Custom, il leader italiano delle stampanti intelligenti punta su Asia e LatAm

Custom a Intertraffic, ad Amsterdam

di Laura Magna ♦ Custom, azienda italiana di meccatronica, dopo le stampanti intelligenti e i sistemi software entra anche nel mercato consumer con una linea di smartphone. E vuole espandersi in Asia e nelle Americhe.

Vuole crescere, soprattutto in Europa, Asia, America Latina, e mira a chiudere il 2016 con un fatturato di 90 milioni, dai 78 del 2015. Un anno che ha visto la Custom, nome inglese ma matrice italianissima, entrare anche nel settore consumer con una linea di smartphone. L’anima, però, resta industriale e, più specificamente, meccatronica, per questo gruppo nato nel 1992 a Fontevivo, nella provincia di Parma “in un garage e senza finanziamenti”, come racconta a Industria Italiana Carlo Stradi, che ne è presidente e fondatore insieme a Alberto Campanini, anch’egli ancora nel management. “L’idea era realizzare periferiche di stampa professionali per il settore dell’automazione industriale”, continua Stradi. “All’inizio ci occupavamo di progettare e produrre sistemi di stampa e stampanti da pannello per marchi affermati del settore industriale”. L’idea funziona e ben presto l’azienda ha virato verso prodotti più completi sia per il mercato industriale che per il mercato dell’automazione del punto vendita, fino a offrire  pacchetti di tecnologia che includono periferiche di stampa, registratori di cassa, sistemi e software di macchina, per garantire un utilizzo semplice e veloce dei prodotti. E precoce è stata anche l’espansione internazionale a cui i fondatori avevano pensato prima ancora di partire – e per cui avevano scelto un nome che fosse immediatamente comprensibile nel mondo.

Macchine Custom alla stazione di Jakarta
Macchine Custom alla stazione di Jakarta

Business diversificato







Dunque, che cosa fa in dettaglio Custom? Molte cose: prodotti capaci di adattarsi a diversi settori, dall’automazione industriale, all’aviazione, all’automazione del punto vendita, al gaming. “Per fare l’esempio più banale”, dice Stradi, “quasi tutti i registratori di cassa sono di nostra produzione. Abbiamo due marchi proprietari, Custom e Fasy e produciamo anche per brand di terzi. Ma sviluppiamo anche macchine per la stampa di biglietti, carte d’imbarco, etichette bagagli negli aeroporti, software per la gestione dei punti vendita di diversi marchi di lusso italiani. Ci pensa la controllata Bizeta e il software consente di gestire il magazzino e il back office nei negozi di tutto il mondo. Ancora, le macchine che leggono e stampano il biglietto delle lotterie nazionali sono nostre e sono brevettate”. La diversificazione è nel dna di questa impresa ed è stato lo strumento grazie a cui è riuscita sempre a cavarsela anche nelle crisi. “Negli anni la micromeccanica elettronica si è evoluta fino a cambiare completamente faccia”, continua Stradi. “Oggi la parte software è imprescindibile. Per questo abbiamo acquisito la controllata, la NetRising, che inventa app ed è la seconda in Italia dopo Seat Pagine Gialle, ma presto ci porteremo sul primo gradino del podio perché siamo più veloci. L’idea oggi è offrire alle imprese soluzioni che siano anche sistemi”.

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Alberto Campanini (a sinistra) e Carlo Stradi

Espansione internazionale
Nella quotidianità si incontra Custom moltissime volte senza saperlo. “Quando abbiamo un contatto con una ricevuta di pagamento, uno scontrino, un ticket, un titolo di viaggio o report di misura ci si trova di fronte a uno strumento di nostra produzione. Alla cassa del bar, del supermercato e del negozio, al bancomat per un prelievo, al parcometro mentre si paga il parcheggio, il biglietto del treno, il biglietto aereo e l’etichetta bagagli, una ricevuta di gioco, un biglietto del cinema teatro”. Ma diventare leader assoluti in Italia nelle stampanti intelligenti non è  bastato ai due imprenditori emiliani che ben presto, già nel 2000, hanno iniziato a espandere l’attività nel mondo creando sedi oltre confine. Ogni Paese ha le sue specificità e la presenza in loco è necessaria per poter rispondere adeguatamente alla domanda in maniera customizzata, come promette la ragione sociale. La produzione, dunque, oltre che in Italia, avviene in Romania, Cina, India e Brasile. “Anche quando si tratta di uno smartphone”, aggiunge Stradi “produciamo tutto, dalla rotella, al cavetto, allo chassis: e lo facciamo ascoltando le esigenze del cliente. Abbiamo lavorato con istituzioni ed enti per sviluppare una serie di soluzioni e innovazioni fiscali e non che hanno creato l’evoluzione del settore dei punti vendita. Per esempio, abbiamo da sempre lavorato su un concetto di qualità ed affidabilità propri del made in Italy nel mondo. Custom è da sempre un’azienda che ha puntato a una dimensione internazionale. La strategia vincente è stata guardare lontano, oltre i confini italiani, e viaggiare moltissimo per capire cosa effettivamente succede nelle altre realtà. Bisogna sempre andare a confrontarsi, come dicono i cinesi, vedersi in faccia per capire esattamente se esistono bisogni e opportunità reali”.
Il gruppo oggi ha una presenza diretta o tramite partner in 54 Paesi dove esporta il 60% della propria produzione. Oltre alle sedi principali di Fontevivo Parma (sede operativa) e Castelguelfo Parma (direzione, finanza e controllo) dispone di tre filiali italiane sedi di uffici commerciali a Modena, Varese e Treviso e oltre 300 concessionari. Nel mondo ha filiali in Germania, Russia, Gran Bretagna, Irlanda e Romania; in Asia, in Indonesia, India, nelle Filippine, in Tailandia e a Singapore e quattro sedi in Cina. Tre in Sud America tra Brasile e Argentina, una negli Usa e due in Africa tra Kenya e Sud Africa. E l’obiettivo è crescere ancora in Europa, Asia, Iran, Cuba, America Latina.

Smartphone Venere di Custom
Smartphone Venere di Custom

Innovazione e customizzazione

Il capitale è a tutt’oggi privato e se in passato si era parlato di una possibile quotazione a Shanghai, nel 2010, poi il progetto è stato messo da parte e anche oggi Stradi vuole camminare sulle proprie gambe. L’innovazione resta la chiave di volta del suo successo: nei suoi 24 anni di attività Custom ha sviluppato in proprio 25 brevetti relativi a sistemi di stampa e scansione. La ricerca è fondamentale: “C’è una sorta di patto di sangue tra me e il mio socio per cui fin dal principio abbiamo deciso che avremmo investito il più possibile per crescere: oggi reinvestiamo in azienda circa il 10% dell’utile”, conclude Stradi. Non è un caso che oltre il 50% delle risorse umane, 270 in Italia e 80 all’estero, sia composto da ingegneri e tecnici per sviluppare e progettare tutti i prodotti in Italia e mantenere il know how interno.

Custom, stampanti K3
Custom, stampanti K3













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