Formazione e manifattura: il Wmf traccia la rotta

di Marco Scotti ♦︎ World Manufacturing Forum, la piattaforma che unisce il gotha dell’industria mondiale lancia l’allarme: il freno agli investimenti è dato dall’assenza di skill. E se l’Italia non si muove rischia lo 0,6% del pil ogni anno. Il vademecum in dieci punti

La rotta verso le nuove competenze

Incertezza politica? Regolamentazione del mercato del lavoro? Disponibilità finanziaria? Se qualcuno provasse a cercare la risposta al freno agli investimenti del continente europeo, forse citerebbe una di queste tre cause. E sbaglierebbe. Perché al primo posto nella classifica stilata dalla Bei, la Banca Europea per gli Investimenti, figura la carenza di competenze e di figure professionali in grado di rispondere alle esigenze delle aziende. Un tema, quello delle skill, che è al centro dell’ultimo rapporto del World Manufacturing Forum – la piattaforma che promuove lo sviluppo e la competitività del settore manifatturiero e che riunisce il gotha del manufacturing mondiale – del 2019: “Skills for the Future of Manufacturing”. Il report mira a esplorare in dettaglio il fenomeno del gap di competenze ampiamente avvertito nel settore, cercando al contempo contromisure. Lo studio verrà presentato in questi giorni, durante lo svolgimento del Forum a Cernobbio, dal 25 al 27 settembre.

World Manufacturing Forum 2019

Quello che appare evidente dalla survey è che al momento mancano le basi per colmare le esigenze di posti di lavoro: tra il 2018 e il 2028 verranno a crearsi 4,6 milioni di nuove posizioni, di cui 2,69 per i pensionamenti e 1,96 per la crescita naturale della ricchezza manifatturiera. Mentre 2,2 milioni di impieghi troveranno un padrone, il 53% del totale, cioè 2,4 milioni, andranno probabilmente deserti a causa di una carenza di skill.







4,6 milioni di posti di lavoro nei prossimi anni. Ma non tutti saranno soddisfatti

Secondo un recente rapporto della National Association of Manufacturers (Nam), «… l’attrazione e il mantenimento di una forza lavoro di qualità è considerata una delle sfide più importanti dell’attuale panorama aziendale …» e oltre il 25% dei produttori negli Stati Uniti ha dovuto rifiutare nuove opportunità commerciali a causa della mancanza di lavoratori durante il primo trimestre del 2019. La risposta più comune da parte delle aziende alla domanda sul perché non ci sono abbastanza figure disponibili è che c’è un gap di competenze fondamentali e che i lavoratori non hanno un set completo di competenze adatte alla postazione di lavoro ad alta tecnologia. Un’ultima risultanza che salta agli occhi è che l’apertura di nuove posizioni di lavoro nel settore manifatturiero è cresciuta del 400%, mentre le assunzioni “solo” del 100%.

Le assunzioni raddoppiano, la richiesta di nuovi posti di lavoro è quasi quattro volte tanto

Le 10 raccomandazioni del Wmf

Per ovviare alle necessità di un mercato del lavoro nel manifatturiero che è stato completamente travolto da Industria 4.0, il World Manufacturing Forum ha stilato una sorta di vademecum, in 10 punti, che riassume le nuove esigenze. Prima di tutto è necessario entrare nell’ordine di idee che la formazione, l’aggiornamento, lo sviluppo delle competenze sono processi che riguardano l’intera vita del lavoratore, e non soltanto alcuni momenti. L’azienda deve mettere a disposizione meccanismi anche premiali, mentre il lavoratore deve farsi parte attiva per aumentare la propria conoscenza della materia.

Inoltre, le nuove tecnologie hanno un enorme potenziale ancora inesplorato. Ecco quindi che l’investimento delle imprese deve andare nella direzione di permettere alla forza lavoro di raggiungere i migliori risultati possibili da ogni singolo device o applicativo. D’altro canto, la formazione non può essere un’iniziativa esclusivamente privata. Per questo motivo, il terzo suggerimento del Wmf è che i politici stessi dovrebbero trovare incentivi fiscali e sussidi per aiutare imprese e lavoratori a cambiare le competenze. Inoltre, come ripetuto più volte, bisogna cambiare la “faccia” delle professioni legate al manifatturiero, convincendo istituzioni, insegnanti, famiglie e studenti che si tratta di sbocchi lavorativi meglio pagati e più sicuri di quelli relativi alle discipline umanistiche.

La mancanza di skill è il motivo principale per cui gli imprenditori non investono

Il quinto punto stilato dal Wmf riguarda lo sviluppo di profili che combinino una grande competenza tecnica con una cultura e una conoscenza diffuse. Non più superspecialisti settoriali, ma personaggi competenti e culturalmente rilevanti. La tecnologia, inoltre, non deve solo essere un fine, ma anche un mezzo per sviluppare e migliorare l’educazione e la formazione. Anche perché – punto numero sette – la manifattura può permettere una vera e propria mobilità sociale, come avvenne nel Secondo Dopoguerra.

Inoltre, tutti i soggetti in causa devono avere la consapevolezza dell’importanza dei punti più rilevanti della trasformazione radicale che stiamo vivendo. L’educazione, poi, non può più essere standardizzata: ogni persona, ogni lavoratore, ogni studente, deve avere un percorso di studi che affianchi le materie canoniche con tematiche più affini alle sue inclinazioni. Decimo e ultimo punto: promuovere la cooperazione e la collaborazione al posto della competizione.

La mancanza di competenze: i numeri del disastro

Secondo lo studio presentato dal World Manufacturing Forum, il problema che appare più reale non è la carenza di posti di lavoro, ma di persone competenti e adatte a svolgere quelle mansioni, sempre più lontane dalla ripetitività delle “tute blu” e sempre più specialistiche e specializzate. Durante gli anni della crisi – spiega Accenture – la necessità di nuove figure professionali è calata di dieci punti percentuali, salvo poi risalire fino a livelli pre-crisi e attestarsi, oggi, al 45% del totale. Un segno evidente che qualcosa si sta muovendo, però, risulta dalle evidenze relative ai laureati in discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Il numero crescente indica che gli studenti e le università sono consapevoli e rispondono alle esigenze del mercato. Tuttavia, secondo Pure Michigan ci sarà ancora una carenza di 274.000 professionisti entro il 2018 poiché l’80% delle occupazioni in più rapida crescita dipende dalla padronanza dei campi scientifici.

Oggi l’industria manifatturiera sta vivendo i cicli sempre più brevi di progressi tecnologici che, a loro volta, portano a un rapido cambiamento nella natura stessa dei lavori di produzione che devono essere eseguiti e quindi nel set di competenze dei lavoratori. Le nuove carriere che si vanno delineando richiedono competenze tecniche. Secondo il World Economic Forum, entro il 2022 oltre 130 milioni di nuovi ruoli saranno il risultato di una nuova divisione del lavoro tra uomini e macchine. Le tecnologie che guideranno questo cambiamento di paradigma nel settore manifatturiero sono prima di tutto i big data analytics (85% del campione considerato dal Wmf), app e IoT con il 75%.

Tecnologie preferite dagli intervistati per il report del WMF

Un nuovo studio del 2019 di Microsoft UK ha rilevato che il 58% degli insegnanti pensa che l’attuale sistema educativo non riesca a preparare gli studenti a un futuro digitale. Pertanto, il sistema educativo deve essere riformato per soddisfare meglio le esigenze degli studenti fornendo loro le competenze necessarie per la loro carriera futura.

Una delle implicazioni più importanti di queste sfide nell’attuale sistema educativo è la disconnessione tra istituzioni, datori di lavoro e persone in cerca di lavoro. I luoghi di lavoro si stanno evolvendo a causa della maggiore concorrenza che valorizza l’innovazione, la creatività, la comunicazione, l’immaginazione e l’intelligenza emotiva, sollecitando i lavoratori utilizzare le loro competenze trasversali per adattarsi meglio alle mutevoli tecnologie e strutture organizzative. Si tratta delle cosiddette soft skills.

Un ulteriore problema alla comprensione dell’importanza delle nuove professioni e, di conseguenza, della necessità di adattare il proprio percorso formativo alle esigenze del mercato del lavoro è rappresentato da quello che il Wmf definisce “misperception”, ovvero una considerazione errata delle professioni del manifatturiero. Si continua a ritenere “svilente” un lavoro che in realtà è estremamente professionalizzato. E questa percezione miope riguarda sia i giovani, che devono scegliere il percorso di studi, sia i genitori.

