Alla scoperta delle soluzioni di Enel X per l’efficientamento energetico delle imprese

di Barbara Weisz ♦︎ Due i modelli adottati: soluzioni chiavi in mano oppure l'approccio ESCo, in cui Enel X sostiene gli investimenti e realizza contratti di vendita a lungo termine per i clienti. L'importanza della digitalizzazione e il tema delle comunità energetiche. Ne parliamo con Fabio Grosso

Riduzione della spesa energetica e sostenibilità ambientale sono strettamente legati ai temi della crescita, dell’accesso al credito, e della digitalizzazione dei processi produttivi. In un momento caratterizzato da caro energia e crisi della supply chain, è il tema del giorno. Le soluzioni a disposizione sono molteplici: realizzare impianti di energia rinnovabile che soddisfino il proprio fabbisogno, entrare a far parte di una comunità energetica, effettuare interventi di efficientamento dell’intero processo industriale attraverso soluzioni mirate. Abbiamo intervistato Fabio Grosso, responsabile Industries Italia di Enel X, per cercare di capire in che modo l’azienda del gruppo Enel accompagna le imprese verso greenification e riduzione delle spese energetiche.

«Nel caso delle aziende industriali – spiega il manager -, in base all’esperienza che abbiamo maturato in questi anni c’è innanzitutto la necessita di customizzare la proposizione commerciale, quindi di sviluppare soluzioni su misura per le esigenze del segmento specifico». Anche perché «altrimenti il rischio è quello di rimanere ancorati ad un approccio consulenziale standard, pensando che attraverso una diagnosi energetica, oppure dalla raccolta dei dati di consumo in un foglio excel, sia possibile individuare soluzioni utilizzando semplicemente business case già sperimentati in altri settori. Abbiamo sperimentato che questo non funziona, bisogna conoscere il processo industriale, soprattutto sapere per quali attività vengono utilizzati i diversi vettori energetici all’interno del sito».







La mission di Enel X, sul fronte dei servizi corporate, è quella di accompagnare le imprese nel percorso di transizione energetica, sia per ridurre la relativa spesa, sia per decarbonizzare i consumi. L’azienda, guidata da Francesco Venturini, nei primi nove mesi del 2022 ha fatturato 1,7 miliardi di euro, in crescita del 76% sul confronto 2021 (da sottolineare che ci sono circa 287 milioni di euro proveniti da cessioni), e ha investito 228 milioni di euro (+49 mln rispetto ai primi nove mesi 2021), soprattutto in Italia, Spagna, Stati Uniti, Perù, Brasile e Colombia. Sui temi corporate/b2b, Enel X si muove su due filoni:

  • ottimizzare la gestione dei vettori energetici. Qui, «la soluzione forse più frequente, è la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Questo perché, da un lato, raggiungono obiettivi di “greenification”, dall’altro riducono la spesa energetica e diventano anche strumento di stabilizzazione dei relativi costi su un orizzonte di lungo periodo. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (es. fotovoltaico, eolico), ha un “costo di generazione nullo”. Il costo è solo relativo al piano di rientro dall’investimento. La maggiore autonomia energetica consente, essendosi slegati dall’andamento dei prezzi dei combustibili, di ottimizzare la spesa di approvvigionamento nel breve e medio-lungo periodo, diventando meno esposti alle fluttuazioni del mercato”.
  • Ridurre i consumi elettrici con interventi di efficientamento. Tali interventi possono riguardare semplicemente i sistemi ausiliari (ad esempio: sale compressori o centrali termiche e frigorifere) oppure si possono realizzare intervenendo sul processo produttivo.

 

Il modello di business

Fabio Grosso, responsabile Industries Italia di Enel X

Sia per quanto riguarda gli impianti, sia per gli interventi di efficientamento energetico, l’azienda ha due modelli di business. «Il primo è la vendita di una soluzione chiavi in mano: andiamo a dimensionare la soluzione ottimale, dal punto di vista ingegneristico, per il cliente finale, e siamo poi in grado di vendere il progetto chiavi in mano. Poi esistono diverse soluzioni di pagamento: può essere un finanziamento o un leasing». L’altro è il modello ESCo: «in questo caso siamo noi a sostenere l’investimento. Realizziamo l’impianto, facciamo un contratto di vendita di un vettore energetico di lungo periodo con il cliente, e c’è una condivisione del beneficio con il cliente. La nostra remunerazione è la quota parte del beneficio dell’intervento che andiamo a realizzare. Tipicamente questi sono contratti a dieci anni». Sulle ESCo, Industria Italiana ha appena pubblicato questo utile approfondimento.

