Confindustria, ne resterà solo uno di tre: Garrone, Gozzi, Orsini

di Filippo Astone ♦︎ Garrone sta guadagnando terreno nella raccolta delle firme e - oltre ad autorevoli sponsor come Emma Marcegaglia e Diana Bracco – sembrerebbe aver conquistato il potente appoggio di Assolombarda. Orsini resiste al pressing dei due big e si fa forte delle ben 50 firme che sembra aver raccolto in Consiglio Generale, anche grazie alla sua candidatura in forte anticipo. Gozzi, fortemente sostenuto dall’ex presidente Antonio D’Amato e dall'acciaiere Giuseppe Pasini, pare un po’ in ritardo sulla raccolta delle firme ma sta recuperando

Emanuele Orsini, vice presidente di Confindustria e già presidente di Federlegno Arredo. E' l'unico candidato espressione della piccola e media industria ad avere ancora delle chances. Grazie al consenso che è riuscito a costruirsi e ad aver giocato da anticipo, sembrerebbe aver raccolto già 50 firme di membri del Consiglio Generale favorevoli alla sua candidatura, rispetto a un minimo di 20. Un bel segnale. Ma quanti dei firmatari dei mesi scorsi continueranno ancora a sostenerlo il prossimo 4 aprile? Impossibile a dirsi, per ora

La settimana scorsa avevamo dato conto della complessa partita per l’elezione del Presidente di Confindustria, che verrà scelto dai circa 180 membri del Consiglio Generale di viale dell’Astronomia il prossimo 4 aprile. Si era scritto dello scontro fra due Big (Edoardo Garrone di Erg e Antonio Gozzi di Duferco) e quattro industriali più piccoli, che in modo un po’ irridente avevamo soprannominato Nani: Emanuele Orsini, Giovanni Brugnoli, Alberto Marenghi ed Enrico Carraro.

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Adesso, le principali novità sono la forte resistenza di Orsini, l’unico nano rimasto in piedi, e il grande vantaggio congiunturale di Garrone. Il patron della Erg è partito in ritardo ma sembrerebbe avere ingranato con decisione. Garrone potrebbe avere dalla sua addirittura Assolombarda, la più grande territoriale di Confindustria, forte di ben 22 voti in consiglio generale. Tanto che si fa l’ipotesi che il suo attuale presidente, Alessandro Spada (il cui mandato scade contemporaneamente a quello di Carlo Bonomi dalla Confindustria nazionale) abbia ricevuto da Garrone la promessa di una vice presidenza. Analoga promessa sarebbe stata ricevuta dal presidente dell’Unione Industriale di Torino, Alberto Marsiaj, patron della Sabelt, anche lui in scadenza di mandato e, ad oggi, teoricamente propenso a sostenere Garrone. L’imprenditore ligure può poi contare sull’appoggio di sponsor come Emma Marcegaglia – presidente di Confindustria dal 2008 al 2012 e oggi ancora molto ascoltata e influente nell’associazione – e Diana Bracco, già presidente di Assolombarda e Federchimica.

Edoardo Garrone, presidente di Erg e del Sole 24 Ore. L’imprenditore è al vertice confindustriale da 25 anni. La sua candidatura potrebbe esprimere un rinnovato protagonismo della grande azienda in Confindustria, oggi appannata da una crisi di rappresentanza. E’ in forte affinità con Emma Marcegaglia, che è stata la king maker degli ultimi tre presidenti di Confindustria. Secondo voci non confermate, ad oggi, potrebbero essere propensi a sostenere Garrone : Assolombarda, che è la più importante territoriale italiana, una buona parte dei piemontesi e, forse, Federmeccanica. Non si sa come potrebbero comportarsi Federchimica e Farmindustria, ma l’assist di Diana Bracco a Garrone fa ipotizzare un loro appoggio.

Va precisato che questi rumor, per quanto attendibili, vanno presi per quello che sono: rumor. In primo luogo, nessuna associazione territoriale si è ancora pronunciata ufficialmente. In secondo luogo, una cosa sono le promesse di appoggio (che comunque possono cambiare nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, come è normale in queste partite politiche) e una cosa è il voto nell’urna del Consiglio Generale, che è segreto. La segretezza del voto, oltretutto, rende solo teorici i pronunciamenti di appoggio da parte di associazioni territoriali e settoriali. Anche se, poniamo, Assolombarda, decidesse pubblicamente di sostenere il candidato X, i suoi 22 rappresentanti poi nel segreto dell’urna potranno fare ciò meglio credono. E quindi cambiare idea all’ultimo minuto, o contraddire le promesse fatte. E magari fatte a più di un contendente.

Certo, ci sono le firme. Ove per firme si intendono dichiarazioni di appoggio esplicite e pubbliche che ogni candidato, per poter correre, deve presentare nel numero minimo di 20. Ai probiviri che si insedieranno a inizio febbraio spetta appunto la verifica delle firme, della loro validità e del raggiungimento del loro numero minimo. Ma anche in questo caso, non è detto che chi ha firmato in appoggio al candidato X, poi nel segreto dell’urna lo voti veramente. Non solo perché è umano cambiare idea, ma anche perché magari le firme sono state concesse in un momento in cui non si erano ancora manifestate candidature poi ritenute più interessanti. Dal punto di vista delle firme, il candidato più in vantaggio ad oggi sembrerebbe essere proprio l’outsider Emanuele Orsini, vice presidente uscente, già numero uno di Federlegno Arredo, industriale a capo di un gruppo diversificato da circa 100 milioni di euro in Emilia Romagna. L’arrivo in gara di Garrone e Gozzi sembra non averlo affatto spaventato. Orsini non vuole mollare fino alla fine.

