Renault-Fca si farà, a predominio francese

John Elkann, presidente di Stellantis e presidente e ad di Exor

di Filippo Astone ♦︎ Le trattative ricominciano questa settimana, e il 25 giugno si conoscerà la posizione dei giapponesi di Nissan-Mitsubishi.  È la fine della Fiat e del primato automobilistico italiano.  Al tempo stesso, l’operazione è inevitabile ed è eccellente dal punto di vista industriale e strategico

Sembrava che il fidanzamento fosse saltato, e che il matrimonio non si facesse più. Invece, si è verificata soltanto una breve rottura: i preparativi per le nozze Renault-Fca (o forse Renault-Fca-NissanMitsubishi) proseguono. Questa settimana italiani e francesi ricominciano ufficialmente a parlarsi, con la prospettiva di chiudere prima della pausa agostana, e forse addirittura in tempi molto brevi.

La scorsa settimana i politici francesi (a cominciare dal ministro dell’economia Bruno Le Maire, ma anche la titolare dei trasporti Elizabeth Borne e quello del Bilancio Gerald Darmanin) non hanno fatto altro che ribadire il loro entusiasmo per l’operazione. E il presidente di Renault Jean Dominique Senard è stato riconfermato dall’Assemblea sulla base di un mandato per andare avanti con Fca.







Jean Dominique Senard

 

Gli italiani non vedono l’ora di chiudere

Sul fronte italiano, non si aspetta altro che di firmare. Del resto, le condizioni richieste dai francesi (compresa la presenza di un rappresentante del Governo nel cda e la sede principale a Parigi) non sono mai state un problema per la Exor di John Elkann, che non appena ci sarà il via libera potrà intascare un dividendo straordinario di 2,8 miliardi, reso necessario, certo, dalla necessità di equilibrare i pesi di italiani e francesi nella nuova entità, ma comunque molto conveniente per gli italiani. Grazie a quei denari, i soci di Exor potranno arricchirsi ulteriormente, proseguendo nella diversificazione dei loro investimenti.

L’incognita nipponica. Il primo gruppo automobilistico mondiale?

E i giapponesi? La loro posizione si conoscerà ufficialmente il prossimo 25 giugno, quando ci sarà l’assemblea Nissan. Se decidessero di aderire, il nuovo gruppo nippo-franco-italiano sarà il primo produttore di vetture al mondo, con oltre 15 milioni di pezzi, la leadership assoluta nell’elettrico (nel quale i giapponesi sono fortissimi, con anche grandi capacità nell’ibrido) e un footprint mondiale senza rivali, dall’Asia all’Europa, dagli Stati Uniti al Sudamerica. Altrimenti, Renault-Fca sarà il terzo gruppo mondiale, con 9 milioni di pezzi prodotti all’anno, una buona posizione nell’elettrico (grazie a Renault), la leadership negli Stati Uniti e una buona posizione in Europa.

John Elkann alla inaugurazione dell'impianto Maserati a Grugliasco
John Elkann alla inaugurazione dell’impianto Maserati a Grugliasco

Fca, nelle condizioni in cui è, non poteva fare altro

L’operazione è inevitabile per Fca, che in Europa ha pochi modelli, perde progressivamente ed inesorabilmente quote di mercato e, soprattutto, è priva di tecnologie per competere nell’elettrico, visto che i suoi azionisti hanno da tempo fatto la scelta di non investire assolutamente niente. Al contrario di ciò che hanno fatto i colossi mondiali dell’automotive (a cominciare dai tedeschi) che hanno sempre messo mano al portafoglio attraverso aumenti di capitale al fine di mantenere competitive le loro aziende, gli investimenti compiuti da Fca sono stati fatti solo utilizzando le disponibilità di cassa interne. Negli anni, è stato fatto solo un aumento di capitale, ma nel giro di qualche mese gli azionisti si sono ripresi quei soldi destinando a dividendo i proventi della vendita di Magneti Marelli.

In queste condizioni (come abbiamo scritto in questo articolo) Fca Europe non poteva resistere da sola a lungo. Era destinata a unirsi con qualcuno oppure a venire venduta.

Così, trova riparo dalle sue debolezza e potrà avere un futuro, anche se molto ridimensionato e dimagrito.

Insomma, se il matrimonio non fosse stato con Renault, sarebbe per forza avvenuto con qualcun altro, e sempre a condizioni svantaggiose per l’Italia.

Un’architettura industriale perfetta, sinergie comprese

Tuttavia, se dimentichiamo gli interessi dell’Italia e dei lavoratori, e osserviamo l’operazione da un punto di vista meramente industriale, si tratta di un capolavoro: nascerà un campione mondiale molto forte, destinato a durare negli anni e a rafforzarsi. Le sinergie sono perfette.

I francesi prevarranno e il Governo italiano…

Anche se, formalmente, si tratterà, nei primi tempi, di un merger alla pari, la preponderanza francese è evidente fin da subito. Perché il nuovo quartier generale sarà a Parigi e perché il ceo sarà espressione di Renault, molto probabilmente lo stesso Jean Dominique Renard. Certo, gli italiani avranno il presidente (John Elkann) e il direttore generale (molto probabilmente l’attuale ceo di Fca Mike Manley) ma quello che conta veramente è il ceo. Inoltre, lo Stato francese è un protagonista di primo piano della partita, mentre quello italiano è totalmente assente. Ha scelto di non partecipare, di non dire niente, come se la questione non lo riguardasse in alcun modo, e una qualche forma di voce in capitolo fosse una violazione etica. Un atteggiamento che trova spiegazione anche nella grande inadeguatezza tecnico-politica dei 5 Stelle e dei Leghisti attualmente al potere. Eppure, esistevano vari modi legittimi di inserirsi nella partita. Ad esempio, si poteva chiedere di lasciare fuori dalla fusione i marchi Alfa e Lancia – vecchie glorie del made in Italy ora ridotte ai minimi storici ma con enormi potenzialità di rilancio – che potevano diventare autonomi e venire finalmente valorizzati. Oppure invocare maggiori partite. O inserirsi nell’azionariato attraverso qualche soggetto pubblico. In fondo, se lo fanno i francesi lo possiamo fare pure noi. Invece niente.

