Polizze parametriche: una cifra fissa liquidata all’immediato verificarsi del danno

di Marco Scotti ♦︎ Se fosse stato possibile stipularle prima, molte Industrie si sarebbero salvate dai danni per l’interruzione della produzione da Covid-19. Con questo nuovo tipo di assicurazioni, le compagnie risparmiano i costi peritali, e le imprese vengono liquidate in tempi più brevi. Ma ci sono ostacoli di natura giuridica che devono essere ancora superati. Il caso Axa. Ne abbiamo parlato con Claudio Perrella, socio Anra

Garantire le aziende non soltanto in caso di danni, ma anche di fronte alla perdita di reddito. Sono le polizze parametriche, che differiscono dalle assicurazioni tradizionali per due motivi: perché divengono operative al determinarsi di alcune condizioni fissate e perché tagliano completamente la parte di verifica da parte dei periti. «Le polizze parametriche – ci spiega l’avvocato Claudio Perrella, socio Anra e referente legale dell’associazione – scattano automaticamente al maturarsi di determinati indici: ad esempio, per l’agricoltura, la caduta di un certo numero di centimetri di pioggia o grandine o l’assenza di un numero sufficiente di giornate di sole. O, ancora, un dato numero di giorni di siccità».

Nascono principalmente per il settore agrario, ma possono essere impiegate sostanzialmente in qualsiasi comparto. Le compagnie sono ben disposte a sottoscriverle perché risparmiano sulla parte peritale. Certo, con l’incedere del Coronavirus e con l’avvento di un autentico “cigno nero” bisognerà capire se e come contemplare eventi di questo tipo. Dunque si tratta di strumenti di nuova concezione, potenzialmente impiegabili in qualsiasi situazione, ma che hanno degli ostacoli di natura giuridica: violano il principio indennitario per cui l’assicurazione non può essere fonte di arricchimento e che il rischio passa in capo esclusivamente alla compagnia. In Italia questa modalità di sottoscrizione delle polizze è ancora in fase embrionale, anche se alcune aziende – Axa su tutte – stanno spingendo molto su questa soluzione forti dell’esperienza maturata in Francia. Un tipo di copertura che però presta il fianco ad alcuni problemi anche dal punto di vista del mantenimento dei livelli occupazionali: senza più l’attività peritale e di controllo, che fine fanno gli operatori che si sono fino ad ora occupati di svolgere le verifiche?







 

Che cosa sono le polizze parametriche

Claudio Perrella, socio Anra e referente legale dell’associazione

Questo tipo di particolare copertura assicurativa parte dalla constatazione che, soltanto negli Stati Uniti, negli ultimi 30 anni i cambiamenti climatici hanno provocato poco meno di 1.000 miliardi di dollari di danni, che si sono tradotti in 144 miliardi di costi per le compagnie di assicurazione. Da qui l’esigenza di prevedere nuovi strumenti che consentano di abbattere drasticamente le spese per le aziende del comparto. «Le polizze parametriche – ci spiega Perrella – sono uno strumento abbastanza particolare. Lo schema classico delle coperture che hanno ad oggetto l’indennizzo danni a fronte di un evento atmosferico prevede che ci sia un accertamento diretto del danno materialmente subito. Il che significa che ci sono dei costi di gestione e soprattutto si deve effettuare un’attività peritale e liquidativa. Le polizze parametriche cercano di superare questo tipo di modello. Esse, dunque, scattano al maturarsi di determinati indici specifici, come piovosità, siccità o altri parametri stabiliti a priori. Al verificarsi di queste condizioni, si dispone automaticamente l’indennizzo, prescindendo totalmente da un accertamento del danno. Questo modello vale anche per altri eventi: ad esempio, se si interrompe la catena del freddo nel trasporto, un tempo si sarebbe osservato materialmente il danno e si sarebbe cercato di stabilire se la merce fosse totalmente inutilizzabile o se si fosse semplicemente ridotta la vita da scaffale. Con una polizza parametrica, invece, l’innalzamento della temperatura durante la veicolazione dei prodotti fa scattare automaticamente l’indennizzo, indipendentemente dalle condizioni reali di conservazione».

 

Come funziona l’accertamento

Percentuale di territorio agricolo colpito dal gelo nel periodo 15/04 – 30/09 2017. Fonte Anra

L’introduzione di una polizza parametrica cambia completamente la prospettiva per le compagnie ma anche per l’assicurato, che sa di poter contare su dei rimborsi riducendo lo stress in caso di eventi drammatici. «Bisogna partire dall’assunto – prosegue Perrella – che le compagnie preferiscono tagliare di netto l’attività di accertamento, anche se magari a volte verranno corrisposti indennizzi che, altrimenti, non lo sarebbero stati. Nel caso del danneggiamento della merce, un tempo si sarebbe dovuto procedere con l’accertamento del reale deprezzamento. Contestualmente, si sarebbe chiesto all’assicurato di attivarsi a trovare un acquirente di un prodotto che magari non è del tutto da buttare. Solo dopo si procede al calcolo del danno. Ma queste attività hanno un costo elevato che si risparmia con la polizza parametrica».

