Lem Optical, Cemab, Malvestiti: viaggio nelle pmi che si sono affidate ai cobot

di Danilo Loda ♦︎ Le tre aziende – di Varese, Liscate e Cinisello Balsamo – hanno inserito i robot collaborativi a fianco degli operai sulle linee di produzione. I risultati? Maggiore produttività e redditività a parità di occupazione, con vantaggio per gli operatori sgravati dalle mansioni più ripetitive. Un mercato, quello della cobotica, che dovrebbe valere 4,28 miliardi di dollari entro il 2023. Se n’è parlato nel corso di un webinar organizzato da Universal Robots

Gli utilizzi dei cobot Universal Robots

Si chiama Lem Optical, ed è una pmi (10 milioni circa di giro d’affari) della provincia di Varese che fabbrica montature per occhiali da vista e da sole. Con 98 lavoratori che producono un milione di occhiali all’anno, ha una forte presenza nel mercato nord americano. E’ stata una delle prime a inserire cobot a fianco degli operai nei processi di produzione, quasi due anni fa. Dopo 15 giorni dall’inizio della produzione con cobot il tempo ciclo è sceso da 85 a 71 secondi, e di conseguenza la produzione su due turni è aumentata del 16%. Nel frattempo, il numero di operai è rimasto lo stesso. Insomma, Cobot  = più produttività e più redditività a parità di occupazione, una salvezza per pmi che nel mondo globalizzato si trovano a competere in un’arena mondiale fatta di giganti.

Si potrebbe perfino dire, neanche tanto paradossalmente, che l’arrivo dei cobot (e in generale dei processi di robotizzazione, automazione e digitalizzazione) non solo non minaccia l’occupazione, ma in qualche modo la tutela. Perché se la pmi è più competitiva, resta sul mercato, e garantisce l’occupazione che c’è. Secondo il direttore generale di Lem Optical Stefano Lodigiani il futuro è nell’automazione, nonostante come spiega, «storicamente occhialeria e automazione non stiano nella stessa pagina del manuale operativo» essendo un prodotto (l’occhiale) realizzato per lo più artigianalmente. Il processo target per testare l’effettivo valore aggiunto offerto dalla robotica collaborativa è nato partendo da una pressa a iniezione manuale da 160 T per stampare un manufatto in Tpu a due cavità. Per implementare un progetto, conclude Lodigiani, che prevede l’utilizzo di un cobot nella linea di produzione, bisogna mettere in preventivo che ci vogliono circa due mesi.







 

Piccolo viaggio nelle Pmi che si sono affidate ai cobot: Lem Optical (Varese)

Asservimento laser marcatura con cobot Universal Robots da Lem Optical

Da Lem Optical inizia il piccolo viaggio che Industria Italiana, con l’aiuto di un evento organizzato in forma di webinar da Universal Robots (per vedere il webinar clicca qui), ha fatto tra un manipolo di pmi pioniere nell’uso dei cobot. Strumenti che hanno potenzialità dirompenti ma che, per ora, sono usati solo da non più di duemila aziende. Infatti, in Italia fanno ancora fatica a penetrare nel tessuto delle pmi, perché la maggior parte di loro non ne ha ancora capito la funzione e la portata. Perché comportano una riorganizzazione del lavoro anche radicale. E perché vi sono ancora troppi pre-concetti (primo fra tutti quello della riduzione dell’occupazione, seguito dalla convinzione erronea che costino troppo o che siano inadatti a produzioni eterogenee e customizzate, anche se nella realtà si programmano con estrema facilità, anche ormai per imitazione) radicati nella mentalità degli imprenditori, dei capireparto, dei dirigenti, dei sindacalisti. E, last but not least, degli operai, che pure sarebbero tra i primi ad avvantaggiarsene, perché vedrebbero ridursi le mansioni ripetitive e aumentare la loro sicurezza di conservare e migliorare il proprio posto di lavoro nei prossimi anni.

Secondo la ricerca di mercato Collaborative Robots Market, il mercato dei cobot dovrebbe valere 4,28 miliardi di dollari entro il 2023, crescendo a un Cagr del 56,94% entro lo stesso anno. Questa crescita è da attribuire agli alti tassi di Roi e al basso prezzo dei cobot, che stanno portando a una crescente attrazione anche da parte delle Pmi e aumentando gli investimenti nell’automazione da parte delle industrie per supportare la loro evoluzione verso l’Industria 4.0. Mentre un robot industriale tradizionale è progettato per completare una specifica attività predefinita all’interno di uno spazio di lavoro fisico, un cobot è concepito fin dall’inizio per interagire fisicamente e collaborare, in sicurezza, con gli esseri umani in uno spazio di lavoro condiviso. Rispetto ai loro cugini robot costosi, inflessibili e complessi, i cobot sono leggeri, compatti e semplici da usare.

