Cineas: il risk management è il mio mestiere

Adolfo Bertani
Adolfo Bertani

di Bruna Rossi ♦ Un Consorzio universitario che ha la missione di diffondere la cultura della gestione del rischio: è Cineas.

Nato in seno al Politecnico di Milano, il Cineas, si pone come il trait d’union tra compagnie di assicurazione, industria e mondo accademico. 







“Lo facciamo offrendo formazione e servizi alle imprese, innanzitutto – dice a Industria Italiana il presidente Adolfo Bertani (foto in alto) – in un mondo in cui la gestione del rischio è sempre più importante e in cui, dati alla mano, è possibile individuare una correlazione tra azioni virtuose nel risk management e profittabilità delle aziende”.

I dati che cita Bertani sono quelli di una ricerca appena presentata sul tema: secondo cui, appunto, le aziende che hanno un sistema integrato di gestione dei rischi hanno una redditività superiore del 38% rispetto a quelle che del rischio si disinteressano. E a disinteressarsene non sono poche, ma ben il 17,2%, con un’ulteriore fetta del 19,2% che sta iniziando solo a valutare l’introduzione di qualche politica di gestione del rischio. Solo il 17,2% delle aziende ha adottato una gestione integrata, contro un 45,9% che lo fa ma in maniera segmentata. Eppure in un mondo dove l’incertezza domina, e coinvolge aspetti prima non contemplati, dal terrorismo, agli eventi climatici estremi fino alla rivoluzione industriale 4.0 che impone cambiamenti strutturali senza precedenti nelle produzioni, la gestione di questa incertezza dovrebbe stare in cima alle agende.

Incendio in fabbrica
Incendio in fabbrica

Sensibilità aumentata

“In realtà qualche miglioramento è rilevabile – continua Bertani – lo studio dell’Osservatorio, che è una delle attività principali del Consorzio, è alla sua quarta edizione e ha evidenziato per la prima volta che sensibilità è aumentata tra gli imprenditori: infatti il 59% ha programmi di formazione sul controllo del rischio. Siamo in una dinamica evolutiva, siamo però ancora molto lontani dall’optimum”. Quali sono le ragioni di questa arretratezza? Un po’, sempre le solite. “La prima è di tipo culturale: nel nostro Paese tutto ciò che è prospettiva medio lungo termine perde significato rispetto al breve. La gestione del rischio ha una prospettiva di medio-lungo periodo. Però la visione prospettica che manca va insegnata all’imprenditore, spiegando loro che comporta maggiori profitti. Noi questo lo facciamo, ma siamo però gli unici a lavorare su questo tema”. L’altra attività, fondamentale, che svolge Cineas è la formazione.

Competenze necessarie

“La buona volontà non basta – spiega Bertani – ci vogliono le competenze: oggi il controllo del rischio in molte imprese è affidato, per esempio, al capo della sicurezza, che ha un altro ruolo e non ha una visione sistemica della questione. Come si risolve il problema delle competenze? Con la formazione: Cineas organizza otto master https://www.cineas.it sul controllo dei rischi e dei sinistri e abbiamo diplomato 2mila persone che sono ambasciatori nostri nel mondo delle imprese”. I master sono frequentati da 30-35enni che già lavorano, quattro sono sulla gestione del rischio, tre sulla gestione dei sinistri e l’ultimo sulle Life skills. “Ovvero sulle competenze per la vita – spiega Bertani – capacità come il problem solving, perché il mondo avrà sempre più bisogno di manager che siano solutori di problemi diversi, il working in team, quel fare sistema che è un’altra carenza storica del nostro paese; poi le capacità di negoziazione e l’emotional intelligence”. Inoltre, il Consorzio offre anche percorsi formativi ad hoc progettati su misura in base alle esigenze dell’azienda cliente. Lo fa avvalendosi di 59 soci, tra cui 6 atenei, primarie compagnie di assicurazione, associazioni di categoria, studi professionali, broker e mondo industriale e una faculty fatta di 250 tra accademici e consulenti. Uno sforzo che nel tempo, come una goccia cinese, produrrà la diffusione della cultura e il cambiamento del mondo. 