 

I risparmi per le compagnie

Proprio il tema della riduzione dei costi rappresenta l’aspetto più interessante per le aziende del comparto. Infatti, se da una parte si rischia di pagare premi che non sarebbero stati corrisposti – o almeno, non per intero – con il precedente paradigma, dall’altro si ha la certezza di ridurre sensibilmente i costi di accertamento. «Per una compagnia di assicurazioni – aggiunge Perrella – il singolo premio in relazione alla singola ipotesi in cui si verifica il sinistro è una goccia nel mare dei danni che vengono pagati e non copre i costi degli interventi peritali. L’intero ammontare di queste voci di spesa, quindi, deve essere tenuto in considerazione. Ad oggi, con i cambiamenti climatici in corso soprattutto in Paesi come Francia e Spagna, le condizioni atmosferiche impattano moltissimo, soprattutto per la siccità e per la grandine, due eventi capaci di provocare gravi danni. L’accertamento delle perdite diviene un’operazione capillare e onerosa».

Numero di giorni con raffiche di vento massima >50 km/h 2017. Fonte Anra

Un’altra considerazione portata avanti dalle aziende assicurative è che la richiesta di indennizzo è, nella stragrande maggioranza dei casi, congrua con il danno effettivamente subito. Solo in rari casi si è aperto un contenzioso che ha necessitato un supplemento d’indagine, sia per una sopravvalutazione degli effetti, sia per la mancata osservanza delle norme basilari di tutela del proprio business. «La logica della polizza parametrica – chiosa Perrella – sta nel fatto che consente di tagliare queste attività e di riconoscere automaticamente l’indennizzo. L’idea è che si può applicare questo schema anche ad altri settori, ad esempio nella business interruption dell’energia eolica o solare. Anche in questo caso il verificarsi di determinati eventi atmosferici può portare impatti sulla produzione. E anche in questo caso c’è la possibilità di riconoscere un indennizzo che tiene conto di un dato puramente fisico: la frequenza del vento o le ore di sole. Assicurato e assicuratore fanno quindi una valutazione costi/benefici. È naturale, però, che se si riduce all’osso l’attività liquidativa, si taglia totalmente il numero di persone impegnate in questo settore. Certo, si può sempre minimizzare il danno, ma sono questioni non facili da trattare».

I periti assicurativi sono una categoria professionale, con regolare albo, che dal 2012 fa capo a Consap, la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici. La figura del perito viene considerata dalla legge quella di un libero professionista che in qualità di esperto deve valutare l’entità dei danni conseguenza di un sinistro e del risarcimento necessario.

 

Gli ostacoli di natura giuridica

L’impatto sui ricavi delle imprese italiane con Coronavirus. Fonte Cerved

La predisposizione delle polizze parametriche si scontra però con due ostacoli di natura giuridica. In primo luogo viene violato il principio indennitario in virtù del quale l’assicurato può essere risarcito integralmente esclusivamente per il danno subito, l’assicurazione non può essere fonte di guadagno. Ma se un raccolto non del tutto andato a male viene ripagato come se fosse andato distrutto perché si sono verificate determinate condizioni, l’assicurato potrebbe addirittura guadagnare dalla catastrofe, ricevendo un indennizzo e rivendendo la parte non compromessa del raccolto. «Questo – spiega Perrella – è un principio cardine e generalmente ritenuto di ordine pubblico del diritto delle assicurazioni. È chiaro che se non c’è contenzioso, il problema viene aggirato, ma rimane un tema da dirimere. Non solo: nel codice di qualunque ordinamento è previsto l’obbligo di salvataggio, che pone a carico dell’assicurato l’impegno a evitare che il danno venga incrementato. Il cliente, invece, incasserebbe il premio ignorando qualunque misura di mitigazione del danno, non ha alcun incentivo a salvaguardare la sua attività».

Certo, si può mettere una clausola per cui vi è l’obbligo formale di proteggere la propria attività. Ma se la polizza scatta, ad esempio, per 15 cm di grandine, non c’è modo per cui non si possa far partire il rimborso. Inoltre, ed è questo l’ultimo punto, se si paga l’intero valore della produzione come se fosse andata perduta, il rischio passa in capo esclusivamente alla compagnia.

 

Chi sta usando le polizze parametriche? Per quali applicazioni?

Axa Building a Milano

Al momento il sistema è in una fase di rodaggio che deve anche capire se certi meccanismi che si applicano in automatico possano configurarsi come abusi. In Italia, al momento, è soprattutto Axa la compagnia che più sta spingendo su questo tipo di copertura, forte dell’esperienza maturata in Francia, dove tutto il settore agricolo – molto più rilevante che nel nostro Paese – ha deciso di puntare massicciamente su queste polizze. E oggi il colosso assicurativo vuole provare a importare questa esperienza in Italia.

«Nulla impedisce – conclude Perrella – di pensare che possano esserci delle evoluzioni. Stiamo conducendo delle analisi per vedere se ci sono parallelismi tra bond catastrofali e coperture parametriche. I primi, infatti, includono qualsiasi tipo di evento dannoso. Il problema è che l’avanzata del Coronavirus ha gettato una luce diversa su una serie di accadimenti: le clausole di forza maggiore, che sono sempre state un po’ “neglette”, diventano oggi nodali perché rischiano di non contemplare un evento drammatico come il virus. Il mercato assicurativo e dei Cat bond, che sono uno strumento di investimento che implica una gestione del rischio, dovrà rispondere in tempi rapidi a questa domanda: è contemplata, o meno, una fattispecie di questo tipo?».














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