Tutti i vantaggi della crescita del Telecontrollo! Per imprese, industria, ricerca, economia, sistema Paese e…

di Marco Scotti ♦︎ Radiografia di un settore in pieno sviluppo, e strettamente collegato a numerosi ambiti tecnologici. Ne parliamo con Antonio De Bellis, business development manager di Abb e presidente del gruppo Telecontrollo di Anie Automazione

«Il Telecontrollo in Italia vale circa 100 milioni di euro all’anno. Ma è una stima per difetto, considerando che questa stima è fatta sui dati rilevati dagli aderenti all’Anie. Possiamo pensare che il mercato reale sia due o tre volte più grande: pertanto, il potenziale del comparto è di diverse centinaia di milioni all’anno, a patto che a breve si parta con una serie di investimenti “intelligenti”, dove il Telecontrollo sia presente. Ma cosa si intende per Telecontrollo? Se un tempo la definizione di questo comparto era piuttosto precisa, oggi invece ci sono aspetti del Telecontrollo che sono intrinsecamente diventati parte di componenti e dispositivi o sistemi distribuiti. Semplificando la questione, il Telecontrollo potrebbe essere descritto da tre macroblocchi, la cui denominazione ben ne evidenzia l’evoluzione storica: il monitoraggio, il controllo e l’ottimizzazione. Lo sviluppo del Telecontrollo, nel corso del tempo, ha richiesto di dominare le tecnologie del momento, mettendole a frutto per consolidare ed espandere il contenuto e le funzioni dei macroblocchi, rivoluzionando architetture, sistemi, processi e funzioni che sottendono o sono connessi al Telecontrollo. Tra i macroblocchi, l’ottimizzazione è sicuramente quello meno maturo e noto nel Telecontrollo. Questo poiché molti creano una frontiera logica in quello che era l’ambito dello Scada, senza considerare che è stato proprio il processo di espansione della Scada, verticalmente e orizzontalmente, che ha contribuito significativamente alla convergenza tra i mondi Operations e Information Technology».

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Antonio De Bellis, business development manager di Abb e Presidente Gruppo Telecontrollo, Supervisione e Automazione delle Reti di Anie Automazione

Antonio De Bellis, business development manager di Abb e Presidente Gruppo Telecontrollo, Supervisione e Automazione delle Reti di Anie Automazione. A lui il compito, all’indomani del Forum del Telecontrollo di Firenze, di spiegarci le peculiarità di questo comparto che è tra i più solidi, come storia, e che sta vivendo una trasformazione significativa, grazie all’introduzione delle nuove tecnologie, ancora una volta. Il Telecontrollo, infatti, è in continua evoluzione e travalica la comune idea di essere solo una commodity. La convergenza tra OT e IT ha trovato terreno fertile per supportare le rivoluzioni in corso e aprire nuove opportunità per tutti. Una nuova “gamba” di questo comparto è l’autonomia, ovvero la capacità di automatizzare elaborazioni e processi al fine di ottimizzare e controllare, arrivando al concetto di “Telecontrollo a guida autonoma”, che poggia le sue basi realizzative su quanto sottende all’intelligenza artificiale. Il comparto Telecontrollo è parte di un ecosistema, le cui competenze ed esperienze abilitano la possibilità di cogliere i benefici e le opportunità connessi all’adozione delle tecnologie che concretizzando il concetto di Industria 4.0.







 

I settori del Telecontrollo

L’edizione appena conclusa del Forum fiorentino ha mostrato chiaramente come l’intero comparto stia cambiando: si modificano le tecnologie, cambia l’approccio, muta il modo di lavorare con esso. In una parola, si ridefinisce il concetto stesso. «Dobbiamo intenderci su che cosa sia il Telecontrollo. – ci racconta De Bellis – Oggi è composto da tre macroblocchi: il monitoraggio, il controllo e l’ottimizzazione. Abbiamo a disposizione elaborazioni che ci consentono di dare supporto alle decisioni operative e strategiche in modalità sempre più sofisticate. Inoltre, stiamo assistendo a una continua rivoluzione dei sensori e dei dispositivi, per la diffusione dell’IoT e delle reti di comunicazione a banda larga, nonché della disponibilità di “intelligenza” sempre più vicino ai processi operativi – “intelligenza” sempre più artificiale. Questo innesca un processo di evoluzione delle architetture che sottendono al Telecontrollo. Il processo di integrazione e convergenza IT/OT ha determinato e richiesto lo sviluppo di nuove competenze che sono alla base del quarto macroblocco del Telecontrollo, ovvero l’autonomia, da intendersi come una automatizzazione più spinta, rispetto a quanto oggi disponibile. Da sempre, nel Telecontrollo, stiamo dominando le tecnologie, cercando di tirare fuori il meglio da esse, per rendere più efficienti i servizi erogati dai nostri clienti ai loro utenti. Senza esperienza e competenza che stanno dietro a questo percorso evolutivo, l’adozione tout court delle tecnologie può essere solo “tossica”, nel senso che rischia di non portare i benefici attesi e può rilevarsi dannosa».

