Scrivere il futuro dell’industria insieme ai protagonisti: il metodo inclusivo del Cluster Fabbrica Intelligente

di Marco de' Francesco ♦︎ La nuova Roadmap del CFI è stata costruita mettendo insieme tutti gli stakeholder del manifatturiero avanzato: aziende, associazioni, università ed enti di ricerca, regioni. È un importante documento scientifico che dice tutto ciò che c'è da sapere sulle tecnologie che si affermeranno nei prossimi 5 anni e su che fare per sfruttarle al meglio. Così, viene offerta una bussola utilissima per le aziende e soprattutto per i decisori di azioni di politica industriale. Parlano Gianluigi Viscardi, Tullio Tolio, Maurizio Marchesini, Rosanna Fornasiero, Paolo Vercesi, Margherita Peruzzini, Walter Ferrarese (Orchestra Group), Carmen Galassi, Daniele Grosso (Prima Additive), Emanuela Ungaro (Abb). E...

Alle aziende manifatturiere italiane non serve sapere che esistono delle singole tecnologie che sembrino promettenti. Per quello, basta accendere il Pc e fare un giro sul web. A queste imprese occorrono “soluzioni”, che sfruttino le tecnologie in grado di rispondere ad una esigenza di fabbrica, ma al contempo integrarsi i sistemi già presenti e con il capitale umano, e che quindi che siano capaci di aiutarle ad affrontare al contempo più tematiche che riguardano il manufacturing contemporaneo, ad esempio la sostenibilità industriale e la produzione personalizzata, l’efficienza o la trasmissione della conoscenza. Ma come possono fare? Serve un “navigatore”, a loro e a chi deve decidere per loro le politiche di supporto alla R&I industriale. Questo “navigatore” è la Roadmap del Cluster Fabbrica Intelligente (Cfi). È fresca di stampa la seconda edizione. Quella precedente aveva concluso il suo percorso quinquennale di validità operativa. Il percorso per la realizzazione della nuova versione è durato due anni. Quest’ultima è stata presentata a Roma, presso la sede di Confindustria a fine gennaio.

Fra i relatori il presidente di Cfi Gianluigi Viscardi, il docente di manufacturing systems engineering al Politecnico di Milano e presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Cfi Tullio Tolio, il vice-presidente di Confindustria con delega alle filiere Maurizio Marchesini, la Senior researcher al Cnr e responsabile del Gruppo Roadmap di Cfi Rosanna Fornasiero, il Cluster manager Paolo Vercesi ed esponenti dei soci dei Cluster, come Margherita Peruzzini (Università di Modena e Reggio Emilia), Walter Ferrarese (Orchestra Group), Carmen Galassi (Cnr), Daniele Grosso (Prima Additive, gruppo Prima Industrie) e Emanuela Ungaro (Abb). Questo articolo è un’elaborazione dell’evento, cui Industria Italiana ha partecipato. Cfi è l’associazione che riunisce dal 2012 tutti i portatori di interesse del manifatturiero avanzato in Italia: aziende, Regioni, associazioni, università ed enti di ricerca. La Roadmap è un documento strategico di Cfi che viene proposto al decisore politico e alle aziende manifatturiere «per supportare i soci nei loro percorso di ricerca e innovazione, e per facilitare l’interazione con i ministeri con raccomandazioni su specifiche tematiche, al fine di indirizzare le politiche industriali. Individua le principali necessità in termini di avanzamento tecnologico della manifattura. Serve anche a stabilire un legame con le dimensioni europee e regionali» – afferma Tolio.







