Non solo duello Garrone-Gozzi. In ballo con l’elezione del Presidente di Confindustria c’è il futuro dell’industria

di Filippo Astone ♦︎ L’associazione oggi è a forte rischio irrilevanza. Il confronto tra due industriali grandi e veri per la massima carica potrebbe produrre una Presidenza di nuovo importante e riportare in primo piano la Questione Industriale. Oltre ai due big, c’è il terzo incomodo Emanuele Orsini e tre nomi (Giovanni Brugnoli, Alberto Marenghi, Enrico Carraro) che girano ancora ma ormai a vuoto. Mentre la manifattura arretra e il 2024 è ricco di sfide e rischi. Mappa di scadenze, interessi, storie e retroscena. In un momento che per la manifattura è molto legato a scelte politiche europee e italiane

Edoardo Garrone, presidente di Erg e del Sole 24 Ore. L'imprenditore è al vertice confindustriale da 25 anni. La sua candidatura potrebbe esprimere un rinnovato protagonismo della grande azienda in Confindustria, oggi appannata da una crisi di rappresentanza. E' in forte affinità con Emma Marcegaglia, che è stata la king maker degli ultimi tre presidenti di Confindustria. Secondo voci non confermate, ad oggi, potrebbero essere propensi a sostenere Garrone : Assolombarda, che è la più importante territoriale italiana, una buona parte dei piemontesi e, forse, Federmeccanica. Non si sa come potrebbero comportarsi Federchimica e Farmindustria, ma l’assist di Diana Bracco a Garrone fa ipotizzare un loro appoggio.

PRIMO DI DUE ARTICOLI COLLEGATI. IL SECONDO SI PUO’ LEGGERE QUI

Siamo agli sgoccioli. Fra pochi giorni, una scadenza che potrebbe (forse) essere fondamentale per il futuro dell’industria italiana: l’elezione del prossimo Presidente di Confindustria. Anche se gli ultimi otto anni – quelli con i mandati di Vincenzo Boccia e Carlo Bonomi – hanno visto perdita di protagonismo e crisi di rappresentanza, in futuro un Presidente forte e autorevole potrebbe fare la differenza in un momento molto complesso e di forte rischio per la nostra manifattura, spina dorsale dell’economia italiana e dell’intera società.







Il 2024 si apre infatti con moltissime incertezze per l’industria. Non si sa quali saranno le conseguenze dei tassi di interesse al top (recessione o no?); della congiuntura internazionale turbata da guerre e reduce dalla pandemia; della politica green voluta dall’Unione Europea in modo talebano ed enormemente costoso per una struttura industriale come la nostra; della recessione del primo nostro cliente internazionale, ovvero la Germania; della messa a terra del Pnrr. A medio-lungo termine incombono poi il ridisegno delle catene di fornitura internazionali e l’affermarsi dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie che, se non cavalcate con forza e investimenti e risorse umane adeguati, potrebbero portarci ancora più indietro. Tutte situazioni delicate, e potenzialmente portatrici di grandi danni. E tutte molto legate alle decisioni della politica italiana, e soprattutto europea. Un gioco di scacchi nel quale la rappresentanza degli imprenditori – se forte, autorevole e abile politicamente – potrebbe avere un ruolo decisivo. Forse.

La scadenza elettorale 2024, come vedremo meglio nell’articolo collegato a questo e che si può leggere QUI, avviene in un momento di forte crisi di rappresentanza e di carenza di idee per la Confindustria nazionale. Molti associati, soprattutto fra le territoriali Nord e del Centro, pensano che le ultime due presidenze, quella di Vincenzo Boccia e di Carlo Bonomi, abbiano segnato una forte crisi di rappresentanza. Ritengono che Confindustria non sia più un interlocutore privilegiato per il Governo, che fatichi a farsi sentire. E che abbia trascurato la questione industriale, per fare un lobbismo a tutto campo un po’ vacuo. Altra causa di scontento nei territori del centro-nord sarebbe stata quella di ricevere poco ascolto, poca attenzione. Gli ultimi due presidenti, certo, partecipano a tutte le assemblee territoriali, viaggiando incessantemente. Ma poi, che cosa rimane nella loro agenda di ciò che viene detto? Quale impatto lobbistico produce? Forse qualche intervista al Sole 24 Ore e poco più.

 

I giochi si faranno fra il 15 febbraio e il 15 marzo prossimi. Ecco i principali passaggi e che cosa c’e’ dietro

A oggi i candidati teorici sono due grandi imprenditori come Edoardo Garrone di Erg e Antonio Gozzi di Duferco e quattro nani: l’emiliano Emanuele Orsini, il varesotto Giovanni Brugnoli, il mantovano Alberto Marenghi e il padovano Enrico Carraro. Tra i nani, come vedremo meglio nell’articolo collegato e che si può leggere QUI, l’unico ad avere una minima chances potrebbe forse essere Orsini. Gli altri tre nomi sono venuti fuori all’inizio della partita ma sono ormai già fuori. Bandiere che per il momento resistono e che, forse, verranno gratificate con altri incarichi o al prossimo turno. I giochi si faranno nei circa 30 giorni che vanno dal 15 febbraio alla metà di marzo, giorno più giorno meno. L’1 febbraio infatti verranno scelti i saggi (sorteggiati nell’ambito di una rosa indicata dagli ex presidenti) che vaglieranno le candidature a partire dal 15 febbraio, giorno del loro insediamento. I saggi decideranno se le candidature possono contare su almeno il 20% dei voti validi, se hanno le carte in regola e se hanno rispettato le complesse regole confindustriali, come ad esempio quella, imposta il 4 gennaio, di non parlare con la stampa.

E il 4 aprile si riunirà il Consiglio Generale, che eleggerà il Presidente da sottoporre all’Assemblea Generale del 18 aprile. Quest’ultimo, però, sarà un passaggio sostanzialmente formale, niente di più che una ratifica. Sulla Presidenza, infatti, sempre nella storia di Confindustria l’Assemblea si è limitata a ratificare quanto stabilito dal Consiglio Generale. Dunque il voto determinante sarà quello del 4 aprile, al quale si potrà presentare o un solo candidato, in modo unitario. Oppure due candidati, che si fronteggeranno così come è stato nelle ultime tre elezioni, con Alberto Bombassei contro Giorgio Squinzi (2012), Alberto Vacchi contro Vincenzo Boccia (2016) e Licia Mattioli contro Carlo Bonomi (2020). I precedenti presidenti Emma Marcegaglia (2008) e Luca Cordero di Montezemolo (2004) erano invece stati eletti in modo unitario. Il Consiglio Generale è in pratica il parlamentino di Confindustria, dove siedono 100 membri espressione delle federazioni territoriali (Assolombarda, Confindustria Piemonte, eccetera) e delle settoriali (Federchimica, Federmeccanica, eccetera) oltre a quasi 20 componenti di diritto. L’Assemblea è invece una rappresentanza molto più larga e capillare. Alla luce di tutto questo meccanismo, è più che probabile che intorno al 15, massimo 20 di marzo si sappia chi sarà il candidato, o i due candidati.

Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e presidente e Amministratore delegato di Duferco Italia Holding. Il suo gruppo, anche in virtù del trading su energia e materie prime. nel 2022 ha fatturato ben 44 miliardi di dollari. Decisionista, vuola una Confindustria protagonista e capace di contare in Europa e sostenere le ragioni della manifattura. Amatissimo dagli acciaieri, vanta molti consensi in associazioni territoriali del Cento Nord, a cominciare da Brescia.

Ad oggi sono impossibili congetture su come andrà a finire. L’assist di Marcegaglia a Garrone

E al momento attuale, come si diceva all’inizio, sono in ballo due giganti – Edoardo Garrone di Erg e Antonio Gozzi di Duferco – e quattro nani: l’emiliano Emanuele Orsini (unico ad avere qualche chances concreta) il varesotto Giovanni Brugnoli, il mantovano Alberto Marenghi e il padovano Enrico Carraro. Edoardo Garrone è l’ultimo a essere venuto ufficialmente allo scoperto. E’ stata Emma Marcegaglia, come si racconta, a invitare il suo sodale Edoardo Garrone a candidarsi, evidenziando la necessità di un futuro presidente autorevole, espressione della grande impresa, conosciuto in Italia e all’estero. Non si sa se l’invito sia stato davvero spontaneo, o frutto di un accordo fra i due per rispettare il galateo confindustriale (sempre più in disuso, tanto che gli altri candidati si sono fatti avanti da soli senza problemi, a cominciare dal volitivo e decisionista Antonio Gozzi) che impone di non farsi avanti da soli ma di farselo chiedere. Comunque sia, la king maker ufficiale è l’imprenditrice siderurgica di Gazoldo degli Ippoliti, non lontano da Mantova. Va sottolineato che Emma Marcegaglia ha una forte consuetudine e una lunga collaborazione confindustriale con Edoardo Garrone, che era anche stato il suo vice presidente con le deleghe più pesanti quando l’imprenditrice sedeva al vertice di Viale dell’Astronomia. D’altro canto, pur appartenendo allo stesso mondo siderurgico, Marcegaglia non ha mai amato particolarmente Gozzi, tanto da far uscire la sua azienda, nel 2018, da Federacciai, che allora come oggi era presieduta proprio dal numero uno di Duferco. Certo, dopo pochi mesi il gruppo siderurgico di Gazoldo degli Ippoliti è poi rientrato nell’associazione di settore, ma la mossa la dice lunga sui rapporti fra i due, che non sono certo di grande affinità.

Emanuele Orsini, amministratore delegato di Sistem Costruzioni Srl, e di Tino Prosciutti SpA. Presidente di Maranello Residence Srl. E vice presidente di Confindustria. Fra i candidati “minori” è forse quello che ha ancora qualche residua chainces di riemerge. Ormai la competizione è monopolizzata dal derby Garrone-Gozzi

Marcegaglia ha terminato la sua Presidenza nel 2012. Ma è sempre stata notevolmente influente ai piani alti di via dell’Astronomia. Tanto da essere stata la king maker di tutti i suoi successori, in particolar modo Giorgio Squinzi e Vincenzo Boccia. Tra i past president, è quella con il ruolo più rilevante. Ma contano anche Luigi Abete, Antonio D’Amato e Luca Cordero di Montezemolo. Altre figure influenti sono Gianfelice Rocca dell’omonima famiglia imprenditoriale, già presidente di Assolombarda e king maker dell’attuale presidente Carlo Bonomi. E figure come Francesco Gaetano Caltagirone, Marco Tronchetti Provera, Diana Bracco, Sergio Dompé. Proprio a un aperitivo pre-natalizio nella casa milanese di Diana Bracco sarebbe venuta fuori ufficialmente l’idea della candidatura Garrone. All’incontro, secondo quanto riferito dalla Stampa e da Affaritaliani.it, sarebbero stati presenti anche Marco Tronchetti Provera, Fedele Confalonieri, Gianfelice Rocca e Sergio Dompé. Diana Bracco, titolare e presidente dell’omonimo gruppo farmaceutico, è stata presidente di Assolombarda e di Federchimica, nonché vice presidente nazionale quando sulla poltronissima di Viale dell’Astronomia sedeva il suo amico e sodale Giorgio Squinzi. Secondo voci non confermate, ad oggi, sarebbero propensi a sostenere Garrone Assolombarda, che è la più importante territoriale italiana, una buona parte dei piemontesi e, forse, Federmeccanica. Non si sa come potrebbero comportarsi Federchimica e Farmindustria, ma l’iniziativa della Bracco (alla quale era presente anche l’ex president di Farmindustria Sergio Dompé) fa pensare a un appoggio a Garrone. Ma c’è chi ha scritto che, invece, Federchimica potrebbe appoggiare Gozzi. Ipotesi. Orientamenti di massima che potrebbero mutare nel corso del prossimo mese, influenzati anche dagli incarichi che ogni candidato potrebbe promettere ai vari grandi elettori.

