3dLab, la palestra di Dassault Systèmes che aiuta le start-up a farsi i muscoli

di Marco de' Francesco ♦︎ La multinazionale francese ha lanciato nel suo quartier generale un programma che permette alle aziende innovative di simulare il ciclo di produzione contenendo i costi. Un progetto che poggia su acceleratori e Fab Lab in Europa, Usa e Asia. I casi di Agreenculture, Biomodex e Damae Medical. Ne abbiamo parlato con Frédéric Vacher, Head of Innovation della società

«Lo sviluppo sostenibile richiede l’ingegno umano. Per questo, le persone sono la risorsa più importante» – ha affermato tempo fa il fisico israeliano Dan Shechtman, premio Nobel nel 2011. Perché se è vero che la sostenibilità oggi è nell’agenda di tutti – stati, organizzazioni internazionali, piccole e grandi aziende – è anche vero che l’obiettivo che si persegue, quello di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli di chi verrà dopo, non è solo una faccenda di stili di vita e di consumo critico. È una questione di idee che impattano sul modo di fare le cose, e quindi sull’industria. Ad esempio, nuovi robot per la falciatura dotati di sistemi di geo-posizionamento di alta precisione consumano meno risorse di strumenti tradizionali. Solo che i portatori naturali di progetti disruptive in grado di influenzare la società – le start-up – sono spesso carenti di mezzi. I loro piani vanno invece accelerati, industrializzati e quindi tradotti in prodotti-servizi con l’apporto di organizzazioni dalle spalle larghe.

Una di queste è la multinazionale francese Dassault Systèmes, che a Vélizy-Villacoublay nel 2015 ha dato vita al 3DExperience Lab, dove le start-up, grazie alla piattaforma software messa a disposizione, possono simulare tutto il ciclo di progettazione, sviluppo, produzione, vita e smaltimento del prodotto e cooperare con altre industrie e laboratori di ricerca. Nel corso di un programma biennale, ricevono supporto di tecnologia, mentoring e networking con leader globali nei loro domini. Dagli inizi, il Lab ha acquisito una crescente presenza mondiale attraverso un ecosistema di incubatori, acceleratori, partner educativi, imprenditoriali, tecnologici e fab lab. Ma come sono state selezionate le start-up? E quali risultati sono stati conseguiti? Lo abbiamo chiesto a Frédéric Vacher, Head of Innovation di Dassault Systèmes nonché responsabile della direzione strategica generale del 3DExperience Lab.







 

Progetti “disruptive” possono essere realizzati grazie ad un approccio collaborativo e alla piattaforma 3DExperience, che consente una pianificazione condivisa tra tutte le parti interessate 

Frédéric Vacher, Head of Innovation di Dassault Systèmes nonché responsabile della direzione strategica generale del 3DExperience Lab

«Disruptive». Questa è la caratteristica più rilevante in base alla quale i progetti sono accettati e coltivati dalla struttura. Ma che significa, in effetti? Quando un piano è dirompente, di rottura? Per Vacher, è quando impatta con forza sulla società – e una volta per tutte, non tramite variazioni incrementali. Questi piani, cioè, devono possedere “in nuce” un forte potenziale di trasformazione, rimasto inespresso solo per carenza di mezzi e per la mancata applicazione della giusta metodologia. Il principio è che da soli non si va da nessuna parte; insieme ad altri, con tecnologie di cooperazione che consentono lo scambio di idee e di competenze, le cose cambiano. E la multinazionale francese dispone del kit giusto, dello strumento adatto alla pianificazione condivisa: la piattaforma 3DExperience. Di per sé, questa è un software che consente di simulare tutto il ciclo di progettazione, sviluppo, produzione, vita e smaltimento del prodotto. In questo modo, è possibile realizzare test non “fisici”, ma su gemelli digitali; eventuali errori vengono compiuti virtualmente, senza dover approntare nuovi prototipi.

