Miniaturizzazione e automazione adattiva: la transizione green di Acim, business unit italiana di Nidec

di Marco De' Francesco ♦︎ Tre piattaforme produttive, un hq in Italia (Pordenone) e uno in Brasile, 70 milioni di prodotti all’anno e più di 4mila clienti: questi i numeri di Nidec Acim, la più grande business unit di Nidec, multinazionale industriale da 3,2 miliardi di fatturato. I vantaggi della miniaturizzazione del compressore per frigoriferi. L'importanza dell'automazione adattiva nei processi di produzione. E sulla crisi del Bianco... Ne parliamo con Valter Taranzano, ceo di Acim e vicepresidente senior di Nidec Corporation

Sono due gli headquarter di Nidec Acim: il primo si trova a Pordenone in Italia, il secondo a Joinville in Brasile.

C’è una strada poco battuta dalla componentistica italiana ed europea: quella della miniaturizzazione. Eppure, se intrapresa, potrebbe comportare una leva per la competitività, dal momento che incrocia, fatalmente, le urgenze combinate delle transizioni digitale ed ecologica. Componenti miniaturizzati, infatti, combinano efficienza energetica, riduzione del rumore e affidabilità, e sono ideali per spazi limitati. Inoltre, la loro progettazione avanzata consente risparmi sui costi operativi e su quelli di trasporto e installazione; e permette un minore impatto ambientale. Infine, la durata aumenta ed è richiesta una minore manutenzione. Insomma, cambia tutto, in nome della praticità e della sostenibilità. Lo sa bene Acim, la business unit “Appliance, commercial and industrial motors” del colosso giapponese dei motori elettrici Nidec Corporation: è la divisione della multinazionale che, nello stabilimento austriaco di Fürstenfeld sta sperimentando la realizzazione di un modello di compressori per frigoriferi miniaturizzato. Secondo Acim (motori elettrici e compressori sia per l’home che per il commercial), si tratta di un’invenzione disruptive destinata ad avere un forte impatto sul mercato del Bianco: il compressore, infatti, è l’unico elemento ad alta densità tecnologica di un congelatore, che senza di esso è solo un armadio di metallo. La miniaturizzazione del componente (che non ha ancora un nome commerciale, nella nuova configurazione) determinerà l’evoluzione dell’intera catena del valore. Va detto però che la strada intrapresa comporta importanti investimenti in ricerca e innovazione; sotto questo profilo, Acim può contare non solo sull’appoggio di Nidec, ma anche su risorse interne: con 20mila dipendenti ha fatto segnare l’anno scorso 3,2 miliardi di dollari di fatturato ma che punta ai 5 miliardi entro il 2027. La divisione è guidata dal ceo e presidente Valter Taranzano, che peraltro è anche vicepresidente senior di Nidec Corporation. È proprio lui che, intervistato in esclusiva da Industria Italiana, ha annunciato la novità. E che ha anche spiegato che la miniaturizzazione dei compressori è un pillar della strategia di crescita di Acim.

Il secondo pillar della strategia di crescita di Acim riguarda invece l’automazione dei 37 stabilimenti produttivi. Sotto questo profilo, questi ultimi sono già molto avanzati, disponendo di 500 robot sulle linee; ma ora, a causa della forte oscillazione della domanda, occorre flessibilità. Pertanto si punta alla automazione adattiva, che descrive la capacità dei sistemi di adattarsi in risposta a variazioni nell’ambiente di lavoro o nei processi produttivi, senza necessità di interazione umana. Si utilizzano algoritmi avanzati, inclusi quelli di apprendimento automatico e intelligenza artificiale, per esaminare i dati in diretta e agire in base alle situazioni emergenti. L’approccio consente agli impianti automatizzati di perfezionare le loro funzionalità, elevare la qualità dei prodotti, diminuire le spese operative e affrontare con prontezza cambiamenti inaspettati nella richiesta di mercato o nelle caratteristiche dei processi produttivi.







Valter Taranzano, ceo e presidente di Acim e vicepresidente senior di Nidec Corporation.

D: Che cos’è la business unit Acim? Quanto conta per Nidec?

R: Nidec Acim (Appliance, commercial and industrial motors) è la più grande business unit in termini di vendite del Gruppo Nidec e ha due headquarter; a Pordenone in Italia e a Joinville in Brasile. È presente in 25 paesi e realizza 70 milioni di prodotti all’anno. Ha più di 4mila clienti. Ha tre piattaforme produttive. La prima è GA (Global Appliance). Questa realizza non solo i componenti per appliances “home”, e quindi i motori per lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie nonché di compressori per frigoriferi per applicazioni domestiche; ma anche quelle “commercial”, e quindi i compressori e le unità di condensazione per applicazioni commerciali. GA è passata, da quando l’ho presa in mano, da 130 milioni di dollari a 1,5 miliardi di fatturato. La seconda piattaforma è Usm (U.S. Motors), che produce motori elettrici specifici per gli Stati Uniti e fa 1 miliardo di dollari di fatturato; inoltre, si occupa anche di motori e componenti per applicazioni residenziali e commerciali per impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento (Hvac). La terza è C&I (Commercial and Industrial) che invece costruisce motori elettrici che non sono diretti agli Usa e fa 0,7 miliardi di dollari di revenue. Un’ultima cosa: benché la casa madre sia giapponese, Acim è assolutamente italiana, con una grande autonomia operativa. GA ha in particolare quattro stabilimenti in Europa, e 500 fra i suoi 2.500 dipendenti in Europa sono in Italia.

D: Quali sono gli obiettivi di crescita di Acim?

R: Il piano strategico prevede una crescita da 3,2 a 5 miliardi entro il 2027. Quella della sua componente più forte, GA, sarà da 1,5 a 2 miliardi. Parliamo sia di uno sviluppo organico, conquistando nuove quote di mercato (anche se un frigorifero su tre al mondo monta già un nostro compressore) che tramite acquisizioni, che copriranno metà della crescita. Attualmente stiamo valutando due aziende target.

D: Può fornire dettagli su queste due acquisizioni all’orizzonte?

R: Dettagli, no. Posso solo dire che una è nel settore dei motori commercial industrial, un’altra in quello della Global Appliance.

Acim spende l’equivalente del 3,4% del fatturato in ricerca e sviluppo.

D: Quali sono i pillar della strategia di crescita?

R: Anzitutto l’innovazione di prodotto. Andiamo verso la decarbonizzazione, e quindi i prodotti vanno ridisegnati per essere più efficienti e consumare di meno. Un compressore a velocità variabile consuma il 40% di meno di uno a velocità fissa. Noi, peraltro, spendiamo l’equivalente del 3,4% del fatturato in ricerca e sviluppo; e quindi siamo molto attivi nell’innovazione. Si pensi che il 50% dei prodotti attualmente venduti è stato lanciato negli ultimi quattro anni. D’altra parte, non se ne può fare a meno. Oggi il mercato è più che veloce: è schizofrenico; e pertanto siamo quasi obbligati ad una sempre maggiore agilità produttiva, che si realizza anche tramite la sinergia tra le fabbriche e le piattaforme, e grazie ad un approccio lean che però ci ha sempre caratterizzati. In ciò noi siamo favoriti, perché Nidec ha una robusta situazione finanziaria, che ci consente una transizione continua ma ordinata. Dunque, il secondo pillar è la flessibilità.

D: Come vede la situazione nel mercato del Bianco?Quanto sono destinati ad incidere fattori come le vicende geopolitiche e la crisi del Golfo? Tutto ciò gioca a vostro sfavore? Voi come vi siete attrezzati? Con il double country source?

R: La crisi è iniziata in Europa un anno e mezzo fa, poi si è estesa a Cina, Usa e Brasile. Prima o poi, come dicevo, il mercato inizierà a crescere in una di queste regioni, e poi si ristabilirà a livello globale. C’è una ciclicità, nel Bianco, a cui chi ha tanta esperienza è abituato. Ma perché il mercato è depresso? Certo, c’entra la risacca successiva al boom del dopo-Covid; ma anche l’inflazione e i problemi di logistica anche dovuti alle guerre in corso hanno un peso. In questo periodo, comunque, anche se il nostro fatturato è rimasto stabile, la nostra quota di mercato si è estesa; inoltre abbiamo superato lo choc delle materie prime, ottenendo una buona redditività. Abbiamo posto in essere una strategia di double country source, per servire i clienti raddoppiando la capacità produttiva in almeno due regioni al mondo. In questo schema anche i supplier strategici devono rifornirci da almeno due parti del globo. Lo stabilimento austriaco di Fürstenfeld ha questo scopo: diventerà il nostro hub europeo dei compressori.

D: Come può affermare che il mercato del Bianco si riprenderà?

R: Esperienza: io sono ormai un “veterano” del settore: ho alle spalle 40 anni di lavoro e 33 nel comparto dei componenti per il Bianco. In questo ambito, ho cominciato con Electrolux, dove mi occupavo di compressori; poi sono passato all’americana Emerson; e dopodiché ho dato vita all’Acc (inclusa la ex-Zanussi di Belluno), grazie ad una operazione di leveraged buy-in. Nei primi anni l’Acc è andata bene, ma poi sono subentrate divergenze con i fondi finanziari, che non avevano una visione industriale delle cose; io ne sono uscito e sappiamo come è andata a finire. In seguito, sono entrato in Nidec.

D: C’è una novità importante che vorrebbe segnalare?

R: Dal punto di vista del prodotto, il programma di crescita è notevole. Entro il 2025 sarà lanciata una grossa novità, un compressore innovativo realizzato in Austria con componenti sempre più piccoli. E di compressori minuscoli ed efficienti attualmente non c’è traccia, nel mercato. Sarà una rivoluzione.

D: Ha un nome, il compressore miniaturizzato?

R: Non ha ancora un nome commerciale. Lo chiamiamo internamente “hybrid” ma non penso che sarà la denominazione definitiva.

La miniaturizzazione consente di limitare le dimensioni generali del frigorifero rendendolo ideale per applicazioni dove lo spazio è ristretto

D: Quali sono i vantaggi della miniaturizzazione del compressore per frigoriferi?

R: Anzitutto l’efficienza energetica: i compressori miniaturizzati sono spesso progettati per essere più efficienti rispetto ai loro omologhi di dimensioni standard e questo può tradursi in un consumo energetico inferiore e di conseguenza in una riduzione dei costi operativi e dell’impatto ambientale. In secondo luogo, la riduzione delle dimensioni: la miniaturizzazione consente di limitare le dimensioni generali del frigorifero rendendolo ideale per applicazioni dove lo spazio è ristretto come in piccoli appartamenti, uffici, camere d’hotel o veicoli ricreazionali. In terzo luogo la silenziosità: i compressori miniaturizzati tendono a produrre meno rumore rispetto ai modelli più grandi migliorando il comfort nell’ambiente domestico o in altri ambienti in cui il frigorifero è situato vicino agli spazi di vita o di lavoro. In quarto luogo, la flessibilità di design: la riduzione delle dimensioni del compressore apre nuove possibilità per i progettisti di frigoriferi permettendo la creazione di apparecchi con forme e layout interni innovativi per soddisfare le esigenze specifiche degli utenti o per adattarsi a spazi non convenzionali. In quinto luogo, la maggiore durata: i compressori miniaturizzati sono spesso costruiti utilizzando tecnologie avanzate che ne migliorano l’affidabilità e la durata nel tempo riducendo le probabilità di guasti. In sesto luogo, il risparmio sui costi di trasporto e installazione: grazie al loro peso ridotto e alla minor necessità di spazio i compressori miniaturizzati riducono le spese per l’uno e per l’altra. In settimo luogo, l’impatto ambientale ridotto: l’efficienza energetica e la riduzione dell’utilizzo di materiali in questi compressori contribuiscono a diminuire l’impronta ecologica dei frigoriferi in linea con le crescenti esigenze di sostenibilità. Infine, il raffreddamento rapido: alcuni di questi device sono progettati per ottimizzare i cicli di raffreddamento raggiungendo più rapidamente le temperature desiderate e mantenendole con maggiore precisione.

D: I compressori a velocità variabile necessitano di un controllo elettronico (inverter). Quale parte è prodotta direttamente da Acim? Siete dei meri assemblatori di terze parti?

R: No, noi produciamo 25 milioni di inverter in Cina, progettando software e hardware; ma ci sono piani per produrlo anche in Messico e in Austria, in quest’ultimo caso per servire il mercato europeo.

D: In cosa consiste, attualmente, il vostro programma di investimenti?

R: Acim investe circa 120 milioni di dollari all’anno. Una parte consistente è destinata all’incremento e al rinnovo della capacità produttiva; un buon 10-15% è invece diretto all’automazione degli stabilimenti; e il resto è destinato alla ordinaria manutenzione delle fabbriche.

