Federmeccanica e i sindacati chiedono un incontro con Draghi e un piano per salvare l’automotive

Le associazioni chiedono di mettere in campo tutte le azioni difensive necessarie e guardare all’opportunità di rilancio del settore

Linea di produzione nella fabbrica Fca di Torino

La transizione all’elettrico può essere una grande opportunità per il settore automotive, ma porta con se gravi rischi per un settore che continua ad avere un peso importante sull’economia italiana (93 miliardi di fatturato, pari al 5,6% del Pil), nonostante il brusco calo della produzione passata dagli oltre 1,8 milioni di veicoli del 1997 ai 700.000 nel 2021, di cui meno di 500.000 autovetture.

Una situazione che preoccupa sia Federmeccanica sia i sindacati e ha spinto Federico Visentin (presidente di Federmeccanica), Corrado La Forgia (vicepresidente di Federmeccanica con delega alla Transizione Tecnologica ed Ecologica), Roberto Benaglia (segretario denerale di Fim Cisl), Francesca Re David (segretario generale di Fiom Cgil) e Rocco Palombella (segretario generale di Uilm Uil), a chiedere un incontro urgente con il Presidente del Consiglio insieme ai Ministri dell’Economia e delle Finanze, del Lavoro e delle Politiche Sociali, dello Sviluppo Economico e della Transizione Ecologica per valutare assieme le condizioni e le possibili iniziative da intraprendere per garantire il futuro del mercato.







I firmatari chiedono quali siano le politiche pubbliche messe in campo per il settore, dato che sono scomparse le precedenti misure di sostegno alla domanda di autoveicoli per favorire il rinnovamento del parco circolante verso tecnologie eco-compatibili in funzione dei crescenti vincoli alle emissioni, così da scongiurare il rischio di deindustrializzazione, considerato concreto.

Federmeccanica e le sigle sindacali chiedono alle istituzioni di discutere insieme iniziative legate a:

  1. Gli interventi di regolamentazione del settore Automotive nel quadro delle transizioni e della relazione con gli attori istituzionali;
  1. Gli impatti specifici per il territorio italiano;
  1. Le risorse e la governance per le politiche industriali che, sulla base di competenze specifiche, possano contribuire a:
  • attivare le sinergie di una filiera ramificata, promuovendo dimensioni e cultura di impresa compatibili con le sfide del settore;
  • gestire le crisi industriali già aperte;
  • attivare investimenti di sostegno alla domanda verso le tecnologie compatibili con il Green Deal e, parallelamente, all’introduzione di vincoli alle emissioni;
  • attivare investimenti di sostegno all’offerta per: la difesa dell’attuale capacità installata e dell’occupazione; l’attrazione di nuovi investimenti produttivi nel contesto competitivo; il sostegno alla ricerca e sviluppo di prodotti che valorizzino le eccellen + Aggiungi una nuova categoria ze italiane di tecnologia e stile.
  1. Gli ammortizzatori sociali per accompagnare le transizioni in atto, di breve e di lungo periodo;
  1. I fabbisogni e le disponibilità di competenze tra education e formazione di accompagnamento alla trasformazione.

«Quello di oggi è un passo molto importante sulla strada del Rinnovamento avviato nel 2016 insieme al Sindacato», commenta Federico Visentin. «Non solo abbiamo realizzato riforme importantissime con gli ultimi Contratti Nazionali come il diritto soggettivo alla formazione, il welfare ed il nuovo inquadramento, ma intendiamo dare un contributo per la realizzazione di altre riforme di politica industriale, fondamentali per il futuro delle nostre imprese, dei nostri collaboratori e, più in generale, del Paese. Proprio dall’Osservatorio Contrattuale nasce una prospettiva economica condivisa sull’Automotive, comparto critico per il settore e per l’industria che è molto sotto pressione per effetto della transizione tecnologica ed ecologica. E’ necessario che imprese, sindacati e istituzioni lavorino insieme per gestire e guidare il cambiamento senza subirlo, al fine di difendere e valorizzare un patrimonio italiano. Ci aspettiamo che il Governo riconosca il valore di questa unità di intenti delle parti sociali e che voglia con noi tradurla in unità di azione per il bene comune».

«Abbiamo fatto un gran lavoro nell’Osservatorio Contrattuale sull’Automotive. Insieme a Fim, Foim e Uilm ci poniamo l’obiettivo di preservare il tessuto industriale di questo importante segmento della Metalmeccanica/Meccatronica ed allo stesso tempo garantirgli un futuro», afferma Corrado La Forgia. «È necessario essere pragmatici ed avere una visione, fare cioè oggi tutto quello che è possibile per affrontare i problemi contingenti e incominciare a progettare in Italia un modello di business sostenibile che diventi domani un unicum a livello mondiale. Sono diversi gli ambiti sui quali dobbiamo concentrarci, dalle tecnologie alle competenze, il tutto all’interno di una politica industriale che va definita con il contributo di tutti i soggetti coinvolti, rappresentanti delle imprese, dei lavoratori e Istituzioni. Da questo confronto molto positivo con il sindacato, sono emerse questioni concrete che vanno ora sviluppate in un confronto ancora più ampio con il Governo perché i tanti rischi connessi alla transizione possano diventare opportunità nell’interesse dell’intera nazione».














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