La Borsa ha bisogno dell’industria! Le novità del Bonus Ipo

di Laura Magna ♦︎ Si tratta di un credito di imposta del 50% su costi di quotazione fino a 500mila euro per le pmi. Obiettivo: renderlo strutturale, e il governo ci sta lavorando. Su Euronext Growth Milan tra il 2018 e il 2021 l’incentivo è stato utilizzato in oltre 90 Ipo sulle 125 complessive del periodo, per un ammontare di circa 40 milioni di euro. Ne hanno beneficiato soprattutto pmi tech e manifatturiere: il cuore pulsante della nostra economia reale. Ne abbiamo parlato con Giulio Centemero (capogruppo della Commissione Finanza in forze alla Lega) e Anna Lambiase (ceo di IR Top Consulting)

Il Bonus Ipo? Un boost per aumentare la presenza di industria in Borsa, soprattutto se diventa strutturale. Il credito di imposta del 50% su costi di quotazione fino a 500mila euro, confermato per il 2023, è un’occasione per tutte le Pmi manifatturiere che guardano al mercato dei capitali come fonte di finanziamento e crescita. Il Bonus Ipo è il fulcro di una serie di misure che il governo Meloni ha in progetto di attivare per ampliare il mercato dei capitali e facilitare l’accesso anche a piccole e micro imprese.

«Stiamo lavorando allo sviluppo di un mercato dei capitali che torni a essere al servizio dell’economia reale. Innanzitutto perseguendo l’obiettivo di rendere strutturale il credito fiscale sui costi di quotazione per le pmi». A Industria Italiana lo ha detto Giulio Centemero, capogruppo della Commissione Finanza in forze alla Lega che, insieme a Anna Lambiase, ceo di IR Top Consulting e Direttore Scientifico dell’Osservatorio Pmi Euronext Growth Milan (il listino alternativo per le pmi, l’ex Aim) ci ha illustrato il valore di questa iniziativa.







 

Il Bonus Ipo 2023: tutte le novità

Borsa italiana. Il Bonus Ipo aumenta la presenza di industria in Borsa, soprattutto se diventa strutturale

Partiamo dalle novità della misura. Il Bonus Ipo è un credito d’imposta sui costi di consulenza sostenuti per la quotazione in Borsa delle pmi: inaugurato nel 2018, è stato rinnovato e ampliato per il quinto anno con la Legge di Bilancio 2023. Il credito del 50% su un massimo di 500mila euro per singola pmi (da 250mila) sarà concesso fino al 31 dicembre 2023, per le quotate del 2023 e del 2022, con uno stanziamento complessivo anch’esso raddoppiato a 10 milioni di euro. I soggetti destinatari dell’incentivo sono le pmi italiane secondo la definizione dell’Unione Europea, ovvero aziende con numero di dipendenti compreso tra 10 e 250; e fatturato annuo tra 2 e 50 milioni di euro o totale annuo di bilancio tra 2 e 43 milioni di euro. Relativamente ai mercati di quotazione, la norma si riferisce sia ai mercati regolamentati che non regolamentati, come Euronext Growth Milan.

Ma è soprattutto su Euronext Growth Milan che la misura ha esercitato un effetto dirompente. In che termini lo spiega Lambiase: «Nel quadriennio di applicazione 2018-2021 l’incentivo ha favorito in maniera significativa le quotazioni in Borsa, essendo stato utilizzato in oltre 90 Ipo sulle 125 complessive del periodo, per un ammontare di circa 40 milioni di euro. A conti fatti, il Bonus Ipo ha contribuito dunque alla quotazione dell’80% delle nuove matricole». Ed è una notizia da sottolineare perché, «nello stesso periodo Euronext Growth Milan sta alimentando anche il listino principale dove transitano società che hanno raggiunto livelli di capitalizzazione più elevata, in coerenza con i requisiti di flottante, mentre il listino principale ha subito diversi delisting che hanno portato il numero delle quotate complessivamente da 232 a 224 nel solo 2022 rispetto al 2021».

