Franzi (broker): più risk management per le Pmi

di Laura Magna ♦ La gestione dei rischio nelle aziende è sempre più un’emergenza, eppure le imprese che lo fanno in maniera organica sono ancora poche e oltre il 30% lo fa male o per nulla. Tutta colpa dell’imprenditore chiuso in se stesso che non sa evolvere. O qualche responsabilità ce l’ha anche la controparte, ovvero il mondo delle assicurazioni? Industria Italiana lo ha chiesto a Luca Franzi (foto in alto), presidente dell’associazione italiana dei broker assicurativi, i potenziali consulenti nella valutazione del rischio d’impresa.

Domanda. Dunque, cosa non funziona e cosa va cambiato?







Risposta. Deve innanzitutto cambiare il rapporto tra gli imprenditori e il mercato assicurativo. Ancora oggi, troppo spesso, si ritiene che la copertura sia inutile fino al momento in cui non avviene un danno, complice, un fattore scaramantico ancora troppo diffuso. L’assenza di una vera e propria evoluzione culturale ha fatto sì che gli utenti non percepiscano le finalità proprie dello strumento assicurativo, vale a dire la trasformazione di un rischio in una spesa. Quindi, che cosa deve cambiare? Deve cambiare l’obiettivo strategico dell’imprenditore che non deve essere quello di individuare il minor costo delle coperture assicurative, ma di individuare il miglior rapporto costo-benefici che consenta di ottimizzare il costo del rischio, in una consapevole politica di mitigazione dello stesso.

D. Tutta colpa dell’imprenditore quindi? Dal canto vostro, cosa fate per attrarre l’attenzione delle pmi?

R. Ci poniamo come intermediari non di prodotti assicurativi, ma di bisogni. Il broker è indipendente e si muove sul mercato su esplicito mandato del cliente, per il quale mette in campo tutta una serie di servizi di consulenza, tra i quali la definizione della copertura assicurativa più idonea quale ultima fase di un percorso consapevole di analisi quali-quantitativa dei rischi. Il primo passo in tema di gestione dei rischi per ogni azienda, dalla più grande alla più piccola, è quello di conoscere in modo preventivo quali sono gli eventi potenzialmente dannosi per l’azienda sotto il profilo quali-quantitativo. Ecco perché la figura del broker significa, anche per le Pmi, avere a disposizione un consulente qualificato in un’ottica di gestione consapevole del rischio. Sul mercato italiano i broker di assicurazioni gestiscono non meno del 65% dei rischi industriali del Paese. Nel corso hanno progressivamente ampliato i propri orizzonti fino a diventare i consulenti anche delle piccole e medie imprese italiane. 

Incendio in una fabbrica di plastica
Incendio in una fabbrica di plastica

D. Insomma, ci siete. Le assicurazioni sono accusate però di vendere prodotti troppo standardizzati e magari spinti dalle commissioni retrocesse e non servizi e in questo potrebbe stare parte dell’incomunicabilità tra i due mondi. Che ne pensa?

R. Direi che a differenza dell’agente di assicurazioni, il broker si pone una posizione di terzietà: non ha alcun vincolo con le compagnie e consente quindi alle Pmi di avere accesso a un’ampia gamma di interlocutori assicurativi, nazionali e internazionali, favorendo l’individuazione delle soluzioni più coerenti con i propri bisogni. Uno dei principali obiettivi di Aiba è quello di adottare i più elevati standard professionali, ai quali gli iscritti si devono adeguare. Oltre dieci anni fa, l’Associazione ha creato l’Accademia di Brokeraggio Assicurativo (Aba) dedicata alla formazione e all’aggiornamento professionale per favorire la continua crescita professionale degli associati. I broker Aiba sono quindi dei consulenti qualificati che dispongono dei necessari requisiti di professionalità, competenza e attenzione al cliente.

D. Sono le Pmi, appunto, le aziende più vulnerabili ed esposte ai rischi: avete un programma specifico per queste aziende? 

R. Nell’attuale scenario economico caratterizzato da sempre maggiori incertezze, la gestione del rischio dovrebbe essere una priorità, soprattutto tra le Pmi, segmento nel quale troviamo a mio avviso, le aziende che meno hanno implementato veri e propri progetti proattivi di risk management. Proprio per questa ragione la categoria si è concentrata nell’offerta a questo segmento che, peraltro, rappresenta la spina dorsale dell’economia italiana. Ed è proprio alle Pmi che dedicheremo sempre crescente attenzione anche in termini di comunicazione e di iniziative mirate. Da dati recenti sembrerebbe infatti persistere ancora oggi uno scarso ricorso alla mitigazione assicurativa sia per i rischi tradizionali (incendio, furto, ecc.) sia per quelli tipici dei nostri tempi (Cyber Risk, rischi reputazionali ecc.). In ultima analisi, il nostro obiettivo è di favorire una più radicata e diffusa consapevolezza del livello di esposizione alle varie minacce, per supportare adeguate politiche di mitigazione dei rischi.

D. Quali sono a suo avviso i settori su cui puntare maggiormente e perché?

R. Non si tratta di un discorso di settori produttivi più o meno rischiosi di altri, perché l’evoluzione tecnologica e lo scenario economico globale sempre più dinamico e complesso, la fragilità del territorio, i cambiamenti climatici riguardano tutti. Sappiamo bene che la struttura produttiva del nostro Paese è prevalentemente caratterizzata da imprese di dimensioni piccole o piccolissime, ancora troppo spesso sottoassicurate, e quindi rese ancora più fragili in quanto non adeguatamente tutelate. Una fragilità ulteriormente accentuata dall’internazionalizzazione delle imprese e dal fatto che lavorare in “rete” con altre aziende agisce da moltiplicatore dei rischi. In questo quadro il broker incide positivamente sul livello di protezione delle pmi, rendendole partecipi delle molteplici esperienze maturate a livello nazionale e internazionale, fornendo quel valore aggiunto necessario a competere a livello globale.

Fabbrica post terremoto
Fabbrica post terremoto

D. Quanto percepiscono i rischi legati alla tecnologie le pmi?

R. Il Cyber Risk è complicatissimo. Si parla molto di rischi tecnologici, ma in molti li confondono ancora con la vecchia polizza elettronica. Sono due concetti completamente diversi e in qualsiasi tipo di attività oggi svolgiamo, siamo delle potenziali vittime del Cyber Risk. In questo senso consideriamo non solo le conseguenze legate al furto d’identità, ma a come l’information technology governi ormai tutti i nostri processi produttivi. Parliamo quindi di un rischio, generalmente sottovalutato dagli imprenditori. Perché? Semplicemente perché non è mai accaduto prima, qualcosa di simile. E questo ci suggerisce quanto sia importante imparare a ragionare secondo una visione prospettica.

D. Una fetta di Pmi già si rivolge a consulenti esterni per fare risk management (circa il 20%): ci sono casi virtuosi di questa collaborazione che vuole citare?

R. Gli esempi virtuosi del rapporto tra Pmi e broker di assicurazioni sono innumerevoli, soprattutto in termini di visione prospettica. Un esempio eloquente ci porta al terremoto dell’Emilia Romagna del 2012 e, precisamente, alla capacità dei broker nel convincere gli imprenditori del distretto che sarebbe stato colpito dal sisma a mantenere la garanzia terremoto, quando quelle stesse imprese si trovavano in una zona considerata a rischio zero. Da allora a oggi gli imprenditori più lungimiranti, che decisero comunque di assicurarsi, hanno potuto beneficiare di un vantaggio competitivo, rispetto a coloro che decisero di non assicurarsi pur di giovarsi di un minimo risparmio.

D. Come funziona nei mercati più evoluti come Uk e Usa? Come si fa risk management e cosa possiamo imparare?

R. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti esiste una maggiore cultura del rischio e quindi una maggiore visione strategica in termini di mitigazione del rischio, attraverso il broker e il mercato assicurativo. Dai mercati anglosassoni dovremmo tutti imparare a riconoscere una maggiore valenza al mercato assicurativo, in termini generali. Certamente, i broker continuano a mantenere alti gli sforzi per garantire una elevata qualità dell’attività consulenziale.

Terremoto in Emilia, fabbrica
Terremoto in Emilia, fabbrica
Terremoto in Emilia, fabbrica
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