AlixPartners: per il 98% dei ceo necessario cambiare business model entro tre anni

È quanto emerge dal Disruption Index realizzato dalla società di consulenza. In Italia l’86% degli intervistati lo sta già cambiando o lo farà entro 12 mesi

Rinnovare completamente il modello di business entro 3 anni: è questa l’urgenza per il 98% dei top manager delle grandi aziende a livello globale. È quanto emerge dalla quarta edizione dell’AlixPartners Disruption Index, un’indagine realizzata annualmente dalla società di consulenza globale, che nel 2022 ha intervistato 3.000 ceo e dirigenti senior di 9 Paesi (Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Svizzera, Cina, Giappone) per identificare l’impatto della disruption sulle loro organizzazioni. Per disruption AlixPartners intende le forze che muovono imprese, mercati, reti di valore e modelli operativi come risultato dei cambiamenti economici, sociali, regolamentari, tecnologici, ambientali e politici in atto a livello mondiale. Il 31% dei ceo ha già iniziato a cambiare modelli di business, e mentre l’85% trova sempre più difficile sapere da dove cominciare, il 75% teme che la propria impresa non si stia adattando abbastanza rapidamente. Infine, il 56% afferma che i progressi tecnologici si susseguono a un ritmo tale che la propria organizzazione non riesce a tenere il passo.

«La pandemia ha costretto i leader aziendali a fare i conti con l’inevitabilità della disruption, ma come abbiamo visto in seguito, si è trattato solo di una prova generale – dichiara Simon Freakley, ceo di AlixPartners – L’ambiente aziendale di oggi è più difficile e più perturbato che mai e questo non cambierà presto. Per coloro che si muoveranno con decisione e al passo con i tempi, ci sarà un’enorme opportunità di adattarsi e prosperare in mezzo all’inarrestabile disruption». Il 78% dei ceo ha ammesso di essere stato fortemente impattato dalla disruption negli ultimi 12 mesi, una percentuale aumentata di 10 punti rispetto a un anno fa. E l’82% degli intervistati dà per scontato che nei prossimi mesi ci sarà un rallentamento dell’economia, o una recessione, e che la frenata durerà oltre l’anno. Di conseguenza un top manager su due (il 53%) si aspetta un impatto grave o significativo sui ricavi a causa della recessione, mentre il 48% afferma di aver subito l’effetto negativo dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse.







Anche se il tema della catena di approvvigionamento resta caldo, il 44% si aspetta un ridimensionamento del problema nei prossimi 12 mesi. Sul fronte della transizione climatica, la percentuale di dirigenti che dichiarano che le questioni ambientali e sociali hanno avuto un impatto molto o estremamente significativo sulla loro attività è aumentata di 8 punti, raggiungendo quota 45%. Importante anche il tema del declino demografico: il 47% riferisce di aver dovuto utilizzare la tecnologia per aumentare la produttività a fronte della carenza di forza lavoro. In base alle risposte dell’indagine, i settori che risultano più colpiti dalla disruption a livello globale sono l’energia, i prodotti di consumo e l’aerospace. In particolare, a temere che la loro azienda non si stia adattando abbastanza velocemente per stare al passo con la disruption sono i top manager del settore energia, seguito dalle telecomunicazioni, dal retail e dai prodotti di consumo.

Rinnovare completamente il modello di business entro 3 anni: è questa l’urgenza per il 98% dei top manager delle grandi aziende a livello globale. È quanto emerge dalla quarta edizione dell’AlixPartners Disruption Index. Il 31% dei ceo ha già iniziato a cambiare modelli di business, e mentre l’85% trova sempre più difficile sapere da dove cominciare, il 75% teme che la propria impresa non si stia adattando abbastanza rapidamente

Italia

Tra i Paesi più colpiti dalla disruption c’è l’Italia, dove l’86% degli intervistati (la percentuale più alta rispetto alle altre nazioni) riferisce che sta già cambiando il modello di business o che lo farà entro 12 mesi. La catena di approvvigionamento rimane una delle principali prove: per il 60% dei ceo italiani la supply chain costituisce oggi una sfida ancora più grande rispetto a un anno fa e per il 55% lo sarà ancora di più tra 12 mesi.

«Le ultime previsioni sulla crescita del Paese sono meno preoccupanti di quanto non fosse qualche mese fa, anche se lo spread tra inflazione attesa e crescita del PIL rimane elevato e critico nel medio periodo. E il Pnrr potrebbe offrire opportunità per finanziare il progresso tecnologico: in Italia l’89% prevede infatti un budget di investimenti in tecnologia uguale o addirittura superiore a quello dell’anno scorso (vs. un media europea all’87%) – commenta Dario Duse, Country Leader Italia di AlixPartners – Un segnale positivo arriva anche dall’86% dei 200 manager intervistati che dichiarano di star già cambiando o cambieranno il proprio modello di business nei prossimi 12 mesi: guidare e attuare il cambiamento è fondamentale per cogliere le numerose opportunità collegate».














Articolo precedenteIungo, la piattaforma di supply chain collaboration per potenziare gli scambi commerciali fra Italia e Germania
Articolo successivoAziende industriali & skill shortage: people strategy, il metodo Vertus per uscire dell’impasse






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui