Partita per l’Intelligenza Artificiale: scendono in campo Governo, UE e Cdp. Che cosa sta succedendo? Ce lo spiega Luca Manuelli

di Marco de' Francesco ♦︎ Un disegno di legge sull’IA, un'agenzia per l'applicazione delle regole EU, un Large Language Model “italiano”, un miliardo di euro di finanziamento da Cdp Venture Capital: l'intelligenza artificiale è diventata anche una priorità pubblica. Emerge dalla conferenza “AI per l’Italia” di Dipartimento per Trasformazione Digitale e Agid. Deloitte Italia: entro il 2026, saranno investiti oltre 3.500 miliardi di dollari in tecnologie digitali trasformative. Luca Manuelli, direttore dell'Osservatorio “Generative Artificial Intelligence Learning and Innovation Hub" di Unimarconi, analizza l'impatto sul mondo del lavoro e le ricadute su formazione e competenze

«Uscirà a breve un disegno di legge sull’intelligenza artificiale». Parole della premier Giorgia Meloni e anche del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri per l’innovazione, la tecnologica e la transizione digitale Alessio Butti. La norma, che passerà al vaglio del Parlamento, è destinata ad integrare l’AI Act, recentemente pubblicato dall’Unione Europea per regolare l’uso e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Se l’AI Act si propone di stabilire standard per garantire che l’AI sia utilizzata in modo etico, sicuro e responsabile, il disegno di legge nazionale ha come scopo quello di promuovere l’adozione dell’intelligenza artificiale nel Paese e di individuare l’agenzia responsabile dell’applicazione delle regole EU. Tra le diverse linee di azione, il governo intende supportare lo sviluppo di un Large Language Model “italiano”, un tipo di modello di AI progettato per comprendere e generare linguaggio umano in modo avanzato. Sarà addestrato su enormi quantità di testo provenienti da varie fonti, come libri, articoli di giornale, pagine web e altro ancora, al fine di apprendere la struttura e le regole del linguaggio. Per diffondere l’AI, Cassa Depositi e Prestiti Cdp Venture Capital, intende investire un miliardo di euro, destinati a triplicare con l’effetto leva.

L’occasione, la conferenza “AI per l’Italia”, organizzata giorni fa dal Dipartimento per Trasformazione Digitale e dall’Agid, l’Agenzia per l’Italia Digitale. La partecipazione è stata ampia e diversificata: tra i 66 relatori c’erano rappresentanti di tutti i settori coinvolti nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale: esponenti delle istituzioni e delle principali aziende a partecipazione pubblica, quelli delle principali aziende del settore tecnologico (Google, Oracle, Meta, Ibm, Amazon e Microsoft); esperti dell’Ict italiano provenienti da aziende come Almaviva, Engineering, Intech, Fastweb, PagoPa, Tecno System, rappresentanti dell’università, del settore della consulenza, delle start-up e delle pmi innovative. È peraltro emerso che, per garantire un approccio costruttivo all’intelligenza artificiale, è fondamentale promuovere l’alfabetizzazione digitale a tutti i livelli della società, sia nell’ambito dell’istruzione che nelle imprese. Questo implica non solo fornire conoscenze di base sull’AI, ma anche sviluppare competenze più avanzate per comprendere appieno il funzionamento e l’impatto di questa tecnologia. Inoltre, la collaborazione tra settore pubblico e privato riveste un ruolo cruciale. Le istituzioni governative, le aziende, le istituzioni accademiche e la società civile devono lavorare insieme per sviluppare politiche e regolamenti efficaci sull’utilizzo dell’AI. Questa collaborazione può facilitare lo scambio di conoscenze, risorse e migliori pratiche, consentendo di affrontare le sfide legate all’AI in modo più efficace.







Sotto questi profili l’Osservatorio “Generative Artificial Intelligence Learning and Innovation Hub”, attivo dal 5 febbraio e promosso da Unimarconi, si propone diversi obiettivi chiave. Prima di tutto, mira a identificare le competenze necessarie per lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale con un focus su quella generativa ed una particolare attenzione all’applicazione industriale. Inoltre, si impegna a individuare gli enti in grado di offrire corsi formativi in questo campo e a definire un piano di eventi e divulgazione delle conoscenze. In concomitanza con la presentazione del Ddl basato anche sui documenti predisposti dai due comitati all’uopo istituiti dal Governo ed in vista del G7 di giugno, l’Osservatorio finalizzerà un documento strategico da presentare al governo e agli stakeholder.

Luca Manuelli, è il nuovo direttore di Osservatorio “Generative Artificial Intelligence Learning and Innovation Hub”.

Entro la fine dell’anno, sarà completato un positioning paper per fornire argomentazioni e evidenze anche sulla base di una ricerca che approfondirà i fabbisogni di competenze in alcuni settori rappresentati dai membri dell’Osservatorio. La direzione dell’Osservatorio è affidata a Luca Manuelli, già presidente del Cluster Fabbrica Intelligente e chief digital officer di Ansaldo Energia e ceo di Ansaldo Nucleare, con una vasta esperienza nel settore industriale, incluso un passato in aziende come Leonardo, Indesit e Ferrovie dello Stato.  Ne abbiamo parlato con Manuelli, a latere dell’evento, al quale hanno preso parte autorevoli rappresentanti di diversi membri dell’Osservatorio (Fincantieri, Cdp e Deloitte Italia).

Nella partita dell’AI coinvolti il Governo, l’Europa e Cdp

1) Presto un disegno di legge sull’AI e un miliardo di euro di finanziamento da Cdp Venture Capital

Secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenuta in video-collegamento, l’Italia è fortemente impegnata nel campo dell’intelligenza artificiale (AI). Questo commitment sarà reso più evidente dal fatto che il Belpaese guida il G7. Questo è un forum internazionale composto da sette delle economie più avanzate del mondo: a parte quella del Belpaese, quelle del Canada, della Francia, della Germania, del Giappone, del Regno Unito e degli Stati Uniti. Si riunisce annualmente per discutere di questioni economiche, politiche e sociali di interesse comune e per coordinare azioni su tematiche globali. Oltre ai Paesi membri, partecipano anche rappresentanti dell’Unione Europea. Ecco, l’AI sarà uno dei temi trattati nei prossimi incontri. D’altra parte, è una delle priorità dell’agenda governativa. Si accennava, infatti, all’annuncio del disegno di legge. E al finanziamento di Cdp Venture Capital.

2) Le associazioni imprenditoriali dei Paesi del G7 sono della partita

Emma Marceglia, vicepresidente e amministratore delegato di Marcegaglia Steel, ha presieduto recentemente il forum internazionale Business 7 a Verona.

Per Emma Marcegaglia, vicepresidente e amministratore delegato di Marcegaglia Steel, l’AI ha incontrato l’interesse anche di Business 7, un forum internazionale (presieduto dalla stessa Marcegaglia) composto da rappresentanti delle principali organizzazioni imprenditoriali dei paesi membri del G7. Il B7 si è riunito l’11 marzo. Per la Marcegaglia, peraltro, è peraltro necessario concentrare gli sforzi sull’integrazione dell’AI nella manifattura. specialmente nelle piccole e medie imprese, che attualmente ne fanno un uso limitato. È fondamentale, perché il settore manifatturiero è particolarmente rilevante, con l’export tedesco a 1,6 trilioni di dollari, quello giapponese a 750 miliardi e quello italiano a 620 miliardi.

3) «Adelante, con juicio»

Per Stefania Bandini, direttrice Artificial Intelligence Lab, Università Milano Bicocca, nello sviluppo dell’AI non ci sono scorciatoie: è necessario procedere con la giusta velocità, seguendo un processo rigoroso nel trasferimento tecnologico. Insomma, non è possibile avanzare per semplificazioni. Secondo Bandini c’è la necessità di una visione organica per promuovere l’alfabetizzazione digitale a tutti i livelli, con particolare attenzione al mondo del lavoro.

In Europa occorre mettere a sistema gli asset dei singoli paesi

1) Con l’AI applicazioni un-manned e data lake per capitalizzare le competenze

L’amministratore delegato di Fincantieri Pierroberto Folgiero, ha confermato che la sua azienda sta utilizzando l’IA nei processi e nell’ingegneria.

Secondo l’ad di Fincantieri Pierroberto Folgerio l’intelligenza artificiale sta influenzando l’evoluzione della missione dell’azienda, sia nel settore civile che militare, nonché nelle applicazioni un-manned offshore o sommergibili. L’IA è poi utilizzata nei processi e nell’ingegneria, con l’obiettivo di creare un “data lake” per capitalizzare le competenze acquisite da oltre 7mila navi, valorizzando sempre di più il know-how aziendale.

2) Venture Capital strategico a livello globale per lo sviluppo dell’AI

Per l’ad e direttore generale di Cdp Venture Capital Agostino Scornajenchi il venture capital è una leva fondamentale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Nel 2023, gli investimenti in venture capital per l’AI hanno raggiunto i 60 miliardi di dollari, di cui 10 in Europa; solo OpenAI negli Stati Uniti ha ricevuto finanziamenti per 13 miliardi di dollari. Queste risorse significative, peraltro, favoriscono la crescita delle startup nel settore.

3) Grandi investimenti in vista

Fabio Pompei, ad di Deloitte Italia: quattro imprese su dieci in Italia adottano regolarmente soluzioni basate sull’AI.

Per Fabio Pompei, ad di Deloitte Italia, la velocità, la pervasività e la diffusione della rivoluzione dell’AI sono evidenti. Secondo una ricerca condotta da Deloitte, quasi il 56% della popolazione afferma di utilizzare l’intelligenza artificiale nella vita quotidiana, anche se in forme basilari, mentre quattro imprese su 10 in Italia adottano regolarmente soluzioni basate sull’AI. Ciò che sorprende è che coloro che usufruiscono dell’IA non solo ne sono soddisfatti, ma sono anche disposti ad investire ulteriormente in questa tecnologia. Solo due imprese su 100 non mostrano interesse nello sviluppo di soluzioni di AI. Secondo l’Osservatorio Deloitte, tre numeri chiave illustrano l’ampio impatto di questa rivoluzione: entro il 2026, saranno investiti oltre 3.500 miliardi di dollari in tecnologie digitali trasformative. Inoltre, si prevede che entro il 2030, circa 1.000 miliardi di dollari saranno destinati al mercato dell’IA a livello mondiale, di cui più di 200 miliardi in Europa.

4) Occorre un ecosistema aperto a livello continentale

Il supercomputer Da Vinci 1 di Leonardo è uno degli elaboratori tradizionali più potenti al mondo: è fra i primi 100.

Secondo il direttore generale di DG Connect Commissione Europea, Roberto Viola, è bene che l’importante del disegno di legge annunciato dalla premier Meloni sia pienamente complementare all’AI Act. Ha evidenziato la necessità di passare a un ecosistema aperto europeo, mettendo in comune le capacità di calcolo, come ad esempio quella del supercomputer Leonardo di Bologna. Occorre che gli asset dei singoli Paesi siano utilizzati a livello continentale.

5) Obiettivo 30 miliardi di euro a livello europeo

Per Francesco Caio, presidente di Caio Digital Partners, è necessario raggiungere quota 30 miliardi di euro a livello europeo negli investimenti per l’IA.

Per il presidente di Caio Digital Partners Francesco Caio occorre compiere investimenti significativi, con un obiettivo di 30 miliardi di euro a livello europeo. Un altro aspetto riguarda l’Italia: simulazioni condotte dal Politecnico indicano che nel 2033 sono previsti 21,2 milioni di occupati, ma ne servirebbero 26,8 milioni per coprire le esigenze dei pensionati, quindi ne servono altri 5,6 milioni. Si stima che 3,8 milioni di posti saranno coperti dall’intelligenza artificiale, e quindi resta un gap di 1,8 milioni da colmare.

6) È cruciale la collaborazione con le Big Tech e quella fra gli attori di sistema

Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri per l’innovazione, la tecnologica e la transizione digitale Alessio Butti ci sono due elementi strategici da considerare nella partita dell’AI, fattori che l’azione del governo sta valorizzando: anzitutto, la collaborazione con le Big Tech, grazie alla quale è prevista la creazione di insediamenti e lo sviluppo tecnologico in Italia e in Europa. In questo quadro, le società Ict italiane non devono limitarsi al ruolo di integratori di sistema, ma devono sviluppare capacità nell’ambito dell’AI. Cruciale, poi, è la collaborazione tra ricerca, università, aziende, soprattutto le Pmi; con un ruolo rilevante delle istituzioni pubbliche. L’AI, d’altra parte, può avere un impatto significativo su settori come la sanità, l’istruzione e l’università. Per Butti vanno delineate le strategie operative per promuovere l’innovazione nel campo dell’Intelligenza Artificiale. In primo luogo, occorre il trasferimento tecnologico, ovvero la diffusione delle conoscenze e delle tecnologie AI tra le imprese e altre organizzazioni. In secondo luogo, si evidenzia l’importanza di sostenere le aziende che desiderano espandersi e competere a livello globale nel settore dell’AI. Infine, serve sviluppare il citato Large Language Model italiano. Sempre per Butti il G7 fornirà un contesto per rappresentare gli sforzi congiunti dell’Europa e dell’Italia nel promuovere l’AI e le sue applicazioni.

Cosa fa in questo quadro l’osservatorio

«Stiamo completando l’elaborazione del documento strategico, che focalizzerà l’impatto dell’Intelligenza Artificiale (AI) e dell’AI generativa in particolare sul mondo del lavoro, evidenziando le relative ricadute sulla formazione di competenze adeguate» – afferma Manuelli. In primo luogo, si prevede la nascita di nuove professioni, ma anche la possibile obsolescenza di alcune. È cruciale comprendere come modificare le professioni esistenti: l’AI non sostituisce l’uomo, ma coloro che non sanno utilizzarla rischiano di trovarsi svantaggiati. Pertanto, è essenziale sviluppare competenze in questo ambito.
Per questo motivo, il documento strategico dell’Osservatorio proporrà una call to action che si articola in tre ambiti di intervento: «Anzitutto, lo sviluppo di politiche aziendali per promuovere la conoscenza e le competenze nell’ambito dell’AI a tutti i livelli; in secondo luogo, l’accelerazione dell’alfabetizzazione digitale durante il percorso formativo, con particolare attenzione alla formazione dei docenti; infine, l’utilizzo dell’AI e dell’AI generativa nel processo di insegnamento, attraverso strumenti in grado di personalizzare l’apprendimento e sviluppare competenze e tecnologie per i processi didattici» – commenta Manuelli.

Per poter raggiungere dei risultati così ambiziosi, è essenziale garantire una governance efficace, coinvolgendo i ministeri competenti, il settore produttivo, la ricerca e altri attori chiave, per avanzare in modo sistematico e coordinato.














Articolo precedenteCosì IIoT e visione artificiale abilitano la produzione zero defect. Con Sick, 3DZ, Miraitek, 40Factory, Neurality, beanTech. Sotto i riflettori di Sps Italia a Padova
Articolo successivoRidurre, riciclare e riutilizzare: le proposte di Hera per le aziende e la transizione green






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui