L’Italia guida la meccatronica europea, ma bisogna superare lo shortage di componenti

di Laura Magna ♦︎ Il mercato è tornato a livelli pre-Covid e si attesterà sui 52 miliardi nel 2021. Ma bisogna sfruttare al massimo le risorse del Pnrr. Parla Diego Andreis, vp Federmeccanica e ceo Fluid-o-Tech

L’industria meccatronica italiana si dimostra solida e resiliente. E spicca anche nel contesto delle omologhe europee. Tanto da poter fare da traino alla ripresa economica. A patto però di riuscire a superare la crisi dei semiconduttori e delle materie prime «che ci terrà sotto scacco per almeno i primi sei mesi del 2022: la buona notizia è che non c’è crisi di domanda, ma scaricare gli aumenti sul cliente finale sarà difficile per chi produce componenti».

A dirlo a Industria Italiana è Diego Andreis, vice presidente di Federmeccanica e ceo e founder di Fluid-o-Tech, secondo cui c’è una seconda condizione necessaria perché la meccatronica resti vincente. «Bisogna indirizzare correttamente le risorse del Pnrr: al momento però, nonostante sul fronte delle strategia e priorità il piano sia ben disegnato, manca chiarezza sull’execution». Ed è miope e sorprendente, prosegue l’imprenditore, che si sia scelto di ridurre dal 20% al 10% il credito di imposta sulla R&S che «dovrebbe essere invece completamente detassato, in quanto il seme del futuro di un Paese che al futuro appunto ci pensa e lo progetta». Insomma, nonostante dati veramente brillanti per tutti i segmenti della meccatronica, rischiamo, ancora una volta di perdere un’occasione.







 

Meccatronica, volume d’affari 2021 a 52 miliardi. E gli ordini di macchine utensili volano nel terzo trimestre (+52% anno su anno)

Ne abbiamo parlato approfonditamente in un articolo (link): la meccatronica italiana, molto vocata all’export ma molto meno dipendente dalle filiere internazionali degli omologhi settori tedesco e francese, ha perso molto proprio in termini di esportazioni (-20,4%) ma nel primo semestre del 2021 già segnava un incremento superiore del 3% a quello del 2019. Il volume di affari inoltre, secondo Anima, si attesterà a 52 miliardi di euro nel 2021 (2 miliardi più del 2019 e record di sempre). E poi c’è il tema degli investimenti: in un Paese dove sono sempre stati al di sotto della media del mondo industrializzato, le imprese nel 2020 e nel 2021 hanno continuato a implementare industria 4.0, acquistando macchine e generando un giro di affari di oltre 4 miliardi nel 2020 atteso a 4,6 miliardi per quest’anno (i dati sono dell’Osservatorio Smart Manufacturing del Polimi). Nel terzo trimestre 2021, secondo le rilevazioni di Ucimu, gli ordini di macchine utensili sono cresciuti del 52% anno su anno (+163% quelli nazionali e +29% quelli esteri, questi ultimi un record assoluto).

I settori della meccatronica presentano complessivamente un’elevata propensione all’export (60% circa del fatturato è generato da export). Fonte Unindustria Reggio Emilia

Il manifatturiero italiano ha mostrato la migliore capacità di recupero tra Germania, Francia, Spagna. La Meccanica sull’export è a livelli pre Covid 

Valvole termostatiche della serie SV di Fluid-o-Tech: sono in grado di ripristinare la pressione atmosferica all’interno di un sistema bifasico chiuso

Ovviamente potrebbe non essere tutto oro ciò che luccica, soprattutto in un anno che segue un momento straordinario come il 2020. Se sia rimbalzo o crescita strutturale se lo chiede per esempio Prometeia-Intesa Sanpaolo che riconosce come il manifatturiero italiano «confermi la migliore capacità di recupero tra i ‘Big 4’ (Germania, Francia, Spagna) e chiuderà il 2021 con un aumento del fatturato del +11,2%, grazie al contributo di tutti i settori produttivi».

