In preparazione la Carta della robotica collaborativa: il tema tra le priorità dei decisori politici!

L’obiettivo è quello di focalizzare l’interesse delle istituzioni sulle enormi implicazioni di questa tecnologia dirompente, in modo che le osservazioni contenute nella Carta entrino nell'agenda nazionale

Alessio Cocchi

È stata “lanciata” ufficialmente e sarà diffusa nei prossimi mesi. La Carta delle idee della robotica collaborativa è diretta soprattutto all’attenzione dei ministeri, ed in particolare di quello dello Sviluppo economico, di quello dell’Istruzione e di quello della Ricerca Scientifica. Raccoglie le necessità dell’industria di comparto, degli atenei e dei sindacati in tema di cobot, bracci sensorizzati destinati a interagire fisicamente con gli esseri umani in spazi di lavoro condiviso. Osservazioni ed urgenze sono state raccolte ieri, agli “Stati Generali della Robotica Collaborativa”, evento online organizzato dalla azienda danese Universal Robots, di proprietà della multinazionale americana Teradyne.

L’obiettivo del Manifesto della cobotica







L’obiettivo è quello di focalizzare l’interesse del decisore politico su questa tecnologia in crescita, in modo che le osservazioni contenute nella Carta siano prese in considerazione nel corso della redazione di importanti documenti, come ad esempio il Piano nazionale delle Ricerche o quello di Industria 4.0 – che è stato costantemente rivisitato negli ultimi anni e che ha assunto, nell’ultima versione, il nome di Transizione 4.0.

Alcune osservazioni emerse agli Stati Generali della Robotica Collaborativa  

Tra le osservazioni emerse ieri, quella di Alessandro Tassinari, computational designer e digital fabrication expert per Fem (Future education Modena), secondo il quale  la formazione sui cobot non deve iniziare alle scuole tecniche, ma già alle elementari, per stimolare nei bambini e nei ragazzi l’interesse verso queste tecnologie destinate a diffondersi in ambiti diversi dalla manifattura. Infatti Pierpaolo Ruttico,  architetto-ingegnere e ricercatore al Politecnico di Milano, nonché fondatore e direttore creativo di Indexlab – Creativity & Technology, una società multidisciplinare, ha mostrato come i cobot possano essere integrati in attività legata alle costruzioni, ad esempio sostituendo gli umani nei lavori più pericolosi e nelle attività ripetitive o di basso valore aggiunto. Possono installare pannelli isolanti nelle facciate degli edifici, o  personalizzare le superfici di polistirene espanso. Anche secondo Lorna Vatta, direttrice esecutiva del competence center Artes 4.0, bisogna ampliare la diffusione dei cobot in contesti diversi da quello industriale.  Secondo infine Francesco Messano, sindacalista della Uilm, la sigla dei metalmeccanici della Uil, la formazione specifica sulla cobotica va inserita nei contratti collettivi nazionali di lavoro. L’idea è che questa tecnologie, che comporta l’attribuzione al robot collaborativo di attività alienanti ma anche di quelle potenzialmente pericolose, potrebbe incidere positivamente sulla sicurezza sul luogo di lavoro.














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