Ex-Ilva, linea dura del governo: abolizione-bis per lo “scudo” dei manager di ArcelorMittal

L'immunità penale e amministrativa del commissario straordinario, dell’affittuario e dell’acquirente dell'acciaieria più grande d'Europa - prevista nel 2017, cancellata con il decreto crescita, reintrodotta con il “decreto salva imprese” - viene definitivamente abolita. È la prima grana per Lucia Morselli, appena nominata Ceo per l'Italia

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Veduta dello stabilimento dell'ex Ilva, ora ArcelorMittal Italia

Proprio due giorni dopo la nomina del nuovo ad per l’Italia, Lucia MorselliArcelorMittal riceve una notizia fatale, che sembra avere le potenzialità di compromettere l’attività del gigante dell’acciaio sul sito ex-Ilva di Taranto: a quanto emerge da indiscrezioni, la maggioranza M5S-Pd ha deciso, in una riunione di maggioranza al Senato, di cancellare definitivamente lo «scudo» penale e amministrativo previsto nel 2017 per chi si fosse preso carico della situazione ambientale dello stabilimento siderurgico. I sindacati ritengono che sia una mossa avventata e controproducente, tanto che Marco Bentivogli, il segretario generale della Fim Cisl, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore che così si offre al gigante indiano-franco-ispanico un’occasione per andarsene.

Una mossa nel quadro di una politica anti-industriale

La mossa, per la verità, sorprende fino ad un certo punto. Se ne era parlato, con preoccupazione, all’assemblea  generale di Federmeccanica di giugno – denominata “Acciaio Impresa” e tenuta proprio nella più grande acciaieria d’Europa. Proprio in quei giorni l’ex esecutivo aveva cancellato l’immunità con il decreto crescita; questa era stata reintrodotta con il successivo “decreto salva imprese”, ma ora viene di nuovo abolita. Un atteggiamento inspiegabile, se non sulla scorta di una mentalità anti-industriale. Va ricordato che, a causa di questioni ambientali, l’enorme impianto è sotto sequestro dal 2012. Il piano ambientale del 2017 è stato progettato, per risolvere problemi di lunga data e per trasformare lo stabilimento in un impianto europeo siderurgico europeo all’avanguardia, con le tecnologie più avanzate. Attualmente la multinazionale, che ha un fatturato di 76 miliardi di dollari e 209mila dipendenti in giro per il mondo, sta realizzando a Taranto una gigantesca copertura, per evitare la diffusione di polveri nocive. L’investimento è di oltre 1,15 miliardi di euro. Il Piano ambientale prevedeva l’esclusione della responsabilità penale e amministrativa del commissario straordinario, dell’affittuario e dell’acquirente. L’azienda aveva avvertito il governo: «Senza immunità, non è possibile gestire il risanamento dei luoghi e dello stesso stabilimento». Sembra l’ennesimo episodio del suicidio industriale del Paese: si era trovata una soluzione che consentiva la continuazione di uno stabilimento che perde due milioni al giorno, e una parziale risoluzione dei problemi ambientali. Ora, se l’azienda fosse costretta ad andarsene, l’Italia perderebbe l’1% del Pil, i produttori di Bianco e i carmaker dovrebbero andare a rifornirsi di acciai speciali in Cina e si rischia pure un disastro ambientale. Sempre Bentivogli, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore che la mossa del governo «dimostra un atteggiamento schizofrenico», ed è frutto di un «approccio terrapiattista elettoralistico, per recuperare voti a Taranto».







Lucia Morselli, un osso duro per i sindacati

Intanto, come si diceva, Lucia Morselli ha sostituito Matthieu Jehl come Ceo e presidente del Cda di ArcelorMittal Italia. Si è detta onorata della nomina, anche in vista di una sfida industriale così grande e complessa. La Morselli, che è peraltro membro del cda di ST Microelectronics, Sisal, Essilor-Luxottica e Sisal, è considerata un manager “duro”; ed infatti è chiamata a risolvere questioni  complicate. Ricorda Il Sole 24 Ore che la Morselli ha guidato Acciai Speciali Terni proprio nel momento della ristrutturazione del 2014, che portò ad una vertenza durissima, con uno sciopero durato più di un mese e all’uscita incentivata di 290 tute blu. Secondo Il Sole 24 Ore, i sindacati temono che possa ripetersi all’ex-Ilva uno scenario di questo genere.














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