Trasferimento tecnologico e innovazione protagonisti al Csmt – Polo Tecnologico Brescia –

di Marco Scotti ♦︎ Incubare start-up e valorizzare le competenze: sono alcuni degli obiettivi del centro guidato da Riccardo Trichilo. Proprio gli skill sono tra i focus del master Maxe, che affronterà le tematiche della digital transformation. L’Innovative Contamination Hub che mette in contatto università e industria. La recente partnership con Azimut per finanziare i progetti più meritevoli

Valorizzare e promuovere la ricerca; incentivare il trasferimento tecnologico; incubare le idee e le start-up più innovative del territorio; promuovere la formazione tecnica e specialistica. È la mission del Csmt, il Polo Tecnologico di Brescia. Si tratta di uno spazio di 6.000 metri quadri costruito all’interno del campus dell’Università e diretto da Riccardo Trichilo, un passato da dirigente in grandi aziende del territorio lombardo (Beretta, Magneti Marelli, Piaggio) e un futuro da innovatore. «Abbiamo deciso – ci racconta Trichilo – di estendere il concetto di 4.0 dalla fabbrica all’intera società: non più solo aziende, ma agricoltura, urbanistica, sanità. La nostra convinzione è che, partendo da software e tecnologie comuni, si stia abbandonando il concetto di verticalità per abbracciare quello di piattaforma».

Nello stabile bresciano in cui sorge dal 2007 il Csmt ci sono anche Enea e Cnr, segno tangibile dell’intenzione di cooperare anche con centri di ricerca. Il tutto per riuscire a mettere in piedi soluzioni concrete per soddisfare le esigenze del mercato e degli imprenditori partendo da competenze strettamente ingegneristiche. Un altro tema su cui il Csmt sta puntando molto è l’economia circolare e per questo, oltre a ingegneri prettamente di prodotto, ha assoldato anche biofisici per discutere delle logiche di impiego dei materiali e di riciclo degli scarti. «È una delle ultime applicazioni a cui ci siamo dedicati – prosegue Trichilo – ma è un processo ineludibile. Sviluppare una visione globale e circolare, attraverso strumenti digitali è ormai imprescindibile per le aziende. È chiaro che questa economia circolare richiede delle competenze complementari che noi vogliamo sviluppare». Recentemente è stata aperta una nuova sede, a Gardone Val Trompia: si tratta dell’Officina Liberty, di proprietà del comune, «un’autentica chicca – come la descrive Trichilo – dove stiamo lanciando soluzioni di innovazione più spinta: è il caso della blockchain, dell’intelligenza artificiale, ma anche di economia circolare, come per la sostituzione del cromo esavalente».







 

Il processo di funding e quello di selezione

Riccardo Trichilo, presidente e ceo Csmt

Un centro come il Csmt ha la necessità di avvalersi, oltre che di fondi pubblici, anche di quelli privati. Sul fronte istituzionale, ci sono figure competenti in project funding che valutano i bandi europei in modo da poter ottenere finanziamenti continentali. Ma, da un anno, Trichilo e la sua squadra hanno allargato il processo anche al settore privato, per creare un partenariato in modo che le start-up più innovative e più interessanti possano trovare “ossigeno” anche dalle imprese più strutturate. «Abbiamo stretto una partnership con Azimut – ci racconta il numero uno di Csmt – che da tempo cercava un player di livello con cui collaborare. Hanno stanziato diversi miliardi a Milano con il progetto Ali (Azimut Libera Imprese) e hanno deciso di vedere che cosa stessimo combinando a Brescia. E il progetto gli è piaciuto». Il processo di selezione delle start-up più meritorie è piuttosto semplice: un’autocandidatura che viene valutata da Csmt. Se l’opinione è positiva, il centro si adopera per trovare la formula migliore di investimento, svolgendo il ruolo di incubatore per far incontrare giovani imprenditori con possibili investitori.

 

Innovative Contamination Hub

Csmt Brescia

Cuore pulsante dell’attività del Csmt è l’Ich, l’Innovative Contamination Hub, che si pone un intento triplice. Da un lato aiutare le start-up a crescere; dall’altro mettere in contatto aziende strutturate con realtà più dinamiche; dall’altro ancora diventare un player riconosciuto nel territorio esulando dalla logica meramente aziendale. «Vogliamo essere percepiti da tutti i cittadini – prosegue Trichilo – non solo dall’universitario e dall’industriale: vorremmo che ogni mamma sognasse per il proprio figlio la partecipazione all’Ich. Siamo una no-profit, abbiamo capitale pubblico e privato, ma vogliamo anche essere dei garanti, nel senso che non siamo qui a difendere interessi particolari se non quelli del territorio. Al nostro interno ci sono 20 realtà, piccoli spin-off universitari e industriali, start-up. È un mondo eterogeneo, un polo “win-win” in cui le aziende possono guardare anche per fare recruiting. Il nostro scopo è, per esempio, che un’impresa che necessita di un softwerista, prima di rivolgersi all’esterno guardi dentro Ich. E per diventare un player riconosciuto stiamo progressivamente estendendo il nostro raggio d’azione e i progetti che abbiamo intenzione di finanziare».

 

Il nuovo polo di Gardone Val Trompia

Il nuovo polo di Gardone Val Trompia

La ricetta del Csmt sta funzionando. E a dirlo non sono pubblicità autoincensanti, ma il fatto che lo scorso anno sia stata inaugurata una nuova sede, a Gardone Val Trompia, che permette di concentrarsi su progetti più verticali su determinate tecnologie. Due, in particolare: blockchain e intelligenza artificiale, oltre – come detto – a soluzioni per l’economia circolare. Ci sono diversi progetti già in rampa di lancio che verranno promossi nei prossimi mesi. Ma il più pronto è il marchio Factory Maps®, che funziona alla stregua di Google Maps ma all’interno della fabbrica. «Si tratta – prosegue Trichilo – di impiantare sensori nelle macchine sulla falsa riga di quello che fa “Big G” quando ci consiglia una strada, una sosta, un negozio da visitare. Allo stesso modo, noi suggeriamo alle aziende come comportarsi per la gestione dei macchinari. Ad esempio, installando sensori come un microfono permettiamo di sviluppare la manutenzione predittiva. Perché pensiamo che l’intelligenza artificiale sia utile solo se permette di passare dal mero dato all’informazione e all’istruzione». Per realizzare quella che Trichilo chiama “la formula Uno” dell’innovazione, il Csmt si avvale di società e aziende che operano in questi settori in tutta la provincia bresciana. A volte anche i competitor vengono portati a collaborare su progetti che permettono di aumentare il respiro del territorio. Vengono coinvolti borsisti, dottorandi, specialisti. Perché, come ricorda Trichilo, «la tecnica da sola non serve a niente, specialmente in questo periodo dove non si può prescindere dall’uomo. Serve la consapevolezza delle tecnologie che si stanno utilizzando».

 

“Buona la prima”

Proprio l’importanza dell’essersi “sporcati le mani” in precedenza, essendo ingegneri specializzati abituati a lavorare con macchinari e tecnologie è la skill per antonomasia che il Csmt cerca nei suoi partner, in modo da poter avviare quel trasferimento di competenze che è alla base del Centro bresciano. Tutto questo perché bisogna sempre più arrivare a progetti “buona la prima”: «È necessario – prosegue Trichilo – aumentare il tasso di innovazione, serve non solo avere idee nuove ma anche idee buone al fine della sostenibilità. Bisogna avere la consapevolezza di che cosa sta accadendo e impiegare la tecnica per dominare, non per essere dominati. Io chiedo sempre quale sia la percentuale di “buona la prima” quando incontro manager e imprenditori. Perché la maggior parte dei difetti che si riscontrano sul mercato derivano da pezzi che sono stati riparati ma che, nonostante questo, si sono comunque guastati. Inoltre, serve abbandonare gli slogan e i nomi pomposi. Ai, 5G, IoT: da un lato bisogna conoscerle, ma dall’altro bisogna avere una sorta di bussola che consenta di applicarle nel modo più adeguato. Bisogna saper rispondere alle esigenze di cinque stakeholder: gli azionisti, i dipendenti, i clienti, i fornitori e il territorio. Per questo ho coniato un termine che poi è diventato uno dei marchi di fabbrica del Csmt: pensiero sferico, che è diventato anche un appuntamento giunto alla terza edizione. È necessario che si esca dalla logica di massimizzazione del payback, che soddisfa soltanto chi ha messo i soldi».

 

I manager del futuro e il master Maxe

Presentazione del Master Maxe

Ultimo tassello del Csmt è rappresentato dai dirigenti da formare, partendo dalle esperienze personali del direttore del Centro bresciano. Per ottenere risultati nuovi, non soltanto a parole, Trichilo e il suo team hanno avviato un master, il Maxe, che permette di affrontare le tematiche della digital transformation in un’ottica olistica. «Diversamente dagli altri – conclude Trichilo – siamo gli unici a fornire una visione più completa. Altri master, invece, si concentrano solo su un aspetto delle nuove metodiche in fabbrica, dal lean al robot design, noi cerchiamo di mostrarle tutte. È il mio background personale, in 40 anni di carriera ho toccato tutti gli aspetti differenti. Il corso, quindi, diventa una sorta di Giano Bifronte: da una parte la tecnica, dall’altra l’etica, per avere un’innovazione che sia il più possibile sana. Non è banale dire a un manager che deve pensare come un imprenditore. Vogliamo formare i dirigenti del futuro, capaci di scatenare la creatività».

Il master Maxe verrà presentato il prossimo 10 dicembre a Brescia. Questo corso si propone di formare risorse che abbiano una consapevolezza delle tecnologie abilitanti per vivere in modo nuovo l’Era 4.0. Si tratta di un master che si sviluppa in circa 300 ore di didattica, a cadenza bimensile, nelle giornate di venerdì e sabato, con docenti universitari, professionisti e manager che lavorano a stretto contatto con le aziende. Oltre il 40% del corso è impostato secondo metodologie learning by doing, simulazioni d’aula, esercitazioni in laboratorio, analisi e studio di casi reali. Il project work finale consente di generare sin da subito progetti di innovazione in azienda.














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