L’Energi(c)a tutta green delle moto elettriche

di Laura Magna ♦︎ Con un fatturato nel primo semestre 2019 a 1,8 milioni (+57%), la modenese Energica (spin-off di Crp) è il primo costruttore di e-motor supersportive Made in Italy. La partnership con Dell’Orto permetterà di sviluppare e commercializzare Power Unit per moto elettriche small e medium size. Ne abbiamo parlato con il ceo Livia Cevolini

Energica Motor

Un brevetto giapponese che apre le porte di un nuovo mercato; un accordo con Dell’Orto e il ruolo di costruttore unico per la fornitura delle moto per il campionato mondiale di MotoE. Sono gli ultimi traguardi di Energica Motor Company, società della Motor Valley modenese che ha nel core business proprio la progettazione e la realizzazione di moto elettriche a elevate prestazioni. L’operatività è partita nel 2016, contestualmente all’approdo in Borsa su Aim, il mercato delle pmi italiane. Ma all’idea il team guidato dalla ceo Livia Cevolini che Industria Italiana ha intervistato, lavora da dieci anni.

E questa piccola azienda (2 milioni di euro nel 2018 e un possibile raddoppio a fine 2019, dato che i primi sei mesi dell’anno indicano un fatturato di 1,8 milioni) è leader assoluta della sua nicchia di mercato: le moto elettriche sono un mercato nell’ordine delle migliaia di unità in Europa. Alle spalle una forma mentis ereditata dalla casa madre Crp, attiva nella componentistica a elevata tecnologia per il motorsport e aerospace e un grande sogno. «Dare vita a una filiera capace di autoalimentarsi e crescere innovando. Una necessità perché internalizzare tutte le produzioni necessarie per dare vita a una moto elettrica è antieconomico, ma anche il sogno di mio padre che nasce come imprenditore in un distretto e che ha sempre sofferto la resistenza tipica italiana alla collaborazione», dice a Industria Italiana Cevolini.







 

La moto elettrica: un mercato di super-nicchia come core business

Dunque, di cosa si occupa Energica e quali progetti vuole realizzare? «Ci occupiamo di progettazione dei componenti, che viene svolta tutta all’interno sia per la parte meccanica sia per quella elettronica. Non abbiamo tecnologie di trasformazione, tutti i componenti che vengono disegnati da noi o in co-disegno vengono realizzati da una supply chain all’85% italiana. L’assemblaggio avviene in loco per la moto nella sua interezza, compreso il pacco batterie. Questo ultimo passaggio è una delle cose più difficili e delicate: costruiamo moto ad alto voltaggio e la componente della sicurezza è importante quindi abbiamo voluto tenere tutta la parte di assemblaggio e gestione delle batterie all’interno». La Ricerca e Sviluppo è dunque molto importante e serve «sia per innovazioni di prodotto, sia per l’innovazione continua dei modelli in gamma. La produzione invece non è internalizzabile, ma per tutta la filiera Energica si occupa della gestione di un percorso di qualità, che arriva fino a fine linea con un controllo finale. Ci occupiamo anche del packaging e della logistica e della spedizione tramite gomma in Europa o via nave negli altri mercati».

Energica ha sede a Modena, nasce dunque nella Motor Valley italiana, dove, nel raggio di 150 km si trova la gran parte dei fornitori. Una parte marginale viene dall’estero, alcuni componenti di elettronica speciali, come celle e batterie, prodotti che l’Italia non è in grado di esprimere. Una buona parte è disponibile in Emilia Romagna, dove la filiera motoristica conta 16.500 imprese e oltre 66mila addetti, con un export che sfiora i 5 miliardi di euro e dove,lungo la via Emilia sono nate e cresciute aziende come FerrariMaseratiLamborghiniDucatiDallara. 

Livia Cevolini ceo Energica © Tommaso Gasperini / Massimo Sestini

 

Il sogno di una filiera che funziona e cresce

Portare all’interno la produzione di ogni componente di una moto elettrica è dunque impossibile. «È difficile gestire la filiera ma è una conditio sine qua non, le moto sono una nicchia, internalizzare una filiera con le tecnologie di produzione e le molteplici competenze che richiede non è sostenibile, chi ci ha provato si è rotto le ossa. Tesla è l’unica che ha internalizzato nel mondo dell’elettrico ed è su un mercato finanziario totalmente diverso. Funziona meglio riuscire a creare una filiera esterna con cui lavorare in sinergia: funziona per noi, per le aziende della filiera, per il territorio», dice Cevolini. Creare buoni rapporti vuol dire sfruttare le competenze specialistiche delle aziende della filiera ma fornirne loro anche di nuove. «Piuttosto che internalizzare, devo far crescere i miei fornitori e crescere anche io insieme a loro, come fa la Germania. Non possiamo metterci a fare il lavoro degli altri, ma sfruttare la specialità di ciascuna nicchia che è unica al mondo. Se tutti perseguissero questo obiettivo saremmo il paese più forte al mondo» La storia di questa pmi affonda le radici in un’attività diversa da quella su cui oggi è focalizzata. «Energica è uno spin-off di Crp, un gruppo di microaziende da 12 milioni di fatturato, ad altissimo valore aggiunto, che operano nel mondo dell’alta tecnologia per motor sport, con collaborazioni da 50 anni con la Formula uno ma anche in altri settori come difesa e robotica», racconta Cevolini.

La sede di Energica. Foto credit Damiano Fiorentini

Crp è l’azienda di famiglia e realizza componenti metallici in leghe speciali, mentre Crp Technology, fondata venti anni fa da Franco, il fratello di Livia, si occupa di materiali speciali con stampa 3d, come il Windform che ha rivoluzionato il mondo della fabbricazione additiva. «Veniamo dunque da settori ad alta tecnologia per industrie high demanding e abbiamo ereditato dalle aziende del Gruppo la ricerca al miglioramento continuo. Questa è l’essenza di Energica. Anche se noi facciamo un prodotto finito e Crp è un fornitore, l’approccio è lo stesso: realizzare soluzioni innovative in breve tempo e con qualità elevata. Dunque, il know-how di Energica, che è totalmente nuovo, si avvale della forma mentis ereditata da Crp che ha dato sostegno economico fino alla quotazione ed oltre». Quotazione che viene considerata come l’anno zero della società. «Prima eravamo all’interno dell’azienda madre, Crp: a gennaio 2016 con la Ipo abbiamo creato un’azienda indipendente con nuova sede e una parte di produzione e assemblaggio in serie. Siamo sul mercato da giugno 2016, abbiamo iniziato a mettere le prime pedine nei mercati principali, in Europa e anche in Usa. Nel 2017 abbiamo ampliato la rete continuando a creare punti vendita con imprenditori locali ma abbiamo raggiunto poco mercato finale, dal 2018 le vendite verso i clienti finali sono diventate più sostanziose».

Energica modello Ego

 

Diventare un punto di riferimento nelle due ruote elettriche

L’obiettivo attuale di Energica è diventare «un punto di riferimento nell’elettrico su due ruote. Nella Motor Valley compaiono sempre più progetti di sviluppo che vanno nella direzione dell’elettrico, ma al momento rimangono più dichiarazioni che fatti. L’Italia è uno dei mercati meno avanzati in quanto a cultura elettrica ed al momento non ha neanche più la scusa delle infrastrutture grazie ad Enel, che ha costruito una rete di colonnine di ricarica. Il mondiale MotoE è cruciale per noi per testare tecnologie sempre nuove, in modo da poterle poi trasferirle su veicoli stradali con l’obiettivo di raggiungere le economie di scala. Il nostro mercato delle due ruote elettriche è piccolo e in continua evoluzione, una nicchia. In Europa, l’elettrico di alta gamma è nell’ordine delle migliaia di pezzi mentre sull’alta gamma è sulle centinaia», dice Cevolini che nel prossimo futuro prevede il lancio di alcuni nuovi prodotti. «Abbiamo messo a punto nuove tecnologie che siamo riusciti a trasferire dalla pista alla strada, e che faranno certamente alzare l’attenzione. Si tratta di componenti in grado di aumentare le prestazioni».

