una strategia di m&a.

Fope e la nuova boutique a Londra

Tra i protagonisti dell’Investor Day anche Fope, un’azienda a gestione familiare che si è quotata il 30 novembre 2016 e che ha chiuso i primi 12 mesi post-Ipo con un incremento della capitalizzazione del 110%. Fondata nel 1929 a Vicenza, produce gioielleria  di alta gamma e ha oggi ricavi per 31 milioni, in aumento del 12% rispetto all’anno precedente e con un’Ebitda al 20%. Nuovo cardine della crescita è l’apertura di due nuove boutique, una Londra e una a Venezia. Nel primo caso, si tratta di un accordo di partnership con The Watch of Switzerland, società quotata da maggio alla Borsa di Londra che opera in Usa e Uk.

Diego Nardin, amministratore delegato di Fope

«Siamo presenti – ci spiega l’amministratore delegato di Fope Diego Nardin – in 25 dei loro negozi e, da tempo stavamo pensando all’opportunità di aprire una nuova boutique, meglio ancora se nel Regno Unito. Quando quest’estate ci hanno proposto di partecipare alla realizzazione del negozio, siamo stati davvero entusiasti. La boutique è situata nella prestigiosa Old Bond Street ed è divisa in due parti. In una c’è un corner di orologi di lusso, soprattutto Rolex, curato da The Watch of Switzerland attraverso il loro marchio Mapping Web. Nell’altra c’è la nostra boutique dove sono in vendita i nostri prodotti».

L’altro negozio, aperto nel 2015 a Venezia, è rimasto danneggiato dalla recente ondata di piena ed è al momento fermo. «Ma per noi non è un grave danno – conclude Nardin – perché fortunatamente siamo assicurati. Anche dal punto di vista del budget, siamo sopra alle stime di crescita che avevamo presentato agli azionisti, chiuderemo l’anno in modo positivo. Le nostre strategie per il futuro rimangono invariate: vogliamo continuare a investire sui principali clienti e a scommettere su nuovi mercati. Gli Usa, infatti, saranno il Paese che ci darà le maggiori soddisfazioni nel prossimo futuro».

Il business model di Fope

L’identikit di chi si quota all’Aim

Tra i temi cardine dell’Aim c’è il processo di quotazione, inteso come quel procedimento che deve accompagnare l’imprenditore a decidere di cambiare la propria ragione sociale (solo le Spa, ovviamente, possono essere ammesse su questo mercato). Per entrare in questo segmento della Borsa Italiana serve il rispetto di alcuni parametri fondamentali – oltre ovviamente al bilancio certificato. «Abbiamo un’altissima richiesta di quotazioni – conclude la Lambiase – e dobbiamo svolgere un compito quasi da direttore d’orchestra, prendendo per mano l’imprenditore e facendo una valutazione del piano aziendale e industriale. Mediamente servono sei mesi dal momento in cui decidiamo di accogliere la richiesta di un’azienda. Cerchiamo società che abbiano una marginalità superiore al 10% e una crescita annua di almeno il 5%. Questi sono i parametri che consideriamo sostenibili per gli investitori, non cerchiamo numeri troppo elevati, ma solidità. Abbiamo curato tre processi di quotazione quest’anno: Gibus, Confinvest e Matica Fintec».

Evoluzione del mercato Aim













Articolo precedenteRockwell Automation e Accenture Industria X.0 uniscono le forze per soluzioni digitali per l’industria
Articolo successivoHuawei: piano di investimenti da 10 milioni di dollari in Italia






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui