Sostenibilità, reputazione, nuove opportunità: le certificazioni ambientali di prodotto (Epd) possono far decollare il business. Con Abb

di Marco De' Francesco ♦︎ Le Epd (Environmental product declaration) sono certificazioni che attestano il profilo ambientale di un prodotto. Garantiscono un vantaggio reputazionale, ma aprono a nuove opportunità di mercato. L'interruttore di media tensione a vuoto VD4. SimaPro: piattaforma per condurre studi di Analisi del Ciclo di Vita. Ce ne parlano Luca Marcolongo e Greta Bacchelli, product sustainability specialist in Abb

Interni dello stabilimento di Abb a Dalmine

Perché le aziende dovrebbero corredare i loro prodotti certificazioni ambientali di prodotto Epd e come dovrebbero organizzarsi al loro interno per avviare questo processo di certificazione? Occorre anzitutto spiegare di cosa parliamo. Le Epd (Environmental product declaration) sono certificazioni che attestano il profilo ambientale di un prodotto.
Sono documenti rilasciati da enti accreditati e certificano gli impatti ambientali dell’intero ciclo di vita di un prodotto, dalla sua produzione fino al suo smaltimento.
La metodologia alla base di una certificazione Epd prende il nome di Life cycle assessment (Lca) ed è una metodica di calcolo e rendicontazione degli impatti ambientali di un prodotto standardizzata, che considera tutti gli input e gli output di materia ed energia correlati a ogni fase del ciclo di vita del prodotto.
I certificati Epd, che corrispondono a un’etichettatura di prodotto di Tipo III (secondo le ISO 14025), sono quelli più conosciuti tra quelli che adottano la metodologia Lca. Questi certificati non garantiscono compliance con standard ambientali, ma sono una specie di passaporto del prodotto, che mostra i suoi impatti sull’ambiente e permette di avviare una serie di considerazioni che si affiancano alle tradizionali valutazioni economiche. Perché fare queste certificazioni e quali sono i vantaggi per un‘azienda? Le certificazioni sono a volte necessarie per partecipare a gare d’appalto, che sempre più spesso richiedono informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti offerti in fase di gara dando punteggi che privilegiano i prodotti meno impattanti sull’ambiente.

Questo perché gli utilizzatori sono sempre più interessati a fare acquisti responsabili e sostenibili. I vantaggi, per un’azienda, sono diversi: reputazionale, innanzitutto, ma anche quello di aprire nuove opportunità di mercato. Inoltre, attivando i processi interni necessari per la certificazione si favoriscono le collaborazioni con partner produttivi e commerciali stimolando l’ottimizzazione dei processi di produzione. Lo sa bene Abb (guidata in Italia dal country managing director Gianluca Lilli) operativa in diversi settori, come la distribuzione di energia, l’automazione e la robotica. Proprio di recente, infatti, l’azienda ha deciso di dotarsi di una certificazione Epd per alcuni prodotti, come l’interruttore di media tensione VD4, nella convinzione che la certificazione aggiunga valore al prodotto. La certificazione è stata prima verificata e poi pubblicata su un data-base globale da parte dell’ente specializzato Epd-Norway.







Vista aerea dello stabilimento Abb a Dalmine dove vengono prodotte apparecchiature di media tensione.

Come ci si organizza all’interno di un’azienda per attivare processi che supportino l’iter certificativo? Le procedure non sono semplici e molte realtà industriali non hanno funzioni dedicate al loro interno, per questo molte aziende si rivolgono a società specializzate che supportano tutto il processo di mappatura e orientano le aziende verso la certificazione che meglio può soddisfare le loro necessità. Abb ha deciso portare questa conoscenza al suo interno dando vita a diversi team di sostenibilità di prodotto, di cui uno ha sede nello stabilimento di Dalmine, dove vengono prodotte apparecchiature di media tensione. Il team raccoglie dati da diverse aree dell’azienda come R&D, produzione, testing, packaging e logistica, per ottenere informazioni complete sui prodotti e sulle diverse fasi del ciclo di vita che sono necessarie per sostenere un processo di certificazione Epd. Le informazioni vengono poi elaborate attraverso software dedicati. Di tutto ciò abbiamo parlato con Luca Marcolongo e Greta Bacchelli, product sustainability specialist in Abb.