Mike Manley

Inoltre, passati i primi anni, lo Stato francese potrà fare aumenti di capitale accrescendo il proprio peso all’interno della compagine azionaria oppure potrà intraprendere azioni di sistema, coinvolgendo grandi  capitalisti d’Oltralpe. L’intenzione degli azionisti italiani, al contrario, è palesemente quella di ritirarsi gradualmente. E la classe politica italiana non sembra avere né la capacità né la volontà di tentare operazioni di sistema.

Last but not least, i francesi sono più forti perché hanno le tecnologie elettriche e perché dispongono dell’architettura modulare Cmf (acronimo di Common module family) una piattaforma estremamente flessibile, che permette di costruire vetture diverse, dai suv alle berline, anche elettrificate.

 

I posti di lavoro italiani sono a rischio eccome, anche se non sul breve termine…

Come abbiamo già scritto qui, le dichiarazioni rassicuranti (niente chiusura di stabilimenti, niente riduzione dei posti di lavoro) dopo l’annuncio delle fusioni sono rituali e prive di ogni significato reale e di qualsiasi credibilità. Quando c’è un’operazione del genere, si diffondono sempre comunicati simili. Ma sul medio lungo termine l’impatto occupazionale negativo ci sarà eccome e molto probabilmente sarà tutto a danno degli italiani. Fca è interessante per i francesi perché porta in dote il ricco mercato americano, nel quale Renault è sostanzialmente assente. Le sovrapposizioni sono soprattutto in Europa, e quando si fa un merger (il valore economico sta soprattutto lì) si tagliano sempre le ridondanze e i costi inutili. E siccome i francesi saranno in posizione di maggior forza per le ragioni che abbiamo appena spiegato e hanno come imperativo categorico il mantenimento dell’equilibrio economico nazionale e della relativa occupazione, è evidente che i tagli si faranno in Italia. Il ridimensionamento della filiera automobilistica avrà effetti negativi anche per altri comparti che, seppure internazionalizzati, comunque erano ancora legati in parte a Fca: componentisti, produttori di elettronica, acciaieri….

Cala il sipario sulla gloriosa storia di Fiat

Insomma, la fusione Fca-Renault è l’ultimo atto della Fiat: dopo cala il sipario. Tutto ciò era evidente da tempo. Ma come sempre avviene quando una morte è annunciata, le persone se ne rendono conto solo all’ultimo momento, perché è troppo doloroso ammetterlo prima. I successori dell’Avvocato avevano da anni deciso di separare i loro destini da quelli della Fiat, ma in modo soft e progressivo, e comunque incassando dividendi. Lo straordinario talento manageriale di Marchionne fu il perno di questa svolta e riuscì nel miracolo di far sopravvivere l’azienda per qualche anno senza far sborsare nemmeno un euro agli Agnelli. I suoi successori, più ordinari (e comunque del tutto privi di mezzi economici per sostenere la competizione internazionale) non potevano ancora garantire questo delicato equilibrio.

©Mauro Scrobogna /LaPresse 05-07-2007 Torino Economia. Presentazione FIAT 500. Nella foto: Sergio Marchionnne














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4 Commenti

  1. Purtroppo tutto vero, ma pochi se ne stanno accorgendo. Molti grandi industrie italiane cedono la proprietà solo per incassare dividendi.

  2. Buongiorno
    Non ho potuto inserire la disarmante foto di Carlos Goshn in occasione del lancio della Nissan Leaf nel 2008
    La sua strategia e stata vincente
    La strategia del gruppo Fiat Iveco e stata quella di limitare la mobilita elettrica ai soli appalti publici e stata perdente
    Ritroviamo la stessa strategia del gruppo Piaggio oggi con la produzione cumulata di 10000 (?) veicoli elettrici offre tuttora una tecnologia degni del epoca della cortina di ferro ( motore a spazzola e batterie rigorosamente al piombo) delineando cosi il stretto confinamento del offerta commerciale riservato anche essa ai soli apalti publici il tutto in diretta contradizione con le risorse della propria direzione tecnica che gia communicava publicamente nei simposi ai quali ho assistito 2008 sulla neccessaria evoluzione del prodotto

  3. Articolo basato più su opinioni personali, luoghi comuni.
    Vorrei vedere le fonti dove si dice che FCA avrebbe accettato le condizioni poste dala Francia. Risulta che FCA abbia ritirato la sua proposta generosa non il contrario.
    Riguardo alle tecnologie FCA produce già auto elettriche e ibride quindi di cosa state parlando? Guida autonoma? Collabora con tre consorzi assieme ad altri produttori.
    Andate a vedere l’ indebitamento di Renault e FCA fare profitti e perdere quote di mercato si può e si deve se i segmenti sono poco profittevole.
    I gruppi automobile più a rischio sono GM Tesla e soprattutto Ford perché hanno indebitamenti elevatissimi.

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