Acciaio Inox: crescono domanda e produzione. Prezzi in rialzo per la difficoltà nel reperire il materiale

Il cromo è vicino ai massimi del 2018,; il molibdeno è salito del 77% dall’inizio dell’anno e la tendenza al rialzo prosegue; il nickel mostra un trend di crescita più moderato

Non siamo ancora tornati ai livelli del 2018, ma il comparto dell’acciaio sta mostrando una rapida ripresa. In aumento la produzione sia a livello globale (+25%, 14,5 milioni di tonnellate) sia europeo (+5,3%, 1,9 milioni di tonnellate). In Italia nel 2020 la produzione di acciaio inossidabile è calata meno rispetto al totale dell’acciaio: l’output è stato di 1,330 milioni di tonnellate, in diminuzione tendenziale del 10%, contro il -12,1% del totale della produzione siderurgica.

«Dal 2012 a oggi si segnala, all’export, un incremento delle vendite in Unione europea, che oggi assorbe l’80% del materiale. Anche all’import nel 2020 e 2021 c’è stato un maggior ricorso al materiale “made in EU”, che copre circa i due terzi del fabbisogno italiano», nota Stefano Ferrariresponsabile dell’Ufficio Studi siderweb . «La concentrazione, soprattutto all’export, su un mercato che cresce poco come quello europeo potrebbe rappresentare, nel medio-lungo periodo, una criticità per il settore nazionale dell’inox».







La scarsità del materiale, però, sta spingendo i prezzi verso l’alto, come fa notare Achille FornasiniPartner & Chief Analyst di siderweb: il cromo è vicino ai massimi del 2018,; il molibdeno è salito del 77% dall’inizio dell’anno e la «tendenza al rialzo prosegue»; il nickel, invece, mostra un trend di crescita più moderato rispetto alle altre materie prime.
In rallentamento anche la corsa del rottame: «È ipotizzabile un ulteriore apprezzamento – ha detto –, ma con una velocità molto più contenuta».

Secondo  Massimo AmenduniManaging Director di Acciaierie Valbruna, la difficoltà ha reperire il materiale ha generato una crescita della domanda. Il manager ha sottolineato quanto sia strategico il tema delle materie prime: vista la carenza che si registra, «si dovrebbe fermare l’export del rottame dall’Europa». Una carenza che sarebbe riconducibile alla Cina: «Ha investito da tempo nelle materie prime e ciò ha determinato anche le impennate dei prezzi. Le capacità installate per l’inox, in Cina, sono enormi, ma la qualità è certamente meno buona della nostra, come pure il servizio al cliente».

A sostenere i prezzi oggi sarebbe «la totale mancanza di prodotto. Una condizione di natura strategico-industriale che favorisce la parte alta della filiera», secondo Alessandro Bettuzzi, amministratore delegato di Oiki e coordinatore dei centri servizi inox di Assofermet. Ha spiegato che le acciaierie accettano ordini di materiale con consegna a fine anno, o inizio 2022. Per questo la carenza di materiale è destinata a durare per mesi, «con punte che probabilmente verranno toccate a giugno».
«I prezzi stanno diventando roventi. Quando ciò accade, il mercato inizia a cercare prodotti alternativi. Quindi tra settembre e ottobre potremo avere maggiori indicazioni su quale sarà effettivamente il consumo di inox per il 2022».














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