Brugnoli, Confindustria: si rischia di prendere solo un acconto del Recovery Fund

di Marco de’ Francesco ♦︎ A differenza di Francia e Germania, l’Italia è indietro nella definizione delle risorse necessarie ai progetti finanziabili con il Recovery Fund. Così, la Commissione Europea potrebbe provvedere solo ad un acconto generale, e non a tutte le tranche successive. Lo ha affermato oggi il vicepresidente di Confindustria Giovanni Brugnoli all’assemblea annuale di Federazione Anie, l’associazione presieduta da Giuliano Busetto che rappresenta le imprese elettriche e elettrotecniche

«C’è il rischio concreto che dall’Europa arrivino solo un acconto, e non le altre tranche di finanza». Parole del vicepresidente di Confindustria Giovanni Brugnoli, oggi nel corso dell’assemblea nazionale pubblica (denominata “Tecnologie per la ripresa”) della Federazione Anie, che rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche e che peraltro è aderente a all’associazione nazionale degli industriali. Le risorse sono quelle del Recovery Fund, propriamente “Eu Next Generation”, che è un fondo europeo dotato, a livello continentale, di una capacità finanziaria di 750 miliardi di euro. Per l’Italia, vale 209 miliardi, di cui 82 miliardi di sussidi e 127 di prestiti.  I piani vanno vagliati dall’esecutivo continentale guidato dalla presidente Ursula Von Der Leyen.







L’Italia non è al passo nella determinazione delle risorse europee legate ai progetti finanziabili con il Recovery Fund

Il problema, secondo Brugnoli, è che rispetto ad altri Paesi l’Italia è indietro nella definizione dei progetti di trasformazione digitale del Paese finanziabili con il Recovery Fund. «Germania e Francia hanno presentato piani davvero dettagliati, puntando su alcuni capitoli poi declinati in sub-topic, ognuno con l’indicazione chiara delle finanze richieste. L’Italia, invece, ha portato a Bruxelles solo la proposta di macro-capitoli di spesa». Per Brugnoli, in questo modo i progetti del Belpaese rischiano di essere presi in considerazione solo all’inizio. «Se non si fa quello che si è stabilito, se non si definiscono i piani al dettaglio, l’Europa smette di finanziare. E non possiamo permettercelo: abbiamo già fatto 100 miliardi di debito per le future generazioni e ora, peraltro, abbiamo un Pil pro-capite pari a quello di 26 anni fa. Abbiamo bisogno di una crescita robusta del 3% all’anno, e per questo è necessaria la trasformazione digitale del Paese, anche con i soldi del Recovery Fund». Di conseguenza, per Brugnoli, «dobbiamo decidere oggi, adesso, la tabella di marcia, rispettandola al passo serrato». Della definizione dei progetti si sta occupando il governo, e soprattutto il Ministero dello Sviluppo Economico.

In tema di formazione, occorre più impegno del Ministero dell’Istruzione per le necessità delle imprese

Brugnoli ha poi polemizzato con il Ministero dell’Istruzione, guidato da Lucia Azzolina. «Mentre tra il mondo industriale e il Ministero dell’Università e della Ricerca, quello di Gaetano Manfredi, è in corso un confronto continuo sulle necessità del primo in termini di formazione, lo stesso non accade con il Ministero dell’Istruzione.  Eppure in Italia c’è il 31% di disoccupazione giovanile, abbiamo due milioni e mezzo di Neet (ragazzi che non cercano un impiego e non frequentano la scuola) e al contempo i prossimo anno salirà a 200mila il numero delle risorse che l’industria cerca e non trova». Peraltro, per Brugnoli il Ministero dell’Istruzione si è occupato di una cosa molto importante, e cioè della sicurezza dei ragazzi e del personale nelle scuole, in tempi di Covid-19.  Ma nel frattempo non ha promosso alcun concorso per docenti dotati di competenze digitali, che sono attualmente carenti nel caso del 75% degli insegnanti. «C’è il rischio che dal punto di vista digitale i docenti si sentano un po’ indietro, in quanto a competenze, rispetto agli studenti».

Cos’è la Federazione Anie

Le imprese aderenti hanno un fatturato complessivo di 84 miliardi di euro e 500mila occupati: la Fondazione rappresenta tutta l’industria elettrotecnica ed elettronica nazionale con le tecnologie per i quattro settori strategici: trasporto ferroviario, energia, building e industria. I comparti della Federazione sono i più avanzati e investono in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in ricerca e sviluppo effettuato dal settore privato in Italia.














Articolo precedenteSiderweb: per tornare al livello pre-covid nel mercato degli acciai speciali serviranno 2 anni
Articolo successivoAlda Paola Baldi (Enel) all’assemblea Anie: nei mesi Covid anticipato mezzo miliardo di fatture ai fornitori






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui