Una software company di nome Cisco

di Filippo Astone e Chiara Volonté ♦︎ Nuovo modello di business per il colosso americano che, con i router, è considerato tra gli inventori di Internet. Oltre alle telecom, adesso i target sono anche le aziende e la pubblica amministrazione, da accompagnare nella digitalizzazione a 360 gradi, cybersecurity inclusa. E si vuole costruire l'Internet del futuro. Ne parliamo con il ceo Italia Agostino Santoni, che fa anche il punto sulla situazione e le iniziative in cantiere nel nostro Paese

Il ceo di Cisco Italia Agostino Santoni e il ceo mondiale Chuck Robbins

Non più solo multinazionale specializzata nell’hardware di rete, ma anche software company leader nelle reti di nuova generazione, con un raggio d’azione molto più ampio rispetto al passato. È Cisco. Negli ultimi anni ha modificato profondamente il suo modello di business, con l’obiettivo di porsi come interlocutore primario non solo di grandi realtà e aziende delle comunicazione, ma anche e altrettanto con imprese di ogni dimensione e con la pubblica amministrazione, da accompagnare nel processo di digital transformation. Anche il modo di erogare i servizi è sempre più da software company, affiancando a proposte tradizionali offerte con tariffe a consumo o a licenza. Del resto, le “reti intelligenti“, in cui Cisco è leader mondiale, sono tali perché contengono software, oggi sempre più potenziato dall’intelligenza artificiale.

«Siamo una software company innovativa, che ha l’ambizione di dare un contributo alla digitalizzazione di aziende e pubbliche amministrazioni». È così che Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco Italia, ci racconta il colosso da 51,9 miliardi di dollari di revenues globali nel 2019.







Negli ultimi anni, inoltre, la multinazionale americana è riuscita a inserirsi nello scenario della convergenza tra mondo IT (Information Technology) e  OT (Operational Technology), posizionandosi quindi anche nel mercato IoT e Industrial Internet of Things. Senza dimenticare la cybersecurity, settore che vede l’azienda guidata da Chuck Robbins impegnata non solo per offrire ai clienti soluzioni sempre più semplici ed efficaci, ma anche in diverse collaborazioni, come quella con Tim. Infine, il colosso statunitense sta investendo nelle start-up e nella formazione, con il programma Cisco Networking Academy e con Digitaliani, il piano di investimenti, dedicato al nostro paese per premere l’acceleratore anche nel campo dell’innovazione e dell’istruzione. Siamo stati a colloquio con Agostino Santoni, che ci racconta i progetti e le strategie della filiale italiana di Cisco.

 

D. Santoni, in che direzione sta andando Cisco?

Cisco Silicon One

R. In primis, stiamo studiando un modo per rendere più sicuro e meglio gestibile Internet: la nostra divisione di ricerca e sviluppo negli ultimi cinque anni ha lavorato ad una tecnologia di trasmissione dei dati che possa viaggiare a una capacità molto più elevata di quanto non abbia fatto sino ad ora. Da questo punto di vista, crediamo che ci siano tre elementi che devono essere ripensati: il processore, l’ottica e il software. Abbiamo creato la piattaforma Cisco Silicon One, cuore pulsante del nostro progetto, che sarà disponibile non solo sui nostri router – che utilizzano i grandi provider di public cloud -, ma anche per i clienti che necessitano di grande capacità di banda e che vorranno utilizzare le nostre tecnologie all’interno delle loro soluzioni. Si tratta del primo processore su un mondo di reti che consente di arrivare a 10 terabyte di traffico gestito: è un numero eccezionale, ottenuto con tecnologie che, oltretutto, consentono l’80% di risparmio energetico. Abbiamo creato una piattaforma che ci vedrà protagonisti nel ripensare internet a livello globale. Ma non solo. Stiamo lavorando per favorire il dialogo tra persone, tra individui e macchine, e tra oggetti. Stiamo continuando a sviluppare tutto il tema della collaborazione legato ai sistemi come Webex e a strumenti hardware e software che consentono la cooperazione tra uomini e tra dispositivi.

 

D. Insomma, state progettando l’Internet del futuro

Cisco Webex Teams

R. Il tema è abilitare il prossimo decennio di innovazione tecnologica. Vedremo sempre nuove applicazioni: realtà virtuale e aumentata, streaming 16K, AI, 5G, 10G, quantum computing, cybersecurity adattiva e predittiva, IoT intelligente e altri strumenti oggi non ancora inventati. Queste future generazioni di applicazioni porteranno complessità al di là delle capacità che l’attuale infrastruttura Internet può supportare. La strategia Cisco cambierà il modo in cui Internet verrà realizzata per supportare le esigenze delle future applicazioni digitali e permetterà ai clienti di operare con reti più semplici, automatizzate, sicure ed economiche.