Ma come è fatto il “navigatore”? La precedente edizione era focalizzata sulla necessità di fornire una “sveglia verso il digitale” alla manifattura italiana, e quindi era attraversato da una logica più lineare di analisi parallela delle priorità tecnologiche. Quello della nuova versione della Roadmap risente di una nuova complessità, dovuta anzitutto alle tante emergenze che hanno riguardato il settore (l’interruzione delle filiere dovuta alla guerra, prima al Covid, la carenza delle materie prime o componenti), a nuovi atti normativi europei, ai nuovi trend globali (si pensi all’attenzione della politica verso la sostenibilità); e intende ordinare le relazioni che si sono create tra tutti questi elementi. Di qui la visione olistica, prospettica, e una struttura più articolata, con matrice a doppia entrata: tiene ad esempio conto dell’intreccio tra le linee di intervento: quelle derivanti dalle necessità di mercato (ad esempio, produzione personalizzata) e quelle guidate dalle tecnologie (ad esempio, abilitatori digitali, processi produttivi innovativi) che sappiano dare risposta ai bisogni di fabbrica, richiesti dal mercato. E ora? «Stiamo prendendo accordi per illustrare la Roadmap alle Istituzioni, e al contempo stiamo organizzando un roadshow nei territori: intendiamo divulgare il documento in contesti diversi, dalle scuole alle associazioni di categoria. Tutti devono conoscere le sfide che la manifattura deve affrontare, ma anche le opportunità che può offrire» – afferma Viscardi. Anche perché, afferma Marchesini, «queste sfide corrispondono ad avanzamenti e a must-have per le filiere della manifattura: si pensi alla digitalizzazione».     

 

Il percorso verso la nuova Roadmap

Roadmap 2023 Cluster Fabbrica Intelligente

La Roadmap è frutto di un percorso inclusivo e unico nel nostro Paese: è il risultato dell’intenso lavoro di questo ultimo biennio che ha visto la partecipazione di Imprese, Università, Enti di ricerca, Associazioni scientifiche e di settore, intorno alla costruzione di una visione sistemica sulle tematiche di ricerca e innovazione tecnologica con una prospettiva a medio-lungo termine.

1)      Un percorso in cinque fasi

Il percorso, durato dal 2020 alla fine del 2022, si è svolto in cinque fasi. Anzitutto, quella di consultazione. «Per raccogliere le necessità della manifattura, abbiamo organizzato workshop organizzati con i soci, con i pathfinder (i grandi technology provider che supportano il manifatturiero) e con gli Impianti faro (le fabbriche di eccellenza che fungono da dimostratori tecnologici)» – afferma la Fornasiero. In secondo luogo, quella di una prima stesura del documento. «Quest’ultimo è stato predisposto considerando l’analisi di contesto. Il lavoro ha riguardato ogni linea di intervento» – continua la Fornasiero. In terzo luogo, si è data vita ad una fase di webinar e incontri ad hoc, con attività di open innovation e di meeting con le rappresentanze sui territori e le Regioni. Ancora, si è tenuta una fase di revisione e validazione. «Quanto alla prima, grande rilievo ha avuto l’opera del Comitato tecnico scientifico; quanto alla seconda, quest’ultimo ha lavorato insieme ai soci» – afferma la Fornasiero. Infine, la fase di elaborazione. «Questa ha contemplato la realizzazione di studi di scenario, le analisi di settore e quelle politiche e internazionali, nazionali e territoriali; si è tenuto conto dei contributi dei soci e delle Regioni. Va sottolineato che il percorso in cinque fasi non è stato del tutto lineare; nel senso che più volte siamo tornati indietro, per riprendere attività» – termina la Fornasiero.

 

2)      I principali protagonisti

Rosanna Fornasiero, ricercatrice del Cnr

Anzitutto, i Gtts, i Gruppi Tematico Tecnico Scientifici. «Del resto, questi costituiscono la modalità organizzativa che Cfi ha scelto per integrare visioni, programmi e azioni delle componenti industriale e accademica» – afferma la Fornasiero. Sono formati da esperti, docenti universitari e soci del cluster. Tra gli obiettivi dei Gtts, quello di creare una community forte attorno ai temi del manifatturiero, che vanno sempre aggiornati; quello di definire le linee della Roadmap e di creare un raccordo tra le iniziative italiane e quelle europee e regionali. Gli Steering Commitee (SC) dei Gtts. Rappresentano il nucleo centrale dei Gtts, e ne guidano i lavori. «Hanno l’obiettivo di orientare la proposizione delle linee guida di riferimento nazionale su una certa area tematica, contribuendo alla costruzione della community attorno ad essa. Pertanto, influenzano l’azione del Cluster nella definizione delle indicazioni per le politiche di ricerca nazionale» – precisa la Fornasiero.