Del resto, Orsini è quello che si è mosso più tempestivamente e, secondo fonti vicine al suo entourage, sembrerebbe aver raccolto addirittura 50 firme, non poche visto che il Consiglio Generale conta 180 membri. Che dovrebbero essere industriali di media e piccola dimensione in Toscana, Emilia, Veneto, Trentino, Lecco e Como, alcune province del Piemonte e Sud Italia. Firme raccolte quando ancora Gozzi e Garrone non si erano fatti avanti ed Orsini sembrava il favorito in una competizione che pareva essere fra ex vicepresidenti (Orsini, Marenghi, Brugnaro). Che succede ora che si sono fatti avanti i due big? Ammesso e non concesso che le firme in possesso di Orsini siano davvero 50, quanti fra coloro che hanno firmato perché lui potesse presentare la candidatura poi continueranno ad appoggiarlo al momento del voto? Oggi è impossibile a dirsi. D’altra parte, non è detto che Gozzi e Garrone arrivino entrambi al rush finale. Uno dei due – per non rischiare una sconfitta che ne brucerebbe non solo la carriera confindustriale ma anche un po’ l’immagine generale – potrebbe decidere di ritirarsi qualora constatasse di non avere la certezza di farla. In quel caso, il derby sarebbe fra il Big superstite e Orsini. E nel segreto dell’urna tutto è possibile. A proposito di firme, nei corridoi di viale dell’Astronomia si dice che non sia messo male (si vocifera che sia arrivato non lontano da 20) neppure Alberto Marenghi, vice presidente nazionale ed ex presidente di Confindustria Mantova. Lui è ormai fuori dai giochi, ma non si vuole ancora ritirare ufficialmente. Forse per negoziare il suo appoggio a qualcuno? Si vedrà.

E Gozzi? A oggi sembra essere quello che ha raccolto meno firme. Ma questo dato, in sé e per sé, non significa niente. Ci sono ancora due settimane per rimontare. E l’ex presidente Antonio D’Amato sta facendo una campagna elettorale serrata per lui, con telefonate a ogni membro del Consiglio Generale che riesce a raggiungere. Fra questi, particolarmente sensibili alla sua moral suasion sembrerebbero essere gli industriali del Sud. D’Amato è stato infatti presidente di Confindustria Napoli, vice presidente nazionale con delega sul Mezzogiorno. E nel 2000, giovanissimo, è stato il primo industriale meridionale a sedere sulla massima poltrona di viale dell’Astronomia. Gozzi poi può contare sull’appoggio di Federacciai, la federazione di cui è leader indiscusso da oltre 10 anni, e su molti manifatturieri veri, che vogliono che la questione industriale torni centrale e che Confidustria sia guidata da un nome che rappresenta un gruppo di peso. E con 44 miliardi di ricavi, il peso a Gozzi non manca per niente. Un altro che si sta spendendo molto in favore di Gozzi è il numero uno delle acciaierie Feralpi Giuseppe Pasini. Ricordiamo che i giochi si faranno nei circa 30 giorni che vanno dal 15 febbraio alla metà di marzo, giorno più giorno meno. L’1febbraio infatti verranno scelti i Saggi (sorteggiati nell’ambito di una rosa indicata dagli ex presidenti) che vaglieranno le candidature a partire dal 15 febbraio, giorno del loro insediamento. I saggi decideranno se le candidature possono contare su almeno il 20 voti validi, se hanno le carte in regola e se hanno rispettato le complesse regole confindustriali, come ad esempio quella, imposta il 4 gennaio, di non parlare con la stampa.

Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e presidente e amministratore delegato di Duferco Italia Holding. Classe 1954 e nato a Chiavari, già docente universitario di economia, guida un gruppo diversificato (produzione e trading di acciaio, produzione e trading di energia, shipping e tanto altro) che nel 2022 ha fatturato 44 miliardi di euro. Decisionista e sostenitore dell’Europa e della questione industriale, è molto amato in alcune territoriali

E il 4 aprile si riunirà il Consiglio Generale, che eleggerà il Presidente da sottoporre all’Assemblea Generale del 18 aprile. Quest’ultimo, però, sarà un passaggio sostanzialmente formale, niente di più che una ratifica. Sulla Presidenza, infatti, sempre nella storia di Confindustria l’Assemblea si è limitata a ratificare quanto stabilito dal Consiglio Generale. Dunque il voto determinante sarà quello del 4 aprile, al quale si potrà presentare o un solo candidato, in modo unitario (come è avvenuto per Luca Cordero di Montezemolo nel 2004 ed Emma Marcegaglia nel 2008). Oppure due candidati, che si fronteggeranno così come è stato nelle ultime tre elezioni, con Alberto Bombassei contro Giorgio Squinzi (2012), Alberto Vacchi contro Vincenzo Boccia (2016) e Licia Mattioli contro Carlo Bonomi (2020). Il Consiglio Generale è in pratica il parlamentino di Confindustria, dove siedono circa 180 membri espressione delle federazioni territoriali (Assolombarda, Confindustria Piemonte, eccetera) e delle settoriali (Federchimica, Federmeccanica, eccetera) oltre a quasi 20 componenti di diritto. L’Assemblea è invece una rappresentanza molto più larga e capillare.














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