Rockwell Automation aumenta l’utile (nonostante il Covid) e punta sulla connected enterprise

di Renzo Zonin ♦︎ L’azienda di Milwaukee, maggior player mondiale nell’automazione industriale, ha affrontato il periodo della pandemia sfruttando le proprie tecnologie per migliorare la sua adattabilità al nuovo scenario economico. Tanto che, nonostante il calo del fatturato, l'utile è in crescita. Inoltre, ha creato soluzioni di connected enterprise resilienti e sostenibili destinate alla clientela, come nel caso di Johnson & Johnson o di Roche. Avanti con le partnership (da Microsoft a Ptc) e con le acqusizioni. Parla il ceo mondiale Blake Moret dalla Rockwell Automation Fair, l'evento mondiale quest'anno in modalità digital

Blake Moret, ceo di Rockwell Automation

«Questo è stato un anno piene di sfide come non ne avevamo mai viste prima, ma esse hanno portato con loro anche delle opportunità. Come quella di accelerare ciò che stavamo facendo per aumentare la nostra resilienza, la nostra agilità e la nostra sostenibilità». Lo ha detto Blake Moret, chairman e Ceo di Rockwell Automation, commentando quello che per le società statunitensi è stato un vero annus horribilis. La gestione della pandemia, da parte del governo Usa, non è certo stata brillante, e di fatto le aziende sono state lasciate sole a gestire un problema sanitario che impattava duramente su ogni singolo business del Paese, sia dal punto di vista organizzativo sia da quello economico.

Rockwell, dal canto suo, è riuscita a gestire la situazione, anche grazie all’utilizzo delle sue tecnologie (non dimentichiamo che Rockwell è “cliente di s stessa”), e a salvaguardare i propri clienti e la propria supply chain. Alla fine, l’anno fiscale 2020, i cui risultati sono stati resi noti lo scorso 10 novembre, si è chiuso con una perdita di fatturato contenuta al 5,5%, grazie anche a un piccolo aiuto venuto dalle acquisizioni di quest’anno. E gli utili sono addirittura aumentati: 1.023,4 milioni di dollari, pari a 8,77$ per azione, contro 695,8 milioni di dollari del 2019, pari a 5,83$ per azione. A onor del vero, questo consistente incremento è dovuto essenzialmente all’altissima rivalutazione dell’investimento in Ptc, che evidentemente ha pagato non solo in termini di tecnologia, ma anche dal punto di vista finanziario.







Fabrizio Scovenna, Country Director at Rockwell Automation Italy

La buona notizia, comunque, è che la situazione dà segni di miglioramento. Già i risultati dell’ultimo trimestre 2020 indicano una forte risalita rispetto al terzo quarter, con un +12,6% di vendite. E per il 2021, supponendo che il mondo prosegua il suo lento recupero dalla pandemia, in Rockwell prevedono un incremento delle vendite compreso fra il 6 e il 9%, che rialzerebbe l’azienda di Milwaukee all’incirca ai livelli del 2019. «La performance di Rockwell nel quarto trimestre e nell’anno fiscale dimostra la crescente resilienza del nostro modello di business e la dedizione dei nostri dipendenti in circostanze straordinariamente difficili. La crescita a due cifre degli ordini riflette il graduale miglioramento delle condizioni di business e il crescente valore che stiamo fornendo ai clienti in diversi settori. Il margine operativo piatto nel trimestre e il forte flusso di cassa, nonostante il calo delle vendite anno su anno, testimoniano la nostra capacità di gestire i costi continuando a fare investimenti strategici» aveva commentato Moret presentando i risultati.

 