I membri degli SC sono nominati consultando le Università, i grandi centri di ricerca e le aziende.Hanno contribuito alla definizione della Roadmap i Pathfinder. Questi sono i partner tecnologici di Cfi: sono chiamati ad immaginare il futuro e le traiettorie delle tecnologie di cui si occupano, aiutando la community del cluster a prendere la giusta direzione.  Attualmente sono Sap Italia, Deloitte Italia, Cisco Italia, EY e Siemens Industry Software. Infine, hanno partecipato anche gli Impianti Faro di Cfi. Questi costituiscono l’avanguardia della manifattura italiana avanzata: sono stabilimenti industriali capaci di “dimostrare” ad aziende più piccole l’efficacia “pratica” delle nuove tecnologie. Il loro numero ha raggiunto quota sei (sono Ansaldo Energia, Ori-Martin insieme a Tenova, Hitachi Rail, Abb Italia, Hsd e Opificio Digitale – Wärtsilä Italia).

Struttura organizzativa CFI

3)      Principale significato della nuova Roadmap

Paolo Vercesi, cluster manager CFI

Secondo Vercesi «al Cluster, nato nel 2012 per consentire al sistema manifatturiero italiano di affrontare la globalizzazione, e quindi di fronteggiare una grande complessità, serviva un “navigatore” che definisse delle precise strategie di R&I, e a ciò è servita la prima Roadmap. Ma non è servito solo come mappa di impostazione delle strategie di innovazione, perché poi alcune strade si sono interrotte, soprattutto a causa della pandemia. In quel difficile periodo ci ha guidati l’ex presidente del Cluster Luca Manuelli. Occorreva riorientare le strategie di ricerca e innovazione. Una cosa che è emersa è che le aziende non hanno bisogno di sapere che esistono delle tecnologie interessanti: ce n’è un’infinità.

Alle aziende servono soluzioni, che utilizzano tecnologie, per risolvere le esigenze di fabbrica, ma in grado di integrarsi con i sistemi già esistenti, con il personale, garantendo la cyber security, magari implementando la cyber safety e con una quantità di altri temi». Secondo la Fornasiero «dal punto di vista dei contenuti il passaggio più importante è stato quello di incrociare le priorità guidate dalla tecnologia (processi produttivi innovativi; produzione evolutiva e resiliente; piattaforme digitali, modellazione, AI, security) e quelle derivanti dalle necessità di mercato (produzione personalizzata; sostenibilità industriale; valorizzazione delle persone; alta efficienza e zero-defect)». Ad esempio, se il mercato chiede alle aziende manifatturiere una produzione personalizzata, poi occorre definire le tecnologie da sviluppare nei prossimi anni per conseguire questo fine. Si è passati da una logica lineare, quella della vecchia Roadmap, ad una matrice a doppia entrata. La nuova Roadmap tiene conto della continua interazione tra le varie linee di intervento.

Il sistema di interazione a supporto dei policy maker

4)      Principali ostacoli alla stesura della Roadmap

Sempre secondo la Fornasiero, «dopo le consultazioni, e quindi dopo aver ricevuto da parte dei soci tante proposte relative alle urgenze e alle linee di indirizzo, si è trattato di trovare un filo conduttore, e quindi di clusterizzare i diversi argomenti, in modo che ci fossero degli schemi riconoscibili. Insomma, non è stato facile armonizzare i contenuti. Tanto più perché si partiva da un principio di inclusività, per coinvolgere tutti gli attori del Cluster.  Anche la definizione della tempistica relativa alle singole azioni non è stata semplice».

