Tra Aerospazio e Automotive, a Torino il polo Mesap accelera la meccatronica italiana

di Marco de' Francesco ♦︎ Fra le aziende attive emergono i nomi di Leonardo, Magneti Marelli, Inpeco, ThalesAlenia, Tecnau, Skf, ITT, Gruppo Scai, Olsa, Valeo, Spea, Pierburg, Prima Electro, Prima Power, Fidia, Hexagon, Meritor, Jac e ...

A 10 anni dalla nascita, il Polo tecnologico Mesap punta tutto sulla meccatronica: prodotti meccanici e processi delle imprese aderenti vanno resi intelligenti innervandoli con software e elettronica. In cima alla nuova agenda strategica, infatti, il tema “smart products and manufacturing”. E lo fa soprattutto in quei settori industriali nei quali tradizionalmente Torino, dove il polo ha sede, è la culla per l’Italia o ha comunque una forte caratterizzazione: automotive, aerospazio, macchine utensili e robot. Per lo più a questi comparti appartengono le 265 aziende, in larga parte Pmi, che in collaborazione con 10 fra università e centri di ricerca partecipano alla attuazione di progetti innovativi cofinanziati dalla Regione Piemonte. Con questa modalità, insieme con l’attività di matching fra aderenti realizzata dal Polo, si realizzano sia la contaminazione tra competenze tipiche di settori diversi che il trasferimento tecnologico tra atenei e imprese. Ne abbiamo parlato con il responsabile tecnico del Polo Paolo Dondo.

 







Le Pmi e la filiera al centro dell’attività del Mesap

Mesap in pillole. Fonte Mesap

Il Polo Mesap nasce a Torino nel 2009, gestito dalla locale Unione Industriale e cofinanziato dalla Regione Piemonte grazie ai fondi europei di sviluppo regionale  2007-2013 e 2014-2020. L’idea è nata a seguito dell’esperienza francese dei Pôles de compétitivité, che già da cinque anni raggruppavano, in territori definiti, aziende, università e centri di ricerca pubblici o privati interessati a lavorare in sinergia per attuare progetti innovativi. L’intento dichiarato del governo transalpino era quello di favorire lo sviluppo economico, creare posti di lavoro, combattere il fenomeno della delocalizzazione e risanare aree in difficoltà. Il progetto torinese segue lo stesso principio aggregativo, e coinvolge gli stessi soggetti; di diverso c’è che l’accento è posto soprattutto sulle Pmi, assai più diffuse in Italia che in Francia e delle quali si cura anche il posizionamento sui mercati in Europa e nel mondo. L’obiettivo principale è rafforzare intere filiere industriali promuovendo progetti comuni tra i partecipanti.

È un ecosistema complesso, con 275 associati. Di questi, otto sono centri di ricerca e due atenei, l’università e il Politecnico di Torino; e 265 sono le imprese. Tra queste ultime, solo 36 sono grandi. Secondo Dondo, la funzione principale del Mesap consiste nel creare il contatto tra le 229 Pmi e gli altri partecipanti che altrimenti, a causa delle limitate dimensioni delle prime, non sarebbero mai considerate interlocutori interessanti, soprattutto nel contesto di R&D. Si svolge un’importante attività di networking, definendo iniziative di reciproca conoscenza. Se poi la Pmi è intenzionata a realizzare un qualche progetto tecnologico, è sempre il Mesap a indirizzarla verso il partner giusto. Occorrono esperienza e competenze specifiche anche per capire a chi rivolgersi. Tra le grandi imprese, invece, i nomi più conosciuti sono quelli di Leonardo, Magneti Marelli, Inpeco, ThalesAlenia, Tecnau, Skf, ITT, Gruppo Scai, Olsa, Valeo, Spea, Pierburg, Prima Electro, Prima Power, Fidia, Hexagon, Meritor, Jac e altre.