D: Lo scorso 31 gennaio il Tribunale Europeo (il “primo grado” della Corte di Giustizia dell’Unione Europea; la causa è la T-583/20), ha dichiarato illegittima l’autorizzazione di quattro anni fa della Commissione Europea che ha consentito a Nidec di acquisire linee produttive della concorrente austriaca Secop. Tuttavia, pare di capire che non sia vostra intenzione abbandonare Fürstenfeld.

R: Guardi, le cose in realtà stanno così: noi abbiamo acquisito Fürstenfeld nel 2020; ma lo stabilimento in sé non c’entra le indicazioni dell’antitrust della Commissione europea e con la decisione del Tribunale europeo. La vicenda riguarda solo la linea dei compressori Delta. In pratica, quello che ci era stato chiesto era di non produrre i compressori Delta a velocità variabile, per non avere una posizione dominante sul mercato con questo prodotto. E infatti noi abbiamo utilizzato la linea Delta per produrre compressori Embraco a velocità fissa. Ora, non entro nel merito della sentenza, ma ci tengo a sottolineare che si tratta di una decisione formale, non sostanziale. E la questione legale andrà come deve andare, ma alla fine non inciderà sulla nostra posizione e sulla nostra attività in Austria. E poi c’è un’altra cosa che vorrei dire in materia.

D: Cosa vuole aggiungere a proposito di Fürstenfeld?

R: Noi abbiamo salvato lo stabilimento. Si ricorderà che il sito produttivo, controllato da un fondo di private equity attraverso Secop, aveva chiuso i battenti. Noi abbiamo reintegrato 300 dipendenti, e lo abbiamo fatto anche perché conoscevamo bene l’Austria, le competenze locali e la qualità dei lavoratori. In Austria, peraltro, non è difficile trovarsi bene. Il governo è sempre molto attento e vicino alle imprese. È proattivo nella gestione delle questioni industriali; e lo è in modo tecnico e professionale: gestisce programmi e finanzia le attività imprenditoriali. Così, in questo clima positivo, noi abbiamo già investito 15 milioni di dollari in Austria, partendo dall’idea di investirne altri 50 entro i prossimi tre anni. Come si diceva, occorre fare il nuovo compressore miniaturizzato e rivoluzionario: noi investiamo, e il governo contribuisce con una sostanziale quota intorno al 25%. In un anno, ho già discusso della cosa per ben tre volte con il ministro dell’industria e dell’economia. In quale altro Paese potrebbe accadere? E ogni volta ho ottenuto dei feedback ad alto valore aggiunto.

Le linee produttive di Acim riescono a produrre 500 compressori all’ora (per linea) anche con personale numericamente poco numeroso.

D: Qual è il grado di automazione dei vostri stabilimenti? Quali tecnologie avete introdotto, in particolare. Su quali puntate per il futuro?

R: Acim ha lo stesso grado di automazione dovunque abbia degli stabilimenti, anche in quei paesi, come la Cina, dove il costo del lavoro è minore. D’altra parte, i nostri concorrenti sono tutti cinesi; la nostra automazione in loco è un carattere distintivo, e al contempo serve ad attenuare l’effetto dell’inflazione, che in quel paese ha raggiunto livelli molto alti, tra il 15% e il 20%. Soprattutto, noi disponiamo di linee dove sono stati installati, a livello globale, circa 500 robot. Così, con un personale numericamente poco numeroso ma skillato, riusciamo anche a fare 500 compressori all’ora per linea. Ora ci stiamo orientando verso l’automazione adattiva, che si riferisce a sistemi che sono capaci di adattarsi dinamicamente a cambiamenti nell’ambiente operativo o nei processi di produzione senza intervento umano. Utilizza algoritmi intelligenti, come l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale, per analizzare dati in tempo reale e prendere decisioni basate sulle condizioni attuali. Ciò permette ai sistemi di automazione di ottimizzare le prestazioni, migliorare la qualità del prodotto, ridurre i costi e rispondere efficacemente a variazioni impreviste nella domanda o nelle specifiche di produzione.

D: Mi fa un esempio di automazione adattiva?

R: Ad esempio, in una linea che impiega tale forma di automazione, le macchine possono auto-regolarsi per cambiamenti nei materiali in ingresso o per produrre differenti varianti di un prodotto senza necessità di ri-configurazioni manuali. Questo approccio aumenta la versatilità dell’impianto produttivo, consentendo una produzione più agile e personalizzata. Ora stiamo sperimentando l’automazione adattiva in un singolo stabilimento: una volta terminata questa fase, svolgeremo un’opera di cross-fertilization sugli altri impianti.














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