Diana Bracco, presidente dell’omonimo gruppo farmaceutico ed ex presidente di Assolombarda e Federchimica.
Durante un aperitivo pre-natalizio nella casa milanese di Diana Bracco sarebbe venuta fuori ufficialmente l’idea della candidatura di Garrone. L’imprenditrice oggi non ha cariche in Confindustria ma è ancora molto influente. All’incontro, secondo quanto riferito dalla Stampa, sarebbero stati presenti anche Marco Tronchetti Provera, Fedele Confalonieri, Gianfelice Rocca e Sergio Dompé e soprattutto Emma Marcegaglia, che è uscita poi allo scoperto con la candidatura

Non ci sono ancora elementi, inoltre, per sapere come si comporteranno le grandi aziende a controllo pubblico: Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna, che in Consiglio Generale hanno un peso specifico notevole, e che in questa partita potrebbero venir influenzate dal Governo di Giorgia Meloni, che è il loro azionista di maggioranza. Peraltro, il voto in Consiglio Generale è personale e segreto. Quindi, se anche per esempio Assolombarda decidesse di sostenere il signor X, nulla impedisce che in Consiglio alcuni suoi rappresentanti decidano di votare segretamente per Y. Sicuro è invece l’appoggio a Gozzi da parte di Confindustria Brescia (la sua territoriale di riferimento, nonché la massima provincia siderurgica italiana, dove ha sede anche, per esempio, la Feralpi del suo grande amico e sponsor Giuseppe Pasini) e di Federacciai, l’associazione di settore che Gozzi guida da molti anni. Probabile, ma non confermato in alcun modo, anche l’appoggio di Confindustria Bergamo, che negli ultimi tempi si muove di concerto con Brescia, e forse, di Reggio Emilia. Si vocifera anche che dalla parte di Gozzi ci sia il past president Antonio D’Amato, che potrebbe portargli un bel pacchetto di voti del Sud. Chissà. La Liguria sarà invece spaccata, visto che i due grandi candidati provengono entrambi da questa regione, anche se la Duferco del ligure Gozzi in realtà ha una presenza più importante a Brescia. Non è dato sapere nulla, al momento, sugli orientamenti della seconda territoriale italiana – ovvero Confindustria Veneto Est (Venezia, Padova, Rovigo e Treviso) guidata da Leopoldo Destro – e dei potenti industriali romani capitanati da Angelo Camilli.

Giorgia Meloni partecipa all’ultima Assemblea di Confindustria.. Il nuovo Presidente potrebbe dare un’impronta diversa a Confindustria, oggi appannata. In particolare, potrebbe riproporre la Questione Industriale, che è fondamentale in un momento tanto delicato come l’attuale. I giochi si faranno nei circa 30 giorni che vanno dal 15 febbraio alla metà di marzo, giorno più giorno meno. L’1 febbraio infatti verranno scelti i saggi (sorteggiati nell’ambito di una rosa indicata dagli ex presidenti) che vaglieranno le candidature a partire dal 15 febbraio, giorno del loro insediamento. E il 4 aprile si riunirà il Consiglio Generale, che eleggerà il Presidente da sottoporre all’Assemblea Generale del 18 aprile. Quest’ultimo, però, sarà un passaggio sostanzialmente formale, niente di più che una ratifica. Dunque il voto determinante sarà quello del 4 aprile, al quale si potrà presentare o un solo candidato, in modo unitario, oppure due

Ma quali sono i profili dei principali candidati? Quali storie e quali interessi li potrebbero portare a quella che talvolta viene definita la Quinta carica dello Stato? E soprattutto: che cosa vuole la base di imprenditori nei territori? Lo vedremo nel prossimo articolo, collegato a questo, che si può leggere anche QUI.”

Enrico Carraro, presidente Carraro Group e di Confindustra Veneto. E’ il più solido dei cosidetti candidati “minori” (il suo gruppo fattura sui 700 milioni, con obiettivo di 1 miliardo). Come ci può leggere nell’articolo collegatoa. questo, la sua candidatura è stata lanciata come una sorta di provocazione per spronare gli imprenditori veneti a farsi valere e, anche, per esprimere scontento verso la gestione “grigia” degli ultimi otto anni













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