Ma la platform è il frutto della composizione di 12 brand; uno di questi, Enovia, consente a tutte le parti interessate di confrontarsi nel momento della realizzazione di un disegno: ciò rileva nei contesti industriali, dove l’innovazione è spesso sostenuta dal lavoro di più team interdisciplinari che operano da tutto il mondo. E trova immediata applicazione nel Lab. Grazie alla piattaforma si può fare dashboarding, e cioè attività di sharing di grafici e metriche (di business e di Kpi, indicatori di performance, nel caso in cui il piano abbia una valenza imprenditoriale); e si può realizzare una sentiment analysis raccogliendo le opinioni che i membri esprimono su un progetto. Altri marchi molto utilizzati, secondo Vacher, sono SolidWorks, un software di disegno tridimensionale; Catia, un Cad 3d; e Biovia, un brand che offre un ambiente collaborativo per esperienze avanzate in biologia, chimica e scienza dei materiali. Per completezza, gli altri marchi sono Delmia, Simulia, Geovia, Exalead, 3DVia, NetVibes, 3DExcite e CentricPlm.

 

Progetti su cinque temi, in vista dei 17 obiettivi Onu dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

3DEXPERIENCE Lab di Dassault Systèmes

A quale genere di trasformazione devono tendere i progetti? In realtà, il riferimento sono i 17 obiettivi stabiliti dall’Onu nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, «un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri». Si tratta di traguardi molto ambiziosi. Ad esempio, porre fine alla povertà in tutte le sue forme; o altrimenti, garantire condizioni di salute e benessere a tutti e a tutte le età; o ancora assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti; o anche il consumo e la produzione responsabili; o infine fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto. Sulla scorta di tale viatico, la multinazionale francese ha individuato cinque temi su cui i progetti devono vertere. Anzitutto, la città, dato che i contesti urbani e metropolitani in particolare devono affrontare sfide molto rilevanti legati alla mobilità, alla crescita imperiosa della popolazione, ai nuovi servizi smart e altro. In secondo luogo, la vita.

In questo campo, si tiene conto di piani in grado di incidere sulla produzione di dispositivi medici, sulla ricerca farmaceutica, e ciò in vista di trattamenti più efficaci e personalizzati. In terzo luogo, lo stile di vita. Qui si premiano progetti volti a dare un senso di soddisfazione, benessere e appartenenza alla vita di tutti i giorni, garantendo al contempo una vita felice e abbondante per le generazioni future. Ancora, il Fab lab. Qui rileva l’idea che l’innovazione può essere promossa dalla creazione di spazi digitali: il rimando è alla cultura dei maker, e a quella etica degli hacker (non i cyber-criminali, ma il network nato al prestigioso Massachusetts Institute of Technology che portava avanti piani di sviluppo creativo del software; ndr). L’ultimo tema è quello della ideazione: qui il concetto è che l’innovazione e l’ispirazione alla base del processo di ideazione vengono sviluppate più rapidamente con il digitale, il mobile, i social media, i dati dei sensori e altre tecnologie.

 

