Motus-E: al Mise progetto di sviluppo per la mobilità elettrica

L’associazione costituita per accelerare l'espansione della e-mobility in Italia ha proposto al ministro Patuanelli un programma che definisce regole comuni per la crescita delle e-car

Motus-E, durante il tavolo automotive convocato dal Ministero dello Sviluppo Economico per discutere del futuro della filiera automotive in Italia, ha proposto al Ministro Patuanelli l’istituzionalizzazione del progetto “Missione Emobility Italia”. Si tratta di un coordinamento operativo centrale che definisca regole comuni e uniformi a livello nazionale su infrastrutture, piani di mobilità, politiche di supporto dell’industria e del mercato. In sintesi, è necessario fissare obiettivi chiari al 2030 e al 2050, stabilire la progressività delle misure e dotarsi di strumenti di misurazione di percorso.

«La mobilità elettrica costituisce una straordinaria opportunità di sviluppo per il nostro Paese che non possiamo lasciarci sfuggire –  ha dichiarato il Segretario Generale di Motus-E Dino Marcozzi – Bisogna concentrare le forze su questo tema valorizzando e potenziando le competenze che l’Italia già possiede e presidiando gli sviluppi tecnologici e di sistema verso gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti».







L’Associazione ha individuato e comunicato al tavolo le quattro linee di azione che ritiene prioritarie per il superamento degli ostacoli al pieno sviluppo della mobilità elettrica in Italia.

In primis, è necessario sostenere la filiera industriale, facilitando i processi di aggregazione delle PMI del settore per conseguire economie di scala sui nuovi prodotti e nell’ambito dei processi di internazionalizzazione e penetrazione nei nuovi mercati. Bisogna poi incentivare le imprese ad investire in innovazione, cambio dei processi produttivi e formazione di nuove competenze. La svolta elettrica può contribuire con successo alla creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto nei settori collegati e contigui all’automotive.

Fondamentale anche decarbonizzare il mercato veicolare italiano con politiche incentivanti. L’Italia deve diventare un Paese appetibile per i veicoli elettrici con un piano e degli obiettivi ben definiti per i prossimi anni. Dunque, a una progressiva riduzione del parco circolante va accompagnato l’iter di sostituzione dei veicoli più inquinanti con veicoli a zero o bassissime emissioni: l’obiettivo è avere 5 milioni di veicoli privati elettrificati sulle nostre strade al 2030, di cui 4,1 milioni full electric. L’ecobonus ha rappresentato un ottimo inizio, ma va rafforzato almeno a 130 milioni, utilizzando tutta la raccolta generata dal malus ed estendendolo a chi noleggia, non solo chi acquista. Per il finanziamento di questa misura, si propone un nuovo calcolo del bollo che faccia pagare progressivamente di più a seconda delle classi emissive più inquinanti. Il piano di phase out dai combustibili fossili, infine, deve prevedere anche una revisione condivisa e trasparente dei “Sussidi Ambientalmente Dannosi”, con la progressiva riduzione e il reinvestimento delle risorse verso il sostegno alla transizione dei settori economici impattati.

Importantissimo anche sostenere le infrastrutture pubbliche e private, semplificando la normativa di installazione e le tariffe di ricarica sostenibili. Infatti, solo una rete di ricarica efficiente consente lo sviluppo organico e funzionale della mobilità elettrica. È possibile raggiungere questo scopo attraverso la semplificazione normativa dell’iter di installazione delle infrastrutture pubbliche e private che tenga in considerazione le specificità di una rete a misura di utente. Per rendere il servizio di ricarica più conveniente per gli utenti, inoltre, il principale strumento è l’assimilazione della ricarica nelle pertinenze (garage o box auto) a quella domestica residente. Anche la tariffa pubblica va rivista, attraverso la rimodulazione degli oneri di sistema e delle componenti di trasmissione, distribuzione e misura.

Infine, si devono decarbonizzare i servizi pubblici di mobilità, che rappresentano un fondamentale strumento per la crescita di una e-mobility diffusa e condivisa. Occorrono politiche mirate di sostegno: definire 3 quote minime di mezzi circolanti, disciplinare l’accesso ai finanziamenti dedicati e uniformare i regolamenti locali in modo da consentirne uno sviluppo organico. La Pubblica Amministrazione dovrebbe, in quest’ambito, dare l’esempio: attraverso l’introduzione di meccanismi premiali o penalizzanti verso i relativi centri di costo (Comuni, Questure, Ministeri, ecc.) e con la previsione parallela di obblighi di conversione delle flotte a zero emissioni almeno del 25% al 2022 e del 50% al 2025.














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