Con l’implementazione delle tecnologie dell’industria 4.0 trasformazionali, lo sviluppo e l’utilizzo dei cobot si stanno evolvendo rapidamente diventando più resistenti, più intelligenti e più facili da implementare e addestrare in un’ampia gamma di settori che partono della produzione, passando dal magazzino, per finire con della logistica e molto altro ancora. In quanto tali, i cobot incarnano i concetti dell’Industria 4.0 di interoperabilità, trasparenza delle informazioni, assistenza tecnica e decisioni decentralizzate. I loro computer di bordo, inoltre facilitano il collegamento a dispositivi Internet of Things (IoT) presenti in qualsiasi ambito lavorativo. Da questo è però importante considerare il loro compito principale ovvero quello di fornire assistenza agli esseri umani, svolgendo al loro posto quei compiti che sono troppo faticosi, ripetitivi o pericolosi. Quindi, per quanto riguarda il lavoro efficiente, sembra che l’uomo e la macchina si completino perfettamente. I prezzi sempre più bassi, la semplicità di programmazione e la versatilità dei cobot consentiranno a più aziende di unirsi alla rivoluzione industriale 4.0.

Tutti i vantaggi dei cobot by UR

Per vedere il webinar clicca qui

Cemab, Liscate:  la produzione con l’ausilio dei cobot è aumentata esponenzialmente

La produzione con cobot Universal Robots da Cemab

Dal varesotto di Lem Optical il nostro viaggio prosegue a Liscate, nel milanese, dove si trova Cemab che produce espositori in legno ad incastro 100% made in Italy. Alessandro Leccese, amministratore unico ci spiega che la scelta di affidarsi a cobot ha portato all’azienda diversi vantaggi, tra cui un aumento delle capacità produttiva, un abbassamento dei costi, e, non ultimo, riduzione della fatica da lavoro alienante dei propri operatori, con conseguente aumento dalla sicurezza sul posto di lavoro. In Cemab i cobot si occupano di verniciatura, carteggiatura, applicazioni loghi e della ferramenta, imballaggio e lavorazioni speciali. Nel dettaglio, quando si parla di aumento della capacità produttiva, Leccese specifica che oggi, utilizzando un cobot nel processo automatizzato di verniciatura, l’azienda riesce a produrre ben 4.12 pezzi per ogni turno di lavoro. Per quanto riguarda la perdita dei posti di lavoro con l’introduzione della robotica collaborativa Leccese ha specificato che dal 2018. anno in cui sono stati acquistati i primi cobot, il fatturato è aumentato dell’11% e i dipendenti sono rimasti, come numero, gli stessi.

Alessio Cocchi, country manager di Universal Robots spiega «I cobot sono nati tendenzialmente per le Pmi, in quanto sono leggeri, facili da implementare e programmare, il che li rende perfetti per le piccole e medie imprese. Universal Robots propone 4 modelli di cobot, che variano in base al carico che possono manipolare e il raggio di lavoro in cui si possono muovere». E conclude: «Sfruttando il fatto che i cobot sono leggeri possono essere spostati facilmente e riattrezzato all’interno dei vari reparti produttivi, richiamando il programma specifico per la mansione per cui il cobot viene ricollocato».

 

In Malvestiti (stampi e tranciatura) già operativi 12 cobot

La produzione con cobot Universal Robots in Malvestiti

Da Liscate ci spostiamo di poco, a Cinisello Balsamo dove ha sede uno dei due stabilimenti della Malvestiti (l’altro è a Muggiò, a poca distanza, ma in provincia di Monza e Brianza) e termina il nostro piccolo viaggio nelle pmi pioniere dei cobot. Malvestiti è azienda nata nel 1945, con stabilimenti, oltre che in Italia, anche in Francia, Germania e Russia e India. Opera in tre settori della costruzione stampi e tranciatura da oltre 70 anni, ovvero tranciatura fine, tranciatura tradizionale e lamierini magnetici. Un plus dell’azienda è quello di poter seguire il cliente in tutte le fasi del progetto, dall’idea al prodotto finale.

Andrea Malvestiti responsabile della Operations di Malvestiti, spiega che la scelta di affidarsi alla robotica collaborativa è nata dall’esigenza di snellire le operations, diventando rapidi, flessibile e maggiormente competitivi. I primi cinque cobot acquistati in soli sei mesi, sono stati implementati, programmarti e resi quindi operativi in tre specifici impianti. Ad oggi Malvestiti conta su 12 cobot presenti nei vari reparti, con altri due in arrivo a breve. Inoltre, Andrea Malvestiti sottolinea come l’arrivo dei cobot nella fabbrica non ha scombussolato la vita lavorativa dei dipendenti, ma al contrario questi hanno chiesto di seguire corsi di aggiornamento per poterli utilizzare al meglio.

 

Per vedere il webinar clicca qui














Articolo precedenteFluid-o-Tech investe in Memetis attraverso Dolphin Fluidics
Articolo successivoSiemens: lo sviluppo low-code per accelerare la digitalizzazione in ambito energetico. Un webinar per sviscerare l’argomento






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui