Ma che senso ha parlare oggi di 4.0? E a che cosa servono le associazioni di categoria?

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di Marco de’ Francesco ♦ Macchine per assemblaggio: fare sistema certificando le competenze. Dal convegno preparatorio di Sps Ipc Drives Italia – fiera dell’automazione e del digitale ( Parma 22-24 maggio ) – spunti e indicazioni operative per le strategie industriali e associative

La necessità di arricchire i prodotti con tecnologie non ancora implementate da singole aziende ma sviluppate da altre imprese di comparto, impone il ripensamento delle filiere e del ruolo delle associazioni industriali di riferimento. Le competenze proprie di un certo settore vanno codificate e certificate: in questo senso, il Know-how assume una dimensione di sistema. Queste attività di definizione, regolamentazione e garanzia costituiscono dunque il nuovo compito delle associazioni che, come Aidam, Anie Automazione e Assofluid, hanno partecipato ieri all’evento di presentazione dati “Analisi del fabbisogno tecnologico del comparto macchine per assemblaggio”, organizzato a Bergamo da Sps Ipc Drives Italia, la rassegna dedicata all’automazione e al digitale (legata al gigante tedesco Messe Frankfurt) che si terrà a Parma dal 22 al 24 maggio. È emerso, peraltro che occorre più coesione tra le componenti delle filiere, perché c’è di mezzo una competizione sempre più serrata tra territori.

 







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Il know-how non è solo il valore più importante dell’azienda: deve assumere una dimensione di sistema

Questo significa che le competenze proprie di un certo settore vanno codificate e certificate. Questo è il nuovo compito delle associazioni industriali di categoria. Anzitutto, Domenico Di Monte, di Assofluid, ha fatto il quadro dell’associazione che presiede. «È – ha affermato – una componente importante della filiera che riguarda le macchine di assemblaggio. Fornisce soluzioni di olio-idraulica, di pneumatica, e sempre più spesso di attuazione elettrica. Un mercato che in Italia genera un giro di affari di circa 3,9 miliardi di euro. Si pensi che nel primo trimestre del 2018 la produzione nazionale in ambito pneumatico è aumentata del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; quella relativa all’idraulica ha fatto registrare un rialzo ancora maggiore, pari al 14%. Insomma, stiamo parlando di un settore che cresce, in Italia e all’estero. Infatti il mercato di comparto, a livello mondiale, è quasi raddoppiato, e vale attualmente circa 40 miliardi di euro».

Secondo Di Monte, le aziende di comparto oggi sono chiamate a sviluppare non solo le tecnologie proprie del settore, ma anche altre, in vista della soddisfazione del cliente finale. Per il presidente «sempre più spesso l’offerta delle nostre aziende è caratterizzata dall’utilizzo combinato di più tecnologie, perché è questo il modo per risolvere esigenze che il cliente ha indicato come rilevanti. Quel cliente, peraltro, potrebbe essere una azienda associata all’Aidam che produce macchine di assemblaggio». Dal momento che si tratta di associare più tecnologie, e dal momento che queste possono essere in uso presso altre aziende di comparto o di filiera, è bene, secondo Di Monte, ragionare appunto in termini di filiera, di sistema: «La cosa più importante, secondo me, è capire che il know-how non è solo un patrimonio aziendale. Non solo, anche se lo è di sicuro: altrimenti, se il know-how fosse di esclusiva pertinenza di un tecnico determinato, e non dell’azienda, che cosa accadrebbe se il dipendente trovasse lavoro altrove? Dunque il know-how è il vero valore dell’azienda. Ma bisogna fare in modo che il know-how abbia una dimensione di sistema».

In pratica, le competenze tipiche di un certo settore, oltre che essere diffuse tra le aziende che ne fanno parte, devono essere codificate e certificate. «È un po’ quello che fa Assofluid: abbiamo messo al lavoro 16 aziende per codificare le competenze, e cioè per descrivere dettagliatamente in un testo in che cosa consistano veramente. E certifichiamo dei centri in Italia, che a loro volta attestano le competenze degli utenti che seguono un percorso determinato». L’associazione, cioè, si fa garante del know-how di sistema, e quindi delle competenze specifiche proprie di un certo contesto. «D’altra parte – ha affermato il presidente – è cambiato il driver che porta le imprese ad associarsi: prima era il prodotto, e così tutte quelle accomunate da una certa produzione si associavano per fare economie di scala e ricevere servizi comuni; ora sono le tecnologie e le competenze. Le nostre stanno diventando sempre più associazioni di competenze affini nell’ambito della filiera logistico produttiva».

 

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Gianluigi Viscardi, Cluster Tecnologico Nazionale Fabbrica Intelligente

Le filiere devono digitalizzarsi

A tal fine, uno dei mezzi a disposizione è la realizzazione delle “fabbriche-faro”, veri e propri modelli di trasformazione digitale e punti di riferimento per le piccole e medie imprese. Ci sta lavorando il Cluster Tecnologico Nazionale Fabbrica Intelligente, guidato da Gianluigi Viscardi. Questi ieri ha chiarito che ci sono quattro fabbriche-faro in corso di definizione. Una è l’impianto ABB di Dalmine (Bergamo). «Manca poco – ha affermato Fabio Golinelli, ‎Supply Chain Management & Production Processes Manager di ABB -: è stato approvato il progetto preliminare, si tratta di dettagliarlo e di richiedere finanziamenti regionali. Dalmine fungerà da esempio per le aziende del territorio, che avranno la possibilità di mutuare le tecnologie presenti nello stabilimento».

 

Roberto Vavassori, Direttore Business Development di Brembo

Verso filiere sempre più integrate

Brembo è un’azienda bergamasca (di Stezzano) specializzata nello sviluppo e nella produzione di impianti frenanti per veicoli. È quotata alla Borsa di Milano nell’indice FTSE MIB. I ricavi netti consolidati del gruppo ammontano a 2,4 miliardi di euro, in aumento dell’8,1% rispetto al 2016. Brembo è presieduta da Alberto Bombassei, e ha quasi 10mila dipendenti. Sta investendo molto nella trasformazione degli impianti: si parla di una spesa di 100 milioni di euro. «Abbiamo assunto una maggiore consapevolezza di essere parte di una filiera, che però va maggiormente integrata – ha affermato Roberto Vavassori, Direttore Business Development di Brembo -. Questa consapevolezza è strategica e dovrebbe essere più diffusa tra le aziende. Noi la richiediamo alle imprese con le quali collaboriamo. Se, ad esempio, in vista della realizzazione di un prodotto, ci rivolgiamo ad un costruttore di strumenti di assemblaggio, chiediamo che questi partecipi consapevolmente al nostro processo, e che sappia subito integrarsi nella visione e nella aspettativa del nostro cliente finale. D’altra parte, dobbiamo garantire la qualità dei prodotti meccanici e meccatronici con componenti elettroniche (realizzate da terzi); ma è chiaro che questa qualità non può che essere frutto del lavoro di tutta la filiera».

Occorre più coesione tra le componenti della filiera. Perché c’è di mezzo la competizione tra territori

«Per esempio – ha continuato Vavassori – noi operiamo in un territorio in grado di costruire con intelligenza “le macchine che costruiscono le macchine”; tuttavia, la competizione tra territori, in Europa, è sempre più forte, e pertanto dobbiamo diventare sempre più capaci nel realizzare filiere efficienti e integrate». Vavassori ha richiamato due espressioni della filosofia industriale giapponese: monozukuri e hitozukuri. E cioè: saper far bene le cose, e promuovere l’ingegno delle persone che lavorano in azienda. «Quello che facciamo è una espressione alta dell’intelligenza umana. Il progetto 4.0 e queste tecnologie che uniscono meccatronica, e digitalizzazione, possono far diventare il territorio una singola grande fabbrica integrata. E non è necessario che le aziende che ne fanno parte siano di grandi dimensioni, visto che queste tecnologie sono alla portata di aziende anche più piccole».