 

La nuova Roadmap in pillole

Le principali novità della nuova Roadmap sono la definizione di un insieme di scenari di riferimento per il futuro (spesso esogeni alla capacità di influenza delle singole imprese, come la mobilità elettrica, l’economia circolare e il climate change) per facilitare la capacità di predisporre strategie e azioni di politica industriale in grado di promuovere il vantaggio competitivo del manufacturing nostrano e del sistema Paese; e quella di una tempistica per gli interventi. Se ne parlerà in altro articolo di Industria Italiana.

La Roadmap è stata redatta da sette Gruppi tematici tecnico scientifici (Gtts), composti da rappresentanti degli enti di ricerca, atenei e aziende, tutti soci del Cfi – e coordinati da Steering Commitee, al lavoro dei quali sovraintende il comitato tecnico scientifico, presieduto da Tolio

1)      Gli scopi della nuova Roadmap

Le attività della Roadmap, secondo Tolio, servono per alimentare «percorsi di sviluppo per gli Impianti Faro e nuove visioni con i pathfinder; ma anche progetti per le filiere di produzione. Si tratta anche di definire temi per contest su tematiche scientifiche con i Lighthouse Plant e altri da utilizzare in accordi bilaterali con altri Stati». L’articolazione degli scopi corrisponde alla complessità della Roadmap.

 

2)       L’analisi delle caratteristiche della manifattura italiana

Tullio Tolio, tra i massimi studiosi della manifattura e presidente del Comitato Tecnico Scientifico del Cluster Fabbrica Intelligente

«Sulla Roadmap – afferma Tolio – sono presenti molti indicatori relativi alla manifattura europea e italiana. È un mondo forte, che consente agli Stati di pagare tutti i servizi essenziali, dalla Sanità all’Istruzione».  In Italia, il settore manifatturiero ha raggiunto nel 2019 quasi 1.000 miliardi di euro di fatturato, impiegando 3,8 milioni di persone con un valore aggiunto di oltre 250 miliardi di euro. Anche a livello europeo il settore manifatturiero risulta essere il più importante settore dell’economia non finanziaria in termini di valore aggiunto e persone impiegate, mentre si attesta al secondo posto per fatturato.

Tuttavia, l’Italia ha quasi il doppio delle imprese di Francia o Germania; «questo significa che sono per lo più Pmi, e che bisogna capire come valorizzarle». In particolare in Italia il settore della produzione delle macchine utensili, dei prodotti in metallo, dell’alimentare e dell’industria della moda rappresentano il 46% del valore aggiunto, il 42% del fatturato e il 41% delle esportazioni. Insieme al “legno arredo” costituiscono il Made in Italy. «Un’altra caratteristica forte della manifattura italiana è che noi costruiamo le macchine che poi le imprese usano per realizzare i prodotti» – afferma Tolio.

 

3)      Gli scenari

La nuova Roadmap ha introdotto degli “scenari di riferimento per il futuro”.  La loro pianificazione è utilizzata per supportare decisioni di politica industriale in diversi contesti.  Per avere una visione prospettica, occorre tenere conto delle dimensioni di trend economico, sociale, tecnologico, ambientale e politico quali fonti di possibili cambiamenti. Gli scenari sono: la mobilità elettrica (SC1); i nuovi modelli di consumo (SC2); l’economia circolare (SC3); l’internet of actions (SC4); le piattaforme digitali (SC5); e i cambiamenti climatici (SC6). La Roadmap, peraltro, sarà esaminata nel dettaglio in altro articolo di Industria Italiana.

 