Mettere al centro la Connected Enterprise

Nonostante il radicale cambiamento di scenario avvenuto nel 2020, la strategia di Rockwell, quella imperniata sulla realizzazione della connected enterprise, non è mutata, e anzi se possibile è diventata una necessità ancora più impellente. E alcune caratteristiche, come la resilienza e la sostenibilità, sono diventate prioritarie. Questo almeno è ciò che è emerso dal keynote introduttivo della Rockwell Automation Fair, quest’anno tenutasi in versione digitale, con la partecipazione di oltre 30.000 visitatori virtuali. Secondo Moret, «in tempi come questi è fondamentale capire come migliorare la resilienza, l’agilità e la sostenibilità di nostri clienti. Aumentiamo la resilienza  diminuendo i “single point of failure” di una supply chain, fornendo gli strumenti per tracciare e tenere sotto controllo la qualità della produzione, mettendo a disposizione sistemi di monitoraggio e controllo remoto, ma anche aiutando il cliente in operazioni di reshoring, che portano la produzione più vicina al mercato dei consumatori. Miglioriamo l’agilità attraverso il Flexible Manufacturing, per esempio usando il motion control di precisione per poter cambiare rapidamente da un tipo di packaging a un altro, e il software per consentire di schedulare la produzione fino a poter condurre in modo economico lavorazioni a “lotto 1”.

Per finire, la sostenibilità è sempre nei nostri pensieri, così come in quelli dei nostri clienti. Noi siamo impegnati nel realizzare un futuro carbon neutral, ma soprattutto nell’aiutare la clientela a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. E questo mediante cose come l’aumento dell’efficienza energetica, il riciclo per diventare parte della circular economy, l’uso di fonti rinnovabili». Per illustrare i risultati ottenibili con le tecnologie Rockwell in fatto di agilità e di resilienza, Moret ha citato un paio di esempi in ambito farmaceutico/medicale: il cambio di destinazione di un impianto Roche, con tre linee riattrezzate a tempo di record per produrre test antigenici, e la riorganizzazione di una linea di produzione Johnson&Johnson, con l’inserimento di robot e sistemi di automazione per consentire una maggiore distanza fra gli operatori addetti alla produzione.

 

Priorità alla resilienza

Ernest Nicolas, senior vice president di Rockwell per la Integrated Supply Chain

A confermare un cambio di priorità all’interno della strategia aziendale volta alla realizzazione della connected enterprise è Ernest Nicolas, senior vice president di Rockwell per la Integrated Supply Chain, il comparto che prima andava sotto il nome di Operations and Engineering Services Organization e che è stato rinominato per meglio riflettere l’importanza della catena integrata del valore. Secondo Nicolas, se negli ultimi due anni la preoccupazione principale delle aziende era di avere una supply chain agile, capace di adattarsi a condizioni macroeconomiche complicate (protezionismo, mercati bloccati, regolamenti e sistemi di tassazione complessi e così via) l’arrivo del Coronavirus ha reso prioritarie caratteristiche come la resilienza, intesa come la capacità di mitigare l’impatto di eventi di tipo “disruptive” nei potenziali punti di rottura. Per delineare meglio il concetto, Nicolas ha citato vari esempi delle capacità di esecuzione di Rockwell, molti dei quali riguardavano i propri stabilimenti di produzione in varie parti del mondo: dal reshoring di un impianto per un’azienda di Milwaukee, alla trasformazione di uno stabilimento di produzione dove operava una linea di assemblaggio ad alta intensità di lavorazione manuale in un impianto fortemente automatizzato, secondo i dettami dello smart manufacturing.

 

PR04 Rockwell Automation

Con risultati notevoli: riduzione degli scarti, miglioramento della qualità e della flessibilità, maggiore disponibilità dei dati di produzione, riduzione dei tempi di ciclo del 70%, riduzione del work-in process di oltre il 30%, riduzione della dipendenza dal lavoro manuale dell’85%, passando da 14 a soli 2 addetti. Sempre secondo Nicolas, una parte importante nel creare resilienza viene svolta da tecnologie come l’augmented reality e il digital twin, impiegate in molteplici scenari che vanno dal training del personale, alla progettazione delle linee, fino all’uso sui macchinari in produzione. I migliori risultati si ottengono poi dalla combinazione delle varie tecnologie. Così, combinando digital twin e sistemi di analisi dei dati si possono ottimizzare e irrobustire linee di produzione che sono ancora a livello di progetto; unendo monitoraggio remoto e augmented reality uno specialista può condurre un impianto di produzione da ovunque si trovi, e far intervenire personale locale a bassa specializzazione, guidato da un tecnico esperto connesso in remoto, per operare su eventuali problemi della linea; impiegando streaming video e dati insieme ad applicazioni di whiteboarding è possibile creare ambienti di test remoto che aiutano a ridurre al minimo gli accessi di persone estranee alle aree di produzione, cosa particolarmente importante per limitare i possibili contagi.

«In ultima analisi, quello cui puntiamo è arrivare rapidamente alle migliori decisioni, e sappiamo che facendolo nel modo giusto questo ci porterà al corretto bilanciamento fra resilienza e agilità, cosa che ci permetterà di servire al meglio i nostri clienti. L’applicazione delle nostre tecnologie non è più una cosa semplicemente utile, è diventato indispensabile per noi per competere come produttore».

 

Reparto acquisizioni & partnership

Satya Nadella, ceo di Microsoft

Rockwell è da sempre impegnata a creare un ecosistema di tecnologie tale da fornire ai suoi clienti soluzioni a 360 gradi. Alcune tecnologie sono entrate nel portfolio Rockwell grazie a partnership (come quelle con Ptc o Microsoft), altre sono frutto di acquisizioni. Una delle più recenti è quella di Kalypso, società di consulenza specializzata nella digital transformation della value chain. L’azienda porta in dote una grande esperienza nel market intelligence, nel business process management e in tutto ciò che riguarda pianificazione e ottimizzazione della value chain. In più, possiede un notevole know-how sia nella digital & enterprise technology, sia nel settore dell’analisi dei dati. «Nel mondo di oggi, l’innovazione deve essere spinta dalle tecnologie digitali, che connettono l’intera catena del valore, dai primi passi dello sviluppo di un prodotto fino all’utente finale. Questo flusso digitale di informazioni cambierà per sempre il modo in cui le aziende scoprono, creano, producono e vendono i loro prodotti. Ora Kalypso, operando come azienda del gruppo Rockwell Automation, potrà portare questa catena del valore digitale alle aziende che vogliono accelerare l’innovazione, massimizzare la produttività, e automatizzare le loro operazioni» ha detto un portavoce dell’azienda.

Un’altra acquisizione citata da Moret è quella, avvenuta un paio di mesi fa, dell’italiana Asem. Il ceo ha descritto Asem come fornitore leader di soluzioni di automazione, in particolare Pc industriali e software, con una clientela costituita soprattutto da costruttori europei di macchinari, principalmente italiani e tedeschi. Il fatto che Asem sia stata citata in un keynote dedicato principalmente alla resilienza fa pensare che, fra i motivi dell’acquisizione, ci sia non solo il know-how tecnologico di Asem, ma anche l’esigenza, da parte di Rockwell, di disporre di impianti produttivi geograficamente vicini alla clientela – in questo caso, a quella europea – in modo da perseguire quell’obiettivo di riduzione dei “single point of failure” dei quali Moret parlava all’inizio del keynote.  Di questa acquisizione avevamo parlato qui.

James Heppelmann, presidente e Ceo di Ptc

Dicevamo che la strategia di Rockwell contempla, oltre alle acquisizioni, un’ampia politica di partnership. Moret ne cita due, particolarmente significative. «Abbiamo recentemente annunciato l’estensione della nostra partnership con Ptc. Negli ultimi due anni abbiamo registrato ottimi risultati lavorando con Ptc per portare valore ai nostri clienti, e ora abbiamo prolungato e reso più profonda l’alleanza. Sono molto contento di entrare nel nuovo anno fiscale con un accordo che viaggia a gonfie vele. Ptc sta registrando un forte aumento degli ordini e dispone di nuove tecnologie da presentare ai clienti».

Anche l’alleanza con Microsoft è stata recentemente estesa. «Si tratta di un’estensione di ben 5 anni, che comprende fra l’altro la co-innovation di soluzioni market-ready e cloud-ready, che aumenteranno nettamente la produttività dei sistemi di automazione e la capacità di prelevare dati dai sistemi stessi, creando ulteriore produttività con l’analisi degli insights e con l’eliminazione di perdite di tempo». Anche di quelle dovute a motivi apparentemente banali come, per esempio, le incompatibilità fra formati di file usati nelle diverse fasi di creazione e produzione.

«Queste e altre partnership rendono il nostro ecosistema, semplicemente, il migliore nel settore. Nessuno è posizionato meglio di noi nel mettere insieme l’Information Technology e la Plant Floor Technology» ha concluso Moret.














Articolo precedenteLa nuova sfida della manifattura? Implementare Ai e machine learning
Articolo successivoArgo Tractors cresce ed estende la sua presenza in Portogallo






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui