I leader di 20 settori industriali europei riuniti ad Anversa: ci vuole un Patto Europeo per l’industria di pari importanza del Green Deal

di Filippo Astone ♦︎ Nella cittadina belga, gli esponenti di grandi associazioni datoriali (550 miliardi di euro in valore aggiunto e 7,8 milioni di lavoratori) hanno presentato una Dichiarazionea favore di un Patto europeo per l’Industria al Primo Ministro belga, Alexander De Croo e al presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Tra le richieste, una nuova concezione regolatoria, la disponibilità di materie prime, l’Europa come fornitore di energia. La chiave di lettura di Francesco Buzzella, presidente di Federchimica.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea

«Riportare l’Industria al centro delle politiche europee è una questione di sopravvivenza: l’Industrial Deal deve far parte dei programmi UE, con identica priorità rispetto al Green Deal». Lo ha dichiarato Francesco Buzzella, presidente Federchimica, in occasione del summit svoltosi oggi ad Anversa, dove i leader di 20 settori industriali (550 miliardi di euro in valore aggiunto e 7,8 milioni di lavoratori) hanno presentato una Dichiarazione a favore di un Patto europeo per l’Industria al primo ministro belga, Alexander De Croo e al presidente della Commissione Ursula von der Leyen. I firmatari – rappresentanti di diversi settori industriali tra cui energia, chimica, farmaceutica, tessile, siderurgico, della ceramica e del vetro, gas industriali e raffinerie – chiedono che l’Industrial Deal europeo, basato su 10 azioni concrete, sia al centro della prossima Agenda strategica dell’UE 2024-2029, integrando il Green Deal.

«I primi segnali del 2024 confermano un trend negativo per l’Industria, specie nei Paesi tradizionalmente motori dell’economia europea. Occorre intervenire subito per tentare di invertire una tendenza alla deindustrializzazione, ormai molto preoccupante» osserva Buzzella. E aggiunge: «Se la transizione ambientale non si realizzerà di pari passo con un adeguato piano industriale, l’Europa perderà capacità competitiva nei confronti dei player mondiali, prima fra tutti la Cina, che già trova nel nostro Continente uno sbocco sempre più importante per le proprie produzioni. È necessario che l’Industria e, in particolare, la chimica, tornino al centro delle strategie comunitarie. La chimica è strategica in quanto infrastruttura tecnologica e innovativa per tutti i settori manifatturieri, nonché settore leader in termini di sostenibilità ambientale, sociale ed economica».







Il testo della dichiarazione di Anversa per un accordo industriale europeo

“L’Europa ha urgente bisogno di chiarezza, prevedibilità e fiducia, anche in politica industriale”

Le imprese e le organizzazioni di categoria dell’Industria energy intensive EII firmatarie esprimono il loro pieno sostegno alla costituzione di un Patto industriale europeo, fondamentale per accompagnare l’attuazione del Green Deal e per il mantenimento di posti di lavoro altamente qualificati in Europa. Come ha affermato molto chiaramente il primo ministro belga Alexander De Croo: «Abbiamo bisogno della nostra industria per la sua capacità di innovazione. Per realizzare le soluzioni climatiche di domani. L’Europa non dovrebbe essere solo votata all’innovazione industriale, ma anche rimanere un continente della produzione industriale».

Francesco Buzzella, presidente di Federchimica

Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e gli obiettivo del 2040 recentemente fissati, la produzione di energia elettrica in Europa si moltiplicherà e gli investimenti industriali dovranno essere sei volte superiori rispetto al decennio precedente. Una sfida enorme, che arriva proprio mentre sia le grandi Imprese, sia le Pmi si trovano ad affrontare la più grave recessione economica degli ultimi dieci anni, con la domanda in calo, i costi di produzione in aumento e la conseguente delocalizzazione degli investimenti in altre parti del Mondo. Di fronte alla concorrenza dell’economia americana che beneficia del sostegno finanziario derivante dall’Inflation Reduction Act (IRA) e alla crescita delle importazioni cinesi in Europa, la pressione sull’industria europea continua ad aumentare. Le nostre aziende si trovano ad affrontare questo problema ogni giorno. Gli stabilimenti vengono chiusi, la produzione bloccata, il personale ridimensionato. L’Europa ha urgente bisogno di un piano di politica industriale.

Il Patto europeo per l’industria presentato al primo ministro belga Alexander De Croo e alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen

Un’autonomia strategica aperta per un’UE competitiva e resiliente è fondamentale per il futuro dell’Europa in un panorama geopolitico in continua evoluzione. Si tratta di un obiettivo perseguibile solo se le industrie di base e ad alta intensità energetica resteranno in Europa e qui continueranno a investire. Senza una politica industriale mirata, si rischia la dipendenza da altri Paesi persino per quanto riguarda le materie prime e le sostanze chimiche: l’Europa non può permettersi che questa accada.

Con questa Dichiarazione si invitano i governi degli Stati membri, la prossima Commissione europea e il Parlamento UE a:

1. Porre l’Industrial Deal al centro della nuova agenda strategica europea per il periodo 2024-2029. Chiediamo un piano d’azione globale per elevare la competitività industriale a priorità strategica creando un adeguato piano di politica industriale; tale piano dovrà comprendere anche iniziative volte a eliminare incoerenze normative, obiettivi confliggenti, inutili complessità legislative ed eccesso di rendicontazione. Chiediamo una proposta omnicomprensiva di tutte le misure correttive su tutte le attuali normative europee pertinenti come primo atto legislativo da presentare nel prossimo ciclo istituzionale della UE.

2. Includere un consistente capitolo sui finanziamenti pubblici, con un fondo per la diffusione delle tecnologie pulite per le industrie ad alta intensità energetica strettamente coordinato con un quadro semplificato degli aiuti di Stato, nel rispetto delle norme del mercato unico. Ciò dovrebbe consentire riduzione del rischio pubblico degli investimenti privati ​​nelle tecnologie pulite attraverso il sostegno sia Capex che Opex, con garanzie per il mantenimento e la creazione di posti di lavoro di qualità e proporre un livello fiscale competitivo e sostenibile in Europa

3. Rendere l’Europa un fornitore di energia competitivo a livello globale. I costi dell’energia in Europa sono troppo alti, non solo per via dei prezzi delle commodity ma anche a causa degli oneri normativi. La prossima Commissione Europea deve dare priorità ai nuovi progetti per la produzione di energia a basso impatto, rinnovabile e nucleare, abbondante e conveniente. Abbiamo bisogno di una vera strategia energetica europea, con azioni concrete a favore dell’energia elettrica transfrontaliera, dell’espansione della rete per l’idrogeno e per altre molecole rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, nonchè partenariati con paesi ricchi di risorse.

4. Concentrarsi sulle infrastrutture di cui l’Europa ha bisogno. Indirizzare le risorse del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e fondi strutturali e regionali all’integrazione e costruzione di infrastrutture energetiche, digitali, Ccus e di riciclaggio di livello mondiale nell’UE; tali azioni dovrebbe essere considerate come Pci (Progetti di interesse comune) a livello europeo. Eliminare gli ostacoli nel trasporto transfrontaliero, sviluppando le reti transeuropee. Rimuovere gli ostacoli autorizzativi per i progetti di trasformazione industriale. La trasformazione richiederà anche un numero significativo di lavoratori qualificati, attualmente non sufficienti: saranno perciò necessari programmi per renderli disponibili rapidamente.

5. Assicurare maggiore disponibilità delle materie prime in UE attraverso il potenziamento dell’estrazione mineraria interna, della produzione sostenibile e capacità di riciclo di materie prime strategiche, abbinata a nuove partnership globali. Aumentare il carbonio da fonti rinnovabili e da materie prime circolari, compreso l’ampliamento e la rapida autorizzazione di tecnologie avanzate di riciclo chimico. Sviluppare una Strategia circolare sul Carbonio che incentivi la Cattura e l’uso del carbonio (Ccu), le materie prime di origine biologica, i metalli di base, minerali e materiali avanzati necessari per raggiungere gli obiettivi del Green Deal. Accordi di libero scambio o di altre tipologie dovrebbero garantire forniture vitali per l’industria, consentire l’accesso a nuovi mercati e aumentare le esportazioni. L’Unione Europea dovrebbe adottare una policy per adottare tutti gli strumenti contro la concorrenza sleale per garantire condizioni di reale parità per le industrie dell’UE sia sul mercato interno, sia internazionale, compresa la protezione dalla carbon leakage.

6. Rafforzare la domanda di prodotti circolari, a zero e a basse emissioni di carbonio. Sostenere i consumatori (aziende e privati) nella scelta di prodotti net-zero e circolari, basati su prodotti trasparenti e carbon footprint ambientali. Utilizzare appalti pubblici e iniziative degli acquirenti privati ​​approvate dall’UE per intraprendere questa direzione. Ampliare la portata del Net Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act. Aumentare il potenziale di vendita migliorando l’accesso alla commercializzazione sui mercati internazionali.

7. Sfruttare, applicare, rilanciare e migliorare il mercato unico per la transizione delle catene del valore integrate, anche con misure atte ad affrontare la crescente frammentazione causata dai recepimenti nazionali della normativa europea.
Creare un mercato unico per i rifiuti e i materiali riciclati e anche un vero mercato europeo dell’energia. Migliorare l’applicazione delle attuali misure sulle importazioni.

8. Supportare l’innovazione, anche promuovendo studi scientifici di alto profilo, innovazione tecnologica e politiche basate su un approccio aperto e pragmatico, compresi nuovi metodi, come la sandboxing normativa. Promuovere la digitalizzazione come prerequisito per la ricerca innovativa e per migliorarne l’efficienza. Proteggere i diritti di proprietà intellettuale per portare un vantaggio competitivo all’Europa. Concentrarsi sul trasferimento dalla dimostrazione all’innovazione e sulle tecnologie commerciali prime nel loro genere.

9. Una nuova concezione regolatoria. L’imprenditorialità può trovare le soluzioni migliori per superare le sfide. Occorre:

  • creare un quadro normativo favorevole agli investimenti in tecnologie pulite. È importante evitare che gli obiettivi del Green Deal siano imposti con regolamenti rigidi e di eccessivo dettaglio.
  • prevenire un eccesso di reporting, garantire la coerenza, rimanere in sintonia con la realtà industriale
  • integrare le proposte legislative attraverso un Segretariato generale più forte e un Regulatory Scrutiny Board che applichi un costante controllo sulla competitività e uno stress test europeo sull’innovazione, rispetto al quale ogni nuova norma e iniziativa politica dovrebbe essere valutata.
  • utilizzare dati affidabili e scientifici prove per adottare politiche efficaci.
    valutare l’impatto della legislazione in termini complessivi.

10. Creare una struttura adeguata per poter conseguire il risultato. Creare una figura di Vicepresidente deputato alla realizzazione dell’Industrial Deal europeo,per garantire la perfetta integrazione della legislazione e l’allineamento con l’agenda della prossima Commissione Europea, con una supervisione delle attività delle direzioni generali chiave per l’Industrial Deal secondo un approccio integrato.

Come affermato recentemente dalla presidente von der Leyen: «Stiamo entrando nella prossima fase del Green Deal europeo, ma una cosa non cambierà mai…continueremo a sostenere l’industria europea durante questa transizione». L’approccio per affrontare una politica industriale efficace non deve basarsi su ventisette diverse forme di incentivo a livello nazionale ma deve essere europeo, mantenendo e rafforzando così l’integrità del mercato interno e ponendo la competitività a livello globale come prioritaria.

Dobbiamo mantenere l’industria in Europa perché sarà proprio l’industria a fornire le soluzioni climatiche di cui l’Europa ha bisogno. Soluzioni che serviranno ai cittadini e ai governi, ma che soltanto l’industria col sostegno delle Istituzioni può inventare e realizzare in tempi e modi adeguati. Un tessuto industriale solido e un dialogo sociale rafforzato sono indispensabili affinchè l’Europa possa garantire che la transizione verde sia una transizione giusta, come concordato nella Dichiarazione Tripartita della Val Duchesse.

Un’industria europea competitiva, basata sul Patto industriale europeo, è la “conditio sine qua non” per il successo del Green Deal dell’UE.

Ed è anche l’unico modo per mostrare al resto del mondo che il Green Deal funziona per tutti..














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