L’Italia rischia di mettere a repentaglio lo 0,6% del pil

Ma alla fine, la carenza di digitalizzazione e di competenze si sostanzia in due temi fondamentali: la perdita di punti di pil e il calo della produzione manifatturiera. L’Italia è tra i Paesi più esposti a questo fenomeno, e vede una crescita mancata di 173 miliardi di dollari all’anno e di 0,6% del pil. Se ci fermiamo a osservare i soli Stati Uniti si nota come la quota di pil della manifattura che andrà perso da qui al 2028 aumenterà in proporzione molto più dell’incremento della ricchezza prodotta. Se attualmente questo valore è circa un dodicesimo del pil manifatturiero, nel 2028 diventerà poco meno di un sesto. Mancheranno all’appello 454 miliardi su 2.688 totali.

Negli Usa il costo è destinato a salire

Competenze sì, ma quali?

Fotografata la situazione complessa, il WMF ha enucleato le dieci competenze che devono essere sviluppate dalle aziende per avviare definitivamente la quarta rivoluzione industriale.

Prima di tutto una comprensione digitale che consenta di interagire con i nuovi sistemi manifatturieri. Non solo, ai nuovi operai si richiede anche che siano in grado di comprendere, completare e perfino sviluppare nuovi sistemi digitali, tecnologie di ultima generazione, applicazioni e strumenti. In secondo luogo serve la capacità di impiegare e disegnare nuove soluzioni di intelligenza artificiale e di data analytics, oltre a sapere leggere in maniera critica e complessa le informazioni ricavate. Imprescindibile per il Wmf la possibilità di problem solving applicata ai sistemi di smart manufacturing. Serve una forte mentalità imprenditoriale e la comprensione dell’importanza della sicurezza sul posto di lavoro. Un approccio più aperto verso culture diverse può permettere di migliorare l’output. In ambito cybersecurity – ed è questa la settima skill rilevata dal Wmf – è necessario comprendere come il digitale accresca l’intera catena del valore della manifattura. L’essere multitasking, poi, garantisce la rispondenza alle necessità di Industria 4.0 e della sua crescente complessità. La comunicazione, d’altronde, non sarà più soltanto una modalità di interazione con gli umani, ma diventa parte integrante del rapporto con l’It e i sistemi di intelligenza artificiale. Infine, il decimo punto riguarda la capacità di mantenere una certa apertura mentale di fronte alle trasformazioni che riguardano la manifattura.

Professioni fantastiche… e come chiamarle

La rapida proliferazione di nuove tecnologie ha e continuerà a trasformare i ruoli all’interno della produzione. L’avvento di Industry 4.0 non sta solo aumentando la natura dei ruoli produttivi esistenti come i lean manager, ma sta anche portando alla creazione di ruoli completamente nuovi come esperti di robot collaborativi e scienziati industriali di big data. È quindi imperativo che educatori e formatori assicurino che vi sia una formazione adeguata per preparare i lavoratori a questi ruoli sempre più richiesti dal mercato del lavoro. Allo stesso modo, le aziende dovrebbero porre l’accento sulle opportunità di transizione per i lavoratori esistenti verso ruoli nuovi o aumentati all’interno dell’organizzazione, fornendo i programmi di istruzione e formazione della forza lavoro necessari per supportare tale transizione. Ecco alcune delle nuove figure professionali di cui si parlerà in futuro.

Con la quarta rivoluzione industriale si moltiplicano le nuove professionalità

Digital Ethics Officer, la figura che coordina lo sviluppo, l’implementazione e il monitoraggio di programmi di etica e conformità (politiche, procedure, riunioni, formazione e audit).

L’ingegnere lean 4.0 è in grado di identificare come l’integrazione delle tecnologie Industry 4.0 e vari metodi snelli può fornire valore per migliorare l’eccellenza operativa.

Il big data scientist industriale è una figura centrale nell’analisi e manipolazione dei dati per sbloccarne il valore per l’azienda, come la generazione di approfondimenti che portano a nuovi modelli di business.

L’esperto di robot collaborativi assicura un’interazione regolare tra uomo e robot e lavora per massimizzare le capacità dei robot di supportare in vari processi.

Manager per l’integrazione It/Ot facilita le interazioni tra i sistemi IT e gli ambienti di produzione per consentire il processo decisionale in tempo reale, rafforzare la sicurezza delle risorse e aumentare le capacità organizzative per cogliere nuove opportunità di business.

Il digital mentor aiuta il personale di tutta l’organizzazione a sentirsi a proprio agio nel lavorare con la tecnologia. Particolare attenzione può essere data per aumentare la fiducia dei lavoratori più anziani che potrebbero essere riluttanti a imparare come utilizzare i nuovi strumenti digitali.

Investire sulla formazione?

Secondo il WMF, la maggior parte dei dipendenti riceve una formazione sul posto di lavoro o fuori dal lavoro su vari argomenti, ma, nonostante il riconoscimento che le nuove tecnologie cambieranno i requisiti delle professioni con ulteriori conoscenze e competenze necessarie per sfruttare in modo produttivo queste tecnologie, «solo il 3% dei dirigenti intende aumentare significativamente gli investimenti nella formazione e nei programmi di riqualificazione nei prossimi tre anni». Molte organizzazioni hanno sviluppato una piattaforma di apprendimento con programmi modulari su richiesta per consentire strategie a livello aziendale per la valutazione e lo sviluppo delle competenze. Insieme alle certificazioni e agli incentivi salariali, queste iniziative offrono ai dipendenti opportunità di avanzamento di carriera e aumentano le loro prestazioni, con conseguente miglioramento delle capacità organizzative e della competitività.

Tuttavia, è importante notare che tali piattaforme di apprendimento online e l’e-learning non dovrebbero essere considerati come una sostituzione completa dei metodi di insegnamento tradizionali, in particolare tenendo conto delle differenze culturali quando la formazione di persona è ancora preferita rispetto al mezzo digitale. La flessibilità e l’indipendenza fornite dall’e-learning devono anche essere bilanciate con risultati di apprendimento significativi ed esperienza di apprendimento che spesso richiedono un mix di metodi di insegnamento, come il tutoraggio e la formazione in classe. Inoltre, l’e-learning deve adattarsi alle strategie istituzionali (piuttosto che implementate ad hoc) per garantire che si adatti alle esigenze dell’azienda e sia integrato con altre funzionalità essenziali per feedback, apprendimento continuo, valutazioni delle prestazioni e sistemi di certificazione. Ciononostante, appare evidente come le tecnologie digitali come realtà virtuale e aumentata o 5G possono colmare lo skill gap fornendo informazioni in tempo reale, istruzioni all’operatore on demand e opportunità di crescita direttamente sul posto di lavoro.

Il motivo per cui le aziende non sono disponibili a fornire ulteriore training ai propri dipendenti è rappresentato soprattutto da due criticità, che vengono indicate dalla metà delle imprese cui viene chiesto dello stop alle spese in formazione. Si tratta di una carenza strutturale di fondi e dell’impossibilità a impiegare ulteriore tempo dello staff.

Che cos’è il World Manufacturing Forum

Il Wmf racchiude al suo interno imprenditori e istituzioni, enti pubblici e privati. Ne fanno parte Confindustria Lombardia, la Regione Lombardia e tra i nomi più significativi del comitato scientifico spiccano personaggi come Marco Taisch, docente del Politecnico di Milano e presidente del competence center milanese Made 4.0. Presso Villa Erba a Cernobbio (Como), dal 25 al 27 settembre i big dell’imprenditoria e le istituzioni tracceranno le traiettorie future dell’industria manifatturiera globale, confrontandosi sulle sfide dell’Industry 4.0 e sulle potenzialità del digitale. In particolare, come sottolineato già dal titolo di questa edizione “New skills for future manufacturing”, i riflettori sono puntati sulle competenze del domani, e sul modo in cui le aziende possono accedervi. Fondamentale, per rimanere competitivi e crescere sul mercato, colmare lo “skill gap” che ha colpito molte realtà durante questa quarta rivoluzione industriale.

direttore dell'Osservatorio Industria 4.0|Le competenze più importanti per Industria 4.0.|Marco Macchi
Marco Taisch













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