La trasformazione manifatturiera di Molteni, tra 4.0 e lean

Molteni produzione

di Laura Magna ♦ Tra i principali players dell’ industria farmaceutica nazionale, l’azienda toscana, ora in Elite di Borsa Italiana, accentua la sua presenza  internazionale puntando su farmaci innovativi a base di oppiodi  e sulla digital transformation

Trattare il dolore e le dipendenze da droga con farmaci innovativi a base di oppioidi che vengono prodotti in una struttura LEAN basata in Italia, è il core business di Molteni Farmaceutici. Oggi Molteni Farmaceutici ha circa 280 dipendenti altamente specializzati di cui il 40% impegnato nella produzione e il 10% nello sviluppo e nella ricerca; il fatturato atteso per l’esercizio corrente è di 75 milioni di euro, con aspettative nel prossimo triennio di un tasso composito di crescita annuo del 9,1% nel periodo 2017-2020. «Che in soldoni vuol dire un fatturato di 100 milioni e un Ebitda consolidato intorno al 17, 17,5%», dice a Industria Italiana l’amministratore delegato Giuseppe Seghi Recli che, con il piano industriale pubblicato a fine 2017, punta a tutta dritta sull’internazionalizzazione.







Nel 2016 la percentuale del fatturato realizzata sui mercati esteri si è attestata al 19% ed è prevista in crescita nell’esercizio corrente fino al 22% per tendere, «a cinque anni, ovvero anche oltre l’orizzonte del piano industriale, a un 30%». Oggi Molteni è presente in 25 Paesi e oltre al polo produttivo toscano ha una sede commerciale a Milano e uno stabilimento a Cracovia che fa da ponte con l’Europa orientale; inoltre dal 2016 ha stretto una joint venture in Gran Bretagna, come base di supporto regolatorio e di implementazione delle attività marketing e vendite su quel territorio.

 

 

 Giuseppe Seghi Recli
Giuseppe Seghi Recli, AD Molteni Farmaceutici

 

Per arrivare fin qui «c’è voluto oltre un secolo e il succedersi di tre famiglie di imprenditori alla guida, famiglie che le hanno via via conferito una struttura industriale nel sito produttivo unico di Scandicci, che si è evoluto da piccolo laboratorio artigianale a capannone moderno e automatizzato», dice Seghi Recli. «Oggi produciamo, nel mondo farmacologico degli oppiacei, fiale iniettabili sterili, fialoidi orali, sciroppi, topici e spray nasali, con una capacità di oltre 10 milioni di flaconi l’anno per le soluzioni orali e di circa 20 milioni di fiale l’anno. Il centro di Scandicci, che si estende su una superficie di 10mila mq, è un riferimento, non solo nazionale, nel settore». Nel nuovo piano industriale triennale si prevede anche l’integrazione in ERP SAP di tutti i principali processi investendo sensibilmente sui sistemi di compliance. Ne parleremo più avanti con il Direttore della Qualità. Prima focalizziamoci sulle ultime novità che riguardano il business.

Elite e il minibond di sistema

Innanzitutto l’ottenimento del Certificato Elite, che rappresenta per Molteni un punto di svolta. «Perché si è trattato di un percorso di crescita soprattutto culturale, che è durato 18 mesi e ha coinvolto tutti i principali strumenti di governance aziendale. Questo traguardo rappresenta per noi un importante punto di partenza che rafforza ancora di più la nostra identità e che ci permetterà di investire sempre maggiori e significative competenze e risorse, a supporto del nostro modello di business», dice Seghi Recli.

Come seconda novità, c’è da evidenziare che nell’ambito di Elite, a dicembre, l’azienda ha partecipato anche Elite Basket Bond, di fatto la prima operazione finanziaria di sistema in Italia. In sostanza si tratta dell’emissione di un bond di durata decennale, che coinvolge dieci società Elite. «Il valore complessivo delle obbligazioni emesse è di 122 milioni di euro, dei quali 10 milioni di pertinenza di Molteni Farmaceutici. L’operazione, che vede quali principali investitori la BEI, Banca Europea per gli Investimenti, e la Cassa Depositi e Prestiti (CDP), è stata strutturata da Banca Finint, attraverso la controllata FISG. Le obbligazioni sono state sottoscritte da uno Special Purpose Vehicle (SPV) che ha emesso a sua volta nuovi titoli, garantiti in forma mutualistica dalle società emittenti. Le risorse raccolte ci consentiranno di dare ulteriore slancio e concretezza al piano industriale».

Il blockbuster che rivoluzionerà la cura dalle dipendenze

La terza – e più importante – novità, che riguarda più strettamente la produzione, è la stipula di un’accordo vincolante con Titan Pharmaceuticals, società farmaceutica Usa quotata al Nasdaq e specializzata nello sviluppo di soluzioni terapeutiche per il trattamento di malattie croniche specifiche attraverso ProNeura™, tecnologia proprietaria di drug delivery a rilascio a lungo termine. «Si tratta di un prodotto rivoluzionario perché prevede un impianto sottocutaneo che rilascia una bassa dose di principio attivo per un periodo di sei mesi, a fronte dei prodotti in uso oggi per il trattamento delle dipendenze da oppiacei che devono essere assunti ogni giorno (vedi metadone, ndr): la portata del cambiamento è enorme, soprattutto perché parliamo di pazienti spesso difficili da convincere a sottoporsi a una cura proprio perché affetti da gravi dipendenze. Per noi questo mercato può valere a regime, se l’iter autorizzato avviene nei tempi previsti e se possiamo vendere in tutta l’area contemplata dall’accordo, almeno 20 milioni di euro», racconta l’amministratore delegato.

Con questo accordo Molteni è diventata licenziataria esclusiva di commercializzazione di Probuphine per l’Unione Europea (comprese Gran Bretagna e Irlanda del Nord), Svizzera, Norvegia, Islanda, Liechtenstein, Bosnia, Serbia, Montenegro, Macedonia e Albania. «Avremo anche il diritto, esercitabile entro il 30 giugno 2019, di allargare i territori includendo una o entrambe le seguenti aree geografiche: Medio Oriente e Nord Africa in primis e, come seconda area, i paesi del CSI, comprendenti le 11 ex repubbliche sovietiche, attraverso il pagamento di un ulteriore milestone: a oggi l’accordo prevede il pagamento a Titan di 2 milioni di euro a titolo di upfront fee da versare alla sottoscrizione degli accordi di licenza e di distribuzione esclusiva, a cui si aggiungono ulteriori milestones per le successive fasi registrative del prodotto sino ad un massimo di 4 milioni di euro e il pagamento di royalties sulle vendite di Probuphine», spiega ancora Seghi Recli.

 

 

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                                                         Il distretto toscano del pharma

Accennavamo in apertura che il territorio in cui Molteni prolifera non è indifferente allo sviluppo dell’ industria farmaceutica. Certamente Scandicci è un terreno fertile, in un’area dell’Italia a forte vocazione medicale che si estende dalla provincia fiorentina comprendendo Siena e Pisa. Non a caso a Sesto Fiorentino ha sede la filiale italiana di Eli Lilly (vedi Industria Italiana), su una superficie di 55.000 mq dove lavorano circa 1.200 dipendenti per un fatturato nel 2016 di 852 milioni di euro di cui 17 milioni investiti in ricerca e sviluppo, in uno dei più innovativi stabilimenti per la produzione di farmaci da biotecnologia in Italia.

A Siena, ha sede invece il polo mondiale dell’attività di Ricerca e Sviluppo di GSK nel settore vaccini: il gruppo britannico lo ha acquisito da Novartis. A Siena e nella vicina Rosia, dove sono impiegati circa 2.000 collaboratori di 55 nazionalità, GSK ricerca, sviluppa, produce e distribuisce vaccini. E da Firenze ha preso le mosse Menarini (vedi Industria Italiana), la maggiore azienda farmaceutica italiana nel mondo, con un fatturato di 3,5 miliardi di euro. La Toscana è la terza regione italiana per importanza nella produzione di medicine, dietro a Lombardia e Lazio.

Nella zona, già dal 2011, creato su impulso della Regione, esiste il Distretto Toscano Scienze della Vita, cluster regionale che aggrega tutti i soggetti pubblici e privati che operano nei settori delle biotecnologie, del farmaceutico, dei dispositivi medici, della nutraceutica, della cosmeceutica e dell’Ict applicato alle life sciences. Gli attori del Distretto sono le imprese del settore affiliate (startup, spin off, pmi e grandi player dell’industria farmaceutica); le Università toscane (Firenze, Pisa, Siena); le Scuole Superiori (Scuole di Alta Formazione Sant’Anna e Normale di Pisa e Istituto di Alti Studi Imt di Lucca); gli Istituti del CNR; le Aziende Ospedaliere Universitarie; le Aziende Sanitarie Locali; le Fondazioni, centri servizi, altre strutture di ricerca pubbliche e private.

Secondo i dati ufficiali   vi aderiscono oltre 190 aziende (oltre 11.000 addetti di cui circa 1.400 impegnati in attività di R&S, oltre 5,5 miliardi di fatturato complessivo, 37.000 mq di laboratori e oltre 800 brevetti), 32 infrastrutture di ricerca, 14 organismi di ricerca, 6 centri servizi (dati Dicembre 2016). Se diamo un’occhiata alla situazione nazionale, vediamo come l’industria del farmaco in Italia sia molto forte: secondo le elaborazioni di Farmindustria su dati Istat ed Eurostat vale 30 miliardi di euro di produzione, di cui il 73% viene esportato (22 miliardi, e 1 miliardo in fortissima crescita dalla Toscana). Gli investimenti ammontano a 2,6 miliardi, dei quali 1,4 in R&S e 1,2 in produzione. L’Italia è il secondo produttore europeo, dopo la Germania, ma insidia il primato di Berlino. Ed è il settore che ha aggiunto maggior valore al PIL italiano dal 2010: la produzione è aumentata del 12%, mentre la manifattura cedeva in media il 5,4%; l’export è cresciuto del 52% (contro il +24% registrato dalla manifattura in generale) e la produttività del 19%, contro il 7%.

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La re-ingegnerizzazione della fabbrica

A livello strutturale e organizzativo Molteni Farmaceutici ha recentemente re-ingegnerizzato i propri processi aziendali ottenendo nell’aprile 2017 il rinnovo della certificazione ISO 9001 nuova norma 2015; è in fase di imminente passaggio al sistema ERP SAP; ha perfezionato a settembre 2017 il proprio modello di gestione e controllo ex DLgs 231 e compilerà il proprio bilancio consolidato di Gruppo 2017 secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS. Ne abbiamo parliamo con Tiziano Petrucciani, Quality Director, che ci ha raccontato come pur operando in un settore poco agile, perché soggetto ai tempi lunghissimi della ricerca e poi degli iter autorizzati a cui sono sottoposti di prassi i farmaci, Molteni sia riuscita ad attuare un approccio lean.