L’ottimizzazione online del telecontrollo di Abb. Fonte Abb

 

Quanto vale il Telecontrollo

La difficoltà nel quantificare il comparto risiede nella pervasività di oggi degli ambiti del Telecontrollo: oggi un dispositivo quale una Rtu – Remote Terminal Unit, è intrinsecamente disponibile in altri dispositivi di campo (quali misuratori, attuatori, sensori), così come elaborazioni e funzioni a livello Scada si trovano intimamente connesse a moduli ed applicazioni che escono dal perimetro di una sala di telecontrollo. A ciò si aggiungono i servizi proposti da chi realizza e fornisce i sistemi di Telecontrollo. Questi servizi sono fattori qualificanti che valorizzano gli investimenti già fatti e guidano efficientemente quelli da fare. La difficoltà cresce causa l’effetto della maggiore complessità, nelle situazioni di contaminazione tra industrie. Si pensi per esempio: al caso di una rete idrica ad alta efficienza energetica, dove alla tematica della distribuzione idrica, si aggiunge quella della generazione e del consumo intelligente di energia; alla realizzazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, integrate in un sistema di generazione e accumulo, per limitare gli effetti collaterali sulla rete elettrica pubblica; la gestione di un complesso industriale, commerciale, o residenziale, per garantire una erogazione di servizi quali acqua, gas, elettricità, calore/raffreddamento, in un’ottica di sostenibilità ed efficienza.

La digitalizzazione della rete elettrica secondo Abb. Fonte Abb

«In Anie – prosegue De Bellis – portiamo avanti un’analisi di questo settore industriale di nicchia, monitorando gli andamenti e i trend che si possono dedurre dalle aziende del Gruppo Telecontrollo. La varietà e complessità del portafoglio, dei diversi ambiti applicativi, tra i quali spiccano le reti di pubblica utilità, i trasporti, e le infrastrutture, comportano che si debba evolvere nella concezione di Telecontrollo, trovando nuovi modi per misurare quanto sta accadendo a livello di mercato. La misura deve traguardare anche il potenziale del mercato. Infatti, identificare il potenziale consente di meglio identificare cosa serve, per far progredire il sistema paese e indirizzare correttamente gli investimenti pubblici e privati. Il campione di aziende in Anie, quindi, è rappresentativo non in valore assoluto. Per quanto illustrato, il giro d’affari del comparto in circa 100 milioni all’anno è per difetto: il reale mercato potrebbe anche essere doppio o triplo.».

La strategia di Abb per le sale di controllo. Fonte Abb

 

Le applicazioni nei diversi ambiti e il tema della sostenibilità

Il Telecontrollo è in continua trasformazione, precursore dei benefici che le nuove tecnologie potranno dare. Un’ulteriore accelerata proverrà dall’introduzione del 5G, che consentirà di portare a livello sempre più periferico una serie di applicazioni oggi “centralizzate” o non realizzabili, con le attuali infrastrutture di comunicazione. «Ci sono settori come l’idrico – prosegue De Bellis – che stanno crescendo molto, anche per dover recuperare un livello di sprechi e ritardi che incidono sulla qualità e efficienza del servizio attuale; questo naturalmente considerando la media nazionale. Il settore elettrico è in una fase di ripartenza in seguito agli investimenti significativi che sono stati profusi, l’alto livello di automazione delle infrastrutture italiane, ma soprattutto dei nuovi servizi che dovranno essere assicurati e erogati sul mercato, pensando per esempio alla elettrificazione dei consumi nei trasporti, o alla realizzazione e convivenza delle microreti. La valorizzazione del Telecontrollo nei diversi settori industriali è significativo non tanto per il suo valore assoluto, ma perché è il termometro che segnala il progredire di una grande rivoluzione, che obbligherà ad investimenti significativi nel comparto. Questi investimenti misurano la tendenza e la velocità con le quali si raggiungerà un livello di maturità delle infrastrutture del Paese adeguato ai tempi e necessità che si stanno delineando. Da sottolineare come senza gli apporti del Telecontrollo e le sue competenze, gli investimenti rischiano di risultare una tossica adozione di tecnologie, senza alcun riscontro dei benefici che queste dovrebbero portare. Con un adeguato livello di qualità e sostenibilità delle infrastrutture, si potrà dare concretezza alla trasformazione nei mondi del sociale (realizzando smart city/smart community) e industriale (trasformando il settore in una rete competitiva di aziende smart manufacturing/industria 4.0). Se si riescono a creare reti efficienti, ottimizzate e di qualità, per quanto riguarda l’energia, l’acqua e i trasporti, è naturale che si abbiano anche delle ricadute positive su chi fa uso delle varie commodity e servizi associati, andando ad eliminare gli sprechi ed innescando processi virtuosi di continuo miglioramento. Fondamentale, dunque, è che sia l’intero Paese a diventare 4.0, attraverso la realizzazione di un piano che non può essere di tipo “one shot” e, peggio ancora, che determini realtà virtuose a macchia di leopardo».