 

Lambiase: «Ora la norma diventi strutturale». Centemero «Un obiettivo a cui stiamo lavorando»

Anna Lambiase, ceo di IR Top Consulting e Direttore Scientifico dell’Osservatorio Pmi Euronext Growth Milan

«È utile che la misura diventi strutturale – continua Lambiase – e dopo due proroghe ha tutte le carte in regola perché ciò avvenga. Questo governo sta dimostrando una grande attenzione alla finanza alternativa. Un ulteriore incentivo utile allo sviluppo del mercato azionario italiano potrebbe essere un credito di imposta correlato alle Ipo Esg: in Italia startup e pmi innovative stanno modificando il business model alla luce delle transizioni sostenibili: a loro andrebbe rivolta una misura speciale per avvicinarle alla Borsa». A un Bonus strutturale sta lavorando il governo, come ci rivela Centemero. «Il Ministro Giorgetti sta proseguendo il lavoro che aveva iniziato da titolare del Mise e sta mettendo a terra una strategia di rafforzamento del mercato dei capitali – dice il deputato – Il primo obiettivo è la semplificazione, il secondo è portare una platea sempre maggiore a fruire del bonus, quindi aprirlo a tutte le pmi che non si sono mai poste il tema della quotazione. Nell’ultima finanziaria abbiamo per esempio introdotto l’affrancamento delle azioni quotate su Mta, consentendo di rideterminare il costo delle partecipazioni detenute al primo gennaio 2023, e di pagare un’imposta sostitutiva del 15%. Inoltre nell’ultima finanziaria il Bonus Ipo è stato introdotto direttamente, non via emendamenti come lo scorso anno». Ci sono altre misure allo studio: «come la dematerializzazione delle quote delle srl nel crowdfunding per facilitare le exit. Il tema è creare un ciclo dell’equity completo», precisa Centemero.

Il tema della dematerializzazione delle quote, che per ora si limita all’aspetto regolamentare e di semplificazione burocratica, porta con sé un’evoluzione della tokenizzazione, su cui «bisogna accelerare per chiudere il gap con Svizzera e Francia che stanno andando avanti spediti in questa direzione – dice Centemero – D’altronde siamo stati precursori nel crowdfunding sulle norme, poi siamo rimasti indietro e abbiamo appena recepito la normativa comunitaria. Così abbiamo sperimentato lunghi mesi di limbo in cui mentre alcune piattaforme francesi e spagnole potevano operare con autorizzazione in Italia nel loro paese questo non valeva per l’Italia. Questo non deve avvenire e l’attenzione sarà alta». Ma se sul crowdfunding, con target startup che sono normalmente più disposte a rivolgersi a strumenti innovativi, può bastare la dematerializzazione delle quote e la creazione di un mercato secondario con la blockchain; per avvicinare alla finanza alternativa le pmi familiari e consolidate, perno della nostra economia industriale, serve anche un altro ingrediente. È ancora necessario fare «educazione finanziaria – sostiene Centemero – il Consorzio Innexta delle Camere di Commercio si occupa di fare divulgazione». Ed è solo un primo passo: perché tutte le misure devono essere accompagnate da un’opera costante di comunicazione, altrimenti rischiano di restare lettera morta. «Quello che serve è lo sviluppo della cultura dell’equity, un’azione strutturale a livello nazionale di education finanziaria per far conoscere alle pmi l’esistenza di questi strumenti e poi il loro valore». E le pmi sono pronte: perché sono alla ricerca di finanza alternativa a quella bancaria e sanno che «la quotazione in Borsa porta un salto di mentalità, porta ad avere maggior disciplina aziendale e finanziaria, a diventare più visibili per gli investitori internazionali e in poche parole a un percorso di crescita potenziale su una scala diversa».

 

Identikit delle società che si sono servite del Bonus Ipo

Giulio Centemero, capogruppo della Commissione Finanza in forze alla Lega

Il bonus Ipo ha portato finora in Borsa soprattutto pmi tech e manifatturiere, a ben vedere due facce della stessa medaglia. E soprattutto il cuore pulsante della nostra economia reale, di gran lunga sottorappresentato sul listino principale di Borsa Italiana dove il 30% è sbilanciato verso banca e finanza. Le 90 quotate che hanno avuto accesso al mercato tra il 2018 e il 2022 anche grazie a questo incentivo sono per il 27% società tech: con un giro d’affari complessivo di 1,75 miliardi di euro (dati di bilancio al 2021, +57% rispetto a un anno prima) e occupazione di oltre 7.000 dipendenti (+42% vs 2020). «Le società tecnologiche sono 37 – dice Lambiase – di cui 21 Pmi Innovative, pari al 27% del totale delle società quotate. Le tecnologiche rappresentano il primo settore del mercato, in termini di numero di società e capitalizzazione, complessivamente 3,3 miliardi di euro con un dato medio che si attesta a quasi 88 milioni di euro per singola società». Quanto alle società industriali, esse sono concentrate prevalentemente in Lombardia (34%) e in Emilia-Romagna (24%) e rappresentando il 23% del totale. Le industriali quotate su Euronext Growth Milan sono 29, con ricavi medi pari a 59,7 milioni di euro con una crescita media del +58% rispetto al 2020.

«Sulla base dei bilanci 2021, le 29 società industriali quotate al 27 luglio 2022 occupano complessivamente 8.569 dipendenti, +23% rispetto ai 6.226 dipendenti del 2020 – continua Lambiase – Secondo il nostro modello di advisory, le aziende industriali che si avvicinano alla quotazione vengono selezionate sulla base di specifici Kpi economicofinanziari, tra cui la crescita di fatturato e la componente internazionale, la percentuale di innovazione valutata sulla base di brevetti e l’incidenza di R&D sugli investimenti annui, la marginalità relativa,  la crescita attesa dei ricavi e la presenza di driver normativi di settore, il track record del management e infine gli obiettivi di funding per lo sviluppo». Tra le società Industrial che registrano una capitalizzazione superiore ai 100 milioni di euro figurano: Comer Industries (608 milioni di euro), Franchi Umberto Marmi (292,2 milioni di euro), Rosetti Marino (136 milioni di euro), Sciuker Frames (123,4 milioni di euro) e Racing Force (101 milioni di euro). «Nell’ambito del segmento industriale si segnalano tra i comparti più innovativi il tech Industrial, Electronic Technology e il digital manufacturing. «Pensiamo che negli anni il settore industriale possa rappresentare uno dei segmenti trainanti del mercato Euronext. La quotazione ha permesso alle imprese industriali di migliorare la propria capacità di reporting e di governance e di raccogliere finanza per la crescita e lo sviluppo», dice Lambiase.

 

Il sottosviluppo della Borsa Italiana: ecco perché le misure pro quotazione servono anche all’economia

Egm è un listino che cresce in controtendenza rispetto al listino principale. Il 2022 si è chiuso positivamente, con 26 quotazioni in un momento difficile «tra inflazione e aumento dei costi delle materie prime, con una raccolta di 899 milioni di euro. Mi aspetto che anche il 2023 possa rappresentare una buona opportunità per le Ipo in pipeline» contro un Mta che invece si fa più piccolo. «Un segnale che indica che le pmi stanno valutando la quotazione come opzione strategica rispetto alle grandi imprese che hanno a disposizione un ventaglio molto più ampio di modalità di raccolta di risorse. Per le pmi la Borsa è spesso vitale: hanno minore accesso alle fonti tradizionali di finanza». Egm è in effetti il principale canale di raccolta di capitali per la crescita delle Pmi: dal 2009 ne ha accolto 270 società per una raccolta di 5,7 miliardi di euro in Ipo.

Nonostante questo il mercato italiano è ancora arretrato rispetto agli omologhi esteri: dal confronto internazionale si evidenzia ancora un importante gap tra il mercato italiano e l’Euronext Growth Paris (pari a -36% in termini di Emittenti e -45% in termini di capitalizzazione) e nel confronto con Aim Uk pari a -79% in termini di Emittenti e -92% in termini di capitalizzazione. Egm ha il potenziale per raggiungere le dimensioni che oggi esprimono (sulla base dei dati al 31 maggio 2022) mercati come Aim UK, con 837 società quotate per una capitalizzazione di 122 miliardi di euro ed Euronext Growth Paris, che conta 278 società per una capitalizzazione di 19 miliardi di euro. Secondo le stime di Banca d’Italia sono circa 2.800 le Pmi non finanziarie con caratteristiche ampiamente idonee alla quotazione prima della diffusione della pandemia. «L’Equity Gap delle pmi Italiane si traduce in un ridotto livello di patrimonializzazione, una forte dipendenza dal canale bancario e una forte incidenza dell’indebitamento a breve termine – conclude Lambiase – La finanza può seguire il ciclo di vita di una società e il suo percorso di crescita, concretizzando una politica efficace per aumentarne la competitività industriale».














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