Gozzi a ruota libera su acciaio, Arcelor Mittal, Ilva, Marcegaglia, Thyssen Krupp, Ponte di Genova, Trump

di Nicola Penna ♦ Il presidente uscente di Federacciai si congeda tirando le somme della sua combattiva gestione alla testa di uno dei comparti industriali più importanti per l’economia del Paese. Il bilancio è positivo, così come le aspettative sul futuro

Antonio Gozzi, giunto al termine dei suoi due mandati alla presidenza di Federacciai (la federazione che rappresenta le imprese siderurgiche italiane), ha incontrato la stampa a Milano tracciando un consuntivo di questi anni alla guida dei siderurgici italiani, contraddistinti da diversi importanti nodi da sciogliere, casi aziendali da difendere e rilanciare ma anche di molteplici attività propositive portate avanti assieme a sostegno di uno dei comparti più importanti e strategici della nostra economia. E’ stata l’ultima occasione di un incontro in veste ufficiale di Presidente per Gozzi, che dalla prossima Assemblea della federazione passerà il testimone ad Alessandro Banzato, AD di Acciaierie Venete. Molti i temi trattati nell’ incontro.

 







Antonio Gozzi, presidente uscente Federacciai

Il rientro di Marcegaglia in Federacciai

Gozzi  ha definito come la sua “ultima battaglia”, il rientro di Marcegaglia nell’Associazione aderente a Confindustria. Una battaglia che adesso ha una prospettiva per una conclusione positiva, subordinata all’esito della trattativa per l’acquisto delle Acciaierie di Terni di Thyssen Krupp  da parte del Gruppo Mantovano, che lo scorso luglio è uscito da Federacciai. «Quella di Terni – ha spiegato Gozzi – è una vicenda abbstanza emblematica, perché da una parte i tedeschi la vogliono vendere, dall’altra c’è la manifestazione d’interesse italiana di Marcegaglia. Se compra Terni,- ha commentato Gozzi – allora rientra in Federacciai, perché con Ast ( vedi Industria Italiana qui ) anche Marcegaglia avrà il forno elettrico per l’acciaio ».

 

Lo stabilimento Ilva di Taranto

Ilva: Mittal benvenuto ma non pensi che esistano solo loro

A proposito dell’ Ilva di Taranto Gozzi si è detto convinto che l’impianto «si avvia verso un percorso di rilancio» che, se da un lato sara’ «difficile», ha la garanzia di essere pilotato dal «piu’ importante produttore al mondo», ovvero il gruppo siderurgico ArcelorMittal. Certo, ha aggiunto Gozzi, «ci puo’ essere un rimpianto che l’Ilva di Taranto non sia rimasta in mani italiane», ma ormai, a causa dei ritardi che si erano accumulati per la soluzione di questa crisi, «un’operazione di rilancio del genere non era ormai piu’ possibile»per le dimensioni dei gruppi italiani. Auspicando il rientro anche di Ilva in Federacciai Gozzi ha aggiunto che la famiglia Mittal «e’ benvenuta , ma allo stesso tempo deve comprendere che  l’Italia non e’ la Polonia o la Francia dove ci sono solo loro: in Italia, oltre l’Ilva, ci sono 15 famiglie siderurgiche con le proprie regole e che producono 20 milioni di tonnellate l’anno.»

Dazi: la siderurgia e’ per il libero mercato, rispettando Wto

Commentando la decisione dell’amministrazione Trump di imporre dazi sull’acciaio Gozzi ha detto che «Noi siamo per i mercati aperti ma seguendo le regole, per prevenire scorrettezze che provengono da alcune parti del mondo. Per me la linea e’ quella di rispettare le regole del Wto’, l’organizzazione mondiale del commercio.  I siderurgici sono libero-scambisti. Siamo per mercati aperti pero’ giusti» ha ribadito Gozzi, spiegando che «quello di cui ha sofferto la siderurgia europea e’ che l’Europa non ha fatto sentire abbastanza la sua voce per contrastare il dumping», perche’ «l’Europa in questo e’ divisa tra Paesi industriali e Paesi che non lo sono piu’ e sono diventati importatori». In merito ai rapporti con gli Stati Uniti, per Gozzi «gli Usa sono un alleato storico dell’Europa e con un alleato si parla sempre, mentre e’ stato rifiutato un buon accordo con gli Stati Uniti per una questione di principio».

Ad ogni modo, secondo Gozzi al momento i dazi non sembrano aver sortito effetti negativi per l’Europa e per l’Italia «L’Italia non ha sofferto, c’è stato un aumento delle importazioni ma anche delle esportazioni» salite, rispettivamente, del 12 e del 10% in Europa, con il dato italiano «in linea». L’effetto dei dazi Usa è stato compensato secondo Gozzi, da una crescita economica americana del 4%, che vale come una crescita cinese dell‘8% . Inoltre «i prezzi non crollano», anzi, per effetto dei dazi, «l’acciaio costa 300 dollari in più che in Europa. In merito alle voci di un possibile stop ai dazi Usa sull’acciaio il prossimo novembre, il presidente di Federacciai ha detto di «aver sentito questi rumors, staremo a vedere, perche’ c’e’ gran parte dell’industria statunitense della trasformazione che e’ preoccupata per l’esplosione dei prezzi sul mercato interno».

 

 

l Ponte Morandi dopo il crollo, visto da Est, panoramica ( foto di Michele Ferraris)

 

Viadotto Polcevera: per la ricostruzione si usi l’acciaio

Per la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova crollato lo scorso 14 agosto, «Da genovese»Gozzi ha detto che «ci auguriamo che venga utilizzato l’acciaio», che «e’ il materiale piu’ adatto e anche piu’ facile per la manutenzione», oltre ad avere «una sostenibilita’ migliore rispetto al calcestruzzo», dal punto di vista anche del monitoraggio del suo grado di usura. Sulla tempistica legata alla costruzione del nuovo ponte, ha aggiunto,«averlo nell’agosto del 2019 mi sembra oggettivamente difficile, temo ci vorranno 2 anni», per cui il timore e’ che per Genova ci possa essere una «situazione difficile», soprattutto per la logistica e il traffico del porto cittadino, con gli operatori che potrebbero scegliere di andare in altri posti, «come per esempio Livorno o Carrara», ha sottolineato Gozzi .

L’ acciaio italiano non è in crisi

“L’acciaio italiano non è in crisi. Realtà come Taranto e Piombino stanno ripartendo, la siderurgia ha ancora uno sviluppo impressionante”. Chiude l’incontro con questa convinzione “Negli ultimi anni – ricorda il presidente uscenbte di Federacciai – si è investito 1 miliardo di euro. Lo sviluppo tecnologico e l’innovazione culturale sta avanzando molto bene. L’acciaio italiano ha dimostrato una forte resilienza, non è un settore vecchio o obsoleto”. Infine un auspicio per il futuro: “Vorrei che i giovani tornassero ad avvicinarsi al settore siderurgico. Lavoro per creare una accademia che riattiri i giovani “














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