 

D. Un fatto degno di nota è che una parte importante di questo lavoro, sull’ottica, sia stata svolto nei laboratori di Cisco Photonics di Vimercate, che Industria Italiana ha raccontato qui. In ogni caso Santoni, alla luce di quanto ci ha appena detto, come definirebbe Cisco? Un tempo sarebbe stato semplice descriverla come leader dell’hardware di rete, ma ora è molto di più…

Laboratorio software del centro Cisco Photonics

R. Siamo una software company, la maggior parte del nostro mercato deriva da quel comparto, che ha anche mutato il nostro modello di business. Infatti, la vendita delle licenze di Webex, e di tante altre nostre piattaforme, avviene “a canone”: i nostri clienti devono solo pagare un abbonamento per ogni utente attivo. E per aiutarli a utilizzare al meglio le nostre tecnologie stiamo investendo molto in una parte della nostra organizzazione che si chiama customer experience, che ha proprio il compito di migliorare l’esperienza dei nostri clienti con le soluzioni che offriamo e la loro capacità di sfruttarle al 100%. Credo sia una trasformazione del nostro business model molto rilevante. Ma siamo anche un partner ideale per le imprese e per le amministrazioni che devono intraprendere il loro viaggio di trasformazione digitale, perché siamo in grado di far interagire persone e oggetti, di costruire un’architettura di rete, di rendere gli ambienti e le applicazioni più sicure. In ambito manifatturiero, abbiamo aiutato molte aziende a digitalizzarsi, come abbiamo raccontato con l’iniziativa Cisco Customer Club: La Marzocco, Marcegaglia, Fluid-o Tech, Inpeco, Tacchificio del Brenta, Dallara e diverse altre.

 

D. La maggior parte di questi casi l’abbiamo raccontata nel corso degli anni su Industria Italiana, che si vuole focalizzare sulla modernizzazione e innovazione della manifattura. Parliamo ora del vostro lavoro sull’energia e sulle pubbliche amministrazioni.

R. In ottica digital transformation, abbiamo intrapreso una collaborazione con Enel in Italia per lo sviluppo delle smart grid e delle reti intelligenti, perché le nostre tecnologie possono dare un contributo al percorso che il gruppo guidato da Starace ha imboccato per rendere le reti elettriche digitali. Inoltre, Cisco collabora con le amministrazioni che vogliono compiere un percorso di trasformazione digitale, come quelle di Milano, Genova, Torino, Palermo, Perugia. In conclusione, siamo una software company innovativa, che ha l’ambizione di dare un contributo alla digitalizzazione di imprese e pubblica amministrazione.

 

Che cosa c’è dietro la decisione di Cisco di investire sulla cybersecurity proprio a Milano? A tu per tu con il ceo di Cisco Italia Agostino Santoni

 

D. Si parla spesso dell’arretratezza digitale in Italia. È ancora un problema così forte come un tempo? Dal vostro osservatorio, Lei che idea si è fatto?

R. Nel nostro Paese, le grandi realtà hanno affrontato questo viaggio tanto quanto le aziende estere, investendo in nuove tecnologie, così come le medie imprese che competono su scala globale. Mentre per quanto riguarda le piccole, dobbiamo sicuramente migliorare. Guardando la Pa, il nuovo piano della ministra Pisano è molto ambizioso e moderno, e ci sono amministrazioni che sicuramente hanno accelerato il processo di digitalizzazione, ma altre non lo hanno nemmeno iniziato. Ma se c’è un mondo dove c’è davvero tantissimo da fare, è quello delle start-up e del venture capital.

 

D. Ma per aumentare il grado di digitalizzazione delle piccole imprese italiane Voi che cosa avete fatto?

Il laboratorio hardware del centro di R&D Cisco Photonics di Vimercate

R. Abbiamo prodotti ad hoc, abbiamo studiato formule per venire incontro alle esigenze finanziarie delle piccole aziende. E a fine 2019, durante il Cisco partner summit, abbiamo annunciato il raddoppio degli investimenti sul canale. A livello di competenze, abbiamo un programma di reskilling per i professionisti e le pmi.

 

D. A proposito di start-up, qualche anno fa voi avevate annunciato un programma di investimenti in Italia. A che punto siamo?

R. Sì, abbiamo messo un gettone da 5 milioni di euro in Invitalia Ventures, adesso guidato da Cassa Depositi e Prestiti; abbiamo anche siglato collaborazioni con Talent Garden, H-Farm e tante altre realtà del mondo dell’innovazione. Infine, abbiamo collaborato con più di 100 start-up, integrato i reciproci portafogli tecnologici e insieme abbiamo aumentato il numero di clienti. Insomma abbiamo fatto un investimento per avere un mercato delle nuove tecnologie più grande.

 

D. Parlando di industria, avete delle soluzioni per l’IIoT e per la raccolta dati. Come vi siete evoluti da questo punto di vista?

Interfaccia Cisco EPN Manager

R. Fino a qualche anno fa si credeva che tutti i dati sarebbero finiti in un public cloud, e tutte le applicazioni sarebbero andate lì. In realtà, essendo aumentata la superficie di connessioni in modo così significativo, oggi è anche richiesto che i dati siano processati non solo nella “nuvola”, ma anche in edge, ovvero in nodi più periferici della rete.

 

D. Infatti Cisco oggi è presente anche nel mondo dei server di prossimità, analogamente a player come Hpe, Dell e Lenovo

R. Non è una cosa così recente: dal 2009 siamo presenti nel mondo dei server. Quello che è cambiato è che ora sosteniamo che l’intelligenza deve anche essere sulla rete. Per questo i nostri router e i nostri switch industriali si comportano come fossero dei piccoli server. E questo, che io sappia, non lo fa nessuno.

 

D. Insomma, potete fornire a un’azienda tutto quello che serve per fare il suo sistema IoT?

Cisco Silicon OneTM

R. Sì. E stiamo investendo in modo significativo per creare una convergenza fra il mondo IT e OT. Ci stiamo riuscendo, perché abbiamo un know how e una competenza effettiva. Information Technology e Operational Technology erano da sempre due comparti separati, ma ora lo sono di meno, e noi ci proponiamo per fare l’integrazione fra questi due mondi.

 

D. Nel campo della sicurezza informatica, sono diversi gli attori che si muovono: società di consulenza, grandi integratori di sistemi, società specializzate. Qual è il vostro ruolo?

R. Per Cisco la cybersecurity è la combinazione di quattro fattori: le persone, i processi, la tecnologia e le policy. Noi in particolare ci facciamo carico del primo e del terzo. Pensiamo davvero che sia possibile semplificare gli strumenti tecnologici della sicurezza informatica, per esempio tramite piattaforme di cybersecurity integrate nativamente con le reti, che possano rendere l’esperienza del cliente meglio gestibile e più immediata. Insieme ai nostri system integrator siamo in grado di costruire tutta la sicurezza informatica delle aziende clienti.

 

D. Dunque se un’impresa viene da voi per le soluzioni di cybersecurity, siete in grado di fornire tutto?

Cisco Umbrella

R. Sì, insieme ai nostri partner. Ad esempio, nel progetto Tim Safe Web, la telco propone ai suoi clienti una protezione attraverso la tecnologia Cisco Umbrella. Fino ad ora, da aprile dell’anno scorso, sono stati bloccati più di 1,3 miliardi di attacchi. Il tutto tramite una tecnologia semplice che consente in modo trasparente di “disarmare” siti web malefici.

 

D. Avete recentemente inaugurato a Milano il Co-Innovation center dedicato alla sicurezza informatica. Qual è il ruolo dell’hub?

R. Vogliamo condurre progetti di ricerca insieme ai nostri clienti, legati ai casi d’uso degli utenti medesimi. Il caso di Safer Milan, ad esempio, è nato per integrare e rafforzare i servizi smart city e quelli connessi alla sicurezza in ambito urbano della città di Milano. Abbiamo sviluppato insieme al Comune una piattaforma software che consente di vedere lo stato di livello dell’acqua dei tre fiumi cittadini. E anche con Tim abbiamo lavorato in tandem, proponendo all’azienda la piattaforma in cloud di cybersecurity Cisco Umbrella. E ci sono tanti altri progetti che verranno accelerati dal Co-Innovation center: pensiamo che uno dei modi migliori per fare collaborazione aperta è creare dei contesti in cui si possa cooperare.

 

Cisco Cybersecurity, tra Talos e Safer Milano. Videointervista con Fabio Florio, Business Development Manager Smart City e CdaLeader, Cisco Italia

 

D. E il programma di formazione Digitaliani come procede?

Il laboratorio software di Cisco Photonics

R. Benissimo, stiamo continuando a formare le persone. L’obiettivo è di arrivare a quota 200mila. Non solo studenti, ma anche personale che ha bisogno di essere riqualificato o di aumentare le proprie competenze. Senza dimenticare chi, momentaneamente, un lavoro non ce l’ha. Stiamo anche procedendo con il nostro progetto per l’impresa 4.0, dando visibilità alle collaborazioni con le aziende, ma anche con le città e le regioni.














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