Intelligenza artificiale: tante volte è solo un bluff

di Chiara Volontè ♦︎ Uno studio di Mmc Ventures ha rivelato che ben quattro start-up su dieci dichiarano di essere specializzata in Ai solo per ottenere maggiori fondi. Tutto marketing, ma il rischio è di creare confusione, danneggiando questa straordinaria opportunità di progresso e di creazione valore

Il miglior modo per ottenere investimenti e visibilità nel settore tech? È dichiarare di occuparsi di intelligenza artificiale, il settore che più di ogni altro, in questo momento, suscita interesse. Ultimamente è un dilagare di pubblicità, anche di oggetti di consumo (come i telefoni cellulari) che dichiarano di utilizzarla. Ma è tutto vero? Oppure si tratta di semplice software spacciato per intelligenza artificiale? Le domande sorgono spontanee. Ed è molto alto il rischio di inflazionare la parola, creando confusione e, soprattutto, danneggiando le straordinarie opportunità di progresso e di creazione di valore offerte dall’Intelligenza Artificiale.







Ad esempio, secondo uno studio pubblicato da Mmc – società londinese di venture capital – il 40% delle startup europee che afferma di essere specializzato nel campo dell’Ai, in realtà non sviluppa programmi legati all’intelligenza artificiale.

L’analisi di Mmc, sponsorizzata da Barclays, si è focalizzata sui 13 Paesi più attivi dell’Unione europea, e ha scoperto che su 2.830 aziende, solo 1580 presentano servizi effettivamente connessi all’Ai. E tra queste, quasi 500 hanno sede nel Regno Unito, mentre in Italia sono presenti 66 startup.

start up

«Abbiamo esaminato le società, i loro materiali, i loro prodotti, i loro sito web – chiarisce David Kelnar, responsabile della ricerca, a Forbes – Nel 40% dei casi non è stato possibile trovare tracce di intelligenza artificiale».

Nel 2013, evidenzia lo studio di Mmc, meno del 2% delle startup europee avviate in quell’anno si definiva specializzata in Ai, ma nel 2018 la quota ha raggiunto l’8%.

Ma allora perché un numero così alto di società dichiara di avere un business fondato sull’intelligenza artificiale? Semplice, per ottenere maggiori investimenti. Infatti, le startup che si occupano di Ai ricevono fra il 15% e il 50% di finanziamenti in più rispetto a quelle non collegate al settore dell’intelligenza artificiale e del machine learning. Però, non sempre sono le startup stesse a presentarsi come impegnate nel campo dell’intelligenza artificiale, poiché spesso sono i siti di analytics a classificarle in questo modo.

Tra i casi d’uso più utilizzati dalle aziende per implementare il proprio ventaglio di servizi, lo studio della venture capital londinese mette in risalto i chatbot (26%) e gli strumenti di automazione dei processi (21%). Inoltre, tra i settori su cui si concentra la maggior parte delle società di Ai ritroviamo la salute (una nuova startup su cinque si focalizza su assistenza medica e benessere), finanza, media e mercato dell’intrattenimento, mentre poco attrattivo risulta il segmento dell’agricoltura.














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