E-Tech e gli obiettivi di Renault, sempre più leader nei veicoli elettrici

di Marco Scotti ♦︎ L’azienda guidata da Luca De Meo ha accusato un calo delle vendite superiori rispetto ai competitor: ma ha conservato il primato delle e-car che ora verranno tutte raggruppate in un’unica gamma che comprende, al momento, otto veicoli. Con uno sguardo a Nissan e uno al futuro dell’automotive tra un elettrico che costringerà ad aumentare i prezzi e l’esigenza di ripartire dopo un annus horribilis. Parla anche Eric Pasquier, direttore generale di Renault Italia

Luca De Meo, ceo Gruppo Renault

Quando a gennaio dello scorso anno l’italiano Luca De Meo ha accettato l’incarico di nuovo amministratore delegato di Renault – dopo essere stato presidente di Seat – non si aspettava di certo che si sarebbe trovato a breve nel cuore della più grande crisi economica in tempo di pace. Così, il primo semestre del 2020 si è chiuso in calo per l’azienda francese, con perdite superiori ai 7 miliardi di euro: si tratta del peggior bilancio della storia dell’azienda. Serviva (e serve) una netta inversione di rotta. Partendo in primo luogo dalla partnership con i giapponesi di Nissan: dopo una quasi fusione, ora i due brand si guardano con un po’ più di sospetto nonostante Nissan abbia il 15% del capitale azionario di Renault e i francesi addirittura il 43% della casa giapponese.

Il primo tema importante riguarda la gestione delle batterie elettriche di nuova generazione, quelle che devono garantire maggiore autonomia e migliore efficienza. Senza di essere, pensare di entrare in modo massiccio nel mercato automotive diventa impossibile. I numeri danno una fotografia precisa del momento che sta vivendo la casa francese. Da una parte ha vissuto un calo del 21,3% a livello globale, scendendo sotto quota tre milioni di automobili vendute, facendo sette punti percentuali peggio del comparto. Male è andata anche in Europa, dove il crollo è stato del 25,8% contro una media del 23,6% a livello europeo. E anche in Italia, dove la contrazione è stata del 26,8%, Renault ha fatto peggio di quasi il 3%. Dall’altra parte, però, va considerato come il mercato dell’elettrico in Italia sia diventato appannaggio sempre più dell’azienda guidata da De Meo, che piazza due vetture (Zoe, leader assoluta) e Twingo nelle prime dieci posizioni delle classifiche di vendita. Il mercato dell’auto elettrica in Italia rappresenta il 2,3% del totale, con 32.538 vetture vendute nel 2020. Di queste, più di 6.600 sono di Renault, che vale quindi poco più del 20% del mercato complessivo. Merito degli incentivi governativi che infatti sono stati confermati anche per quest’anno con il meccanismo premiale che garantisce maggiori risparmi al diminuire delle emissioni del veicolo prescelto.







«Sapevamo bene – ci racconta Eric Pasquier, direttore generale di Renault Italia – che il 2020 sarebbe stato fortemente impattato dal Covid e che Italia, Spagna e Uk sono stati i mercati peggiori. Nonostante questo quadro complessivo, però, siamo riusciti a raggiungere la leadership del mercato degli elettrici e degli ibridi plug-in. Renault Capture, in quattro mesi dalla messa in commercio, si è affermato come leader del settore ibrido. Inoltre, va segnalato che siamo leader anche nel Gpl con una fetta di quasi il 50% del totale: Dacia è al primo posto, Renault al secondo».

