Eli Lilly: investiamo e puntiamo ancora sull’Italia

Farmaci

di Claudio Barnini ♦ Eli Lilly vuole continuare a investire sul nostro Paese e sul centro di sviluppo a Sesto Fiorentino. Ecco perché e che cosa farà: lo spiega l’amministratore delegato della branch italiana, Eric Baclet.

Restare sul mercato per 140 anni non è facile. Specialmente di questi tempi e in un settore come quello farmaceutico, per di più molto selettivo e tecnologicamente avanzato. Eli Lilly, azienda leader di origini statunitensi, ma con cuore italiano, a Sesto Fiorentino per la precisione. Qui, dove è di base ormai dal 1959, l’azienda possiede infatti uno dei siti più innovativi per la produzione di farmaci da biotecnologia in Italia.







Lo dimostra anche un recente studio presentato da The European House – Ambrosetti, presentato nel corso delle celebrazioni per l’anniversario: il fatturato di Lilly Italia è cresciuto del 4% medio negli ultimi cinque anni, a fronte di una crescita media dell’1,4% del comparto manifatturiero. Non solo, ma le performance economiche dell’azienda, afferma ancora lo studio, hanno generato introiti finanziari all’Italia per 158 milioni di euro in dieci anni, e per ogni euro prodotto direttamente da Lilly si genera un contributo indiretto al Pil del Paese pari a 1,6 euro. E, ancora: l’occupazione in Lilly Italia è aumentata del 10,7% dal 2010 al 2015, a fronte di un calo di oltre il 7% del comparto manifatturiero. Oggi Lilly Italia impiega più di 1.100 persone e negli ultimi anni è stata in grado di creare nuovi posti di lavoro in un contesto di forte contrazione dell’occupazione del comparto manifatturiero. Per sostenere lo sviluppo della scienza e l’innovazione del farmaco (oltre 155 milioni di euro investiti negli ultimi dieci anni), la branch italiana si sta concentrando su alcune nuove aree terapeutiche (malattie autoimmuni, Alzheimer e dolore cronico) e nuove soluzioni per i pazienti delle aree «core» di Lilly, oncologia e diabete. I trial clinici attivi nel 2015 sono 54: il 7% di tutti gli studi clinici in Italia nel 2015, di cui il 19% in fase I. I trial coinvolgono 321 istituti e quasi 2.000 pazienti, per un valore economico di circa 5 milioni di euro.

Eric Baclet
Eric Baclet

Scelte politiche

Ma Lilly per continuare a credere ancora molto nel nostro Paese ha bisogno di certezze. Fondamentalmente due. La prima, come sottolinea a Industria Italiana lo stesso presidente e amministratore delegato di Lilly Italia, Eric Baclet, deve venire dal governo. “Quando abbiamo fatto la scelta dell’Italia si è trattato di una scelta molto significativa, e con buona ragione per livelli di educazione e qualità del lavoro”, dice Baclet. “Ma per continuare in futuro a scegliere questo Paese anziché Francia, Germania, Spagna, Regno Unito (dove il gruppo è presente da diversi anni oltre a tante altre sedi europee, ndr), qualcuno deve rendere facile quella scelta. Come? Attraverso un ecosistema costituito da una tutela dei brevetti che regga, da prezzi che riconosca il valore di ricerca e innovazione, e da percorsi normativi snelli. Sembra che l’attuale governo abbia capito l’importanza di questa industria, dal punto di vista economico e anche sociale. Attendiamo fiduciosi insomma, è importante per noi”.

Toscana caput mundi

La seconda certezza riguarda proprio lo stabilimento di Sesto Fiorentino. Qui Lilly ha investito 465 milioni di euro dal 2005 a oggi per la riconversione del sito produttivo, con il passaggio dalla produzione tradizionale di sintesi alla produzione di insuline da Dna ricombinante, rispondendo responsabilmente all’appello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’emergenza diabete nel mondo. L’inaugurazione del nuovo impianto risale al 2009, dopo un fermo produzione durato tre anni, durante il quale gli addetti alla manifattura sono stati tutti riqualificati, alcuni con formazione specifica con periodi di lavoro all’estero e altri ricollocati in differenti funzioni aziendali. Oggi a Sesto Fiorentino si produce quasi il 50% della domanda mondiale delle insuline Lilly. Le esportazioni rappresentano il 98% della produzione e raggiungono più di 50 Paesi nel mondo europei ed extra-europei. Per tutto questo oggi si è arrivati alla necessità di ampliare la struttura, ma i tempi slittano sempre. La società farmaceutica vuole infatti nuovi spazi, quelli legati all’area di Metrocittà occupata dal vicino liceo scientifico Enriques Agnoletti che verrà trasferito nel Polo scientifico. Sulla base di una lettera di intenti siglata da Città Metropolitana, Comune di Sesto Fiorentino, Regione Toscana e Università degli Studi di Firenze, l’operazione dovrebbe andare in porto entro tre anni, non appena vi sarà la Vas. Dal 2019 dunque potrebbe essere operativa una nuova linea produttiva. Eppure quando nel 1959 questa azienda sbarcò a Sesto, fu molto generosa con i cittadini e i politici del tempo regalando di fatto un terreno che faceva parte della acquisizione perché vi fosse realizzato un parco. A distanza di 57 anni non è che Lilly si attendesse un gesto di cortesta simile, ma forse sulla tempistica…

L'ingresso della sede di Lilly a Sesto Fiorentino
L’ingresso della sede di Lilly a Sesto Fiorentino













Articolo precedentePrysmian: con noi l’Italia può mostrare la sua vera fibra
Articolo successivoA Prysmian i collegamenti nella Laguna veneta






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui