Ripresa dell’automotive a rischio a causa di guerra, caro energia e transizione ecologica. Il punto di Assolombarda e Anfia

«Parlare di Transizione Energetica, oggi, se pur necessaria, risulta difficile», afferma Giovanni Caimi, presidente della Sede di Monza e Brianza di Assolombarda

Il settore auto è in profonda crisi a causa di numerosi fattori. Al caro energia e alla difficoltà di reperire le materie prime si è aggiunto il conflitto fra Russia e Ucraina, che ha aggravato ulteriormente la già difficile situazione.

«Ora più che mai diventa fondamentale garantire la continuità operativa delle nostre industrie», afferma Giovanni Caimi, presidente della Sede di Monza e Brianza di Assolombarda, in occasione dell-incontro La transizione nel settore Automotive-fattori di rischio e opportunità organizzato da Assolombarda e Anfia. «Parlare di Transizione Energetica, oggi, se pur necessaria, risulta difficile per la consapevolezza che a causa della situazione attuale, sembra sempre più improbabile riuscire a rispettare gli step stabiliti e traguardare la neutralità climatica. Una transizione che va gestita al meglio, certamente con le misure definite dal Governo a supporto del settore, ma, ampliando lo sguardo, soprattutto attraverso una politica industriale efficace che tenga conto anche degli impatti sull’occupazione».







Secondo Roberto Forresu, coordinatore della Filiera Automotive di Assolombarda, «È ora più che mai urgente definire una pianificazione strategica industriale e la messa in campo di strumenti a livello Paese che punti sul rilancio della manifattura e che supporti le aziende nel percorso per la sostenibilità ambientale legata alla lotta ai cambiamenti climatici e all’uso efficiente delle risorse. La transizione energetica, la conseguente necessità di affrontare cambiamenti nei processi produttivi per il rispetto delle normative per l’abbattimento dell’emissioni CO2 e la salvaguardia e lo sviluppo di tutte le attività e occupazione della filiera automotive sono le sfide che ci vedranno coinvolti nel proporre soluzioni strutturali che permettano di avere certezza sullo scenario futuro. L’unità d’intenti da parte di tutte le componenti istituzionali e dei vari settori produttivi in Italia sarà inoltre fondamentale per favorire una nuova Politica industriale in Europa che, nel rispetto degli obiettivi fissati, porti alla sostenibilità economica e sociale del cambiamento».

Al centro dell’incontro i fondi per sostenere la riconversione della filiera industriale. Nello specifico 700milioni per quest’anno e 1 miliardo per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030. L’obiettivo è favorire la ricerca, la transizione, la riconversione e la riqualificazione dell’industria del settore. A questo si aggiungono le incertezze che caratterizzano la roadmap normativa per la decarbonizzazione della mobilità in Europa soprattutto per quanto riguarda le proposte del pacchetto climatico “Fit for 55” che ricalibra l’intera politica climatico-energetica dell’Unione rispetto all’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030.

«L’impatto della transizione energetica sull’ automotive è significativo», commenta Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia e vice presidente di Andia. «Non solo per la riorganizzazione dei processi, ma anche dal punto di vista sociale. Per questo richiede una gestione ragionata, attraverso la strutturazione di un piano di politica industriale, e un approccio tecnologicamente neutro che non punti solo sull’elettrico. Sono circa 400 le aziende dell’ automotive in Italia ancora concentrate esclusivamente sulle tecnologie dei veicoli a combustione interna, con oltre 70mila persone che rischiano il posto di lavoro. Una transizione non adeguatamente accompagnata coinvolge ben più lavoratori e imprese di quelle sopra menzionate, proprio in ragione della complessiva riduzione del valore aggiunto disponibile per filiera tradizionale e Costruttori».














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