Augmented reality di Reply per le imprese

di Monica Battistoni ♦ I software di realtà aumentata possono essere molto utili alla manifattura, che in questo modo può essere più efficace nei progetti e supportare le vendite. La società hi-tech della famiglia Rizzante ha deciso di puntare sul business.

È notte, il sistema di illuminazione guida l’elicottero per l’atterraggio sul ponte della nave. In pochi secondi il pilota si avvicina, segue la procedura, le spie colorate gli indicano la piattaforma. Il semaforo si accende quando il velivolo entra nel cono giusto. È fatta. Ma non siamo in mare aperto, bensì davanti a uno schermo curvo di 8 metri, una delle tecnologie hardware e software battezzata Concave. È una parte di Area360, il centro di Realtà Aumentata e Immersiva di Reply, che si trova nel Parco Scientifico Tecnologico di Lomazzo, nell’area chiamata Como Next. Quello appena descritto è un progetto realizzato per Calzoni, l’azienda bolognese specializzata in sistemi di segnalazione luminosa e movimentazioni navali, che fa parte del gruppo L-3 Communications Corporation. Con questa soluzione Calzoni può partecipare più facilmente alle fiere e agli eventi di settore: per convincere i clienti della propria soluzione non sarà necessario noleggiare una portaerei, bastano uno speciale visore e la piattaforma di Reply. L’evoluzione della tecnologia e dell’hardware, spesso associata al mondo dei videogiochi, ha in realtà utilizzi interessanti anche nel business e quello che fino a pochi anni fa poteva sembrare un ostacolo insormontabile per Calzoni, oggi è facilmente superabile.

Reply, area di atterraggio virtuale
Reply, area di atterraggio virtuale

«Area 360 offre esperienze immersive per processi decisionali, design di prodotto, formazione del personale, manutenzione degli impianti e controllo della sicurezza. In pratica i software consentono ai clienti di anticipare processi produttivi, presentare prodotti non ancora realizzati o difficilmente trasportabili, trasformare la formazione in un’esperienza concreta al fine di un apprendimento più efficace», spiega Filippo Rizzante, cto di Reply, gruppo torinese specializzato nella progettazione e nell’implementazione di soluzioni Ict, consulenza, System Integration e Digital Services Lab per i settori Telco & Media, Industria e Servizi, Banche e Assicurazioni e Pubblica Amministrazione.







Quattro tecnologie

Il laboratorio poco lontano da Como è il primo in Italia a raggruppare diverse tecnologie di Vr (Virtual reality) dove ci si trova immersi in uno spazio che non ha riferimenti con la nostra realtà e Ar (Augmented reality) in cui invece si integrano informazioni aggiuntive a quello che vediamo normalmente. Sono quattro: Concave, Holograms (schermi olografici) Portable VR e Oculus (visori che supportano la realtà virtuale), e Cave (Cave Automatic Virtual Environment), che riproduce un ambiente dove l’utente ha a disposizione differenti gradi di interazione con il proprio corpo, per esempio può camminare o usare le mani per cambiare configurazioni. Un mercato che nel 2020, secondo gli analisti di Digi-Capital varrà 150 miliardi di dollari: 120 miliardi di dollari per la Augmented Reality e 30 miliardi di dollari per la Virtual Reality. E Reply, che dal 2012 si occupa di Ar, con la divisione Forge Reply ha deciso di inaugurare Area 360 a fine 2015 con un team di 15-20 persone che sviluppano progetti complessi, all’attivo sono 50.

