Transizione green: tutto quello che c’è da sapere sulle Energy Service Company (ESCo)

di Marco de' Francesco ♦︎ Nel modello ESCo sono le aziende energetiche che sostengono gli investimenti per l'efficientamento e rimangono proprietarie degli impianti per un certo numero di anni. Occupandosi di tutto e cedendo energia a prezzi concorrenziali. In Italia sono già certificate ESCo A2A Energy Solutions, Hera, Iren, Enel X, Abb Italia, Schneider Electric.Vittorio Cossarini, presidente di AssoESCo. ci spiega come funziona questo modello

Spesso le aziende manifatturiere vorrebbero realizzare interventi di risparmio energetico, ma incontrano inevitabilmente tre ostacoli: il primo è il finanziamento di attività non-core; il secondo è la loro gestione, che implica la destinazione di personale ad attività non produttive; il terzo è la difficoltà di prevedere il ritorno nell’investimento, questione assai complicata nel caso, ad esempio, della cogenerazione. E quindi, alla fine, si decide di non fare niente.

Una possibilità è quella di utilizzare le competenze delle ESCo (Energy Service Company), le 1.025 società certificate di servizi energetici che in Italia rappresentano una realtà da oltre 3 miliardi di euro. Sono nate sotto la spinta della Commissione Europea. Tra queste, ad esempio quelle rappresentate dai membri del comitato direttivo di AssoESCo, l’associazione di categoria nata nel 2005 che riunisce oltre settanta aziende italiane: il presidente Vittorio Cossarini (Telos), la vicepresidente Simona Ferrari (Engie), i consiglieri Giacomo Cantarella (Epq), Giuseppe Caruso (Solgen), Mauro Ciccarelli (Sea), Giorgia Farella (Eye), Giuseppe Tornabene (Edison), Francesco Ricciardi (Renovit), Fabio Grosso (Enel X), Roberto Olivieri (Teraenergy) e Leonardo Santi e Andrea Tomaselli (E-On).  Si nota, peraltro, che sono certificate ESCo anche aziende legate a multiservizi (A2A Energy Solutions, Hera, Iren), del settore energetico (Enel X) o colossi delle infrastrutture e dell’hardware elettrico (Abb ItaliaSchneider Electric).







Cosa fanno, queste ESCo? Anzitutto, realizzano una diagnosi energetica, per capire quali interventi realizzare per favorire l’indipendenza e il risparmio energetico dell’azienda. Poi, finanziano direttamente l’intervento (anche ricorrendo a capitale di fondi, se necessario) e lo pongono in essere. Per un certo numero di anni restano proprietarie di quest’ultimo e lo gestiscono liberando l’impresa da ogni incombenza; inoltre, cedono energia all’azienda con uno sconto considerevole. Peraltro, dal momento che la remunerazione della ESCo è legata direttamente e per contratto ai risparmi energetici conseguiti dall’utente, questa ha tutto l’interesse affinché l’impianto sia il più efficiente possibile. È questa convergenza di interessi a rendere interessanti la ESCo agli occhi delle imprese. Peraltro, si apre un’altra via, che può prevedere la partecipazione sia delle aziende manifatturiere che delle ESCo: la comunità energetica – una forma di condivisione dell’energia autoprodotta da più soggetti. Su tutto ciò abbiamo intervistato il presidente di AssoESCo Vittorio Cossarini

 

D: Che cos’è una ESCo? Come la definirebbe?

Il presidente di AssoESCo Vittorio Cossarini

R: Tecnicamente, le ESCo sono società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica, assumendo su di sé il rischio tecnico dell’iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento. I risparmi economici ottenuti vengono condivisi fra la ESCo ed il cliente finale nell’ambito dei c.d. Contratti EnPCEnergy Performance Contracts. Per fare questo, la ESCo integra competenze tecnologiche, di finanza e di normativa (inclusa la conoscenza degli incentivi pubblici) che ha un ruolo rilevante in tutto ciò che riguarda l’energia elettrica. Ma soprattutto è importante il ruolo chiave che la ESCo assume nella gestione dell’intervento di efficienza. La ESCo non lascia mai solo il cliente, ma gestisce l’intervento negli anni, per l’interesse comune di ottimizzarne il rendimento: la ESCo infatti guadagna in proporzione al risultato. Si stabilisce una perfetta coincidenza di interessi fra il Cliente e l’Operatore.

D: Può fare un esempio di attività che la ESCo può svolgere a favore di un’impresa manifatturiera?

R: Ad esempio, una azienda manifatturiera può accordarsi con una ESCo affinché questa installi sul tetto dello stabilimento e gestisca un impianto fotovoltaico. Questo resta di proprietà della Esco per un periodo contrattuale di norma fra 5 e 10 anni, in funzione delle previsioni di rendimento; la ESCo lo gestisce sotto ogni profilo, e cede l’energia da esso prodotta all’azienda ad una tariffa calmierata rispetto al tariffa di bolletta; al termine del contratto l’impianto diventa proprietà dell’impresa che lo ospita e incassa tutto il corrispettivo della produzione energetica dell’impianto. Ovviamente, nel periodo contrattuale la ESCo ha ammortizzato l’investimento, coperto il costo del capitale investito e, non secondario, ha guadagnato un po’. Un modello analogo può essere adottato un impianto di cogenerazione ad alta efficienza, che produce contemporaneamente energia elettrica e calore utilizzabili nei processi industriali. Anche in questo caso, il cogeneratore resta per anni di proprietà della Esco, per poi essere ceduto all’azienda.

modelli di business ESCo secondo un’indagine dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano

D: Che cos’è il finanziamento tramite terzi?

R: È uno strumento finanziario: l’intervento di efficienza promosso dalla ESCo non è finanziato dall’azienda cliente, ma da un operatore “terzo”, che può essere la stessa Esco o un fondo, un istituto bancario o anche una più innovativa operazione di crowdfunding o anche. In tutti i casi, l’investimento e il rischio finanziario non sono in carico all’Azienda cliente finale, ma, appunto, ad un terzo. Questo consente alle aziende di concentrarsi sul core business e di non esporsi finanziariamente. Così, l’impresa risolve i suoi problemi di investimento e può concentrare i propri sforzi in attività core. Va detto che la stipula di contratti EnPC è più facile nel caso di efficienza nella generazione di energia (fotovoltaico e cogenerazione sono gli esempi più tipici), o del relamping mentre è più complicato nel caso di riduzione dei consumi termici.

D: Perché è più facile finanziare il fotovoltaico o cogenerazione piuttosto di una riduzione dei consumi termici?

Un cogeneratore AspecGen. Sono in produzione modelli da 140 kW fino a 5 MW

R: Perché nel primo caso l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico o dal cogeneratore è misurata dal contatore e è sufficiente compararne il costo con l’acquisto da rete per calcolare il risparmio da condividere. Quando invece si riduce un consumo termico, o di una sala compressori, si interviene direttamente sugli impianti, e si deve calcolare l’energia consumata dopo l’intervento, con l’energia che si sarebbe consumata prima dell’intervento. Ma l’impianto di prima non c’è più, quindi si procedere di stima, con algoritmi condivisi fra ESCo e Cliente. E’ più complicato. Diciamo comunque che in linea di massima un investimento per cui val la pena affrontare la complessità di un contratto EnPC parte da circa 150 mila €. Più si sale con la cifra, meno impatta il costo contrattuale sul rendimento dell’intervento.

D: Quali altre attività possono svolgere le ESCo per le aziende manifatturiere?

R: In genere, si parte dalla diagnosi energetica preceduta, o seguita, dalla installazione di sistemi di misura dei consumi energetici. Non si può dire di conoscere quello che non si misura. Poi si cerca di partire dagli interventi che promettono maggior risparmio; oppure dagli interventi più semplici e misurabili, come il fotovoltaico. MA ci sono possono essere tanti sprechi che richiedono interventi: Sale compressori, motori elettrici, illuminazione. E poi la razionalizzazione dei consumi termici. Un esempio (vissuto)che mi piace fare è questo: in un certo stabilimento produttivo ci siano due processi, uno che funziona a 22 gradi centigradi e l’altro a 27. Se entrambi utilizzano la stessa vasca a 27 gradi, c’è senz’altro troppo consumo termico: in questo caso si possono realizzare due vasche a temperatura differente. Così come i sistemi di recupero termico dalla produzione di freddo alla installazione di pompe di calore, che utilizza l’energia termica che proviene da fonti rinnovabili esterne, come l’aria, l’acqua e il sottosuolo.

percentuale di aziende che si dichiarano ESCO per settore secondo la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia

D: Conviene sempre partire dalla diagnosi energetica?

R: Sì. Il problema è che oggi molte aziende cercano di ottenere diagnosi energetiche a basso prezzo, come si fa per gli edifici, da parte di esperti che, con quattro o cinque giorni di lavoro, chiedono un compenso di 1.500 euro. In questo modo si è conformi a certe normative; ma naturalmente, ciò non porta alcun beneficio all’azienda: per una diagnosi più approfondita, per trovare le cose che non vanno, occorrono analisi approfondite, di almeno tre settimane. Le Esco, normalmente, fanno queste indagini prolungate, che però hanno altri costi.

D: Le ESCo fanno anche studi di prefattibilità?

Pannello fotovoltaico Hetero Junction Technology – HJT. Fonte Enel Green Power

R: Le macro opportunità di risparmio sono spesso visibili all’occhio di un esperto, ma comunque il potenziale di saving va analizzato e misurato. E per approfondire occorre un diagnostico sistematico; per cui SI, si dovrebbe partire dalla Diagnosi energetica e delle misure per consentire al Cliente di scegliere a ragion venuta le priorità di investimento. Elaborando i dati, si possono realizzare anche studi di prefattibilità. Se si capisce che c’è del potenziale, in termini di risparmio energetico, si parla con il cliente. Poi spetta a lui decidere se procedere o meno e con quali priorità. Spesso le ESCo elaborano per i Clienti pre-fattibilità a titolo gratuito che ipotizzano futuri interventi. E si accordano con il Cliente che se la fattibilità reale conferma le ipotesi, allora il cliente è obbligato a procedere e il costo della fattibilità viene annegato nl contratto finale. Altrimenti il Cliente è obbligato a pagare la fattibilità. Se invece la fattibilità non conferma i dati, è a carico della ESCo.

D: Cosa c’entrano le aziende manifatturiere con le comunità energetiche di cui si parla tanto in questo periodo?

R: Alla fine, una comunità energetica è un’associazione composta da più soggetti, pubblici e privati, che scelgono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’autoconsumo grazie ad un modello basato sulla condivisione. Possono partecipare non solo i cittadini e le attività commerciali, ma anche le aziende.

principali clienti delle ESCo secondo la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia

D: Conviene alle aziende manifatturiere?

R: Non c’è una regola, si deve analizzare caso per caso. A esempio, affinché un impianto fotovoltaico sul tetto di una azienda sia finanziabile da una ESCo è in linea di massima necessario che l’energia prodotta dall’impianto sia consumata dalla stessa Azienda all’80%. Sotto, i rendimenti pe le ESCo non sono sufficienti. La Comunità energetica consente di cedere l’energia consumata ai terzi facenti part della Comunità e di ottenere anche un incentivo. Quindi l’Azienda può installare un impianto più grande, valorizzando i propri asset. Ne sapremo di più fra poche settimane con l’uscita del decreto attuativo sulle Cer (Comunità Energetiche Rinnovabili) Ma il modello sembra molto promettente.

D: Quali sono i vantaggi per l’azienda manifatturiera di fare questi interventi green grazie alle ESCo?

R: Anzitutto, mai come di questi tempi è emersa la necessità dell’indipendenza energetica, non solo della riduzione dei costi: non c’è dubbio che chi dispone di energia certa goda di un vantaggio competitivo intrinseco. In secondo luogo c’è una questione reputazionale: oggi un’azienda non viene più valutata solo per la sua produzione, ma per un contributo più ampio che offre al mondo, nelle questioni ambientali e sociali. Ciò si riflette nelle valutazioni che gli istituti di credito o i fondi fanno quando si tratta di concedere mutui o di investire sull’impresa. Anche perché il percorso che l’azienda fa con la ESCo è, come si è detto, sempre misurabile. Inoltre, della gestione e delle assicurazioni sull’impianto se ne occupa la ESCo: l’azienda si libera di incombenze che non sono core. Infine, lo stabilimento dotato di impianti energetici vale di più.

principali tipologie di intervento secondo la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia

D: Ci sono degli svantaggi?

R: L’azienda cliente deve sapere che se la produzione cala o se chiude un comparto deve farsi carico degli extra-costi della ESCo.

D: La ESCo certifica i risultati conseguiti dall’azienda manifatturiera?

R: Sono certificati i misuratori e gli algoritmi di calcolo sono concordati con il cliente. E il sistema metodologia-misura è validato dal Gse quando si accede agli incentivi per l’efficienza energetica.

D: Le ESCo fanno anche interventi di Industria 4.0?

La costruzione dell’impianto di Sant’Agata Bolognese (courtesy Hera)

R: Si, perché la digitalizzazione è il più importante fattore abilitante di interventi di efficienza energetica.

D: Quali sono i vantaggi per la ESCo?

R: La ESCo, almeno per un certo numero di anni, è proprietaria dell’impianto: ne condivide i risparmi – più sono alti, più la ESco guadagna. Dunque si assiste ad un allineamento, ad una coincidenza di interessi tra la ESCo e l’azienda, circostanza che rende il sistema virtuoso e vincente. Alla ESCo conviene che l’impianto sia il più efficiente possibile, e anche all’azienda.

D: Quali settori manifatturieri hanno più bisogno delle ESCo?

R: Tutti a partire da quelli più energivori: e quindi acciaierie, cartiere, ma anche aziende meccaniche, alimentari, tessili, galvaniche, della plastica, della gomma e del legno, chimiche e altro.

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 9 dicembre 2022)














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