Prophesee–Metavision: sensori ottici come occhi umani

La start up francese, ma co-fondata e guidata dall’italianissimo Luca Verre, che piace Renault-Nissan come a Fujitsu, ha annunciato di avere raccolto 25 milioni di euro. Con un capitale di 61milioni, si parte ora verso l’espansione commerciale della terza generazione di sensori e l’avvio della quarta

Prophesee – la start up che ha un centinaio di ingegneri divisi tra Parigi, Grenoble, Giappone, Cina e Stati Uniti – ha ottenuto un prestito della Banca europea per gli investimenti (20 milioni di euro), è nata dall’idea di Luca Verre: costruire un software e un hardware da mettere a disposizione di un sensore molto reattivo, in grado di rilevare la presenza di un pedone 20-30 volte più velocemente di una telecamera convenzionale ma anche molto efficiente in termini di risorse.

Un italiano dalla vista lunga

Quattro lingue (tra cui il giapponese), tre figli, lauree al Politecnico di Milano (ingegneria fisica ed elettronica) e alla Centrale di Lione, quindi un MBA all’Insead (Institut européen d’administration des affaires), sette anni alla Schneider Electric e un sacco di altre esperienze. Poi Verre incontra l’Institute of Vision, un laboratorio di ricerca dedicato alle malattie degli occhi e la lampadina che si accende: ottimizzare il trattamento delle informazioni visive prendendo ispirazione dalla biologia umana.







Una profezia per i veicoli autonomi (e non solo)

Prophesee conta oggi su quattro investitori storici (iBionext360 Capital Partners, Capital Intel, Robert Bosch Venture Capital e Supernova Invest) che hanno aggiunto 5 milioni di euro ai 20 della Banca europea per gli investimenti. Dunque, Con un capitale di 61 milioni la società si è messa in pista per la quarta generazione dei sensori Metavision che nelle intenzioni sarà commercializzata nel periodo 2020-2021, destinazione i mercati dei veicoli autonomi, dell’IoT e della realtà virtuale e aumentata. Metavison 4 sarà più compatto, più veloce e meno dispendioso in termini di energia.

Come l’occhio umano

I sensori Metavision, oggi alla terza generazione, sono protetti da 51 brevetti internazionali. Sono ispirati dal modo in cui funziona l’occhio umano, nel senso che i pixel sono indipendenti l’uno dall’altro e asincroni, in modo che ogni pixel sia attivato solo se rileva un cambiamento nella scena sotto osservazione (un movimento o un evento).

Questo cosiddetto approccio “basato sugli eventi” rompe con la maggior parte dei sistemi di acquisizione video, che sono progettati come telecamere per video o cinema: registrano cioè tutti i dati e gli strumenti di analisi poi li risolvono, ciò richiede un consumo energetico e una potenza di calcolo mostruosa.

Metavision invece riduce la potenza richiesta dal sensore (meno di 10 mW), nonché la sua latenza e la potenza necessaria per l’elaborazione dei dati (acquisizione di dati grezzi da 10 a 1000 volte meno).
Questa tecnologia può essere utilizzata per il conteggio veloce degli oggetti, per le misurazioni delle vibrazioni, per la saldatura laser automatica o per l’ispezione delle superfici

Usi di oggi e di domani

La terza generazione del sensore è stata lanciata pochi mesi fa e ha già cinque accordi di distribuzione, in particolare con la tedesca Imago, con Fujitsu negli Stati Uniti e con Okaya Optical in Giappone.

Viene inoltre testato da circa 50 clienti industriali, alcuni dei quali lo hanno già adottato su linee di assemblaggio. Tra gli usi dichiarati a Prophesee ci sono quelli di un centinaio di centri di ricerca, che li usano per scopi che vanno dall’ ultra piccolo, come i sensori microrobotici per la chirurgia, all’ultra-grande, in particolare l’osservazione dei detriti satellitari.
Nel settore automobilistico, Propheese racconta di avere diversi progetti di pre-sviluppo, ad esempio con Bosch o Renault-Nissan.














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