Acciao: la trasformazione di settori come costruzioni, automotive e macchine utensili porterà a una ristrutturazione del siderurgico

«La scelta di andare sempre più verso le ristrutturazioni e meno sul “nuovo” nelle costruzioni e l’elettrificazione degli autoveicoli potrebbero portare a una riduzione del consumo di acciaio di questi comparti in termini di tonnellaggio, anche se probabilmente si utilizzeranno acciai più sofisticati», spiega Stefano Ferrari, di siderweb

Stefano Ferrari, responsabile Ufficio Studi siderweb

La fase di trasformazione che stanno attraversando i principali utilizzatori di acciaio, costruzioni, automotive e macchine utensili, avrà un profondo impatto sul settore siderurgico.

«La scelta di andare sempre più verso le ristrutturazioni e meno sul “nuovo” nelle costruzioni e l’elettrificazione degli autoveicoli potrebbero portare a una riduzione del consumo di acciaio di questi comparti in termini di tonnellaggio, anche se probabilmente si utilizzeranno acciai più sofisticati. Diversa la situazione del settore delle macchine utensili e dei robot industriali, la cui massiccia diffusione invece potrebbe portare con sé una maggior domanda di prodotti siderurgici», spiega Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi di siderweb.







Il comparto delle costruzioni, oggi, è caratterizzato da un elevato impatto ambientale, per quanto concerne le emissioni sia in fase di realizzazione degli edifici sia per il loro mantenimento. L’obiettivo del Green Deal europeo è di ridurre l’impronta ecologica dell’edilizia, «raddoppiando il numero di ristrutturazioni entro il 2026 e riqualificando energeticamente gli edifici». Per l’edilizia italiana, infine, ci sono buone prospettive dal Pnrr, con il 32,6% delle risorse destinate proprio a questo settore.

«La grande sfida della sostenibilità ci impone di premere l’acceleratore sull’economia circolare. In edilizia si possono fare molti passi avanti – ha dichiarato il direttore generale di Ance, Massimiliano Musmeci – per semplificare e agevolare il recupero e riutilizzo dei rifiuti da demolizione, ma c’è bisogno di un quadro normativo chiaro e semplice, che l’Ance sta chiedendo da tempo. Va affrontata al più presto anche l’emergenza caro-materiali, che sta mettendo in grande difficoltà le imprese impegnate nei cantieri pubblici e privati e rischia di bloccare le opere del Pnrr».

La spinta globale verso la neutralità climatica dell’economia porterà alla riduzione delle emissioni dei trasporti: nascerà quindi un mercato più variegato e frastagliato, dove convivranno molte più tipologie di veicoli rispetto a oggi. «Le attese – ha spiegato Ferrari –sono che in Europa la quota di veicoli diesel o benzina venduti scenda al 36% nel 2025 e sotto il 5% nel 2035, quando oggi è al 79%».

«Nel 2020 si stava attendendo di raggiungere festosamente il traguardo dei 100 milioni di veicoli prodotti nel mondo, di cui 50 milioni in Cina, e ci si aspettava che l’elettrico raggiungesse il punto di crescita esponenziale nel 2030. Oggi questi discorsi sono superati», ha dichiarato Marco Rollero, vicepresidente del Gruppo Componenti Anfia. «Si anticiperà sicuramente il raggiungimento del 30% dell’elettrico, ma questa quota sarà su un mercato a crescita ridotta, in virtù delle nuove modalità di mobilità condivisa. Mi attendo, francamente, da un lato, una contrazione del mercato complessivo; quanto al mercato nazionale, è sicuro che in questo momento sia necessario uno stimolo alla domanda più strutturale che sporadico. Per ciò che attiene al consumo dell’acciaio nell’autoveicolo, non mi attendo future variazioni rilevanti: il sistema più intuitivo e forse meno utilizzato per la riduzione delle emissioni di un veicolo passa per la riduzione del suo peso e delle sue dimensioni. Sebbene la crescita delle dimensioni medie delle auto non veda rallentamenti, l’acciaio si trova a competere con importanti tecnologie alternative, che ne possono rallentare l’utilizzo».

Per le macchine utensili le prospettive appaiono positive sia per il 2021 (con una crescita della domanda italiana del 38% rispetto al 2020), sia per gli anni successivi, dove la domanda di innovazione trainerà il settore a livello mondiale. Anche in Italia sono previsti notevoli incentivi, come i 13,4 miliardi di euro inseriti dal governo nel Pnrr nella missione 1 componente 2 (digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo) per la transizione 4.0.

«Il Pnrr punta ad accelerare la modernizzazione del tessuto produttivo e a ricucire il divario territoriale nel nostro sistema Paese, cercando di rimediare ai danni economici e sociali fatti dalla crisi pandemica. Riteniamo che le misure siano positive», ha commentato Alfredo Mariotti, general manager di Ucimu – Sistemi per Produrre. «Il capitolo dedicato alla transizione 4.0, seppure in forma diversa, ha mantenuto gli incentivi che prima erano previsti, come iper ammortamento e super ammortamento, incrementando il credito d’imposta. Si renderà, poi, meno onerosa la formazione e anche questo punto per noi è fondamentale, perché nel momento in cui cambiano i processi produttivi devono cambiare anche le skill degli operatori. Positivo anche il discorso sugli Its: finalmente sembra si sia pronti a fare un grosso investimento in questo campo».














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