 

I vantaggi della greenification

«L’elettrificazione dei consumi industriali, se abbinata alla produzione di energia rinnovabile, consente all’impresa di avvicinarsi all’obiettivo Net Zero, riducendo l’approvvigionamento da vettori energetici soggetti ad emissione di Co2». Questo è un obiettivo previsto anche dalle strategie italiane (Pnrr), europee (RepowerUe), internazionale (cop26). Ma al di là di aspetti che hanno anche a che fare con questioni regolatorie, il salto green consente di ridurre i rischi legati all’approvvigiionamento e agli shock energetici (come vedremo, la congiuntura attuale in questo senso ha un impatto), risparmiare sui costi di produzione, rendere più efficienti gli impianti, rinforzare eventualmente il rapporto con il territorio. Piuttosto che facilitare l’accesso al credito: «sempre più spesso gli istituti di credito per finanziare un’azienda richiedono che rispetti dei parametri di sostenibilità ambientale». Quindi, la sostenibilità ambientale è «un driver che le aziende stanno scontando come una necessità, non solo per ridurre spesa energetica, ma anche per poter accedere ai finanziamenti», e questo «consentirà all’impresa di essere più attrattiva verso il sistema finanziario, investire nell’ammodernamento dei processi e quindi più competitiva sul mercato».

 

L’impatto del caro energia e della crisi della supply chain

Enel comunità energetica

Il caro energia sta contribuendo parecchio a sensibilizzare le aziende a cercare soluzioni di sostenibilità. Questo è vero soprattutto per le piccole imprese, che in genere non hanno un energy manager. «Per anni abbiamo provato a proporre a queste aziende interventi di efficientamento energetico, ma mancava la sensibilità che questa situazione macroeconomica ha generato. «Oggi invece l’aumento così elevato del costo dell’energia ha fatto sì che qualunque imprenditore sia particolarmente sensibile a questi temi». Un altro tema non banale da gestire oggi è quello dell’approvvigionamento delle materie prime e della logistica. «Per esempio, per quanto riguarda il fotovoltaico, nell’attesa che venga completata la giga factory che stiamo sviluppando come Gruppo Enel a Catania, che prevederà un’importante produzione di moduli da mettere a disposizione del Sistema Italia, la maggior parte della produzione di moduli fotovoltaici è di provenienza cinese. Questo comporta, per gli operatori di mercato, la necessità di mantenere un magazzino, con la conseguente immobilizzazione di risorse e costi di gestione. E’ un elemento su cui porre attenzione, in passato non ce n’era bisogno perché il costo del modulo era in discesa e non c’è mai stato un problema di approvvigionamento. Il mercato è cambiato, e cosi anche la logica della supply chain».

In questo periodo c’è pero un collo di bottiglia rappresentato dalla capacità di installazione, di execution di questi interventi. «E’ un tema che non riguarda solo il nostro network di partner, installatori, società di ingegneria. Riguarda il sistema Italia, che presenta una carenza strutturale di profili tecnici. C’è un gap fra domanda e offerta. Come Gruppo Enel noi abbiamo avviato diverse attività, investendo anche in formazione dei nostri partner tecnici, per far sì che possano attingere a nuove risorse e formare figure professionali. Cosi da poter costruire un network consolidato per attuare gli interventi di efficientamento energetico».

 

Applicazioni industriali di efficientamento energetico

La mission di Enel X, sul fronte dei servizi corporate, è quella di accompagnare le imprese nel percorso di transizione energetica, sia per ridurre la relativa spesa, sia per decarbonizzare i consumi

Un caso che sintetizza bene il valore di un intervento di efficientamento energetico è partito dalla Sardegna. E’ stata effettuata «un’analisi sul territorio per mappare tutti i caseifici e capire come viene generato il vettore termico. Tipicamente, queste aziende utilizzano vapore per il processo di pastorizzazione. In alcuni processi è possibile utilizzare un’energia meno nobile, l’acqua calda, e quindi utilizzare la pompa di calore per generare lo stesso vettore energetico. L’elettrificazione, se abbinata ad impianti di generazione a fonte rinnovabile, permette quindi di non bruciare più combustibili fossili per generare il vettore termico, ma si utilizza appunto l’elettricità, e si migliora allo stesso tempo la qualità del prodotto. Abbiamo rilevato questa compatibilità della soluzione con il processo di pastorizzazione e la stiamo replicando nel resto d’Italia, andando a insistere sui caseifici». In ambito industriale un’altra opportunità è rappresentata da processi industriali che necessitano di temperature superiori a 85 gradi: «in questo caso si può utilizzare una pompa di calore acqua-acqua, partendo da una sorgente gratuita a 20 gradi già presente all’interno del processo produttivo ed oggi non utilizzata». In ogni caso, il senso è che «per ogni processo produttivo individuiamo la soluzione più efficiente ed economica, che possa accompagnare il cliente nel percorso di sostenibilità ambientale e di riduzione della spesa energetica».

 

Il rapporto fra digitalizzazione e trasformazione green

Enel comunità energetica

Il livello di digitalizzazione delle imprese è un aspetto rilevante, soprattutto nella fase di disponibilità dei dati di consumo. «Per esempio nella fase di misurazione delle modalità di consumo dei vettori energetici». Una digitalizzazione in chiave 4.0 consente di studiare soluzioni più fitting rispetto ai fabbisogni, «si evitano logiche piu ingegneristiche, prudenziali, che portano a sovradimensionare gli impianti. Quindi la digitalizzazione, e la misura capillare dei consumi, aiutano a ottimizzare gli investimenti». Un altro vantaggio è «l’attività di digitalizzazione, per remotizzare e automatizzare la gestione dei carichi di consumo, i macchinari del cliente. Per esempio, quando si utilizzano i gruppi frigoriferi, o banalmente anche le attività di raffrescamento di un ambiente in un settore industriale.

«Ci sono aree con necessità di mantenere un certo livello di temperatura ambiente – lavoro. Si usano tool e algoritmi per poter gestire da remoto ed in maniera dinamica i set-point delle macchine, minimizzando la spesa energetica e garantendo al cliente lo stesso livello di comfort/servizio richiesto. Allo stesso tempo, sfruttando l’inerzia dell’edificio, potrei spostare anche il consumo da un’ora all’altra, valorizzando il differente costo orario dell’energia elettrica». L’interlocuzione è più facile quando l’azienda è più strutturata e ha un energy manager. In generale, comunque «quando proponiamo di intervenire sul processo industriale, c’è una diffidenza importante, che viene superata quando dimostriamo di avere competenze tecniche. E di aver sviluppato casi concreti, misurati, anche in relazione a processi industriali».

 

Le comunità energetiche

Il ceo di Enel X Francesco Venturini

Una strada su cui Enel X sta puntando molto è quella delle comunità energetiche. Innanzitutto, spiega Grosso, «abbiamo colto con favore il documento di consultazione pubblicato dal ministero dell’Ambiente e della Transizione energetica, che dovrebbe essere la finestra ultima per uscire con incentivi a supporto delle comunità energetiche. E’ un strumento che abiliterà un’ulteriore diffusione delle rinnovabili con importanti benefici economici, ambientali e sociali». In che modo le comunità energetiche coinvolgono le imprese? «Ci sono due modalità. L’impresa, definita “prosumer”, può mettere a disposizione una superficie su cui realizzare un impianto fotovoltaico. E’ il caso per esempio di un’impresa che ha magazzini con ampie superfici disponibili per l’installazione ma consumi energetici non elevati» Un’altra possibilità, ad esempio per le imprese che non hanno la possibilità di installare impianti che producano più del fabbisogno aziendale, è quella di partecipare «mettendo a disposizione della comunità il proprio consumo, ottenendo un beneficio economico per la partecipazione. Queste imprese si definiscono “consumer”».

Funziona nel seguente modo: «la comunità energetica si basa sul concetto che in un’area geografica limitata, di prossimità, io posso inserire diversi impianti rinnovabili (fotovoltaico, eolico), di taglia massima pari a un mega watt, e poi condividere virtualmente l’energia prodotta e non auto-consumata con consumatori che devono però essere sottesi alla stessa cabina primaria. Non c’è concomitanza fisica fra produzione e consumo, nel senso che non deve esserci nello stesso sito industriale produzione e consumo ma è una condivisione virtuale di prossimità». Esempio: «su un terreno industriale viene un impianto fotovoltaico da un megawatt. Ho due aziende, che virtualmente (non c’è cavo elettrico), consumano nelle stesse ore in cui c’è la produzione dell’energia. La comunità energetica, per questa condivisione territoriale (perimetro della cabina primaria) fra produzione e consumo virtuale, riceve un incentivo, che viene ripartito fra i soggetti appartenenti alla comunità stessa. In parte a chi ha investito nell’impianto, il resto agli iscritti che mettono a disposizione il proprio consumo». Alle comunità energetiche possono aderire aziende, cittadini ed enti pubblici creando un ecosistema virtuoso per il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica e di riduzione della spesa energetica. Le comunità energetiche, oltre a stimolare ulteriormente l’utilizzo di rinnovabili, abilitano in modo virtuoso l’elettrificazione dei consumi, e «favoriscono l’ottimizzazione della rete di distribuzione italiana. Perché il fatto di avere prossimità fra produzione e consumo fa sì che venga utilizzata meno la rete di trasmissione, concentrando in loco produzione e consumo».

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 9 dicembre 2022)














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