Dalle certificazioni di prodotto a quelle ambientali 

1) La richiesta di certificazioni ambientali

Luca Marcolongo, product sustainability specialist di Abb. (Fonte LinkedIn)

Fino a poco tempo fa le certificazioni necessarie per commercializzare un prodotto erano unicamente quelle relative alla qualità e alle caratteristiche tecniche del prodotto, ora vengono richieste anche certificazioni ambientali che si fondano su metodologie diverse da quelle adottate per certificare un prodotto in termini qualitativi e di performance. Sono diverse le metodologie che vengono utilizzate per produrre queste certificazioni e tra queste le più importanti sono: Life Cycle Assessment (Lca) la metodologia per valutare l’impatto ambientale di un prodotto, servizio o processo lungo tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione, al consumo fino allo smaltimento. Consiste nella rendicontazione delle risorse utilizzate, dell’energia consumata e delle emissioni inquinanti, per generare risultati in termini di impatti ambientali. Ma la sostenibilità non è costituita solo dall’aspetto ambientale di prodotti e processi; infatti, a complemento della Lca si aggiunge la Social Life Cycle Assessment (S-Lca), che si concentra sugli impatti sociali lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto o servizio. Il terzo pilastro è rappresentato dalla Life Cycle Costing (Lcc), che considera tutti i costi associati a un prodotto, servizio o sistema durante l’intero ciclo di vita, dal suo sviluppo alla sua eliminazione.

Le normative consentono di associare ai prodotti le Ecolabel, un’etichetta rilasciata da autorità competenti o organizzazioni riconosciute che permette la pubblicazione degli impatti ambientali e la più nota è l’Ecolabel Environmental Product Declaration (Epd) normata da standard internazionali e che si basa sulla metodologia Lca. «Queste certificazioni non sono obbligatorie per tutti i prodotti o processi. Tuttavia, esse possono essere richieste da alcuni enti regolatori, clienti o organizzazioni come requisito di trasparenza sugli impatti ambientali del prodotto. Molte aziende scelgono volontariamente di ottenere queste certificazioni per migliorare la propria reputazione, dimostrare l’impegno verso la sostenibilità e rispondere alle crescenti aspettative dei consumatori per prodotti e servizi ecologici» – afferma Greta Bacchelli.

«La sostenibilità sta diventando sempre più importante in quanto è aumentata notevolmente la sensibilità a livello sociale in tutto il mondo; c’è richiesta crescente di certificazioni ambientali, e pertanto le aziende sono chiamate ad adeguarsi» – continua Greta Bacchelli.

2) In cosa consistono le certificazioni ambientali

Greta Bacchelli, product sustainability specialist in Abb. (Fonte: LinkedIn).

«Le certificazioni ambientali sono documenti pubblici, consultabili da chiunque. Alcune sono autocertificazioni; altre invece sono verificate da enti esterni» – commenta Greta Bacchelli. Le certificazioni ambientali per i prodotti sono documenti che richiedono una vasta gamma di informazioni per essere redatti. Tra queste figurano tipicamente dettagli sul prodotto stesso, come la sua composizione, le caratteristiche tecniche e le prestazioni ambientali. Inoltre, è necessario reperire dati sul ciclo di vita del prodotto, inclusi i processi di produzione, distribuzione, utilizzo e smaltimento. Questo include anche l’analisi delle materie prime utilizzate, il trasporto e l’impatto ambientale associato a ciascuna fase del ciclo. Le certificazioni possono anche richiedere dati sul consumo di risorse durante la produzione, come l’energia, l’acqua e le materie prime utilizzate. È importante includere anche informazioni sulle emissioni di gas serra e altre sostanze inquinanti. Infine, le EPD devono attenersi a standard e regole stabilite a livello internazionale per poter permettere una rendicontazione coerente e conforme degli impatti di prodotti.

Il team di sostenibilità di prodotto 

Di quali competenze deve disporre un team di sostenibilità di prodotto all’interno di un’azienda manifatturiera?
«Anzitutto di processo e di prodotto – afferma Luca Marcolongo – perché le direttive sono spesso specifiche e le certificazioni vanno realizzate considerando l’attività dell’azienda». Ma non solo. È importante comprendere le normative e gli standard ambientali, implementare sistemi di gestione green come Iso 14001 e condurre audit interni ed esterni. Inoltre, è essenziale avere conoscenze approfondite delle metodologie di valutazione ambientale come Lca, S-Lca e Lcc; nonché competenze tecniche specifiche, ad esempio, in ingegneria ambientale o chimica. È opportuno anche sviluppare una comunicazione efficace per guidare il cambiamento all’interno dell’azienda promuovendo una cultura sostenibile.
Come si raccolgono le informazioni per ottenere le certificazioni
«Anzitutto il team raccoglie i dati all’interno dell’azienda che poi vengono elaborate in un software, che nel nostro caso è SimaPro» – afferma Marcolongo.

