Che cosa dobbiamo aspettarci dall’epidemia? Gli analisti non concordano anche perché, nell’era moderna, non si è mai verificata un’eventualità di questo tipo. E dunque, sarà recessione? Stagnazione? Dinamica a “V” (come sostiene il centro studi di Intesa SanPaolo)? Per il momento, tutti sembrano concordare su effetti devastanti nel breve termine e una ripresa su livelli pre-Coronavirus già nei prossimi 18 mesi. Ma le domande restano tutte. Secondo l’Istituto di ricerca Ref, nei primi due trimestri il nostro Paese potrebbe scontare una recessione tra l’1 e il 3%, ovvero una minore ricchezza prodotta compresa tra i 9 e i 27 miliardi. Questo dipende da vari fattori: quanto è contagiosa l’epidemia? Quanti morti ci saranno? Quanto impiegheranno a essere efficaci le misure contenitive messe in campo dal Governo? L’Italia è sicuramente il Paese europeo con più contagi (e più morti) ma è anche quello che ha usato più tamponi e ha applicato le misure più restrittive. Passata la quarantena, potremo ricominciare da dove avevamo interrotto? I più ottimisti dicono di sì. Il problema però è proprio questo: che le stime di crescita per il 2020 erano le più basse dell’area euro, uno +0,3% che sarà sicuramente (e tutti su questo concordano) polverizzato dal Coronavirus.
A preoccupare più di tutti sono alcuni settori, come il turismo, la logistica. E l’industria. In Cina si è registrato a febbraio il dato peggiore di sempre per l’indice pmi manifatturiero: 35,7, contro il 50 di gennaio e soprattutto contro il 46 atteso dagli analisti. Segno evidente che l’impatto economico dell’epidemia potrebbe essere stato sottostimato anche in Europa. Anche l’indice non manifatturiero è caduto in maniera analoga. Resta quindi un interrogativo: se un’economia con molte contraddizioni ma anche robusta come quella cinese ha patito così tanto il Coronavirus (alcuni stabilimenti industriali riaperti la scorsa settimana lavorano ancora a ranghi ancora molto ridotti), che cosa succederà all’industria italiana? Gli effetti benefici di Industria 4.0 sembrano ormai essere un ricordo lontano, come testimoniano i dati sulla produzione e sull’acquisto di macchinari. Ora che alla supply chain nostrana mancheranno dei pezzi e che tutto sarà rallentato dalla difficoltà delle relazioni internazionali, che cosa capiterà? Allacciate le cinture.