Quello che rileva, dice Andreis, è però il confronto con il 2019, «la manifattura aumenterà dello +0,8% sul pre-Covid. I nostri settori sul 2019 hanno ancora un segno meno, Elettronica (-1,2%), Meccanica (-1,5%), Autoveicoli e moto (-1,8%). Ma se la dinamica favorevole generale proseguirà negli anni successivi, con un +4,9% nel 2022 e un +3,5% nel 2023, facendo toccare al fatturato complessivo i 1.135 miliardi nel 2023 (+21% rispetto al 2019), avremo possibilità di recuperare rapidamente». Anche sul fronte dell’export stiamo già facendo meglio del resto d’Europa, avendo segnato un aumento del 4,6%, meglio di Germania e Francia, rispettivamente +3,9% e +2,4%; sia sul mondo della domanda interna. «Che è ciò che può sostenere in particolar modo la filiera Elettro-meccanica, oltre a Moda e Automotive (i settori più indietro nel percorso di recupero) – dice Andreis – la Meccanica sull’export ha già recuperato i livelli pre Covid (+0%), mentre i settori dei Mobili e Autoveicoli li superano nettamente con un +5,9% (la performance migliore tra i ‘Big 4’) e un +4,6% rispettivamente».

La meccatronica in Italia: i numeri. Fonte Unindustria Reggio Emilia

Meccatronica traino della ripresa economica? A patto di superare la crisi dei semiconduttori e delle materie prime

Diego Andreis, managing Director Fluid-o-Tech e presidente Afil

Certamente non tutto luccica. Ci sono grandi elementi di complessità: la carenza di chip  impatta su tutte le filiere in modo trasversale ed in particolare sull’automotive che nell’ultimo trimestre dell’anno sta tirando il freno a mano; i prezzi alle stelle delle materie prime e dell’energia che difficilmente la diffusa industria componentistica italiana riesce a scaricare sul cliente finale. «La buona notizia – secondo Andreis – è che non c’è una crisi di domanda, anzi. Quando riusciremo a superare il tema dei chip ci aspettiamo che il mercato possa sostenere la domanda. Ci aspettiamo però che i primi 4-6 mesi dell’anno prossimo saranno ancora sotto scacco dall’industria dei semiconduttori. Una volta riassestate le filiere, il sistema dovrà poi verificare i livelli di domanda reale, oggi sicuramente inflazionata da un disperato approvvigionamento, che ha portato i portafogli ordini ed il backlog del sistema manifatturiero ai massimi storici oltre al livello di sovracapacità che tutto questo sta generando. La chiusura d’anno sarà difficile: i magazzini si sono svuotati e l’impatto dei rincari e della capacità fanno sentire i loro effetti. Ci saranno aziende che nel 2021 registreranno record di volumi ma un forte rallentamento dei margini, con conseguente riduzione della capacità di investimento. Diverso per i costruttori di macchine ed i produttori di materie prime, che sembrano essere riusciti a trasferirei i costi in modo più efficace».

A settembre 2021 l’indice Prometeia dei prezzi delle commodity è superiore del +68% al pre Covid. A partire dal prossimo anno si attende un progressivo rientro delle quotazioni, con eccezione delle commodity energetiche per le quali si dovrà attendere l’avvio della fornitura di gas proveniente dal North Stream 2. Tuttavia, i margini 2020 hanno dimostrato una certa tenuta, soprattutto tra le medie imprese (più flessibili nella gestione dei costi di approvvigionamento), le quali registrano il margine operativo lordo in aumento. Al contrario, le grandi imprese sono quelle più penalizzate da costi e prezzi fissi.

 

La riduzione dal 20% al 10% del credito di imposta sulla R&S? Potrebbe farci perdere un’occasione…

Se è un bene che sia stato prolungato il pacchetto di incentivi 4.0, anche se con aliquote in calo e con un forte focus sull’hardware, è stato lanciato un pessimo messaggio dimezzando la già povera aliquota sulla ricerca e sviluppo pari al 20%, portandola al 10%, sempre secondo Andreis.

Per i beni materiali e immateriali “semplici”, ovvero non in ottica 4.0, le aziende possono fruire di un credito d’imposta con aliquota pari al 10% per investimenti fatti a partire dal 16 novembre 2020 e per tutto il 2021

«La ricerca e sviluppo dovrebbe essere il seme del futuro di un Paese che al futuro appunto ci pensa e lo progetta. La ricerca dovrebbe avere una completa detassazione. Un contributo al 10%, non solo è di per sé un pessimo messaggio sulle priorità del Paese, ma inoltre, nella sostanza, non attiva nulla, non muove nulla. È miope e sorprendente rispetto a un Pnrr disegnato molto bene in termini di priorità e strategie, anche se ancora poco chiaro nelle sue modalità operative. Anche su questo punto, per mobilitare il sistema delle imprese è necessario far pervenire sui territori messaggi e modalità operative chiare così da dare il tempo al sistema di organizzarsi e non perderci così questa grande opportunità. Mi auguro quindi ci sia chiarezza sull’execution».

 

Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 30 novembre 2021














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