Fabbrica di motori Volkswagen a Monaco
Fabbrica di motori Volkswagen a Monaco

Errare e imparare

Un cambiamento che procede a piccoli passi e che per la stessa Cineas non è stato così immediata nell’implementazione. “Abbiamo imparato dai nostri errori – spiega il presidente – all’inizio l’Osservatorio si rivolgeva alle pmi, cioè al 99% del tessuto industriale italiano che è fatto di imprese che vanno dalla micro con quattro dipendenti alla media azienda che ne ha 500. A parte l’entusiasmo iniziale e il coinvolgimento di Confindustria e Assolombarda poi nella concretezza non siamo riusciti a fare passi in avanti. Abbiamo dato colpa agli imprenditori, poi ci siamo resi conto che la colpa era in concorso. Che il mercato andava microsegmentato, per dimensione dell’azienda, per attività e per territorio”. Come dire che non puoi mettere insieme e parlare nello stesso modo a una neonata fintech unipersonale e una azienda metalmeccanica con centinaia di dipendenti, né dire che il rischio va gestito (quale rischio) a un gruppo alimentare e a uno della chimica allo stesso tavolo. E così le dinamiche e i modi di lavoro sono diversi da Bolzano a Catania. “Abbiamo capito che era necessario parlare in termini concreti e non mettere tutto sotto il cappello del risk management – continua Bertani – dobbiamo spiegare bene quali sono le diverse aree della gestione di rischio, partire dal particolare per andare sul globale.

Emissioni e incendi

Partire dall’esempio della Volkswagen che l’anno scorso era su tutta la stampa mondiale per aver falsato i dati sulle emissioni, dall’interruzione della business continuity se ti capita un incendio. Tutto è cambiato”. Ed è cambiato anche il target di riferimento, non più le pmi ma le medie imprese, dai 30 ai 350 milioni di fatturato: “perché hanno più bisogno di essere aiutate, percepiscono la necessità di gestire il rischio ma non sanno come fare – spiega Bertani – le piccole non percepiscono il problema, le grandi imprese invece sono strutturate”. Dunque l’attività di servizi rivolti alle imprese, in particolare medie, è centrale per Cineas, ma il Consorzio ha svolto anche incarichi di consulenza per il governo. “Dal 2009 al 2013 abbiamo controllato le  richieste di risarcimento del terremoto in Abruzzo – racconta Bertani – secondo un protocollo d’intesa con la Protezione civile abbiamo formato 800 periti sul rischio idrogeologico e di questi 225 hanno partecipato al progetto. Abbiamo controllato 20mila pratiche e abbiamo ritenuto non risarcibili 413 milioni di euro sul totale di 3,1 miliardi nel 2009. Un’attività per cui non abbiamo percepito compenso ma per cui lo Stato ha speso 12 milioni di euro, incassando un risparmio netto di 401 milioni, circa il 13,3%”. 

Incendio in fabbrica
Incendio in fabbrica

Rischi in compagnia

E ancora, Cineas organizza e siede ai tavoli intersettoriali per fare sistema tra aziende diverse. “Un esempio chiave è quello della Sanità che non dialoga con il mondo assicurativo – dice ancora Bertani – le compagnie non vogliono assicurare ospedali e medici perché i premi al rischio sono troppo elevati e c’è uno stato di perenne conflittualità. Molti ospedali che non trovano copertura hanno deciso di auto-assicurarsi con un rischio notevolissimo perché l’ospedale non ha capacità di gestire le riserve matematiche, e quindi non offre nessuna sicurezza a ospedale, medici e quindi allo Stato”. Un’incomunicabilità che si risolve, semplicemente, comunicando. 














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