Gruppo Renault in numeri. Il mercato dell’elettrico in Italia sia diventato appannaggio sempre più dell’azienda guidata da De Meo, che piazza due vetture (Zoe, leader assoluta) e Twingo nelle prime dieci posizioni delle classifiche di vendita

Il nuovo corso di Renault

Eric Pasquier, direttore generale di Renault Italia

Nelle scorse settimane il ceo De Meo ha annunciato il nuovo piano, “Renaulution”, che si pone l’obiettivo di garantire una redditività sostenibile nel rispetto dell’impegno che ha assunto per l’obiettivo zero emissioni in Europa entro il 2050. Uno degli elementi principali del Piano riguarda il miglioramento dell’efficacia, della rapidità e della performance dell’ingegneria e della produzione. In particolare, ci si focalizzerà sulla razionalizzazione delle piattaforme, che passano da 6 a 3 (con l’80% dei volumi del Gruppo su tre piattaforme dell’Alleanza) e dei gruppi motopropulsori (da 8 a 4 famiglie). Inoltre, tutti i modelli che saranno lanciati sulle piattaforme esistenti saranno commercializzati in meno di 3 anni. Infine, sarà attuato un ridimensionamento della capacità industriale da 4 milioni di unità nel 2019 a 3,1 milioni nel 2025 (standard Harbour).

Per quanto riguarda i costi, il piano 2022, concluso in anticipo, viene esteso al 2023 per raggiungere -2,5 miliardi di euro, e un obiettivo di -3 miliardi entro il 2025; per i costi variabili si punta a un miglioramento pari a 600 euro per veicolo entro il 2023. Infine, riduzione degli investimenti e delle spese di R&S dal 10% circa a meno dell’8% del fatturato nel 2025. Questi sforzi ridurranno il punto di pareggio del 30% entro il 2023.

 

La nuova business unit dedicata all’elettrico

Renault punta forte sulla mobilità sostenibile: entro il 2025, il brand lancerà 14 nuovi modelli, di cui sette saranno 100% elettrici (i rimanenti sette saranno posizionati nei segmenti C e D), e tutti saranno proposti in versione elettrica o ibrida. Entro il 2025, Renault punta alla leadership dell’elettrificazione tramite una strategia a cinque punte: “Electro Pole” potenzialmente nel nord della Francia, con la maggior capacità di produzione di veicoli elettrici del Gruppo al mondo; joint venture sull’idrogeno per i veicoli alimentali da celle a combustibile; mix di prodotto più “verde” in Europa, grazie alle soluzioni elettrificate e a idrogeno; metà dei lanci effettuati in Europa saranno veicoli elettrici, il cui contributo alla redditività è più elevato rispetto ai veicoli termici (in euro); raccogliere la sfida sul mercato dei veicoli ibridi con il 35% del mix. Da un punto di vista tecnologico, Renault potrà contare sulla “Software Republic”, un ecosistema aperto dedicato a software, dati, cybersecurity e microelettronica che fornirà servizi connessi alla gamma Renault. La creazione di valore deriverà dal miglioramento della ripartizione del mix prodotto a vantaggio del segmento C, dallo sviluppo di tecnologie di punta e dalle nuove prospettive commerciali sul ciclo di vita dei veicoli.

La scelta strategica è quella di “raggruppare” sotto il cappello del marchio E-Tech tutti i veicoli elettrici ed elettrificati. Questo per una precisa volontà di De Meo: razionalizzare gli sforzi. L’esperienza maturata in Formula 1 con la parte elettrica dei motori e con il recupero dell’energia della parte termica verrà progressivamente impiegata anche per le vetture destinate al pubblico. In questo modo, il cantiere innovativo dello sport motoristico per antonomasia diventerà anche un serbatoio per ulteriori migliorie nell’ambito consumer. Tra l’altro, sempre in un’ottica di razionalizzazione, si è deciso di racchiudere sotto il marchio Alpine tutto l’impegno sportivo di Renault, riunendo quindi Alpine Cars, Renault Sport Cars e Renault Sport Racing, con l’obiettivo di dar vita a un “nuovo” brand destinato agli appassionati di vetture sportive.

Alpine farà leva sulle dimensioni e sui mezzi del Gruppo Renault e dell’Alleanza Rnm, tra cui le tecnologie, come la piattaforma nativa Ev dell’Alleanza, l’impronta industriale mondiale e il potere d’acquisto per garantire una competitività dei costi ottimale, la rete mondiale di distribuzione e i servizi finanziari di Rci. L’obiettivo è quello di raggiungere la soglia di redditività nel 2025, considerando anche gli investimenti nel motorsport. «E-Tech – aggiunge Pasquier – rappresenta la sintesi delle competenze di Renault sviluppate in Formula Uno. D’altronde, i punti di contatti con il motorsport sono molteplici: il recupero dell’energia e il riutilizzo della stessa, l’adozione di una trasmissione automatica multi-mode innovativa con innesto a denti. Grazie a questa condivisione di conoscenza tra le diverse unità di business del Gruppo si può creare una notevole efficienza energetica».

Il mercato dell’auto elettrica in Italia rappresenta il 2,3% del totale, con 32.538 vetture vendute nel 2020. Di queste, più di 6.600 sono di Renault, che vale quindi poco più del 20% del mercato complessivo. Merito degli incentivi governativi che infatti sono stati confermati anche per quest’anno con il meccanismo premiale che garantisce maggiori risparmi al diminuire delle emissioni del veicolo prescelto

L’incremento dei prezzi

Ma non ci sono soltanto buone notizie. Secondo lo stesso De Meo, infatti, le auto elettriche saranno, per almeno un decennio, sensibilmente più care di quelle con motore termico. Lo ha dichiarato durante una recente tavola rotonda, chiosando che «questa è una cosa che nessuno vuole ammettere, nemmeno i politici perché vogliono spingere sull’elettrico, ma un powertrain elettrico costa tre o quattro volte più di uno tradizionale. Ci vorranno dieci anni per ridurne il prezzo alla metà, quindi tra dieci anni costerà ancora il doppio. È quindi evidente che i prezzi aumenteranno e per questo noi, nel nostro piano industriale, non abbiamo previsto un’esplosione dei volumi: abbiamo tenuto i numeri abbastanza bassi sia per gli effetti post-crisi, che dureranno per anni, sia per il fatto che il prezzo medio delle vetture aumenterà di migliaia di euro».

Renault, per ora, ha tenuto una politica chiara: veicoli con costi tutto sommato contenuti rispetto alla concorrenza, una dotazione di base sufficiente che ha comunque convinto il mercato. Il problema, però, è che all’orizzonte si profilano nuovi player e competitor pronti ad andare a occupare la fascia alta che è storicamente quella con i margini migliori. Oltre a Tesla, che sta giocando un campionato a sé, va segnalata ad esempio Cadillac, pronta a fare il suo trionfale ingresso tra le e-car con vetture – c’è da scommetterci – sicuramente con prezzi non adatti a tutte le tasche.

Renault punta forte sulla mobilità sostenibile: entro il 2025, il brand lancerà 14 nuovi modelli, di cui sette saranno 100% elettrici (i rimanenti sette saranno posizionati nei segmenti C e D), e tutti saranno proposti in versione elettrica o ibrida. Entro il 2025, Renault punta alla leadership dell’elettrificazione tramite una strategia a cinque punte: “Electro Pole” potenzialmente nel nord della Francia, con la maggior capacità di produzione di veicoli elettrici del Gruppo al mondo; joint venture sull’idrogeno per i veicoli alimentali da celle a combustibile; mix di prodotto più “verde” in Europa, grazie alle soluzioni elettrificate e a idrogeno; metà dei lanci effettuati in Europa saranno veicoli elettrici, il cui contributo alla redditività è più elevato rispetto ai veicoli termici (in euro); raccogliere la sfida sul mercato dei veicoli ibridi con il 35% del mix

Mobilize

Tra le innovazioni recenti del gruppo Renault c’è la creazione di Mobilize. Si tratta di una business unit che intende investire nello sviluppo di un ecosistema energetico che comprende soluzioni di ricarica intelligenti e soluzioni di stoccaggio dell’energia avanzate, così da sostenere la transizione energetica. Mobilize propone una serie di soluzioni che possono essere integrate nelle Smart Island (isole intelligenti), ossia nei quartieri o altri territori smart come le città per aiutarle a raggiungere l’obiettivo zero emissioni. Per promuovere ulteriormente la mobilità elettrica, Mobilize propone soluzioni che facilitano l’adozione dei veicoli elettrici, come una mappa che consente ai clienti di localizzare facilmente le stazioni di ricarica pubbliche e di pagare, ovunque in Europa, con un sistema unico. Per i clienti delle flotte elettriche ed ibride plug-in, Mobilize propone, tramite la sua filiale Elexent, l’accesso facilitato alle infrastrutture di ricarica in tutta Europa.

Da chi dipende secondo i cittadini italiani la responsailità di ridurre le emissioni e di migliorare le condizioni ambientali? Fonte Ipsos

L’appetito italiano per la mobilità elettrica

Con l’aumento delle vendite nel comparto della mobilità sostenibile, Renault ha raggiunto gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica che le erano stati imposti per il 2020. Ma per capire meglio quanto piacciano i veicoli elettrici ed elettrificati, il gruppo ha commissionato a Ipsos un’indagine che ha coinvolto cinque paesi. L’Italia, per una volta, è all’avanguardia, con uno spiccato interesse verso le e-car. Un italiano su due, ad esempio, acquisterebbe un auto elettrica contro il 38% del campione europeo. Il 64%, poi, vorrebbe una BEV ma non immediatamente, probabilmente per sondare prima affidabilità e prestazioni. I numeri sono ancora più favorevoli per le plug-in, che hanno suscitato l’interesse immediato del 62% di italiani (il 47% in Europa). Gli automobilisti si aspettano dalle case produttrici una riduzione dei prezzi di queste tecnologie, e un loro miglioramento, in particolare sul fronte delle autonomie e della rapidità di ricarica. Alle istituzioni, invece, chiedono un maggior numero di colonnine e il continuo sostegno con gli incentivi. Non solo: per quanto riguarda le emissioni, gli italiani ritengono che la responsabilità sia quasi pari tra autorità e case automobilistiche: l’impegno deve essere congiunto e fondere tecnologie con processi normativi precisi.

Gli italiani e le macchine elettriche. Fonte Ipsos

 

Basta con il consolidamento

Da troppo tempo si continua a dire che la massa critica è quella che serve per poter reggere l’urto del mercato automotive. Ma De Meo non ci sente da quest’orecchio, tanto da aver dichiarato in termini ironici ma neanche troppo che «con Marchionne anni fa si parlava di una taglia minima di 6 milioni di auto, poi diventati 8, poi 10 e poi 15. Qual è il limite? Che ci sia chi produce 70/80 milioni di auto? Per fare cosa? la competizione è bella perché crea benefici per il cliente, consente di scegliere. Perché continuare a spingere per consolidare? Pensate veramente che l’unica soluzione sia la taglia? Guardate la Tesla: vende 500 mila macchine e vale 800 miliardi. Noi 500 mila macchine le facciamo in due mesi e valiamo 100 volte meno».

Qual è il sentiment degli italiani nei confronti delle auto elettriche? Un italiano su due, ad esempio, acquisterebbe un auto elettrica contro il 38% del campione europeo. Il 64%, poi, vorrebbe una BEV ma non immediatamente, probabilmente per sondare prima affidabilità e prestazioni. I numeri sono ancora più favorevoli per le plug-in, che hanno suscitato l’interesse immediato del 62% di italiani (il 47% in Europa). Fonte Ipsos

Il futuro dell’automotive

Uno dei diktat di De Meo è che lo status quo è stato definitivamente spazzato via dalla pandemia e che di conseguenza tutti i costruttori devono tornare a essere non soltanto dei produttori di automobili, ma anche dei creatori di tecnologia. Il manager italiano vuole che il 20-30% del fatturato del Gruppo Renault arrivi da “cose che non si facevano prima”. Ovviamente si tratta di una visione a dieci anni. Ma un decennio, nell’automotive, passa rapidamente. O si inverte la rotta ora o si rischia di scomparire, schiacciati da nuovi player come Tesla, da produttori di tecnologia come Apple e Google e da nuovi player come quelli cinesi, che continuano ad aumentare proprio perché hanno guardato con un occhio completamente differente il settore automobilistico.














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