SimaPro è uno strumento versatile per condurre studi di Analisi del Ciclo di Vita e Dichiarazioni Ambientali di Prodotto in conformità alle normative Iso. Il database dei processi di SimaPro copre tutte le fasi, dallo sviluppo alla produzione fino al lancio sul mercato, fornendo soluzioni adatte a diverse esigenze aziendali. Con SimaPro, è possibile creare modelli dettagliati in modo chiaro e organizzato, consentendo un’analisi accurata e trasparente anche di sistemi complessi. Inoltre, offre la possibilità di eseguire valutazioni di incertezza, gestire l’allocazione per processi multi-output, identificare punti critici e sviluppare scenari di smaltimento avanzati.
A proposito delle funzioni coinvolte, «anzitutto ci confrontiamo con la progettazione, per sapere come è fatto il prodotto, poi con gli esperti di prodotto e processo, ad esempio per conoscere i consumi; ancora, quelli di testing e di logistica» – afferma Greta Bacchelli.
Pubblicazione dei certificati
«La verifica delle certificazioni e la sua pubblicazione su un database pubblico viene affidata a quello che si definisce un Program Operator che per l’Italia è EpdItaly» – continua Luca Marcolongo

SimaPro è uno strumento versatile per condurre studi di Analisi del Ciclo di Vita e Dichiarazioni Ambientali di Prodotto in conformità alle normative Iso. Il database dei processi di SimaPro copre tutte le fasi, dallo sviluppo alla produzione fino al lancio sul mercato, fornendo soluzioni adatte a diverse esigenze aziendali.

EPDItaly ha ottenuto l’accredito di Accredia, l’unico ente in Italia che svolge questa funzione. Peraltro, EPDItaly offre soluzioni per l’implementazione delle dichiarazioni ambientali di prodotto conformi agli standard internazionali, aiutando le aziende a valutare e comunicare l’impatto ambientale dei loro prodotti lungo l’intero ciclo di vita.

Tra i vantaggi della pubblicazione, il riconoscimento e la visibilità a livello internazionale delle performance ambientali dei prodotti. Un esempio è quello del citato interruttore di media tensione a vuoto VD4 che trova impiego in tutte le applicazioni della distribuzione secondaria di media tensione e nelle cabine di trasformazione MT/BT di stabilimenti e del terziario. Grazie all’applicazione a richiesta di uno sganciatore di massima corrente a microprocessore, gli interruttori della serie VD4/R sono idonei all’impiego in cabine di trasformazione MT/BT non presidiate e prive di alimentazione ausiliaria.

VD4 è un interruttore utilizzato in tutto il mondo nella media tensione. Il prodotto viene continuamente rinnovato per soddisfare le nuove esigenze di mercato.Nelle ultime rivisitazioni sono stati considerati aspetti di impatto ambientale relativi ai componenti e alla produzione dell’interruttore.

VD4 è un interruttore utilizzato in tutto il mondo nella media tensione ed è un prodotto storico per Abb. È stato progettato diversi anni fa ma nella logica di Abb il prodotto viene continuamente rinnovato per soddisfare le nuove esigenze di mercato. In particolare, nelle ultime rivisitazioni sono stati considerati aspetti di impatto ambientale relativi ai componenti e alla produzione di questo interruttore e grazie al supporto del team di sostenibilità di Dalmine è nata nuova versione denominata VD4 evo. Quest’ultima è più digitale, sicura e intelligente ma anche dotata di certificazione Edp, che è stato il motore cha ha portato a migliorare l’impatto ambientale rispetto alle versioni precedenti.
«Abbiamo certificato il prodotto per promuoverlo sul mercato – spiega Luca Marcolongo – riportando tutte informazioni sia sui materiali utilizzati che sul profilo energetico perché possa essere un riferimento di mercato per quanto riguarda l’impatto ambientale di un interruttore di media tensione di queste caratteristiche.». VD4 è realizzato a Dalmine.














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