4)      Le linee di Intervento

Daniele Grosso, Responsabile Marketing e Crm Prima Industrie

«Le linee di intervento sono le azioni che ci permettono di cavalcare il futuro. Azioni che sono pensate per tutti noi, imprese e atenei; e per far conoscere ai ministeri (e ad altri livelli, come la Commissione europea e le Regioni) gli obiettivi della manifattura italiana» – afferma Tolio. La prima linea di intervento è la Produzione Personalizzata (LI1). È La capacità di fornire ai consumatori e ai clienti, prodotti personalizzati, piccoli lotti, rispondenti ai loro bisogni specifici, realizzabili comunque su larga scala grazie ad alti livelli di flessibilità dei sistemi produttivi. «Occorrono strumenti di configurazione del bene e per costruire piccoli lotti. Ma l’Italia è forte su questa linea» – afferma Tolio. La seconda linea di intervento è la Sostenibilità Industriale (LI2). Secondo la nuova Roadmap, questa svolge un ruolo fondamentale per rispondere a sfide ambientali, sociali ed economiche e per trasformare il manifatturiero italiano. La terza linea di intervento è la Valorizzazione delle Persone nelle Fabbriche (LI3). Il fatto è che ai cambiamenti tecnologici in corso si accompagna la necessità di definire dei percorsi di innovazione digitale che siano socialmente sostenibili e che mettano la tecnologia a servizio dell’uomo. Questi diventa il centro dello sviluppo delle società moderne.

La quarta linea di intervento è l’Alta efficienza e zero-defect (LI4). Si tratta della capacità di ridurre lo sforzo associato al raggiungimento di un obiettivo, ottimizzando l’uso di risorse, materiali, tempo. La quinta linea di intervento è costituita dai Processi Produttivi Innovativi (LI5). Per la nuova Roadmap, questi influenzano la competitività del sistema paese e assicurano la disponibilità di beni strumentali da utilizzare o da esportare – garantendo così il miglioramento di performance a livello globale in termini di efficienza, sostenibilità, riconfigurazione, flessibilità e resilienza. La sesta linea di intervento è la Produzione Evolutiva e Resiliente (LI6). Si intende studiare una nuova generazione di sistemi produttivi in grado di evolvere nel tempo per adattarsi dinamicamente alle mutevoli condizioni di contesto – determinate dalla turbolenza della domanda, dalla rapidità dei cicli tecnologici, dalle dinamiche della situazione competitiva, ma anche da quelle causate da cambiamenti improvvisi come eventi catastrofici del tipo pandemie. La settima e ultima linea di intervento è costituita da Piattaforme digitali, modellazione, AI, Cyber security (LI7). La digitalizzazione del manifatturiero italiano fa nascere l’esigenza di pensare allo sviluppo di architetture digitali flessibili, riconfigurabili, integrabili in modo semplice e a costi sostenibili, facendo crescere contestualmente quella di nuovi profili professionali.

 

5)      Le priorità di ricerca e innovazione

La presentazione della Roadmap a Roma, presso la sede di Confindustria

Come si è detto, ad ogni sfida di mercato corrispondono abilitatori tecnologici. Ad esempio, per la LI7 sono definite diverse priorità di ricerca e innovazione (Pri), tra le quali i “Modelli e strumenti per la gestione di imprese collaborative e supply chain dinamiche” e la “Progettazione di offerte integrate di prodotto-servizio”.

 

6)      Impatti, interazioni e tempistica

Peraltro, per ogni linea di intervento viene stimato un impatto; sono definite anche le interazioni tra le linee: ad esempio il PRI1.1 “Strumenti avanzati per la configurazione e progettazione di soluzioni personalizzate” della LI1 si incrocia con la LI7 perché «la gestione dei big data è di fondamentale importanza per la gestione degli input dai prodotti, dai clienti e dal mercato, così come gli aspetti di cyber security nella gestione dei dati stessi». Per ogni priorità di ricerca e innovazione, invece, viene definito un orizzonte temporale. Ad esempio, per la PRI7.1 ci sono obiettivi a breve periodo (2-3 anni) nel caso dello sviluppo di «modelli e sistemi per la configurazione della supply chain che supportano le decisioni di carattere progettuale»; e a medio periodo (4-6 anni) in quello della realizzazione di «modelli e sistemi per la gestione operativa della catena di fornitura, e di Digital Twin distribuiti».

 

7)      L’allineamento con i documenti programmatici

La Roadmap è ovviamente allineata con i maggiori documenti programmatici italiani (Pnrr e Programma Nazionale della Ricerca) e con quelli Europei (Horizon Europe; La partnership Made in Europe e il Chips Act).