Energica modello Eva

I numeri

Per ora, l’azienda è passata da 500mila euro di fatturato del 2017 a 2 milioni nel 2018, e nella prima metà del 2019 ha segnato un valore di 1,8 milioni (+57% rispetto al 30 giugno 2018): una crescita data sia dalla crescente visibilità ottenuta attraverso la partecipazione al MotoE come costruttore unico, sia dall’ampliamento della rete vendita nel mondo. Durante il primo semestre 2019 sono stati siglati 7 nuovi accordi sia in Europa che negli Stati Uniti ed è stata ampliata la rete sales includendo importanti aree commerciali come Maryland e regione Mid-Atlantic, New York, Oregon, Belgio, Malta e Maiorca. Gli indici di redditività sono tutti negativi (Ebitda per 3,2 milioni, Ebit per 4,4 milioni; risultato netto è negativo per 4,5 milioni), ma la Posizione Finanziaria Netta è attiva per 2,8 milioni. Numeri che dipendono dai forti investimenti compiuti nel periodo: per sviluppo e creazione dei prototipi definitivi 2019 Ego Corsa volti allo sviluppo delle moto da corsa coinvolte nella Fim Enel MotoE World Cup;
per nuova forza lavoro per le aree produttive e area Sales e Marketing, con annesso un piano di marketing volto alla promozione di prodotto e rete vendita e di comunicazioni on line ed off line centrate sulla brand awareness mondiale.

La sede di Energica

Moto ricostruite di corsa per il Gran Premio “elettrico”

Risultati che Cevolini giudica «molto positivi anche in considerazione delle conseguenze degli avvenimenti di Jerez che hanno determinato il ritardo nell’avvio della competizione MotoE. L’avvio del primo campionato di MotoE è comunque avvenuto grazie al nostro team tecnico, ai partner e ai fornitori che ci hanno permesso di ripristinare in tempi record l’intera flotta di moto e garantire la programmazione della competizione garantendoci una visibilità internazionale di milioni utenti». I fatti a cui Cevolini si riferisce riguardano un incendio che a inizio 2019 ha fisicamente bruciato l’intero paddock e costretto gli ingegneri a costruire da zero tutte le moto per il campionato in poche settimane, così da permettere a Energica il 7 luglio di debuttare sul circuito di Sachsenring nel weekend inaugurale di MotoE.

La ricostruzione delle moto a seguito dell’incendio di Jerez

L’accordo con Dell’Orto

Dalla collaborazione per la MotoE nasce anche un’altra importante pietra miliare per Energica: l’accordo stretto in luglio con Dell’Orto, azienda produttrice di sistemi di iniezione elettronica con oltre 85 anni di storia e un fatturato in costante crescita, pari nel 2018 a circa 100 milioni di euro, opera nella produzione di sistemi di alimentazione, per grandi produttori delle “due ruote”, tra cui Piaggio, Bmw, Ktm, Peugeot, Kymco, Sym, e grandi gruppi automotive come Fca, General Motors, Psa, Bmw, Renault, Volvo, Mahindra. In ambito Motorsport l’azienda è presente in MotoGP, Moto3, sui Kart e dal 2019 con il sistema di acquisizione dati per la MotoE. Il Gruppo Dell’Orto ha il quartier generale europeo a Cabiate (CO) e siti produttivi in India e Cina. Il nuovo accordo consentirà di entrare in maniera decisa nel mass market. Con Dell’Orto, che metterà a disposizione la sua maggior capacità produttiva, Energica impiegherà il suo know-how per sviluppo, produzione e commercializzazione di “Power Unit” dedicate a moto elettriche small (range di potenza fino a 8/11kW) e medium size (range di potenza fino a 30 kW), due segmenti in forte crescita: il mercato conta oltre un milione di veicoli all’anno e l’incremento stimato, solo in Europa, nel primo trimestre 2019 (rispetto 2018), è del 79% (dati Acem).

L’accordo tra Dell’Orto e Energica. Foto credits www.energicamotor.com

L’innovazione (e i brevetti) come valore aggiunto

La vera forza di questa piccola azienda italiana sta nella capacità di innovare. L’ultimo brevetto, ottenuto a metà ottobre in Giappone, rappresenta una pietra miliare dopo il deposito di diversi brevetti internazionali, europei e italiani. Il brevetto giapponese riguarda il gruppo di alimentazione delle moto Energica, «una soluzione tecnica unica al mondo che contiene nella loro interezza le batterie ricaricabili, sigillandole al proprio interno. Le stesse batterie solitamente sono soggette a surriscaldamento, il quale ne riduce fortemente il ciclo di vita. La Supply Unit Energica è stata studiata proprio per evitare questo surriscaldamento. Il contenitore comprende una piastra di raffreddamento realizzata in alluminio provvista di una pluralità di fori passanti che comunicano con l’esterno e che attraversano longitudinalmente la piastra di raffreddamento», conclude la Ceo. Il Giappone è inoltre un territorio molto importante per il settore elettrico «ed è certamente uno dei nostri prossimi approdi commerciali per Energica», come spiega Cevolini. Nell’estate scorsa Energica è entrata ufficialmente nel mercato asiatico grazie a un accordo commerciale siglato con un nuovo partner che ha sede ad Hong Kong e dispone di due showroom a Kowloon.

Energica modello Eva EsseEsse9













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1 commento

  1. Il campionato mondiale di Moto E non è una formula aperta come la MotoGP assoggettata ad un unico fornitore di pneumatici.

    Per prendere parte al campionato, i team devono acquistare la motocicletta, i telai, l’aerodinamica, le sospensioni, le batterie, il motore, l’inverter e i sistemi di raffreddamento delle batterie che sono uguali per tutti.

    Praticamente è un campionato monomarca.

    Non è molto rispetto alle altre competizioni motoristiche dove le innovazioni aerodinamiche e telaistiche sono primarie nel progetto, come le power unit.

    Questa formula E motociclistica dovrebbe considerare la partecipazione ed i mezzi economici di altre case motociclistiche, diventando open nella progettazione, realizzazione e sviluppo, ma comunque regolamentata, nei telai, sospensioni ed aerodinamica.

    Vedremo certamente nuovi concetti tecnici ed aerodinamici anche per i sistemi di raffreddamento. Poi, gradualmente dovrebbe essere fatto un secondo passo nella ricerca dell’innovazione affrontando anche il tema degli accumulatori di energia. Si assisterebbe ad un aumento dei costi per la ricerca, ma si guadagnerebbe tempo nell’evoluzione tecnologica della motocicletta elettrica con nuove batterie allo stato solido, ai nanotubi di grafene e chissà cos’altro verrebbe utilizzato.

    Oggi l’unica competizione tecnologicamente indicativa è il famoso Tourist Trophy per motociclette elettriche, la classe TT Zero dove domina l’Ottava Potenza Illimitata, lo stato dell’arte della motocicletta da corsa elettrica, naturalmente.

    La tecnologia vincente è made in Japan ed è stata presentata la scorsa primavera, al 46° Motorcycle Show di Tokyo: la Mugen Shinden Hachi.

    “Hachi” sta per numero 8, un numero considerato beneaugurante in Giappone, e contemporaneamente identifica l’ottava evoluzione da corsa di Mr. Mugen, un nome leggendario in Giappone, legato ad Honda.

    Mugen Motorsports (無限) venne fondata nel 1973 da Hirotoshi Honda, figlio del padre fondatore Soichiro.

    Mugen significa “Senza limite”, “Illimitato”, da questo significato etimologico nasce la mission aziendale di ricerca di una “Potenza Illimitata”. 

    La missione dell’Ottava Potenza Illimitata era alta: vincere la categoria TT Zero della leggendaria e spaventosa corsa su strada del Tourist Trophy all’Isola di Man con due piloti veterani, specialisti del TT, John McGuinness e Michael Rutter.

    Per cogliere il risultato, la Mugen Shinden Hachi si è alleggerita a poco meno di 248 kg. ed ha nascosto nell’aerodinamica e profilata carena, una batteria agli ioni di litio da 370 volt necessaria ad alimentare un motore elettrico brushless trifase raffreddato ad olio, capace di 120 chilowatt, che equivalgono approssimativamente a 160 CV e 210 nm di coppia. Praticamente, un sibilante missile terra-terra su due ruote, con cui Michael Rutter ha battuto il record sul giro della classe TT Zero portandolo a 121,909 miglia all’ora pari a 196,193 km/h.

    Mugen Shinden Hachi rappresenta oggi la massima espressione tecnologica della motocicletta elettrica, capace di un impressionante giro record dell’isola di Man, accompagnato da un tagliente sibilo elettrico.

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