Reply, soluzioni di augmented reality
Reply, soluzioni di augmented reality

Non solo gaming

Per molte aziende la realtà virtuale è un passo avanti a tutto, capace di portare più vicino ai clienti i propri prodotti. Quindi, perché limitarsi a un video? La virtualizzazione di un ecosistema o di una macchina industriale di grandi dimensioni consente non solo di stare nei pochi metri di uno stand, ma anche di tracciare i comportamenti e le reazioni degli utenti, che in un certo senso diventano tester. Una soluzione per apportare eventualmente le opportune modifiche, oppure minimizzare i rischi nella formazione impiantistica. Per esempio, il colosso svizzero-svedese Abb ha realizzato un percorso di assemblaggio e smontaggio di un flame scanner, ossia un analizzatore di fiamma, dove, a differenza di un filmato, con una navigazione simile a una pagina web si possono seguire le istruzioni, effettuare scelte multiple, vederne gli effetti e, soprattutto, l’azienda può rilevare eventuali complessità nascoste e magari effettuare le oppurtune revisioni. «La realtà virtuale si presta bene al mondo del gaming, mentre quella aumentata o immersiva è molto adatta alle applicazioni per l’industria e noi ci stiamo concentrando soprattutto in ambiti come la design review, la presentazione dei prodotti, la formazione e uno specifico settore che è quello della sanità a favore della ricerca sui processi di riabilitazione cognitiva», continua Rizzante, che insieme alla sorella Tatiana nel ruolo di ceo, guida la multinazionale torinese con con filiali in Germania, Gran Bretagna, Francia, Polonia, Benelux, Usa, Romania e Brasile e un fatturato 2015 pari a 705,6 milioni di euro (+11,6% vs 2014).  

Sicuramente la possibilità di esplorare una turbina da uno schermo olografico, con un paio di occhiali passivi simili a quelli che si utilizzano del cinema 3D, attraversare fisicamente le sue componenti e vedere da vicino con estrema precisione i suoi meccanismi, è affascinante anche per chi non è un tecnico. Si può immaginare lo stupore di chi ha sperimentato la stessa tecnologia che riproduceva il cardo e il decumano sul sito dell’Expo in costruzione, ben diverso dai rendering a cui siamo abituati. E questa tridimensionalità diventa partecipativa in un’altra tecnologia la Cave, la realtà immersiva più potente che esista, ossia uno spazio dotato di un sistema motion tracking con sensori e camere che permettono di mantenere un contatto con il corpo e di muovere le mani.

Reply, Virtual Reality Center
Reply, Virtual Reality Center

Il settore del contract architettonico e di arredo la usa per le visualizzazioni in scala 1:1. Infatti, serve a mostrare ai committenti le numerose opzioni di progettazione per i grandi complessi residenziali di fascia lusso: l’interno di un appartamento è riprodotto fedelmente sia passa dal salotto alla cucina con arredi che si possono cambiare semplicemente toccandoli. Tutto dipende da come è stato progettato il software, che può ridisegnare corsie e scaffalature della grande distribuzione per analizzare l’impatto e le reazioni del posizionamento dei prodotti, senza dover allestire fisicamente un punto vendita. Non a caso la Cave è utilizzata dalle aziende come uno strumento analitico per organizzare sessioni con diversi scenari, monitorare le reazioni ed estrapolare i dati collegandola a database e software. Si tratta di un contenitore estremamente flessibile, capace di alloggiare oggetti giganteschi in poco spazio o microscopici in una scatola enorme, dagli interni di una casa o di un’auto agli ingranaggi di un orologio di alta gamma.

I costi? Difficile quantificarli

Difficile, però, individuare il costo di questa iniezione di tecnologia. Reply resta abbottonata, dato che non è possibile definire delle tariffe standard: dipende dalla complessità del progetto, dagli obiettivi e anche dal materiale a disposizione. Le industrie come quella meccanica, che usa i software Cad, oppure gli architetti, che hanno delle versioni meno complesse di progettazione 3D, possono essere avvantaggiati, perché buona parte del materiale software necessario è già disponibile e questo abbassa gli oneri per l’investimento. Certo, rimangono sempre i costi di apprendimento prima e di sviluppo poi. Eppure, si tratta di importi minori, sostengono a Reply, rispetto ai costi di logistica e di realizzazione di prototipi fisici, e di sicurezza nel caso della formazione con macchine o sistemi potenzialmente pericolosi, sostenuti altrimenti dalle aziende. Le medie aziende possono permetterselo? Anche in questo caso i progressi dell’hardware permettono di visualizzare le soluzioni su tablet e dispositivi mobili rendendo accessibili percorsi di formazione articolati. Attenzione, la scelta della tecnologia legata alla realtà virtuale va ponderata bene. La cardboard, ossia il visore con applicazione a bordo di uno smartphone, per esempio, può anche provocare la nausea di chi guarda immagini in veloce movimento. E sarebbe un effetto sgradevole per nulla virtuale.

 














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