Fronte anti Covid-19. Il Garante europeo della protezione dei dati vuole un’unica app di backtracking

Il proliferare di applicazioni di elaborazione digitale implementate in risposta al Coronavirus preoccupa Gped. Intanto per proteggere la privacy, 130 ricercatori europei stanno lavorando su uno strumento che rispetti pienamente il Gdpr

Attualmente sullo scenario europeo ci sono due Stati che hanno dato il via ad applicazioni di localizzazione digitale per combattere la pandemia da Covid-19: in Polonia il ministero della Salute ha istituito Home Quarantine, un’applicazione che richiede di scattare selfie durante il giorno per dimostrare il contenimento. L’Irlanda ha creato un’applicazione di tracciamento mobile basata sul consenso dell’utente.
Ma il Garante europeo della protezione dei dati (Gdpe), guidato da Wojciech Wiewiorowski, pur non entrando nel merito delle misure di tracciamento, esprime preoccupazione per la mancanza di coordinamento tra i diversi Stati europei e con le organizzazioni mondiali come l’Oms. Rilevando per inciso che un approccio paneuropeo porterebbe a risultati migliori, oltre a consentire il pieno rispetto degli obblighi del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr).

130 attorno alla piattaforma Pepp-Pt

Un gruppo di 130 ricercatori di otto paesi, tra cui l’Italia, intende lanciare entro il 7 aprile una piattaforma chiamata Pepp-Pt (Pan-European Privacy Preserving Proximity Tracing) che consentirà la progettazione di applicazioni utilizzando il “contatto” traccia “. Lo scrive Reuters che ha raccolto una dichiarazione «Il nostro obiettivo è fornire una spina dorsale ai componenti digitali di base nella lotta globale contro Covid-19», così Hans-Christian Boos, membro di un comitato consultivo digitale per il governo tedesco, fondatore di Arago e tra i guru dell’ I.A. tedesca







La piattaforma Pepp-Pt utilizzerà la tecnologia Bluetooth dei telefoni cellulari in un ambiente anonimo e su base volontaria. Memorizzerà tramite crittografia rinforzata la cronologia delle connessioni tra i dispositivi all’interno dello smartphone e non sul server centrale per un periodo di due settimane. Solo le autorità sanitarie locali, considerate “terze parti fidate”, saranno autorizzate a scaricare i dati che consentono di informare le persone che potrebbero contrarre la malattia e raccomandano di mettersi in isolamento.














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