I progetti di innovazione aperti

3DEXPERIENCE Lab di Dassault Systèmes

A parte i piani che, ideati da start-up, sono portati avanti nel Lab, con tutti i mezzi di cui questo dispone, ci sono i cosiddetti «progetti di innovazione aperti», come definiti di DS. Questi sono caratterizzati dal fatto che il loro sviluppo si basa sulla collaborazione tra diverse parti interessate su reti diverse, ognuna contribuendo con le proprie conoscenze e il proprio know-how. Ce ne sono di due tipi. Quelli industriali collaborativi,  che prevedono la cooperazione con la start-up di altre industrie clienti della multinazionale, e di laboratori di ricerca; e quelli aperti alla comunità, cui possono partecipare anche maker e appassionati. Secondo DS, quest’ultimo è il modello che più riflette l’intelligenza collettiva, intesa come una ragione distribuita in più luoghi ma convergente in una sola piattaforma e pertanto coordinata in tempo reale: porta, per Vacher, ad una mobilitazione effettiva di competenze che altrimenti rimarrebbero inespresse. Ad esempio, grazie a questa modalità, Dassault Systèmes ha collaborato con Universcience (un istituto pubblico industriale e commerciale, posto sotto la duplice supervisione del Ministero dell’istruzione superiore, della ricerca e dell’innovazione e del Ministero della cultura francesi), realizzando quattordici ricostruzioni interattive 3D delle invenzioni di Leonardo Da Vinci, fruibili a “la Cité des sciences et de l’industrie” di Parigi. Altrimenti, si pensi al progetto “Magic Wheelchair”, portato avanti, dal 2015, da Ryan Weimer e sua moglie, che hanno fondato un’organizzazione non profit con lo stesso nome del piano. I figli della coppia sono nati con un’atrofia muscolare spinale e sono confinati sulla sedia a rotelle; i due, pertanto, intendevano portare speranza ai bambini afflitti da questa condizione. L’idea era quella di regalare ai ragazzi un’esperienza indimenticabile creando costumi “epici” personalizzati per loro senza spese per le loro famiglie. Hanno riunito una comunità di artisti di effetti speciali d’élite, fabbricanti a Hollywood, artisti, medici, infermieri, progettisti di burattini, costruttori di garage, hobbisti, creatori, studenti e ingegneri professionisti. La piattaforma 3DExperience è stata utilizzata per gestire l’ideazione creativa, le dinamiche del team, i contenuti, le attività, la pianificazione e le forniture durante il processo di creazione; SolidWorks in particolare è servito principalmente per modellare il design.

 

Il Lab e la sua dimensione globalizzata

3DEXPERIENCE Lab di Dassault Systèmes

Il laboratorio 3DExperience mira ad accelerare i progetti che si trovano nella fase del prototipo, per consentire loro di industrializzare e commercializzare il prodotto o il servizio su larga scala. Il Lab ha trovato spazio dal 2015 nella sede principale di DS, in Francia. Opera anzitutto grazie a un team principale di 10 esperti della multinazionale, che si occupano sia di aspetti tecnici che di quelli legali. L’équipe è sostenuta dal lavoro di 1.200 dipendenti di diverse discipline, che partecipano a progetti di qualificazione e di tutoraggio. Il lab ha altre strutture in India e negli Stati Uniti, ma la sua dimensione globalizzata non si ferma qui: una comunità internazionale di partecipanti fornisce indicazioni strategiche e idee su argomenti specifici.

Questo gruppo, che si riunisce in sessione ogni tre mesi, svolge un’opera di particolare rilievo, visto che nomina una giuria che esprime la propria opinione sui progetti. Inoltre, collegato al Lab c’è un ecosistema di incubatori, acceleratori, partner educativi, imprenditoriali, tecnologici e fab lab in Europa, Stati Uniti, Canada, Cina, Corea del Sud e Sud Africa. Tra gli incubatori, DS segnala Founders Factory, MIT Enterprise Forum CEE, Centech, Greentown Labs, Creative Valley, OuiCrea e Tshimologong; università come EcolePolytechnique, ESSEC Business School o HEC Entrepreneur; e importanti fab lab nella rete Fab Foundation come CommunautiqueFabLab.  All’interno della struttura, in Francia, sono presenti quattro laboratori. Il primo è quello di ideazione. È uno spazio dedicato al brainstorming e alla costruzione collettiva del progetto: gli esperti della multinazionale hanno da offrire le loro competenze sulle applicazioni, sull’intelligenza artificiale, sui servizi basati su cloud. Il secondo è quello digitale. Grazie a dispositivi hardware come Wacom e Dell, gli innovatori possono disegnare il progetto in 3D e realizzare simulazioni; inoltre possono partecipare a sessioni di coaching e mentoring. Ancora, quello immersivo.

Qui lo strumento utilizzato è un dispositivo Htc Vr, che consente alle start-up di  sperimentare i loro progetti in realtà virtuale o aumentata, connettersi con la comunità del laboratorio in stanze virtuali collaborative per esplorare altri modelli digitali e altri utilizzi. Infine, il Fab lab: secondo DS, è qui che gli innovatori possono prototipare idee, riparare oggetti, fabbricare pezzi, convalidare progetti e altro. Sono presenti strumenti per la produzione additiva. In definitiva, secondo la multinazionale nel Lab le start-up ottengono l’accesso a un sistema di supporto completo di tecnologia, mentoring e networking con leader globali nei loro domini e ciò grazie ad applicazioni digitali collaborative basate sulla piattaforma cloud. D’altra parte, una volta selezionate, entrano in un programma che dura due anni. È il tempo necessario allo sviluppo e alla maturazione dei loro prodotti digitali. Infine, il Lab offre alle start-up opportunità di aumentare la loro visibilità con iniziative di marketing negli eventi del forum annuale della multinazionale, 3DExperience World e nelle serie di eventi Age of Experience, nonché in occasione di eventi organizzati da terze parti dove Dassault Systèmes è espositore. Ad esempio, InnoVEX Taipei, Ces, the Future of Healthcare, International Paris Air Show e TechCrunch Disrupt. Al termine del programma, ha spiegato Vacher, DS non entra nel capitale delle start-up.

 

Alcuni esempi di start-up

3DEXPERIENCE Lab di Dassault Systèmes

Tra le start-up incubate e sviluppate nel Lab, Agreenculture. È attiva nell’agricoltura sostenibile, con l’obiettivo di ridurre costi e consumi delle aziende di comparto. Di qui la realizzazione di Ceol, un robot da 500 kg dotato di una tecnica di geo-posizionamento di alta precisione e di intelligenza artificiale per analizzare l’ambiente. Con uno strumento a denti e uno di falciatura, è stato sperimentato al lavoro nei vigneti o nei vivai per alberi di Natale. Il robot ha una autonomia di 24 ore, è stretto ed è adatto a spazi tra le file di 0,9-1,5 metri.

Di grande interesse la francese Biomodex, che sta sviluppando software sofisticati per fabbricare con stampa 3D organi umani simili a quelli naturali: possono essere utilizzati dagli studenti di medicina per apprendere e dai medici per esercitarsi nelle procedure chirurgiche prima di procedere con un’operazione dal vivo. Secondo DS, molti studi stimano che in un contesto globale il numero annuale di decessi dovuti a errori medici è nell’ordine delle centinaia di migliaia (solo negli Usa, 400mila): pertanto, sarebbe giunto il momento di rivedere il modo in cui la professione medica acquisisce conoscenza ed esperienza. Manichini, cadaveri e animali pongono peraltro problemi etici; di qui la ricerca di soluzioni alternative.

Quanto a Damae Medical, è partita da questa considerazione: il cancro della pelle è il tumore più frequente nell’uomo, con un’incidenza che è costantemente aumentata in tutto il mondo. La prognosi del melanoma avanzato arriva troppo tardi e i carcinomi sono associati ad alta morbilità. Inoltre, benché la dermatoscopia sia uno strumento utile per l’esame clinico, la sensibilità di questo monitoraggio è limitata da melanomi che possono insorgere nella pelle normale o nei nevi clinicamente benigni che non sono stati inizialmente fotografati. Il risultato è che il 20% dei melanomi non sono intercettati nella fase iniziale. Per questo la start-up ha inventato Lc-Oct (Tomografia a coerenza ottica confocale a campo lineare), che dà accesso all’imaging a risoluzione cellulare delle microstrutture interne della pelle fino al derma, immediatamente e non invasivamente. Con un solo contatto sulla pelle, il dispositivo fornisce, in tempo reale, immagini molto simili alle immagini istologiche. Dal lancio del Lab, la community ha esaminato più di 500 idee, tenuto 15 sessioni di pitch e scelto 52 progetti.














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