 

Automotive, macchine utensili e aerospazio

I mercati di sbocco. Fonte Mesap

Il rapporto tra l’automotive e il Piemonte, di particolare rilievo nel capoluogo, risale – non considerando le effimere esperienze della Fabbrica automobili Michele Lanza e altre – al 1899, quando una cordata di possidenti e aristocratici guidata da Giovanni Agnelli fonda la Fiat, che già una quindicina di anni dopo, con 3mila operai, produceva la metà delle macchine realizzate in Italia. C’era di mezzo una politica di costi accessibili, per cui la Tipo 0 era venduta, ai tempi della Belle Époque, ad un prezzo decisamente conveniente rispetto alla Tipo 1, costruita solo pochi anni prima. Fino dalla seconda decade del Novencento, Il Lingotto svolge una funzione di importanza storica in termini di filiera. Attorno alla Fiat e per servirla, si sviluppa un tessuto di fornitori: Michelin, Microtecnica, Zerbini, Tedeschi e altri. Prosperano imprese che si occupano di cuscinetti a sfera, motori, allestimenti interni e carrozzerie (per saperne di più, “Storia. Piemonte” di Nicola Crepax; ndr). Quanto a queste ultime, si pensi a Bertone, Pininfarina, Ghia e a Garavini. E poi a Torino non c’è solo la Fiat. C’è, ad esempio, la Itala, la Diatto, e altre case automobilistiche oggi scomparse; ma anche la Lancia, che esiste ancora ed è controllata da Fca. Quanto alla Fiat, occorrerebbe analizzare le “epoche” di Valletta e di Romiti e del gigantesco indotto che si era generato col tempo. Non è un caso, però, che la General Motors mantenga a Torino il proprio centro di ingegneria e sviluppo del diesel: le competenze giuste si possono reperire sul territorio. E non è un caso che il 60% delle aziende aderenti al Polo si occupi di automotive. Si tratta di fornitori. Ad esempio la 2A S.p.a., una fonderia di alluminio specializzata nel campo dei compressori e dei componenti strutturali. Serve i maggiori car-maker del mondo, in Italia, Francia, Germania, Giappone, Russia, Svezia e Stati Uniti. Altro ambito di assoluto rilievo è quello delle macchine utensili, degli impianti e dei robot per la produzione. Riguarda il 50% dei partecipanti. Se nei conti si è già superato il 100%, è perché piccole e grandi aziende si occupano dell’una e dell’altra cosa, e di altre ancora. Quello della realizzazione di macchine utensili è uno dei grandi motori economici del Paese: il Piemonte non fa eccezione.

È la quarta regione per importanza dopo l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto. Secondo dati Ucima del 2018, qui il settore fattura più di 430 milioni. Quanto alla robotica, grazie a aziende storiche come Dea, Olivetti, Comau e Prima industrie, che hanno prodotto i primi robot industriali, il Piemonte vanta una filiera ricca e articolata. Altro mercato importante è quello dell’aerospazio. Anche in questo campo, c’è una grande tradizione. Aeritalia è nata a Torino, nel 1969; nel 1990 si è fusa con Alenia Aeronautica, uno dei quattro settori in cui era suddivisa Alenia, assieme ad Alenia Spazio (ora Thales Alenia Space), Alenia Difesa e Alenia Sistemi Civili. Nel 2012 Alenia Aeronautica è confluita in Alenia Aermacchi. Il 35,8% delle aziende aderenti al Mesap si occupa in effetti di aerospazio. Peraltro, nell’ottica di sfruttare le sinergie tra imprese di dimensioni diverse, una selezione dei brevetti del portafoglio di Leonardo viene messa a disposizione degli associati e del network di Mesap per avviare iniziative di trasferimento tecnologico in settori di business adiacenti a quello della dell’aerospazio, difesa e sicurezza. Altri settori di rilievo sono: energia e ambiente (27,6%); ferroviario (23,7%); Ict (23,3%); salute (21,6%); elettrodomestici (15,1%); edilizia e domotica (11,2%); agro-alimentare (10,8%); chimica (7,3%); navale (6,9%); nanotecnologie (6%); tessile (5,2%); e stampa (3%).

