Fusione Fca e Psa, accordo raggiunto

Forse già stamattina l’ufficializzazione del merger tra il Lingotto e il gruppo francese. Il nuovo carmaker varrà 45 miliardi di euro e sarà il quarto gruppo automobilistico del mondo. Sarà presieduto da John Elkann e guidato da Carlo Tavares

John Elkann, presidente di Stellantis e presidente e ad di Exor. Foto credits Di Exor S.p.A.

C’è l’accordo per la fusione tra Fca e Psa. Lo scrive il Wall Street Journal, che cita due fonti che si stanno occupando direttamente della vicenda. Ci sarebbe stato il placet sia del consiglio di amministrazione di Psa che quello dei board del Lingotto e di Exor. A questo punto, a meno di una clamorosa retromarcia, come il colpo di scena di giugno che fece saltare un tavolo ben avviato con Renault, nasce un colosso da 50 miliardi di dollari (45 miliardi di euro) di capitalizzazione, il quarto gruppo automobilistico mondiale. Fca l’anno scorso ha fatturato 110 miliardi di euro; Psa, che possiede peraltro i marchi Peugeot e Citroën, 74 miliardi. Insieme, i due carmaker hanno venduto 8,7 milioni di auto, più di General Motors. Si tratterebbe di una «fusione tra eguali», anche per le figure di vertice: secondo il Wall Street Journal la presidenza del nuovo gruppo sarà affidata a John Elkann, mentre Carlo Tavares sarà il nuovo amministratore delegato. Quanto al cda, sarà composto da 11 membri, di cui sei di Psa e cinque di Fca. Probabilmente, il patto sarà ufficializzato stamattina.

Dal merger fallito con Renault alla fusione con Psa







A marzo, al Salone di Ginevra, l’ad di Fca Mike Manley aveva fatto un’importante apertura in tema di alleanze. Forse inattesa. «Abbiamo una posizione forte e indipendente – aveva affermato al Corriere della Sera – ma se c’è un’alleanza, una partnership, una fusione che rafforza le nostre opportunità per il futuro, noi la prenderemo in considerazione». Altre indiscrezioni e mezze parole dei manager emerse a Ginevra dimostravano che la via della partnership era un’ipotesi seria. Si sapeva che l’ad di Psa Carlo Tavares, era interessato soprattutto ad un’alleanza con Fca sul mercato americano. Lo aveva dichiarato lui stesso. Invece, a giugno, era iniziato e poi saltato il merger tra Fca e Renault. L’idea era quella di dar vita ad una società di diritto olandese, con quote paritarie del 50% e 50% ai due gruppi, il Lingotto e Renault. La società, un colosso da 8,6 milioni di veicoli venduti ogni anno, sarebbe stata quotata nei listini di Parigi, Milano e New York. La famiglia Agnelli, che attualmente controlla il 29% di Fca, sarebbe rimasta primo azionista con una quota del 14,5%; lo Stato francese avrebbe avuto in mano il 7,5% della nuova entità, metà dell’attuale 15% in Renault. Se la fusione fosse avvenuta, si sarebbe trattato di appianare la differenza di valore di mercato – Fca vale circa 18 miliardi, Renault 16 –: agli azionisti  del Lingotto avrebbero ottenuto un dividendo straordinario pari a circa 2,5 miliardi.

La fusione che piace ai mercati

Invece, due giorni fa, erano emerse indiscrezioni circa una possibile fusione con Psa. Poi, lo scoop del Wall Street Journal. Ieri gli effetti si sono visti nelle Borse, dove l’operazione ha scatenato rialzi: il titolo Peugeot a Parigi del 7%,  quello di Fca di oltre il 10% a Milano.














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