 

Per Confindustria la Roadmap è più che mai necessaria

Il Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e Medie Imprese Maurizio Marchesini, ceo dell’omonima azienda bolognese di macchine industriali

«Chiedersi se l’industria abbia bisogno di tecnologia, è di certo una domanda retorica. Ora più che mai. Il 2022 è andato meglio del previsto; e le prospettive per l’anno in corso sono migliori di quanto si pensasse. Tuttavia, incombono sull’industria l’incertezza, l’inflazione e i tassi di interesse: se superassero la soglia del 3% il nostro sistema non reggerebbe. L’unica grande chance a nostra disposizione è quella di investire in tecnologia, per acquisire competitività. Solo che i due grandi strumenti che ci possono aiutare nell’operazione – il Pnrr e il piano Transizione 4.0 –non sono esenti da contraddizioni» – afferma Marchesini.

Per Marchesini il Pnrr «è troppo focalizzato sulle infrastrutture», mentre, quanto al 4.0, «prima sembrava che ci fossero 3,4 miliardi; ora, da colloqui con il ministro Urso, sembra che non sia così. Occorrerebbe stabilizzare gli incentivi almeno per un quinquennio». Anche la Transizione Green, su cui punta l’Europa dall’elettrificazione del veicolo alla rispondenza delle regolamentazione per il futuro del settore packaging,, senza innovazione tecnologica non si può fare. Ma quale innovazione? È qui che il discorso di Marchesini incontra la Roadmap: la R&I dev’essere calibrata sul tessuto industriale italiano. «Un mondo di imprese per lo più piccole, coraggiose e connesse in filiera. Quasi un sistema informale, un gruppo di intelligenze che si raggruppano attorno ad un prodotto. Il digitale, per le nostre aziende, è un “must-have”, e deve riguardare tanto i campioni che i piccoli» – chiude Marchesini.

 

La Roadmap conferisce rilievo alla preservazione del know how e dei beni intangibili

Gianluigi Viscardi, presidente Cfi

«La Roadmap ne parla espressamente, e anzi dà alle aziende, soprattutto alle Pmi, le indicazioni giuste per valorizzare i beni intangibili, che devono rimanere patrimonio dell’azienda, a prescindere dal fatto che siano stati gestiti da questo o da quell’operatore» – afferma Viscardi. In effetti la Roadmap, in tema di “Valorizzazione delle persone delle fabbriche” (LI3) si riferisce a processi di estrapolazione e di formalizzazione della conoscenza, che deve divenire “Findable, Accessible, Interoperable, Reusable”.

A quel punto quest’ultima, diventata asset aziendale, potrà essere condivisa, sfruttata e preservata all’interno dell’azienda, consentendo il trasferimento rapido di informazioni e dati da e verso le persone e la fabbrica e le unità di produzione, al fine di creare valore per i lavoratori stessi. C’è un’altra questione importante che emerge dall’interazione della LI3 con la LI5 (Processi produttivi innovativi). Collaborazione e integrazione tra uomo e macchina nei processi produttivi innovativi aumenteranno le capacità umane anziché sostituirle, consentendo agli esseri umani di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto, creative e socialmente rilevanti. «In realtà sta già accadendo – continua Viscardi -; anche alla Cosberg, l’azienda che ho a lungo guidato e di cui sono presidente onorario. È vero che si fatica a reclutare ingegneri e periti, ma è anche vero che grazie alla tecnologia diventa molto più facile associare le varie parti di una macchina. Ciò accade semplicemente utilizzando dei visualizzatori intelligenti».

 

Altre considerazione sui temi trattati dalla Roadmap

L’evento organizzato dal Cluster Fabbrica Intelligente presso la sede di Confindustria

A proposito della LI3, la citata valorizzazione delle persone nelle fabbriche, secondo la docente di Ingegneria all’università di Modena e Reggio Emilia nonché membro del Gtts3 Margherita Peruzzini «le persone costituiscono il vero patrimonio dell’azienda. Certo, a livello tecnologico il contesto operativo sta cambiando, e molto poco si parla di come ciò comporti la necessità, per i lavoratori, di acquisire nuove competenze, nuovi skill. Ma va anche detto che si sta facendo strada, nella manifattura, un nuovo modello di sviluppo simbiotico e cooperativo tra uomo e macchina. E sempre più la tecnologia va progettata per un utilizzo intuitivo e naturale da parte degli operatori». Quanto alla LI5, relativa ai processi produttivi innovativi, la prima priorità segnalata dalla Roadmap è quella dello sviluppo di “Tecnologie, processi e materiali per la produzione additiva”. Secondo il marketing manager di Prima Additive (società di Prima Industrie, socio sostenitore di Cfi. Peraltro, l’ad di Prima Additive, Paolo Calefati, ha fatto parte dell’Ocg. Prima Additive costruisce macchine e celle robotizzate che con l’AM producono componenti in metallo) Daniele Grosso «bisogna riflettere sul fatto che, se da una parte l’AM può implementare una nuova modalità di processo produttivo, e anche vero che questa tecnologia non è una soluzione per tutte le aziende. In alcune applicazioni conviene senz’altro; in altre non converrà mai. Da parte nostra siamo impegnati nella realizzazione di macchine che utilizzano più laser, e laser con una diversa lunghezza d’onda, appunto per incrementare le possibili applicazioni; e nell’abbattimento dei costi operativi. Ma alcune imprese non ne avrebbero utilità. Piuttosto bisogna immaginare che le tecnologie tradizionali e quelle di AM possano lavorare insieme».

La Production Engineer di Abb Emanuela Ungaro

Sempre in riferimento alla LI5, ma alla priorità “Processi di produzione e di lavorazione di materiali innovativi”, secondo Carmen Galassi di Istec (Istituto di Scienza e Tecnologia dei materiali ceramici) Cnr, nonché membro dello Steering Commitee del Gtts5, «ci sono importanti sviluppi, ad esempio nel campo dell’energia, con nuovi materiali in grado di accumularla; o altri in grado di recuperarla dalle vibrazioni; o altri ancora in grado di convertire le differenze di temperatura in elettricità. Quanto all’ambiente, ci sono materiali capaci di catturare l’anidride carbonica. Senza materiali, non si fa manifattura». Quanto alla LI7, la linea relativa a “Piattaforme digitali, modellazione, AI, cybersecurity”, ha tra le priorità di R&I la “Progettazione di offerte integrate di prodotto-servizio”.  Secondo il Cto di Orchestra Group (membro industriale di Cfi) Walter Ferrarese «la servitizzazione è un modello che va pensato per il B2B, perché consente a chi, ad esempio, “prende a noleggio” una macchina da lavoro, la possibilità di ottenere con facilità servizi aggiuntivi, come la manutenzione preventiva o predittiva. Chi ottiene il bene non ha più il costo iniziale dell’acquisto. Ma chi lo cede deve cambiare modello di business, e non sempre la PMI può permetterselo. Ma la realtà è che il nuovo business model significa più servizi, e quindi genera importanti flussi sulla filiera».

Quanto infine alla LI2, la citata linea della Sostenibilità Industriale, questa contempla, ad esempio, la priorità di R&I “Monitoraggio dell’impronta ambientale dei prodotti e dei processi”. «Sotto questo profilo – afferma la Production Engineer di Abb Emanuela Ungaro – il gruppo Abb, che si occupa di energia e automazione e che è uno degli Impianti Faro, sta già viaggiando verso la neutralità delle emissioni entro il 2030. E nel Belpaese ciò non riguarda solo l’importante stabilimento di Dalmine, primo impianto Abb italiano a raggiungere il riconoscimento di fabbrica Mission To Zero, ma anche Santa Palomba e Frosinone. E non si tratta solo di utilizzare pannelli solari sui tetti e una flotta elettrificata. Si pensi all’ABB Ability Energy and Asset Manager, la soluzione in cloud che integra l’analisi dei consumi energetici e la manutenzione predittiva degli asset in un’unica dashboard: dà indicazioni per minimizzare i costi».














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