Intel, anche la memoria ha un prezzo: gli Ssd finiscono in Corea

di Marco Scotti ♦︎ La multinazionale ha ceduto per nove miliardi di dollari l’intera divisione dedicata alla tecnologia Nand, cioè le memorie hard disk a stato solido utilizzate nei computer di fascia media e alta. Riflettori puntati su 5G e intelligenza artificiale

Si scrive Nand, si legge trasformazione. Intel, il colosso dei microprocessori che per decenni ha regnato incontrastato nel mercato dei chip, oggi sta vivendo una situazione in evoluzione. Nei giorni scorsi è stato pubblicato il bilancio trimestrale. Ebbene, nonostante un fatturato nettamente superiore alle aspettative, a Santa Clara non c’è nulla da festeggiare. I ricavi ammontano a 9,8 miliardi di dollari, contro i 9,09 previsti, ma la redditività è scesa del 36%. Perché? Una spiegazione potrebbe essere rappresentata dal fatto che durante il lockdown sempre più persone si sono attrezzate per lavorare da casa con dei computer di fascia medio-bassa dove i processori installati sono quelli che garantiscono i margini minori a Intel. Non solo: aziende e governi, sempre causa Covid, hanno dovuto per forza di cose tagliare sui data center, e il fatturato in questo comparto si è ridotto del 7% per la multinazionale con sede a Santa Clara. Venerdì 23 ottobre il titolo ha chiuso in calo del 10% e la paura è che potrebbe non essere finita qua.

I dati sui contagi continuano ad aumentare, negli Usa la media della scorsa settimana (record) è superiore ai 60mila casi al giorno e si profila anche per i prossimi mesi un ampio ricorso al lavoro agile. Dunque, è poco probabile che le cose possano cambiare in maniera repentina dal punto di vista dei conti. Per questo motivo Intel ha deciso di cedere l’intera divisione dedicata alla tecnologia Nand per 9 miliardi di dollari alla coreana Sk Hynix. Il Nand è il tipo di memoria flash impiegato negli hard disk a stato solido per i computer di fascia media e alta. L’operazione sarà splittata in due momenti: la prima, nel 2021, porterà al versamento di 7 miliardi di dollari per compare l’intero comparto, la proprietà intellettuale dei brevetti e i lavoratori associati alla produzione di Nand per gli Ssd e il centro di manifattura di Dalian, in Cina. Gli altri due miliardi verranno corrisposti nel 2025, quando passerà all’azienda coreana anche la parte relativa ai wafer di memoria e il team di ricerca e sviluppo.







Robert Swan, ceo Intel

A quel punto, Intel potrà concentrarsi esclusivamente su due comparti principali: la tecnologia Optane per i data center e lo sviluppo di tecnologie di più ampio respiro, in particolare intelligenza artificiale e networking in ambiente 5G. Non solo, la multinazionale con sede a Santa Clara cercherà di mantenere dritta la barra del business delle unità grafiche dedicate – Gpu Xe, introdotte a fine 2019 – e nei processi centrali, dove la concorrenza di Amd e Arm (che è stata rilevata da Nvidia per 40 miliardi nei mesi scorsi) si fa sempre più agguerrita. Tra l’altro, dal punto di vista delle acquisizioni, quest’anno è stato particolarmente attivo nel mondo dei semiconduttori: oltre a Nvidia, che ha rilevato Arm Holdings, Analog Devices ha acquistato per 20 miliardi Maxim Inetgrated.

Dopo questa cessione si aprono nuove prospettive per entrambe le aziende coinvolte. La divisione Nand aveva generato ricavi per 2,8 miliardi nei primi sei mesi, con una quota di mercato nel trimestre pari all’11,5%. La coreana Sk Hynix, dal canto suo, detiene già il 12,5% e da questa fusione verrà creato il secondo player a livello mondiale, dietro soltanto a Samsung che sviluppa il 31,4% del mercato. Sk si mette così davanti a due colossi come la giapponese Kioxia e l’americana Western Digital.

Dal canto suo, Intel – che ha riguadagnato quest’anno la vetta nel mercato complessivo dei semiconduttori con il 32,7% del segmento, sopravanzando Samsung – può concentrarsi ancora di più sul proprio core business. Una strategia di dismissione di asset meno focalizzati che è iniziata lo scorso anno quando è stata venduta ad Apple l’attività relativa ai modem 5G. Sul versante dei chip, un paio di settimane fa è stato annunciato l’ultimo nato a Santa Clara: si tratta di Sapphire Rapids, che non è ancora stato completamente svelato ma di cui si sa già qualcosa. Ad esempio, fino a 4 processori da 14 core, per un totale di 56 core basati su architettura Golden Cove. A bordo sarebbero previsti anche 64GB di memoria HBM2 (1TB/s di banda passante) che, insieme alle nuove memorie DDR5 4800, dovrebbero garantire prestazioni di alto livello con bassi valori di latenza.














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