Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sui robot industriali giapponesi e non avete mai osato chiedere

di Gaia Fiertler ♦︎ Un fatturato di 6,8 miliardi di dollari nel 2018, in crescita del 35,5% rispetto all’anno precedente e 263 filiali nel mondo. Sono i numeri di Fanuc, multinazionale leader nel mercato dell’automazione industriale. Yoshiharu Inaba, chairman del Gruppo, ci ha spiegato le strategie future dell’azienda, sempre più rivolte al cliente finale attraverso un servizio di consulenza diretta

Robot che penseranno da soli e che si riprogrammeranno in base alle esigenze produttive. Robot collaborativi che saranno sempre più diffusi sulle linee per alleviare la fatica, ridurre le ore di lavoro e i tempi di esecuzione degli operatori. È questo il futuro prossimo delineato da Yoshiharu Inaba, chairman di Fanuc Corporation, figlio del fondatore Seiuemon Inaba, pioniere del controllo numerico in Giappone nei primi anni Settanta e della robotica con il primo robot industriale nel 1974. Oggi è il principale produttore al mondo di robot con 6,8 miliardi di dollari di fatturato nel 2018, in crescita del 35,5% rispetto all’anno prima, presente in 160 Paesi con 263 filiali. È in prima linea sulle tecnologie abilitanti l’Industria 4.0, come Internet of Things (IoT), intelligenza artificiale e software di connessione e integrazione, come la piattaforma aperta Field, che sta sperimentando in Giappone con alcuni clienti e che arriverà sul mercato europeo a settembre. La sfida più urgente, infatti, è quella di riuscire a connettere e far dialogare tra loro sistemi diversi e robot di generazioni diverse.







Il Gruppo ha 24,5 milioni di prodotti installati nel mondo, tra Cnc (Computer numerical control), cioè macchine a controllo numerico, sistemi di automazione installati sulle macchine utensili, macchine utensili stesse (Robocut, Robodrill e Roboshot) con controllo numerico e intelligenza artificiale incorporati e robot (550mila con oltre cento modelli), con una capacità produttiva di oltre 11.000 robot al mese. Ad oggi solo l’1% è collaborativo, ma l’ambizione del Gruppo è di arrivare al 50% dell’offerta entro dieci anni. In pratica, in giro per il mondo le soluzioni Fanuc coesistono con quelle degli altri produttori e con prodotti sempre Fanuc, ma magari non ancora digitalizzati, come robot di vecchia generazione che fanno ancora il loro lavoro, ma non nella logica smart factory 4.0, cioè della fabbrica digitale, dove si estrae valore dalla connessione tra macchine, linee produttive e sistemi, che restituiscono una enorme quantità di dati da processare e interpretare come supporto al business, oltre che per l’efficientamento della fabbrica.

L’Italia, in particolare, è un mercato molto promettente per il colosso nipponico che, dopo cinque anni di crescita con il raddoppio del fatturato (da 80 a 156 milioni di euro), ha deciso di investire in una nuova sede con un ampio centro espositivo e di formazione a Lainate, in provincia di Milano, trasferendovi la vecchia sede di Arese. Con un investimento da 25 milioni di euro su una superficie di 13mila metri quadrati, la nuova sede certificata Leed (Leadership in energy and enviromental design) comprende anche un Technical center per studiare le soluzioni mirate per i clienti. L’area espositiva detta “Experience” mostra robot, macchine a controllo numerico e macchine utensili di produzione Fanuc, sia in forma statica con alcune soluzioni già realizzate, per esempio nell’automotive, sia in azione con l’area test per i clienti e per lo stesso ufficio tecnico interno, tra robot antropomorfi e robot collaborativi. La strategia di sviluppo sarà infatti quella di arrivare sempre più all’utilizzatore finale, proponendo direttamente soluzioni di intelligenza artificiale e IoT, servizio e assistenza, e non solo tramite system integrator.  Fanuc spinge anche sull’offerta integrata dei propri prodotti, Cnc, robot e macchine utensili per metalli, plastica e taglio erosione. Con l’occasione della visita in Italia abbiamo rivolto qualche domanda a Yoshiharu Inaba.

Yoshiharu Inaba

Oltre al tema della connessione, quali sfide deve affrontare la ricerca sulla robotica?

Più a media scadenza la ricerca è concentrata sul rendere i robot sempre più sensibili all’ambiente che li circonda, in grado di “vedere” bene intorno a sé e interagire in modo sempre più autonomo ed esatto. Non basta essere intelligenti, bisogna saper interagire nel modo migliore. Questa è la direzione di ricerca anche per i cobot, i robot collaborativi con gli uomini e con altre macchine. La richiesta di cobot è in crescita, sono piccoli e agili, non ingombrano e non hanno bisogno di grandi spazi. Collaborano direttamente sulla linea produttiva e possono sostituire l’operatore quando è in ferie o in malattia. Se oggi rappresentano l’1% della nostra produzione, contiamo in 10 anni di arrivare al 50%.

Come vede il mercato della robotica nei prossimi anni e come lo vede distribuito?

Il mercato è cambiato, con instabilità politiche che creano punti di domanda sul futuro dell’economia. Tuttavia, a parte qualche innegabile preoccupazione rispetto alla guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina e al fenomeno della Brexit in Europa, vedo nella Cina un mercato ancora con grandi possibilità di espansione per la robotica e per i sistemi digitali. Gli Stati Uniti per ora sono stabili e l’Europa cresce, anche se lentamente. In questo contesto l’Italia ha attirato la nostra attenzione e i nostri investimenti per l’exploit degli ultimi anni. Il nostro nuovo centro espositivo in Italia è la rappresentazione di questo successo e anche delle aspettative per gli anni a venire. Puntiamo su una accelerazione dei ricavi sempre a due cifre, oltre il 20% di crescita, con 180 milioni di euro nel 2019 e 200 milioni nel 2020. E l’Italia è un mercato dinamico, in cui crediamo molto. C ’è richiesta sia di aggiornamento del parco macchine, sia di introduzione di linee automatizzate e robotizzate, sia di sistemi digitali industriali.

Che strategia seguirete?

La strategia è quella di arrivare sempre più al cliente finale, quello che usa le nostre soluzioni, oltre ai system integrator e ai produttori di macchine utensili (cui forniamo i controlli numerici), che sono i nostri clienti tradizionali. Ora invece la strategia è quella di potenziare, anche attraverso il nostro centro espositivo, l’area di consulenza diretta, vendita e servizio, proponendoci con un’offerta integrata di controlli numerici, robot, macchine utensili e sistemi digitali, compresa la piattaforma aperta Field.

Il centro di Lainate sarà anche un centro training?

Certo, abbiamo diverse aule dotate di strumentazione dove imparare a utilizzare le macchine a controllo numerico e i robot. Per ora sono riservate ai clienti, anche in ottica di riqualificazione dei loro operatori. Di recente siamo entrati nella Fondazione meccatronica Its di Sesto San Giovanni e potrebbero esserci ulteriori sviluppi in chiave formativa.

Che funzione svolge la Fanuc Europe Corporation aperta tre anni fa in Lussemburgo?

Ha una funzione logistica. Da lì riforniamo più velocemente i Paesi europei con i nostri prodotti e pezzi di ricambio. Grazie a questo hub logistico riusciamo a fornire soluzioni personalizzate massimo in un mese, che è un record. Inoltre è il centro che gestisce le customizzazioni più semplici, quelle più “standard” per i clienti, mentre quelle più complesse vengono seguite dagli uffici tecnici locali direttamente con la divisione giapponese. L’Italia è molto demanding in quanto a personalizzazioni e ci stimola in modo significativo nello sviluppare soluzioni nuove.

Quali sono i principali settori in cui siete presenti in Italia?

Automotive, aerospaziale, food, con la sfida per i nostri ricercatori di rendere sempre più “delicato” il robot nell’afferrare e spostare un prodotto “morbido”, healthcare, logistica e packaging.

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Dati finanziari di Fanuc (Fuji automatic numerical control) 

Quotata alla borsa di Tokyo, Fanuc ha realizzato ricavi consolidati al 31 marzo 2018 di 6,8 miliardi di dollari, in crescita del 35,5% rispetto all’anno prima, con un utile netto di 1,7 miliardi di dollari (+42,5% rispetto all’anno prima). La divisione factory automation (macchine a controllo numerico) ha riportato ricavi pari a 1,9 miliardi di dollari (+27%), la divisione robotica 2 miliardi di dollari (+19,9%), mentre le macchine utensili 1,69 miliardi di dollari (+102%). In Italia, nel 2018, Fanuc ha registrato un fatturato di € 156 milioni (+87% rispetto al 2013), mentre l’organico si è attestato a 143 dipendenti (+86% sul 2013). Il personale di Fanuc Italia cresce ogni anno di 10/15 unità e ha un’età media inferiore ai 35 anni. Sono 7mila i dipendenti nel mondo. [boxfine]














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