 

Il polo della meccatronica

Mesap in breve. Fonte Mesap

Secondo Dondo, una delle caratteristiche del Polo è appunto la diversificazione dei mercati di riferimento; ci sono in Italia strutture simili che si occupano esclusivamente di agrifood o di tessile. Ciò consente lo sviluppo e la contaminazione di tecnologie provenienti da diversi settori industriali. Il Mesap, poi, è «orizzontale, perché la meccatronica è trasversale». Dondo si riferisce all’elemento unificante di gran parte dell’attività: che si tratti di automotive, di macchine utensili, di domotica o altro, è centrale l’interazione tra la parte meccanica, l’elettronica e l’informatica. Si intende realizzare prodotti che sintetizzino, in modo armonico, scienze diverse – per incrementare il valore aggiunto dei pezzi e per far crescere la competitività delle aziende. Non è un caso che il Polo è organizzato in quattro gruppi di lavoro tematici: meccatronica di prodotto, con applicazioni nei diversi settori merceologici; di processo, con attuazioni sulle linee industriali; sistemi avanzati di produzione, con riferimento ad apparati per la realizzazione di beni strumentali; e infine It, business e tecnologie, con l’accento posto su metodologie e strumenti di supporto alla gestione e organizzazione aziendale, al business, a specifiche tecnologie riguardanti l’area del manufacturing e della meccatronica. Ciascun gruppo nomina ogni anno un rappresentante, che ha il compito di favorire un continuo scambio informativo, in particolare tra aree tematiche e metodologie abilitanti; e di esprimere fabbisogni e formulare proposte operative. Non sorprende, dunque che la nuova Agenda Strategica del Mesap sia focalizzata sull’argomento “Smart products and manufacturing”. Quanto agli smart products, gli ambiti tematici sono: le metodologie e i sistemi per lo sviluppo del prodotto; le componenti e i sistemi automatici; le interfacce uomo-macchina; le applicazioni delle micro e nano tecnologie e quelle della fotonica. Gli ultimi tre temi riguardano anche la smart manufacturing, interessata anche dai sistemi per lo sviluppo dei processi produttivi (digital manufacturing), nonché da quelli di trasformazione, lavorazione e assemblaggio di materiali e strutture. Nell’agenda, un termine che ricorre spesso è “intelligente”, a significare il peso delle componenti elettroniche e informatiche.

 

Il sistema dei bandi

I progetti 2010-2015. Fonte Mesap

I progetti di ricerca e sviluppo sono realizzati dalle aziende, in collaborazione con atenei e centri di ricerca, sulla scorta di bandi regionali. Ad esempio, uno degli ultimi bandi, il Pass, era finalizzato alla realizzazione di studi di fattibilità tecnica e progetti, anche collaborativi, di R&D industriale, nonché all’acquisizione di servizi innovativi da parte di imprese nei seguenti ambiti tematici: agrifood, energy and clean technologies, green chemistry, Ict, life sciences, smart products and manufacturing, textile. Secondo Dondo, i bandi in passato erano studiati solo per le aziende appartenenti ai poli di innovazione piemontesi; ora possono partecipare anche imprese che non lo sono; ma nel caso in cui il loro piano risulti vincente, vanno associate ai poli. Tra il 2010 e il 2015 sono stati realizzati al Mesap 37 progetti di R&D, che hanno coinvolto 110 aderenti. Sono stati finanziati con 46 milioni di euro, di cui 22 da parte di enti pubblici. Tra il 2017 e il 2018 sono stati finanziati, con 18,8 milioni di cui 9 da parte della Regione Piemonte, 25 progetti di R&D, che hanno coinvolto 69 imprese, di cui 12 Pmi innovative. Secondo Dondo, «questi progetti stanno arrivando adesso a risultato». L’anno scorso, poi, il bando Prism-e, che sostiene la realizzazione di progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale da parte di Pmi (e da grandi imprese a condizione che collaborino con delle Pmi) in ambiti coerenti con la strategia di specializzazione intelligente regionale e con le agende strategiche di ricerca dei Poli di Innovazione piemontesi. Quanto al Mesap, sono stati ammessi alla valutazione 26 progetti, che riguardano 55 aziende (di cui 7 Pmi innovative); nel caso in cui “passino l’esame”, saranno finanziati con 20 milioni, di cui ben 17 da contributi pubblici. I settori coinvolti sono impianti, macchine e robot per la produzione, automotive, aerospazio, energia e ambiente, ingegneria civile, sicurezza.