Schema di rete per smart city
Schema di rete per smart city. Fonte Forum Telecontrollo

Un esempio concreto di come la sostenibilità menzionata da De Bellis non sia soltanto una “bella parola”, il fatto che Anie ha sposato l’iniziativa del Fai, nota come ”Patto per l’acqua”. Dalle analisi preliminari di questa analisi, emerge un Paese completamente spaccato, con realtà dove l’acqua è effettivamente potabile e disponibile in alcune zone, mentre in altri luoghi si ha a disposizione un prodotto che è potenzialmente nocivo o si eroga con sprechi enormi. Una rivalutazione complessiva di un bene pubblico quale è l’acqua con investimenti mirati e oculati, permetterebbe di ridurre sprechi e diseguaglianze. In questo contesto il Telecontrollo è in grado di dare un contributo significativo all’ambiziosa iniziativa Fai, per migliorare il settore idrico, in Italia.

 

Le nuove tecnologie

Naturale, quindi, che il discorso vada a toccare anche il paradigma di Industria 4.0, che non è più soltanto confinato al mondo del manifatturiero, ma che si sviluppa anche nelle reti e nelle infrastrutture pubbliche. Analogamente al settore manufatturiero, anche in questi contesti pubblici l’adozione delle nuove tecnologie per realizzare il paradigma Industria 4.0 richiede prima di tutto la revisione dei processi e la creazione di un piano che, in modo continuo, punti a ridurre le inefficienze e gli sprechi. «Questo discorso – aggiunge il presidente di Anie Telecontrollo – non significa altro che innescare una modalità per recuperare risorse che saranno poi utili al fine di accelerare l’adozione delle tecnologie, senza dover incrementare i budget degli investimenti, oltre misura. La digitalizzazione richiede inoltre nuovi modelli di condivisione e collaborazione tra gli attori dell’ecosistema che si costituisce. I nuovi modelli sono fondamentali per abilitare quanto serve e ottenere i benefici e le opportunità che derivano dalla digitalizzazione. In sintesi, nei contesti pubblici, senza un approccio lean si digitalizza solo lo spreco e senza rivedere la supply chain, condividendo e collaborando, digitalizzando si prendono solo rischi e costi».

Sistema di gestione dell’energia. Fonte Abb

 

Il ruolo delle istituzioni

Un ultimo commento da parte del numero uno di Anie Telecontrollo riguarda le istituzioni e la politica. Oltre ad investimenti in tecnologie che minimizzino gli sprechi serve una visione d’insieme che prosegua oltre gli orizzonti naturali delle singole legislature. Questo non per voler fare un discorso di schieramenti, ma piuttosto per enucleare una strategia ferma e comune che possa garantire un futuro più sostenibile al Paese. «Vanno trovate nuove modalità di condivisione di ideali – conclude De Bellis – quando si affrontano temi fondamentali come l’acqua, l’energia, i trasporti e le infrastrutture e il lavoro che ne sottende. C’è una discrasia enorme con il resto del mondo, considerando che in alcuni ambiti abbiamo inefficienze e sprechi che altri non hanno. Dobbiamo inoltre affrontare la questione del riadattamento dei lavoratori alle nuove esigenze di mercato, soprattutto in ambito pubblico. E questo non può essere fatto da una coalizione o da un singolo partito che sta qualche anno al governo. Queste sfide richiedono a tutti di remare dalla stessa parte: qui in Italia, abbiamo invece il piacere di alimentare soltanto dibattiti sterili e tossici, che hanno l’effetto di farci perdere tempo rendendoci sempre meno competitivi, per quanta riguarda la qualità della vita, in senso lato. Questo fa ancor più rabbia, considerando che come paese partiamo con un vantaggio che pochi hanno: siamo un paese unico, paesaggisticamente e culturalmente».

Sostenibilità: la sfida della rivoluzione energetica. Fonte Abb













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