 

Roberto Filipelli, Cloud & Enterprise Partner Development Director di Microsoft

 

Anche secondo Roberto Filipelli, Cloud & Enterprise Partner Development Director di Microsoft, le dimensioni non sono determinanti: «Alleantia, una piccola impresa, ha aiutato Brembo, una grande azienda, a connettere 3mila macchinari. Fare ecosistema è importantissimo ed è molto efficace. Alleantia e Porta Solutions, altra piccola azienda, hanno dato peraltro vita ad una soluzione molto singolare: si sfrutta l’energia generata dall’arresto di un mandrino (attrezzo della macchina operatrice con funzione di sostegno per l’utensile, o di supporto per il pezzo durante la lavorazione) per avviarne altri. Questo produce un notevole risparmio di energia elettrica per tutte le aziende che utilizzano il sistema».

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La ricerca del Politecnico

Ieri è stata presentata anche la ricerca “Analisi dei fabbisogni tecnologici del comparto macchine di assemblaggio. Automazione. Digitale. Fluid Power”, realizzata dal Politecnico di Milano in collaborazione con Sps Ipc Drives Italia, fiera dell’automazione e del digitale (legata al gigante tedesco Messe Frankfurt) e con le associazioni di categoria Aidam, Anie Automazione e Assofluid. Sono stati analizzati i bilanci (del decennio 2007 e 2016) di 34 aziende, di cui 6 classificabili come Media Impresa e 28 come Piccola Impresa. Industria Italiana si è già occupata della ricerca. Una analisi può essere reperita qui.

 

Giambattista Gruosso, autore della ricerca

AIdAM

L’Associazione Italiana di Automazione Meccatronica, AIdAM, nasce nel 1999 per rappresentare al meglio, in Italia e soprattutto all’estero, il comparto industriale della Meccatronica. Con 70 associati, più di 2000 addetti impiegati e un fatturato di 600 milioni di euro, AIdAM è il punto di riferimento delle realtà aziendali che gravitano attorno a questa disciplina, dai costruttori di impianti di automazione “chiavi in mano” ai costruttori e distributori di sistemi e componenti, passando per la robotica e i sistemi di visione.

ANIE

ANIE Automazione, con oltre 100 aziende associate, rappresenta in Italia il punto di riferimento per le imprese fornitrici di sistemi e soluzioni tecnologiche all’avanguardia per l’automazione di fabbrica, di processo e delle reti. ANIE Automazione è una delle 14 Associazioni della Federazione ANIE e rappresenta nel sistema confindustriale i settori le cui tecnologie rivestono un ruolo cruciale nella cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Le soluzioni e i prodotti hardware e software sviluppati dai Soci di ANIE Automazione rendono possibile questa trasformazione verso una produzione più flessibile, efficiente e sicura.

ASSOFLUID

L’Associazione Italiana dei Costruttori ed Operatori del Settore Oleoidraulico e Pneumatico – fondata nel 1968, conta attualmente 180 aziende associate che rappresentano circa il 70% del mercato italiano. Con una produzione di 3,4 miliardi di euro, di cui il 65% esportato, e un mercato nazionale di 2,2 miliardi di euro (anno 2017), la realtà italiana della Potenza Fluida è la quinta assoluta al mondo, dopo USA, Cina, Germania e Giappone.

 

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Francesca Selva, Vice President Marketing Event Messe Frankfurt Italia

 Sps Ipc Drives Italia

Sps Ipc Drives Italia, fiera dell’automazione e del digitale (legata al gigante tedesco Messe Frankfurt) che si terrà a Parma dal 22 al 24 maggio. Rende noto che «investe sulla formazione e la diffusione di una cultura 4.0 sul territorio promuovendo analisi, approfondimenti e studi che permettano di avere un’immagine approfondita del mercato in diversi settori e ambiti industriali. Un percorso che è iniziato nel 2014 e continua grazie alla volontà nostra e dei Partner SPS Italia, di investigare in modo qualitativo e quantitativo il mercato».

 

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