Per Prometeia nel 2020 Pil italiano a -6,5% 

La società bolognese stima nei primi due trimestri dell’anno una riduzione del Pil superiore al 10% rispetto alla situazione pre-crisi, con differenze settoriali molto ampie: dal -10% della manifattura al -27% dei servizi legati al turismo, fino al -16% dei servizi di trasporto e delle attività legate all’intrattenimento

Nessun Paese potrà uscire da solo dalla crisi. Così Prometeia in un report sugli scenari aperti da Covid-19. La società bolognese di consulenza, sviluppo software e ricerca economica  scrive “occorre un forte e tempestivo piano a livello europeo per fronteggiare l’emergenza e rilanciare l’attività economica: non solo sotto il profilo finanziario, ma anche della crescita reale. Dopo la crisi finanziaria del 2008, in cui l’Italia ha lasciato sul terreno, per non recuperarlo mai del tutto, un pezzo importante della crescita, anche in questa crisi il nostro Paese lascerà indietro una parte rilevante della propria crescita; negli anni a venire, infatti, recupererà solo parzialmente quanto perso nel 2020”.

 







-6,5%: il Pil italiano nel 2020

Nel comunicato lanciato da Prometeia si legge: “Nello scenario base, ipotizzando una lenta e selezionata rimozione dei blocchi anti-contagio a partire da inizio maggio, la contrazione del Pil italiano nel 2020 sarà almeno del 6,5%: in un solo anno, una recessione di portata equivalente alla caduta del biennio 2008-2009. Prometeia stima nei primi due trimestri dell’anno una riduzione del Pil superiore al 10% rispetto alla situazione pre-crisi, con differenze settoriali molto ampie: dal -10% della manifattura al -27% dei servizi legati al turismo, fino al -16% dei servizi di trasporto e delle attività legate all’intrattenimento.

Nonostante le misure fiscali già annunciate (oltre due punti percentuali di Pil in totale quest’anno) – cospicue ma limitate dall’elevato debito pubblico – la profondità della recessione e la lentezza della ripresa non potranno che indebolire ulteriormente la capacità produttiva e le finanze pubbliche del paese. Nello scenario base di Prometeia, l’Italia si ritroverebbe nel 2022 con un livello del Pil ancora al di sotto del livello 2019 di oltre 2 punti percentuali, con un debito sovrano inchiodato al 150%.

In questo contesto, la stabilità macroeconomica verrà garantita solo in un quadro di maggiore condivisione a livello europeo degli oneri della crisi sanitaria e dei suoi effetti. La natura dello shock, simmetrico ed esogeno, necessita di una risposta comune sia nel fronteggiare l’aumento di spese legato alle esigenze immediate sia per sostenere la ripresa dell’economia reale. Nessun paese potrà uscirne da solo. Finanziare queste spese con emissioni di titoli europei permetterebbe di ridurne l’onere sui bilanci nazionali e di fare anche un passo in avanti verso la creazione di quel safe asset continentale che potrebbe favorire la diversificazione del rischio dei sistemi finanziari. Non procedere su questa strada rischierebbe di indebolire il progetto europeo, mettendone a rischio il futuro”.

 

Uno shock reale e mondiale

Mentre dieci anni fa lo scoppio della crisi originò dalla finanza, oggi la natura dello shock è di tipo reale (i blocchi alle attività e le quarantene). La natura reale e globale di una crisi che parte dai servizi comporta effetti moltiplicativi molto pesanti legati agli scambi internazionali, rendendo la riduzione di attività particolarmente intensa.

Prometeia scrive “Pur con tutte le incertezze legate alla durata e all’intensità delle chiusure – e alla successiva reattività con cui i diversi paesi proveranno a riprendersi – si stima per il 2020 una recessione dell’economia mondiale (-1,6%), diffusa ai paesi industrializzati e non, dove solo la Cina evita una flessione grazie al rimbalzo positivo già nella seconda parte dell’anno. Per fare un confronto, nella Grande Recessione del 2009, la caduta globale dell’attività era stata dello 0,4%. Il traino di Pechino e l’ipotesi di ritorno alla “quasi normalità” entro la fine dell’anno per tutti i paesi industrializzati, è comunque alla base della previsione di una caduta del commercio mondiale “solo” del 9,4%. Nel 2021 il rimbalzo dell’economia globale dovrebbe attestarsi al 4,6%.

Negli Stati Uniti, infine, dove è in corso di approvazione un pacchetto di misure senza precedenti da 2mila miliardi di dollari (il 9,3% del reddito nazionale, più del livello del Pil italiano) in aiuto a imprese e famiglie, il Pil nel 2020 cadrà del 2,5%, per poi riprendersi del 3,6% l’anno successivo.














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