Area Studi Mediobanca: nel 2020 sul Ftse Mib i gruppi manifatturieri hanno segnato un +10,9%

di Chiara Volontè ♦︎ La survey ha rilevato un crollo dei margini industriali causa Covid (-42,5%). Minor calo per le energetiche e utilities (-4,0%)

La crisi pandemica ha investito pesantemente le economie di tutto il mondo, con alcuni settori che, però, hanno dimostrato una maggior resilienza e propensione alla ripartenza. L’Area Studi Mediobanca ha analizzato l’impatto del Covid-19 sui bilanci annuali 2020 delle 27 società industriali e di servizi concorrenti all’indice di Borsa Ftse Mib. Si tratta di 16 società a controllo privato e 11 società a controllo pubblico, 17 manifatturiere, 6 energetiche e utilities, 3 di servizi e 1 petrolifera. Lo studio contiene un focus sui gruppi manifatturieri con uno sguardo all’ultimo trentennio e al futuro e uno dedicato alle figure apicali nei CdA (età, genere, nazionalità e compensi).

 







L’impatto del Covid-19 sulla capitalizzazione in Borsa

Le 27 società industriali e di servizi quotate sull’indice Ftse Mib rappresentano un valore di Borsa totale di 386 miliardi di euro. Nel 2020 la loro capitalizzazione è aumentata dell’1,4%, con un guadagno di 5,2 miliardi. Forte spinta positiva delle società manifatturiere che hanno guadagnato 19,7 miliardi rispetto al 2019 (+10,9%) e delle energetiche e utilities (+9,5 miliardi; +8,2%). Riduzione del valore di Borsa per i servizi (-4,4 miliardi; -12,9%) e per il petrolifero, rappresentato da Eni, che ha subìto la frenata più netta (-19,6 miliardi; -38,8%). Campioni di crescita in Borsa: DiaSorin (+47,4%), Interpump (+42,8%), Prysmian (+35,3%) e Amplifon (+32,8%). Saipem (-49,4%), Leonardo (-43,4%) oltre alla già citata Eni sono invece i titoli con la maggior flessione. Al 23 aprile 2021 le 27 società industriali e di servizi quotate sull’indice Ftse Mib rappresentano un valore di Borsa totale di 431 miliardi di euro, in aumento del +11,7% da inizio anno, con un guadagno di 45 miliardi (+17,7% l’incremento delle società manifatturiere).

 

I dati finanziari del 2020

Rispetto al 2019, le società analizzate hanno perso ricavi per oltre 75 miliardi (-18,6%). La manifattura ha registrato il calo minore (-14,3%), seguita dai servizi (-14,7%) e dalle energetiche e utilities (-15,6%), mentre il petrolifero con Eni (-37,1%) riporta le maggiori perdite di fatturato. Tra le società brilla DiaSorin, il cui aumento dei ricavi a doppia cifra (+27,1%) ha beneficiato della vendita dei kit diagnostici per il Covid, seguita da Stm (+6,8%), Inwit (+6,1%) e Italgas (+6,0%).

Nel 2020 le società analizzate hanno perso oltre 19 miliardi a livello di margini industriali (-42,5% sul 2019). Se da un lato il settore energia/utilities è riuscito a limitare il calo del Mon (-4,0%), dall’altro si registrano le flessioni della manifattura (-43,9%) e dei servizi (-53,4%) e il crollo di Eni (-97,8%). Primeggia DiaSorin anche per crescita del Mon (+47,3%), seguita da Inwit (+34,9%). Anche l’ebit margin medio è in contrazione al 7,7% rispetto all’11,0% del 2019 (-3,3 punti percentuali). La redditività premia il settore energia/utilities con l’ebit margin più elevato nel 2020 (17,3%; +1,9 p.p. sul 2019), seguito da quello dei servizi (9,2%; -7,1 p.p.) e della manifattura (4,9%; -2,5 p.p.).

Riduzione consistente per il petrolifero (-12,5 p.p., ebit margin in coda allo 0,5%). Campioni di redditività nel 2020: Snam (ebit margin al 51,4%), Terna (48,2%) e Inwit (43,7%). Capitolo risultato netto. Per le società del Ftse Mib il 2020 si è chiuso in rosso, segnando una perdita netta di quasi 1,5 miliardi rispetto all’utile di 12,8 miliardi nel 2019, dovuta in gran parte al rosso di Eni (-8,6 miliardi). Utile netto nel 2020 per il comparto energia/utilities (5,5 miliardi), per la manifattura (1,3 miliardi) e i servizi (0,3 miliardi). Per quanto riguarda i dividendi, nel 2021 ne verranno distribuiti complessivamente 1,4 miliardi in meno (-12%) rispetto al 2020. In aumento però i dividendi distribuiti dai grandi gruppi pubblici di energia/utilities (+0,6 miliardi) e dalla manifattura privata (+0,2 miliardi).

In generale diminuzione anche gli investimenti (-11,3%, pari a 4 miliardi in meno sul 2019), con importanti flessioni per il petrolifero (-45,2%). In controtendenza gli investimenti del comparto energia/utilities (+3,7%) e leggera riduzione per quelli manifatturieri (-2,8%). Nel 2020 le società Ftse Mib esaminate hanno occupato mediamente 723mila persone. L’adozione di misure volte alla salvaguardia dei livelli occupazionali (quali il divieto al licenziamento) ha limitato la contrazione del numero degli occupati a un -1,4% pari a -10mila dipendenti mediamente in meno rispetto al 2019. Sul fronte liquidità si registra invece un incremento per tutti i settori, pari complessivamente a oltre 22 miliardi (+34,5%). Il 2020 chiude con 86,9 miliardi complessivi in cassa, pari al 28,6% dei debiti finanziari (era il 23,0% a fine 2019). Continua a peggiorare la struttura finanziaria, misurata dal rapporto debiti finanziari/capitale netto che aumenta al 133,2% (era al 117,6% a fine 2019).

 

Focus Manifattura: l’ultimo trentennio e il futuro

Il fatturato della grande manifattura italiana quotata sul Ftse Mib, generato per oltre la metà dalle Americhe, ha registrato nel 2020 il peggiore calo degli ultimi 30 anni e l’unico in doppia cifra (-14,3%). A diminuire sono stati specialmente i ricavi realizzati nell’area delle Americhe (-18,3%), seguiti dall’Emea (-14,1%), mentre aumentano quelli dell’area Asia e Pacifico (+2,8%). La manifattura è il settore che evidenzia la reazione migliore nella seconda parte del 2020 rispetto alla débâcle del secondo trimestre il cui fatturato era crollato del 42,2%: il calo dei ricavi si riduce al -4,2% nel terzo trimestre (rispetto al -14,3% del totale Ftse Mib) e al -6,5% nel quarto (-11,0% il totale Ftse Mib). Per le società manifatturiere del Ftse Mib, è previsto un rimbalzo del 10% del giro d’affari nel 2021 e un ritorno ai livelli pre-crisi nel 2022. L’ebit margin si ferma a quota 4,9% nel 2020 tornando sui livelli registrati durante la crisi finanziaria del 2009. La contrazione di -2,3 punti percentuali del risultato netto rapportato al fatturato risulta identica a quella registrata nel 2009.














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