 

Alcuni progetti del bando 2017 – 2019

Progetti 2019-2020. Fonte Mesap

Tre aziende, la capofila Ssm (Step Sud Mare) di Pomigliano d’Arco, società di servizi di progettazione industriale, la Product & Process Development di Napoli e la Coveract di Beinasco (Torino) hanno partecipato alla realizzazione del progetto Visore, del costo di 750mila euro. L’idea è quella di integrare tecnologie di visione artificiale come telecamere, sensori ottici e laser, per acquisire e elaborare immagini, in modo di poter identificare e misurare automaticamente i difetti geometrici ed estetici dei prodotti nei processi produttivi. Il sistema di visione è trasportabile e flessibile: può agire sulla linea o a fine linea. Attraverso lo sviluppo e l’utilizzo di algoritmi di machine learning, inoltre, il progetto intende mettere a punto una metodologia per la gestione intelligente dei dati di processo, indirizzando la produzione e attivando interventi preventivi e manutentivi. Quattro imprese, la capofila di Orbassano (Torino) LaserLam, che offre servizi di taglio laser e piegatura di lamiera a diversi settori, la Amada Engineering Europe di Santena (Torino), la Sistemi 2 Visione di Volpiano (Torino) e la Goma Elettronica di Torino, hanno collaborato al progetto Ecoweld+. Si tratta, rende noto il Mesap, di processo per la saldatura robotizzata di componenti metallici in grado di: riconoscere automaticamente posizione e dimensioni dei componenti, anche in assenza di programmazione Cad; riconoscere da sè il percorso operativo indicato mediante segni riconoscibili; autoprogrammarsi per effettuare il lavoro al laser, al plasma, o con altre modalità e varianti; certificare le saldature ottenute; garantire un total cost of ownership competitivo rispetto a un normale sistema a filo continuo.  Tra i moduli che compongono Ecoweld+, un robot antropomorfo Abb con testa di saldatura laser ibrida; componenti software, di monitoraggio e di memoria storica; e un sistema di visione per il rilievo della scena. Il costo del progetto è di 1,25 milioni di euro.  Prisma Impianti di Basaluzzo (Alessandria), system integrator attivo da oltre 35 anni nella realizzazione di impianti elettrici, strumentali e di automazione, con l’aiuto del Politecnico di Torino e con la scuola superiore Sant’Anna di Pisa, ha portato avanti il progetto Magus, del valore di mezzo milione di euro. Si tratta di una piattaforma Mom per la gestione e per l’analisi dei processi produttivi. Mom sta per manufacturing operations management. Secondo il Ceo Manuel Alfonso, le tecnologie (Mes) attualmente diffuse hanno un approccio poco integrato con i sistemi di automazione, facendo sorgere alcune problematiche: minore utilità operativa, difficoltà nel gestire una produzione suddivisa su più stabilimenti e mancanza di manodopera sufficientemente qualificata per sfruttarne al meglio tutte le potenzialità. Magus, invece, è in grado di pianificare e programmare la produzione, e di tracciare e analizzare i processi. La piattaforma è sufficientemente flessibile per essere utilizzata in contesti industriali molto diversi.

 

Obiettivi di Mesap per il futuro prossimo

Il responsabile tecnico del Polo Mesap Paolo Dondo

Secondo Dondo, si tratta anzitutto di ampliare la base associativa. «Dieci anni fa, siamo partiti con 64 aderenti; ora sono quattro volte tanto. Ma non è molto, se si pensa al numero delle Pmi presenti sul territorio. L’estensione dei bandi ad aziende non inizialmente aderenti, la cooperazione nazionale e internazionale per R&D e la condivisione delle best practices con altri cluster, l’identificazione di nuovi mercati nel mondo e il continuo lavoro di trasferimento tecnologico e contaminazione dovrebbero essere elementi in grado di attrarre nuove imprese». Peraltro, già è stata conferita la possibilità di adesione alle aziende valdostane. Quanto ad altri obiettivi, sono quelli che si ricavano dalla citata Agenda: rafforzare ancora di più il focus sulla meccatronica, con un forte impatto su automotive e aerospazio e con uno un po’ minore ma trasversale su chimica verde, clean tech, tessile, agroalimentare, salute e benessere.  E continuare le traiettorie prioritarie, tendenti alla digitalizzazione con impiego di intelligenza artificiale e all’efficienza nell’uso delle risorse aziendali. Mesap infine, è membro del Cluster Fabbrica Intelligente e del Cluster Nazionale Trasporti.

 














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