 

 Tiziano Petrucciani
Tiziano Petrucciani, Quality Director Molteni Farmaceutici

 

«Abbiamo dedicato negli ultimi anni molte risorse alla formazione in ottica Lean in un settore i cui anche negli stessi processi produttivi le trasformazioni non sono mai così veloci: noi ci siamo attivati al fine di applicare concetti e approcci nuovi al modo di gestire i processi e di seguire le tendenze più moderne del manufacturing. Da un paio di anni stiamo facendo anche cambiamenti rilevanti in chiave 4.0, sia nell’area manufacturing sia nel Quality Control con investimenti tecnologici che puntano all’automazione dei processi, consentendo tra l’altro di generare dati che poi andranno a far parte dei report e della documentazione di produzione che deve attestare la conformità delle operazioni eseguite. Questo da un lato aiuta la compliance, dall’altro offre maggiore fluidità e capacità di elaborare i dati e di monitorare le performance dei processi produttivi», spiega Petrucciani, che avvisa come si sia trattato innanzitutto di una trasformazione culturale: «Una trasformazione senza la quale la parte operativa non avrebbe funzionato. Oggi sul fronte operativo abbiamo avviato alcuni progetti importanti, e ciò è stato possibile proprio perché prima avevamo investito in formazione».

Il primo progetto ha riguardato l’adozione di un sistema di gestione centralizzata dei dati generati durante il processo di lavorazione in laboratorio: «attraverso un’applicazione web-based, il sistema raccoglie direttamente i dati dagli strumenti di laboratorio. Poi li organizza, li revisiona e li gestisce in modo sicuro garantendone cioè la non alterabilità: in pratica consente di avere accessi gestiti, integrità del dato garantita, presenza di metodo, sequenza, gestione paperless dei report e centralizzata delle metodiche di analisi, backup gestita a livello server dal reparto di information technology e gestione in ambiente sicuro di tutta una serie di documenti elettronici di controllo qualità. Il concetto di integrità del dato in un laboratorio di controllo qualità che si basa sui dati per emettere il proprio giudizio di approvazione su un lotto di produzione è di fondamentale importanza: se non può essere garantita l’integrità del dato altrettanto poco sicuro sarà il giudizio di conformità sul lotto», spiega Petrucciani.

 

Stabilimento Molteni, dall'alto
Stabilimento Molteni, dall’alto

L’automazione a Scandicci

Un altro esempio è un sistema di supervisione delle linee di confezionamento: «Qui entriamo nel vivo dell’automazione delle produzione: abbiamo adottato uno SCADA (Supervisory Control And Data Acquisition) dotato di un software in grado di storicizzare i dati che provengono dalle linee produttive. In pratica: il sistema acquisisce in modo automatico i dati provenienti dal campo, mediante un interfacciamento diretto dei vari unit controller (PC o PLC), connessi al sistema delle macchine e alla linea di confezionamento. Questi sistemi vengono interfacciati al sistema di supervisione che acquisisce il dato di produzione, per esempio la tempistica di linea.»

«Organizzati in maniera opportuna i dati possono ad esempio essere rielaborati al fine di un’analisi e un monitoraggio consentendo un approccio di continuous improvement delle performance produttive», dice Petrucciani. Vedendo da remoto in tempo reale come stanno andando le linee si possono «operare eventuali strategie correttive in maniera molto efficace: i KPI mi dicono se su ogni singola linea siamo vicini al benchmark o no. Per esempio se l’overall equipment efficiency (OEE) è al 60% su una linea e all’80% su un’altra io so dove devo agire per migliorare la produttività. L’anno scorso abbiamo fatto il primo esperimento in questo senso riuscendo a portare questo OEE dal 40% al 70% con con accorgimenti procedurali e tecnici e a un costo bassissimo», racconta Petrucciani.

Che spiega con l’ ultimo esempio perché l’approccio di Molteni al 4.0 sia olistico. «In conformità con la Direttiva europea sulla contraffazione, le aziende produttrici di farmaci entro febbraio 2019, dovranno essere in grado di applicare su ogni confezione, verificare e trasmettere un identificativo univoco stampato sia in chiaro sia criptato: noi abbiamo visto questa necessità regolatoria non solo come un vincolo ma come un’opportunità di crescita. Ci trovavamo a dover scegliere se realizzare un sistema software stand alone per gestire quello che richiedeva la norma, o indirizzarci su una piattaforma informativa Mes (manufacting execution system) che si interfaccia sia con Erp sia con il mondo esterno, come punto di partenza di una rivoluzione tecnologica e che consentisse di fare un salto di efficienza sul fronte dalla produzione. La scelta è andata sulla Mes», conclude Petrucciani.

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                                                       Molteni Farmaceutici

L’azienda  nasce nel 1892, quando il marchigiano Alfredo Alitti diventa direttore della Farmacia di Leone Molteni, in piazza della Signoria a Firenze. A partire dal 1894 insieme al fratello Aurelio inizia la produzione su vasta scala di soluzioni iniettabili, in forza di uno specifico know-how acquisito in Francia e per la prima volta reso produttivo in Italia. Fra i prodotti di maggior diffusione, resi noti da alcune imprese logistiche come la campagna dell’esercito italiano in Africa Orientale prima della Grande Guerra, svolge un ruolo di primo piano lo Steridrolo Molteni, per la sterilizzazione dell’acqua da bere e la disinfezione delle ferite. Molteni è in piena ascesa e nel 1914 si insedia nei nuovi stabilimenti in via Massotti a Firenze. Nei suoi laboratori vengono sviluppati differenti prodotti chimico-farmaceutici, fra i quali spiccano gli anestetici iniettabili per uso ospedaliero come le prime fiale iniettabili di Morfina e di Cardiostenolo, primi efficaci presidi per il trattamento del dolore severo.

L’ulteriore crescita dei volumi produttivi porta l’azienda a trasferirsi nuovamente nel 1962 a Scandicci in provincia di Firenze, diventando così la prima installazione industriale della zona; l’azienda ha ancora oggi a Scandicci il proprio principale sito produttivo. Uno stabilimento dotato di tecnologie e strumentazioni tecnico-scientifiche. Il punto di forza resta la tecnologia di produzione di soluzioni iniettabili in asepsi; tuttavia nel 2006 l’azienda ha diversificato con la costituzione di Molteni Therapeutics che, attraverso lo sviluppo di una propria piattaforma di molecole fotosensibilizzanti innovative, ha concluso nel 2015 il percorso di prima autorizzazione europea di un medical device per il trattamento delle ulcere infette del piede diabetico con terapia foto-dinamica. Nel 2014 ha attivato inoltre un nuovo reparto di produzione a contaminazione controllata di soluzioni narcotiche spray nasali che oggi è piattaforma produttiva europea per la produzione di un farmaco per il trattamento del dolore.

Le aree terapeutiche sono essenzialmente due: quella relativa alla terapia del dolore e quella relativa alle dipendenze. Alla prima appartengono prodotti come il Pecfent, spray nasale contenente fentanil, un antidolorifico oppioide forte indicato per il trattamento del dolore episodico intenso di tipo oncologico (breakthrough cancer pain); il Depalgos, associazione di ossicodone e paracetamolo; l’Oramorph, a base di morfina per il trattamento di dolori cronici intensi e/o resistenti agli antidolorifici non oppioidi. Nell’ambito delle dipendenze Molteni possiede un portafoglio prodotti completo, con 30 presentazioni differenti, che consentono il trattamento di diverse tipologie di dipendenze, e ne supporta la gestione nei centri specialistici, attraverso sistemi automatizzati e informatizzati di erogazione che ne garantiscono la compliance alle stringenti normative che ne regolano lo stoccaggio e la dispensazione. Dal metadone all’EllePalmiron a base di levometadone cloridrato per la terapia della dipendenza da eroina. Anche la Buprenorfina viene utilizzata nel trattamento della dipendenza da eroina; si differenzia dal Metadone in quanto essendo un farmaco agonista parziale è indicato per alcune tipologie di pazienti tossicodipendenti. Il Nalorex è l’unico farmaco a base di Naltrexone (indicato in clinica per la terapia della dipendenza da eroina) che ha anche l’indicazione per il trattamento di alcune tipologie severe di dipendenza da alcol.

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